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5. L’organizzazione dell’industria ittica

5.2. Le associazioni di pescatori

5.2.1. Associazioni nella Galilea

Il vangelo di Marco descrive Pietro e i figli di Zebedeo come soci, ma sembra riferirsi ad una società di affari. Le informazioni riguardo invece alle associazioni volontarie o collegia sembrano a prima vista molto scarse nella Galilea e nella Palestina. Horsely sostiene che:

“we may expect that fishing guilds normally existed wherever the industry had become established on a basis involving more than a few families […]Yet, we should not assume that wherever there were fishermen there were always guilds. In some places the fishing industry may not have been large enough to lead to the formation of one.”125

Secondo lo studioso i pescatori della Palestina erano in una situazione economica fragile (almeno sulla costa durante il III secolo E.C.) visto che il pesce veniva importato dal delta del Nilo e da Apamea, dal momento che la produzione locale non sopperiva alla richiesta interna. Considera dunque l’esistenza di

collegia di pescatori in Galilea molto dubbia anche se non dovrebbe essere

scartata del tutto. 126 Le riflessioni di Horsley si basano su un passo del Talmud, Avodah Zarah 39a, commentato da Sperber. 127 Nel testo, Rabbi Abbahu menziona che a Cesarea l’olio e le uova di pesce potevano essere acquistate da tutti visto che provenivano sicuramente da Pelusium e da Aspamia, che producevano soltanto pesce kosher. 128 Sperber suggerisce che Plusa e Apamea

124 Anth. Pal. 7.295. Cfr. Cristina. Ravara Montebelli, Halieutica : Pescatori Nel Mondo

Antico (Pesaro: Museo della Marineria Washington Patrignani, 2009), 63.

125

Horsley, “A Fishing Cartel in the First-Century Ephesos,” 101–02.

126 Ibid., 102.

127 Daniel Sperber, “Some Observations of Fish and Fisheries on Roman Palestine,”

Zeitschrift Der Deutschen Morgenländischen Gesellschaft 118 (1968): 265–69.

128

avevano più o meno il monopolio completo del mercato di Cesarea e buona parte della costa palestinese,129 ma questa affermazione sembra improbabile130 e in ogni caso non implica una “economia fragile” nella regione di Galilea. Infatti Sperber stesso include Tiberiade tra le regioni in cui l’industria ittica era prospera.131 Plusa sul delta del Nilo e Apamea in Siria erano famose per i loro pesci e potevano aver dominato i mercati sulla costa palestinese, ma ciò non significa che la pesca in Galilea non fosse prospera o sufficientemente sviluppata per avere associazioni tra pescatori.

Riguardo alle associazioni professionali a Gerusalemme, J.Jeremias scrive che i dati sono assai rari. “È tuttavia possibile dedurre l’esistenza di una simile organizzazione dal fatto che ogni professione si raggruppava secondo le zone. Gli operai di una stessa professione si insediavano nello stesso quartiere; era sì la consuetudine, ma doveva essere anche il risultato di una certa coercizione di organizzazione corporativa.”132

Nel Talmud Babilonese, in Megillah 26a si menziona una sinagoga dei “tarsiyyîm”. Jeremias spiega che il termine può designare l’appartenenza alla città di Tarso oppure un mestiere relazionato all’artigianato del metallo o la tessitura. Infatti i fabbricanti di abiti e tessuti “tarsi” vengono chiamati “ταρσικάριος” nei papiri documentari.133 Secondo Jeremias se il termine “tarsiyyîm” si riferisce a questo mestiere allora sarebbe provata l’esistenza di una sinagoga di tessitori, ma la traduzione del termine rimane dubbia.134 Tuttavia studi recenti dimostrano che le prime sinagoghe possono essere assimilate a delle associazioni volontarie. Harland sostiene che le sinagoghe condividevano molte caratteristiche

129 Ibid. 130

Curtis sostiene che: il fatto che soltanto del pesce kosher fosse importato durante questo periodo sia altamente improbabile e sarebbe precipitoso considerare che Plusa e Apamea esercitassero un sorta di monopolio delle importazioni di prodotti ittici (in vista anche della presenza di anfore di pesce spagnolo nella regione). Esistevano infatti altri metodi per distinguere i prodotti kosher (come scritte distintive sui vasi) che non sono menzionati nel Talmud. Robert I. Curtis, Garum and Salsamenta : Production and Commerce in Materia Medica (New York: E.J. Brill, 1991), 145. Inoltre in entrambi i luoghi menzionati si pescavano anche pesci non kosher, per cui la sola provenienza da quei luoghi non indica che i prodotti seguissero le regole di purità ebraiche. Ci sarebbero voluti degli accordi commerciali particolari e dei sistemi per certificare la purezza del prodotto.

131 Sperber, “Some Observations of Fish and Fisheries on Roman Palestine,” 267.

132 Joachim Jeremias, Gerusalemme Al Tempo Di Gesù : Ricerche Di Storia Economica E

Sociale per Il Periodo Neotestamentario (Roma: Dehoniane, 1989), 44.

133 E.g. P.Mich. 15.730, BGU 3.750, CPR 6.38, P.Lips. 1.26, P.Lips. 1.97, P.Oxy.

14.1765 e tanti altri.

134 Jeremias, Gerusalemme Al Tempo Di Gesù : Ricerche Di Storia Economica E Sociale

organizzative con le associazioni, ed infatti molti dei termini utilizzati dagli ebrei in Asia minore, per designare il loro gruppo, sono gli stessi utilizzati dalle altre associazioni. Come spiega Harland: “self-designations used by Judean groups in Asia Minor were also used by other associations, including “synagogue” (synagōgē), “household” (oikos), “settlement” (katoikountes), “synod” (synodos), and “associates” (hetairoi)”.135

Anche le iscrizioni e le dediche di sinagoghe erano simili, se non identiche, a quelle dei collegia. Tra le fonti raccolte da Ascough e altri, riguardo alle associazioni, troviamo dediche di sinagoghe e associazioni professionali raccolte insieme e si evincono chiaramente grandi similitudini.136

Secondo P. Richarson le sinagoghe ebbero origine nella diaspora, all’interno dell’area del Mediterraneo, e agli inizi funzionavano come veri e propri

collegia ed erano percepite come tali. Solo quando arrivarono in Palestina, e

soltanto dopo la distruzione del tempio, avrebbero assunto gradualmente maggiori funzioni liturgiche. Dopo un accurato studio archeologico delle strutture sinagogali più antiche di Palestina (prima del 70 E.C.) Richardson conclude che il principale scopo di questi edifici non era il culto.137

These early synagogues were community oriented collegia, in which people gathered together (synagei) for multiple purposes as portrayed in the inscriptions and the documents of Josephus and Philo and reflected in the archaeological remains. These small communities eat meals together, observed Sabbaths and festivals, organized the

135 Harland, Associations, Synagogues, and Congregations, 165.

136 Vedi IJO II 168 = CIJ 766 = PH270132; IJO II 205 = IHierapJ 212 = CIJ 775 =

PH271826; IJO II 206 = IHierapJ 69; IJO II 32 = CIJ 745 = IEph 1677 = PH250100; CIJ 1404; IBerenike 17 = CJZC 71 = IGRR I 1024; IBerenike 18 = SEG 16 (1976), no. 931 = CJZC 70. Cfr.Ascough, Harland, and Kloppenborg, Associations in the Greco-Roman World.

137

“The synagogues were plain, uncomplicated structures with a primary emphasis on a “democratic” communal experience – the meeting space focused not on some function or office or liturgical feature but on the community itself. They were relatively unsophisticated. Provision for worship at this stage of the synagogue development in the first century was not highly refined. They were flexible – differing markedly from later ones – and space was not constrained by fixtures or holy functions or different statuses that required architectural definition. No elements in pre-0 synagogues directed attention to the Temple in Jerusalem, not even orientation, for the synagogue had not yet replaced the centre of worship in Jerusalem, and none of its features needed to call the Temple to mind.” Peter Richardson, Building Jewish in the Roman East (Baylor University Press, 2004), 111.

collection of Temple tax dues, taught their children, arranged for the transmission of first-fruits, heard civil law cases and so on.138

La presenza di sinagoghe in Galilea durante il primo secolo è ben nota ed esse vengono spesso menzionate nei Vangeli (anche se ciò non implica la presenza di edifici dedicati). In vista degli studi precedentemente analizzati bisogna quindi concludere che delle forme associative o collegia erano presenti e ben note anche in Galilea, sotto il nome di “sinagoga”. Non ci sono dati che indichino l’esistenza di sinagoghe esclusive di pescatori, tuttavia questa possibilità non può essere scartata. In ogni caso, anche delle sinagoghe non esclusive in cui si riunivano persone di professioni diverse avrebbero esercitato le stesse funzioni, consentendo ai pescatori di riunirsi per affrontare i problemi legati al loro lavoro oltre a questioni sociali e religiose; forse permettendo anche di esercitare una certa influenza sugli affari locali in difesa dei loro interessi.

138 Peter Richardson, “Early Synagogues as Collegia in the Diaspora and Palestine,” in

Voluntary Associations in the Graeco-Roman World, ed. John S. Kloppenborg and Stephen G. Wilson (New York: Routledge, 2002), 90–109; Richardson, Building Jewish in the Roman East, 132.