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4. I luoghi della pesca

4.2. Le città e i villaggi

La più importante delle città attorno al lago durante il periodo di vita pubblica di Gesù era Tiberiade, fondata da Erode Antipa attorno al 18 E.C. sulla costa occidentale.5 La città diventò la nuova capitale regia (al posto di Seforis), ma poi, sotto Agrippa II, nel 54 E.C. fu degradata a semplice sede centrale di toparchia.

Flavio Giuseppe scrive:

5 Questa è la data più probabile secondo gli studi di Avi-Yonah, in ogni caso la città

dovrebbe essere stata fondata tra il 17-22 E.C. vedi: M. Avi-Yonah, “The Foundation of Tiberias,” Israel Exploration Journal 1, no. 3 (51 1950): 160–69. R. Freyne menziona il 13E.C. come data di fondazione ma sembra essere un errore di stampa, visto che nella nota 65 fa riferimento alle ricerche di Avi-Yonah, si veda Freyne, Galilee from Alexander the Great to Hadrian, 323 B.C.E. to 135 C.E., 129. Sostenuta anche da Horsley, Galilea. Storia, politica, popolazione, 225. Secondo altri la data sarebbe invece attorno al 23CE , vedi Harold W. Hoehner, Herod Antipas: A Contemporary of Jesus Christ (Grand Rapids, Mich: Zondervan, 1999), 93–95.

Il tetrarca Erode aveva conquistato un posto così eminente tra gli amici di Tiberio che nella più bella regione della Galilea, sulla riva del lago di Genezaret, edificò una città alla quale diede il nome di Tiberia; non lungi da essa, in un paese detto Ammato (Hammat) vi è una sorgente di acqua calda. I nuovi abitanti era gente promiscua, un contingente non piccolo era galileo; con costoro vi erano altri dal territorio a lui soggetto e portati a forza alla nuova fondazione; alcuni di costoro erano magistrati.6

Secondo Giuseppe la costruzione della città era contraria alle leggi di purità perché questa sorgeva sopra un antico sito cimiteriale. Per incentivare la popolazione a trasferirsi alla città, Antipa dovette accogliere gente povera di cui non si conosceva l’origine, forse anche non libera, offrendo case e terreni a patto che non abbandonassero il luogo, ma in qualità di capitale, la città doveva anche ospitare la corte regia e i funzionari amministrativi. 7

La popolazione della città era dunque eterogenea e agli occhi di Flavio Giuseppe era divisa in due classi: da un lato c’erano i cittadini “rispettabili” che facevano parte della classe dirigente, tendenzialmente filoromana, e dall’altra il popolo.

Durante la rivolta la maggior parte della classe dirigente si schierò con in Romani sotto la guida Giulio Capello (alcuni cittadini della classe alta erano contrari ai romani, tra loro si ricorda Giusto figlio di Pistos; ma questi sembrano essere stati una minoranza). La maggior parte del popolo invece era contraria alla dominazione di Roma e si schierò con “il partito dei marinai e indigenti” guidati da Gesù figlio di Saffia.8

In quanto centri dell’amministrazione politica ed economica di tutta la regione, Sefforis e poi Tiberiade erano incaricate della gestione di molti aspetti della vita economica dei Galilei, tra cui la raccolta delle tasse. Gli abitanti delle regioni circostanti, quelli che Giuseppe chiama “i galilei”, nutrivano una certa

6 Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, ed. Luigi Moraldi (Torino: Utet, 2006), 18,36–

38.

7 Tra cui i membri del consiglio dei “dieci” (Vita, 69) che secondo Mason avevano la

funzione di raccogliere le tasse. m

8 Flavius Josephus, Life, trans. Steve Mason (Leiden, Boston: BRILL, 2003), 32–36. 64–

ostilità nel riguardo delle due città, forse dovuta ad una cattiva gestione e/o a delle differenze culturali tra la classe dominante ed il popolo. Flavio Giuseppe menziona infatti che i Galilei detestavano gli abitanti di Tiberiade e anche quelli di Sefforis.9 Sembra chiaro che si riferisce alla classe dominante visto che prima menziona che i Galilei avevano fatto causa comune con i ceti più bassi della città, alleandosi durante la rivolta con il partito dei marinai per saccheggiare il palazzo reale di Tiberiade.10 Più avanti Giuseppe scrive ancora che i Galilei erano ostili agli abitanti della città per le sofferenze che Giusto gli aveva causato prima della guerra. Non è chiaro a quale tipo di sofferenze si riferisca, ma è probabile che abbia a che fare con il modo in cui la classe dominante amministrava il territorio.11

Ai tempi di Flavio Giuseppe la città aveva uno stadio, una sinagoga, il palazzo reale con decorazioni in stile greco e sembra che non avesse ancora delle mura.12 L’amministrazione sembra essere stata di tipo greco, abbiamo la menzione del consiglio di dieci uomini, mentre Giuseppe menziona anche un arconte, una boule di 600 cittadini ed una assemblea.13 Tuttavia, sembra che la città non avesse l’autonomia di una vera polis greca, dai racconti dello storico emerge che gli ufficiali venivano nominati dal tetrarca14 e che la città non coniò moneta propria fino all’epoca di Traiano.

Riguardo all’attività della pesca nella città abbiamo poche informazioni. In base ai dati disponibili è comunque possibile fare qualche riflessione. Alcuni abitanti della città si dedicavano di certo alla pesca, ed è probabile che Flavio Giuseppe si riferisse a loro quando menziona il “partito dei marinai” di Tiberiade che partecipò alla rivolta. Ma in quanto capitale della regione, più che un centro di produzione bisogna considerare questo insediamento come un centro di consumo. Probabilmente una parte importante dei prodotti agricoli e ittici della regione finivano nei mercati di Tiberiade. Inoltre, in quanto centro amministrativo, era

9

Vedi Horsley, Galilea. Storia, politica, popolazione, 115. Flavio Giuseppe, Vita, 384.

10 Flavio Giuseppe, Vita, 64–67.

11 Ibid., 392. In un altro passo si menziona che prima della guerra i Galilei avevano

tagliato la mano al fratello di Giusto per avere falsificato dei documenti. Cfr. Ibid., 177.

12 Flavio Giuseppe, Vita, 65. 68. 92. 144. 277; Cfr. Freyne, Galilee from Alexander the

Great to Hadrian, 323 B.C.E. to 135 C.E., 129.

13 Flavio Giuseppe, Vita, 271. 278. 294; Flavio Giuseppe, Guerra Giudaica, 2:639, 2:641,

2:618.

14 Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, 18:149. Freyne, Galilee from Alexander the

anche sede principale dei publicani che si occupavano della raccolta delle tasse e della gestione della pesca, per cui anche le tasse ed i pagamenti per le concessioni legate a queste attività affluivano qui.

Poco più a nord di Tiberiade si trovava la città di Magdala, nota col nome semitico Migdal Nunya, che significa “Torre dei Pesci”,15 e fin dall’epoca ellenistica anche col nome greco Tarichea16, che deriva da tarichos: pesce

conservato in sale; un chiaro riferimento all’industria presente nel luogo.17

Magdala era la capitale di una toparchia, ed era la città più grande del lago prima della costruzione di Tiberiade. Strabone, nella sua Geografia, menziona che a

Tarichea il lago fornisce degli eccellenti pesci da salare. La salagione del pesce

sembrerebbe dunque essere una delle principali attività economiche della città. Stefano De Luca, direttore di una campagna di scavo recente spiega:

Grazie ai nuovi scavi, siamo ora in grado di documentare che l’insediamento – che, contrariamente a quanto prima immaginato, ha una forte connotazione urbana – fu stabilito tra II e I secolo a.C., con un consistente impegno dei principi Asmonei, probabilmente per sfruttare i traffici carovanieri tra la regione siro-fenicia e la sponda orientale del Lago, e certamente per monopolizzare l’industria e il commercio anche su grande scala del pesce salato. L’abitato si caratterizzava per le sue infrastrutture portuali, che si sviluppavano per centinaia di metri sulla costa, e per il suo sistema viario, che intercettava direttamente la Via Maris – la principale arteria di comunicazione fra Egitto e Siria e il passo naturale di Wadi Hamam, che connetteva la Galilea interna ai principali porti del Mediterraneo.18

15 Il nome appare per la prima volta nella letteratura rabbinica nel Seder Moed, Pesachim

46a, ma in altri testi viene chiamata semplicemente Migdal o Magdala. Riguardo all’uso del nome nella letteratura vedi: Uzi Leibner, Settlement and History in Hellenistic, Roman, and Byzantine Galilee: An Archaeological Survey of the Eastern Galilee (Tübingen: Mohr Siebeck, 2009), 214– 235.

16 Menzionata per la prima volta in una lettera di Casio a Cicerone (43 BCE), dice

soltanto che le truppe erano accampate in quel luogo. Cfr. F. Manns, “Magdala Dans Les Sources Litteraires,” in Studia Hierosolymitana, vol. 1 (Jerusalem, 1976), 307–37.

17 Emil Schürer, Géza Vermès, and Fergus Millar, History of the Jewish People in the Age

of Jesus Christ (A&C Black, 1973), 494.

18 Stefano De Luca, “Scoperte Archeologiche Recenti Attorno Al Lago Di Galilea:

Gli scavi realizzati nel porto romano a Magdala sono di particolare importanza perché hanno permesso di ricostruire i cambiamenti del livello idrico durante l’antichità, dimostrando che il livello antico era più alto di quello attuale, e non più basso come si sosteneva in precedenza.19 Inoltre gli scavi hanno portato alla luce un cortile sito vicino al porto con luoghi adatti al commercio e allo stoccaggio di merci, e sono state trovate delle piccole vasche intonacate che potrebbero essere state utilizzate per la salatura del pesce.20

Probabilmente i pescatori di tutto il lago portavano in questa città i pesci che non riuscivano a vendere freschi, o quelli che, per le proprie caratteristiche, erano più adatti alla salagione o alla produzione di salse. In quanto centro commerciale e di produzione la città avrebbe ospitato anche molti raccoglitori di tasse e altre figure incaricate della sorveglianza e del controllo delle attività.

Ancora più a Nord di Magdala si trovava Carfarnao, un villaggio vicino alle cosiddette “Sette Sorgenti”. I Vangeli sinottici lo presentano come il centro delle attività di Gesù. In Matteo 4,12 si menziona che Gesù aveva lasciato Nazareth ed era andato a vivere a Cafarnao, luogo in cui, secondo la tradizione, abitavano i suoi primi discepoli: i fratelli pescatori Simone e Andrea,21 e forse anche Giacomo e Giovanni. Secondo alcuni il loro villaggio d’origine sarebbe invece stato Bethsaida.22Tradizionalmente si considera la costa di Cafarnao come il luogo in cui accadde la famosa “chiamata” dei discepoli, visto che le scene precedenti in Mt e Lc si svolgono nel villaggio, ed in Mc i discepoli entrano a Cafarnao subito dopo. Ma in realtà nei Vangeli non si indica il luogo specifico in cui si svolge la “chiamata”; si dice soltanto che Gesù li incontra mentre camminava sulla riva del lago. In ogni caso, in vista degli altri luoghi menzionati dai Vangeli doveva trattarsi di un punto nella zona nord, tra Tabgha, Cafarnao e Bethsaida.

Sancta, Archeologia Ed Esegesi : Atti Dei Convegni 2008-2010, ed. G. Paximadi and M. Fidanzio

(Lugano: Eupress-FTL, 2013), 79.

19

Sarti et al., “Magdala Harbour Sedimentation (Sea of Galilee, Israel), from Natural to Anthropogenic Control”; Veronica Rossi et al., “New Insights into the Palaeoenvironmental Evolution of Magdala Ancient Harbour (Sea of Galilee, Israel) from Ostracod Assemblages, Geochemistry and Sedimentology,” Journal of Archaeological Science 30 (2014): 1–18.

20 De Luca, “Scoperte Archeologiche Recenti Attorno Al Lago Di Galilea: Contributo

Allo Studio Dell’ambiente Del Nuovo Testamento E Del Gesù Storico,” 89. Riguardo agli scavi si vedano anche le pubblicazioni in: Rosario Pierri, ed., Notiziario - Studium Biblicum Franciscanum (Jerusalem: SBF, 2009-2011).

21 In Mt 8 e Lc 4 si menziona la casa di Simone, a Cafarnao. 22

Il villaggio di Cafarnao si trovava in una buona posizione per la pratica della pesca (tra la foce del Giordano e le sorgenti di Tabgha) ed è molto probabile che una parte dei suoi abitanti fossero pescatori. Delle strutture portuali sono state rinvenute nella zona, ma esse non possono essere datate in modo preciso e, in vista dei dati provenienti dagli scavi a Magdala riguardo al livello idrico, sembra probabile che si tratti di strutture tarde.

Oltre quaranta strutture portuali sono state identificate nella zona compresa tra Cafarnao e Tabgha da un survey condotta da Y. Stepansky, cogliendo l’occasione del livello particolarmente basso delle acque del lago in questi anni. Tra quelle più facilmente leggibili si è voluto vedere delle peschiere. Un altro muro di contenimento, di epoca araba, lungo circa 100 metri e spesso 2,5 è stato individuato a est della proprietà greco ortodossa. Perpendicolarmente ad esso sono costruite delle banchine.23

Il villaggio di Bethsaida, poi divenuto città col nome di Julias, si trovava invece nell’estremo nord del lago, sulla sponda est del Giordano, molto vicino alla pianura di Beteiha. Era dunque formalmente parte della Gaulanitide, al di fuori della Galilea e dai territori governati da Antipa. Bethsaida era dunque molto vicina alla miglior zona di pesca del lago, e non a caso il suo nome significa “Casa del Pescatore” o “Villaggio di Pescatori”. 24

A Bethsaida non è stato ancora trovato un porto o un ormeggio. Come spiegato nel capitolo sulla geografia del lago, il sito si trova oggi lontano dalla costa e la sua identificazione non è unanime. Tuttavia durante gli scavi sono stati trovati numerosi pesi di

23 De Luca, “Scoperte Archeologiche Recenti Attorno Al Lago Di Galilea: Contributo

Allo Studio Dell’ambiente Del Nuovo Testamento E Del Gesù Storico,” 60.

24

Strickert, Philip’s City, 79.

Figura 9 - Ricostruzione della Casa del Pescatore a Bethsaida

reti e ami,25 al punto che una delle case è stata chiamata “Casa del Pescatore”), dimostrando che alcuni degli abitanti di questo luogo si dedicavano alla pesca.

Tornando verso Sud, sulla costa orientale, si trovava Gherghesa, ancora vicina alla pianura di Beteiha, per cui anch’essa, come Bethsaida era in un ottima posizione per le pratiche ittica. Poco più a sud, a qualche kilometro dalla costa, si trovava la citta di Hippos. Una città di stampo ellenistico che faceva parte della Decapoli, abitata principalmente da gentili. Nella città si potevano dunque commerciare, oltre alle sardine, barbi e tilapie, anche i pesci gatto, che si trovano dappertutto sul lago durante quasi tutto l’anno, ma durante i mesi invernali anch’essi tendevano a radunarsi verso la zona delle sorgenti d’acqua calda.

Questa breve analisi ci offre un panorama sulla geografia della pesca nel lago. Non dobbiamo però supporre che la pesca fosse praticata dai pescatori soltanto nelle zone vicine ai propri villaggi o città. Il lago è relativamente piccolo, e come spiega M. Nun, i pescatori di Tiberiade o di altri luoghi potevano spostarsi in barca fino alle zone di pesca a nord per poi tornare a casa a vendere i loro prodotti.26 È anche possibile che si costruissero dei rifuggi temporanei vicini alle zone di pesca durante la stagione alta, come accadeva all’inizio del secolo scorso. Tuttavia, in questo periodo recente la zona di Et-Tell e Kfar Nahum era scarsamente popolata, quindi è comprensibile che i pescatori vi arrivassero da Tiberiade. Nell’antichità invece c’erano diversi villaggi sulla costa Nord e sarebbe stato più conveniente per quegli uomini abitare direttamente a Cafarnao, Bethsaida o Gherghesa.

25 Sandra Fortner, “The Fishing Implements and Maritime Activities of Bethsaida-Julias

(et-Tell),” in The Bethsaida Excavations Project Reports & Contextual Studies, vol. 2 (Kirksville, Mo.: Thomas Jefferson University Press, 1995), 269–80.

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