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Le attività svolte e provenienze

l azIo Roberta De Vito

4.2 Le attività svolte e provenienze

In base alla rilevazione Inea, che prende in considerazione più variabili relative all’impiego della manodopera immigrata, si focalizzerà l’attenzione sul tipo di attività svol- te in relazione ai paesi di provenienza. In base alla distribuzione di frequenza delle varia- bili esaminate, emerge che tra tutte le etnie presenti, i cittadini neocomunitari di origine romena sono gli unici ad essere impiegati in tutti i comparti legati al lavoro agricolo; ciò anche a fronte del fatto che, in tutto il paese, la comunità romena è quella che pesa mag- giormente e che il Lazio si conferma essere la prima regione d’Italia, con una presenza di 196.000 cittadini provenienti dalla Romania e che solo nella provincia di Roma sono 154.000 i residenti (dati Eurostat). Assai rilevante, all’interno del panorama dei comparti in cui viene utilizzata la manodopera immigrata, è la quota di cittadini che giungono da India e Bangladesh, cui seguono Albania, Marocco, Macedonia, Polonia e Tunisia.

A fronte dei dati che seguono, bisognerà tenere conto di altre due importanti variabili che riguardano il periodo dell’anno in cui si svolge il lavoro, il numero di giornate e l’orario lavorativo giornaliero; per queste specifiche si rimanda al paragrafo 4.3.

La maggior parte degli immigrati extracomunitari è impiegata nelle attività agricole, in particolare si tratta di 21.435 lavoratori, ovvero il 33% del totale, di questi 5.370 proven- gono dai paesi neocomunitari. Il settore della zootecnia vede il maggiore impiego di ma-

nodopera per un totale di 14.780 lavoratori extracomunitari provenienti prevalentemente da India e Bangladesh, specialmente per quanto riguarda il governo della stalla (7.500) e per la mungitura (7.000), a seguire si trovano Macedoni e Albanesi per la tosatura (280). Altro settore in cui sono presenti i lavoratori stranieri, sebbene con netto distacco rispetto al comparto zootecnico, è il floricolo con 3.500 presenze, in prevalenza provenienti dalla Romania (2.430), cui seguono i macedoni con 1.070 lavoratori. La stessa situazione si ri- scontra nel comparto delle colture orticole dove su 2.105 lavoratori la più parte proviene da Romania e Polonia, con una quota anche di marocchini; le operazioni più interessate sono quelle legate alla raccolta. Altro comparto sviluppato è il lattiero-caseario con 2.340 lavoratori in totale; i cittadini romeni sono in maggioranza in tutte le operazioni, ad essi si accompagnano anche cittadini provenienti da India e Albania nelle fasi di selezione, confe- zionamento e movimentazioni dei prodotti. Anche per quanto riguarda le colture arboree Romania e Albania sono in testa agli altri paesi con un totale di 1.900 lavoratori, quasi tutti impiegati nella raccolta. Un altro settore particolarmente coinvolto è quello dell’agri- turismo con 1.020 lavoranti in prevalenza romeni e in piccola parte indiani (ca. 380). Per quanto attiene agli altri settori, le quote di cittadini immigrati più o meno si equivalgono, non superando mai le 700 presenze ca; si tratta dei comparti, in ordine di grandezza, del- le colture industriali (730), delle carni (600), del vinicolo (440) e del floricolo (370). Per quanto riguarda la commercializzazione la presenza di immigrati registra l’impiego mino- re, non superando, per tutti i comparti, le 875 unità, dove la fase con più lavoratori riguarda il floricolo (350 perlopiù romeni, cui seguono i marocchini), e la fase con minore impiego è quella delle carni con un totale di 50 operatori.

4.3 Periodi ed orari di lavoro

Le attività lavorative legate all’agricoltura nella regione Lazio hanno una durata es- senzialmente di tipo annuale; ciò è dovuto al clima, mite per gran parte dell’anno, e all’ar- ticolazione del lavoro tra i diversi settori produttivi; da un lato le attività richiedono un im- pegno spesso annuale, dall’altro va tenuto conto anche del fatto che i medesimi lavoratori possono essere impiegati parallelamente in più settori, lavorando pertanto per tutto l’anno, anche se in attività differenti.

Il comparto in cui lavorano la maggior parte degli immigrati quello agroindustriale che richiede periodi di lavoro molto lunghi, rispetto alle operazioni agricole. Tra i diversi settori, in particolare zootecnia e floricoltura si distinguono per la numerosità delle forze lavoro e per la durata d’impiego distribuita lungo tutto l’anno.

Come precedentemente descritto, il settore zootecnico è quello in cui sono presenti il maggior numero di extracomunitari; tale comparto occupa i lavoratori per 12 mesi con una media di 8/10 ore giornaliere. In particolare il governo della stalla e la mungitura sono le attività che richiedono maggiore manodopera.

Anche nel settore floricolo i lavoratori hanno impieghi per lo più annuali con una media di 260 giornate per 8 ore lavorative giornaliere. Anche il lattiero – caseario è un set- tore che occupa manodopera annuale e, insieme all’orticolo, rappresenta il comparto con maggiore tasso di occupazione annuale (260 giornate complessive effettive, con una media di 8 ore lavorative giornaliere). Un numero di lavoratori nettamente inferiore, per quanto riguarda i lavori annuali, si registra nell’ambito delle attività agrituristiche; in questo caso anche i periodi lavorativi sono meno duraturi seppure annuali (150/180 giorni e 4/8 ore lavorative).

Lazio

Per quanto riguarda le operazioni stagionali, la percentuale più alta di lavoratori im- migrati è impiegata nel comparto delle colture industriali, nel dettaglio nell’attività di rac- colta per 35 giorni all’anno, con una media di 10 ore lavorative giornaliere. A seguire il set- tore zootecnico con l’attività di tosatura, ma in maniera inferiore (20 giornate complessive e 10 ore lavorative giornaliere). Anche le attività di trasformazione e commercializzazione vedono impiegata manodopera straniera per tutto l’anno. Specificamente nell’orticolo e nel settore delle carni con un massimo di 260 giornate complessive e 8 ore giornaliere. La commercializzazione presenta un orario effettivo giornaliero di 8 ore e un numero di giornate complessive pari a 260.

4.4 Contratti e retribuzioni

La formalizzazione e le retribuzioni dei lavoratori del settore agricolo risentono mol- to dal comparto produttivo e dal tipo di attività svolta. I rapporti di lavoro informale, non regolamentati o che sono solo formalmente indipendenti, ma di fatto caratterizzati da una relazione di dipendenza, riguardano le attività agricole, in particolare nelle fasi di raccolta (40%), semina, tosatura, florovivaismo (30%). Un discreto livello di informalità riguarda il settore della trasformazione, specificamente nel comparti produttivi oleario, vitivinicolo e floricolo (30%) in tutte le attività: selezione, confezionamento, movimentazione di prodotti e attività alle macchine. Il rapporto di lavoro regolarizzato è maggiormente attuato nell’am- bito delle colture industriali (semina e aratura 90%), nella zootecnia (governo della stalla e mungitura 90%) e nella commercializzazione dei prodotti vinicoli (90%). In generale i rapporti di lavoro regolarizzati sono presenti in tutte le attività che richiedono un impegno annuale, non scendendo mai al di sotto del 60% (attività agricole, agriturismo e trasfor- mazione). Tuttavia a fronte di un rapporto di lavoro formalizzato, non sempre le clausole contrattuali vengono applicate, in particolar modo per ciò che riguarda le retribuzioni. La percentuale di rapporti lavorativi in cui il contratto sindacale viene rispettato è del 50% nelle attività di raccolta e del 45% nel caso dell’agriturismo. Il settore meno penalizzato è quello zootecnico in cui il salario sindacale viene rispettato nell’80% dei casi nell’attività di mungitutra, 70% nel caso del governo della stalla e 60% per la tosatura. In merito alla tra- sformazione il salario sindacale è rispettato nel 70% dei casi per le attività legate a oleario, vinicolo, orticolo, floricolo, carni; cresce di 10 punti percentuali nel caso della trasforma- zione dei prodotti lattiero-caseari.

La retribuzione giornaliera in tutti i comparti va da un minimo di 35 a un massimo di 60 euro. Difficile dare una panoramica riguardo ai lavoratori “marginali”, quelli cioè privi di garanzie. Ancora molto diffuso è il lavoro “sommerso”, come anche il lavoro “in grigio”, una tipologia di rapporto di lavoro in parte irregolare nei confronti del fisco, per cui il la- voratore, in accordo con il datore di lavoro, dichiara di essere impiegato per il numero di giornate utili all’ottenimento della disoccupazione agricola, continuando invece a lavorare il resto delle giornate in nero, cumulando in tal modo entrambi i redditi.

La media dei lavoratori immigrati all’interno della regione Lazio è piuttosto giovane e, a prescindere dalla preparazione scolastica, sono impiegati soprattutto in lavori non qua- lificati, nelle cosiddette professioni low skilled. Tra le professioni maggiormente esercitate c’è una sempre maggiore sostituzione della manodopera italiana, sempre meno disponibi- le a svolgere determinati lavori, con quella straniera. Nella regione la distribuzione degli immigrati prevale nella provincia di Roma, dove persiste un’ampia diversificazione degli impieghi (commercio, ristorazione, settore dei servizi ed edile), nelle altre province non esistono particolari poli di aggregazione.

In ambito agricolo, la situazione rispetto alle precedenti annualità rimane sostan- zialmente invariata, con una prevalenza di maschi giovani. Le motivazioni che spingono al lavoro in agricoltura sono legate principalmente alla facilità di trovare un impiego in breve tempo.

4.6 Prospettive per il 2013

Nel Lazio quella degli immigrati è una realtà consolidata che ormai contribuisce in modo rilevante allo sviluppo demografico ed economico del territorio. Si tratta tuttavia di una realtà che stenta ancora a reggiungere un buon livello di integrazione. A ciò va aggiun- to che il perdurare della difficile congiuntura economica fa si che gli imprenditori agricoli fanno fatica a sostenere i costi della manodopera accessoria. Tuttavia, un aspetto positivo per i lavoratori immigrati è rappresentato dall’introduzione e dall’utilizzo dei “voucher” che è stato destinato soprattutto a manodopera locale con buon successo e che, molto probabilmente, continuerà ad essere adoperato non presentando problemi di regolarizza- zioni. Anche per il 2013 i cittadini immigrati saranno un’importante fonte da cui attingere manodopera agricola, a fronte della carenza di lavoratori italiani, sia per le attività agricole che per quelle legate all’agroindustria.

Lazio

rIferImentI bIblIografIcI

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