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Agricoltura, agroindustria e agriturismo

La crisi che dal 2008 caratterizza i mercati mondiali ha senza dubbio avuto delle conseguenze anche sull’economia Toscana. Il rallentamento della domanda internaziona- le, la crescente sfiducia nei confronti dell’economia italiana, gli alti differenziali negativi rispetto al resto d’Europa nei tassi di interesse passivi, il congelamento del credito, nonché la forte diminuzione del potere di acquisto delle famiglie che caratterizzano il quadro na- zionale, infatti, hanno avuto delle importanti ricadute anche sull’andamento dell’economia a livello regionale.

Secondo il rapporto: “Economie Regionali. L’economia della Toscana 2013”, curato dalla Banca d’Italia nel 2012, è proseguita la fase recessiva nell’economia regionale, regi- strando una flessione nel prodotto in termini reali di pari entità a quella registrata a livello nazionale (-2,4%).

Secondo i dati Istat, sono in particolare il settore delle costruzioni, della moda,

dell’industria e del commercio, ad aver registrato dal 2008 al 2012 il più significativo ridi- mensionamento delle posizioni lavorative, nonostante l’impiego massiccio di ammortizza- tori sociali abbia permesso un sostanziale mantenimento dei livelli occupazionali nel 2012.

Per ciò che concerne più nello specifico il settore agricolo, secondo il rapporto della Banca d’Italia sull’Economia regionale della Toscana nel corso del 2012 si registra una di- minuzione del 24,4% nella quantità prodotta rispetto all’anno precedente, concernente so- prattutto le coltivazioni erbacee (foraggere, pascoli, erba medica), la produzione di pomodori industriali, l’uva da vino e l’olivo. In crescita, invece, la produzione cerealicola (+12,5%).

Tab. 1 - Principali prodotti agricoli

Voci Produzione2012 Var. % su 2011

(000 q) Sup. coltivata(000 ha) Produzione Superficie coltivata

Cereali 6.017 167 12,5 21,2

frumento duro 2.989 92 21,1 23,0

mais 1.209 17 -19,7 -11,5

frumento tenero 797 23 65,7 61,2

Piante da tubero, ortaggi 3.797 25 -20,8 -7,7

pomodoro industriale 1.367 2 -33,0 -17,4

patata 1.090 5 0,0 0,4

Coltivazioni industriali 368 23 -40,3 -12,0

girasole 339 22 -39,7 -10,0

Coltivazioni foraggere ed erbacee 13.938 187 -37,2 -30,0

Coltivazioni arboree 5.218 159 -10,9 -0,9

Uva da vino 3.663 61 -6,3 2,8

Olivo 976 94 -13,6 -2,7

I dati del 6° Censimento generale dell’agricoltura (2010), confrontati con quelli dei precedenti Censimenti (1982, 1990 e 2000) permettono, invece, di analizzare l’andamento di lungo periodo del settore. La Toscana registra a tale proposito una riduzione della su- perficie agricola utilizzata tra il 1982 e il 2010 del 23,8%, superiore al dato nazionale del 18,8%. Diminuzione che appare confermata dai più recenti dati Istat che vedono diminuire

la SAU del 3% nel 2011 e del 9,3% nel 2012. I dati del censimento mettono in evidenza, infatti, un aumento delle sole superfici coltivate a frumento duro fino al 2000 (con un calo nell’ultimo decennio), una relativa stabilità di quelle coltivate ad olivo ed una diminuzione nei vigneti (2,4% annuo tra il 1982 ed il 2010).

Tab. 2 - Superficie agricola e numero di aziende

1982 1990 2000 2010

Utilizzazione secondo la coltivazione

Seminativi 588 567 537 480

di cui: frumento tenero 142 70 30 19

frumento duro 66 100 153 103

Coltivazioni legnose agrarie 230 192 182 177

di cui: vite 90 71 59 60

Olivo 95 88 96 92

Prati permanenti e pascoli 170 164 133 95

Orti familiari 1 3 3 2

Totale superficie utilizzata (SAU) 989 926 856 754

Totale superficie 1.788 1.714 1.557 1.295

Numero di aziende secondo la superficie

Aziende con superficie inferiore a 10 ha 132.730 117.929 104.941 57.770

Aziende con superficie superiore a 10 ha 18.925 17.705 16.184 14.749

Totale 151.655 135.634 121.125 72.519

Fonte: Banca di Italia: Le economie regionali. La Regione toscana.

Nello stesso periodo la superficie totale (che oltre alla SAU comprende anche i bo- schi, l’arboricoltura da legno e le superfici non utilizzate) di pertinenza delle aziende con coltivazioni è salita in media da 12 a 18 ettari circa; tale dato si lega al calo di imprese con coltivazioni (–52,2%, corrispondente ad un 2,6% annuo) e, in particolare, di quelle con superficie inferiore a 10 ettari (–56,5 %). I dati Infocamere-Movimpresa, a tale proposito, registrano un calo delle aziende con coltivazioni che è continuato per tutto il 2011 (-1,7%) e, seppur con minore intensità, nel 2012 (-0,8%). Tendenze che hanno avuto chiaramente delle ripercussioni anche in termini occupazionali, con una diminuzione nel 2011 del 4,7% negli occupati nel settore agricolo in Toscana.

Tab. 3 – Aziende agrituristiche per attività- 2011 (var % dal 2010)

Totale Alloggio Ristorazione Degustazione Altre Attività

val.

ass. var % ass.val. var % ass.val. var % ass.val. var % ass.val. var %

Toscana 4.125 1,3 4.091 1 1.013 2,5 1.042 -17 2.708 0,1 Italia 20.413 2,2 16.759 1,5 10.033 1,2 3.876 1 11.785 3,2 Nord 9.301 2,8 6.677 1,9 4.513 0,2 1.331 7,9 4.621 3,8 Centro 6.935 1,9 6.582 1,7 2.298 2,3 1.788 -7,8 4.633 0,7 Sud 2.760 0,4 2.349 -0,4 2.095 1,7 584 15,9 1.841 8,6 Isole 1.417 3,6 1.151 2,8 1.127 2,3 173 9,5 690 3 Fonte: Istat

Toscana

Per ciò che concerne l’agriturismo, infine, secondo i dati Istat anche nel 2011 la To-

scana si conferma - con 4.125 aziende - la regione in cui tale attività risulta storicamente più radicata. Il forte sviluppo di tale settore registrato dal 2003 al 2010, non si arresta in- fatti neanche nel corso del 2011: sono 166 le nuove aziende avviate nel 2011, contro le 115 che hanno chiuso i battenti. Se a livello nazionale, inoltre, più di un’azienda agrituristica su tre è a conduzione femminile, tale incidenza in Toscana raggiunge la massima concen- trazione, pari al 41% (23,2% del totale nazionale). Da registrare, infine, una progressiva diversificazione dei servizi offerti: non solo alloggio, ma anche ristorazione, degustazione e altre attività (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi, sport, etc.).

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Norme ed accordi locali

Di fronte alle ricadute della crisi economica in agricoltura, la Regione Toscana in pas- sato si è dimostrata attiva nel cercare di fornire risposte alle difficoltà vissute dal settore (ad esempio tramite l’attività dell’Arsia, accelerando tutti i pagamenti possibili alle azien- de agricole, attivando un pacchetto anticrisi di 130 milioni di euro, adeguando il Piano di Promozione dei prodotti agroalimentari grazie ad accordi con la Grande Distribuzione Organizzata, sostenendo l’esperienza del programma LEADER). Il programma regionale di Sviluppo rurale 2007-2013, prevede a tale proposito una serie di misure volte a sostenere:

- l’ammodernamento delle aziende agricole;

- il potenziamento del grado di integrazione delle filiere agricole, agroalimentari e forestali per lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione;

- indennità a favore di zone montane o caratterizzate da svantaggi naturali, per lo sviluppo di attività agrozootecniche volte a mantenere vitale il tessuto socioeconomico di tali aree;

- l’ulteriore diversificazione e qualificazione delle attività degli agriturismo verso atti- vità non esclusivamente agricole (prestazioni socio-assistenziali, ricreative, sportive, cultu- rali);

- sostegno ai giovani agricoltori, in modo da favorire il ricambio generazionale, non- ché un ammodernamento delle strutture e maggiore innovazione nei processi e nei pro- dotti.

Rispetto alle politiche adottate per la popolazione straniera residente nel territorio, accenniamo brevemente a quello che è stato definito il “modello toscano di accoglienza”. E’ in particolare con la legge n.29/2009 (Norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscana), che la regione inizia a proporre un nuovo modello di governance volta a valorizzare l’associazionismo straniero, il ruolo del terzo settore e lo sviluppo di forme di rappresentanza e di partecipazione per i citta- dini migranti. Il tutto incentivando le opportunità di apprendimento della lingua italiana, puntando ad un miglioramento della fruizione dei servizi territoriali e informativi, nonché alla promozione di Consulte e Consigli degli Stranieri. La legge istituisce, infatti, anche un Comitato per le politiche dell’immigrazione, con il compito di delineare le politiche da adottare nella programmazione regionale. Successive delibere regionali spingono sempre più verso il rafforzamento delle Consulte e dei Consigli degli Stranieri, con l’obiettivo di rendere tali organi maggiormente rappresentativi, nonché di dotarli di maggiore incisività.

Per ciò che concerne l’inserimento lavorativo degli stranieri, la regione Toscana si è impe- gnata a sostenere la micro-imprenditorialità dei cittadini stranieri (incentivando anche il datore di lavoro a fungere da garante del credito e tutore delle progettualità imprendito- riali); rispetto al distretto di Prato, invece, l’impegno va nella direzione di regolamentare maggiormente il rispetto di marchi, brevetti e standard di sicurezza nei prodotti esportati in Italia, nonché di attivare un maggior controllo delle merci importate dalla Cina a tutela della qualità dei prodotti e della salute delle comunità locali.

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I dati ufficiali

Prima di entrare nel merito delle condizioni di lavoro degli stranieri nel settore agri- colo, è opportuno tracciare brevemente una descrizione delle caratteristiche della popola- zione straniera in Toscana, volta ad evidenziare come, in un confronto con le altre realtà italiane, essa conti tra le più elevate presenze di migranti, ma anche una loro partecipazio- ne alla vita economica e sociale sempre più significativa. Nel corso del paragrafo forniremo dunque un breve quadro socio-demografico volto ad inserire e comparare le diverse provin- ce della Toscana nel più ampio contesto regionale e nazionale.

I dati forniti dal Ministero dell’Interno sono a tale proposito non solo i più recenti, ma anche quelli più ufficiali per una analisi della presenza dei cittadini stranieri regolarmen- te presenti in Italia. Utilizzando per la raccolta le categorie comunitari/extracomunitari, tuttavia, tali dati non permettono di valutare la presenza sul territorio degli immigrati neocomunitari, che si sommano indistintamente ai cittadini italiani. Nel 2012, in ogni caso, sono oltre 309.000 gli stranieri da extra UE regolarmente soggiornanti in Toscana, con una incidenza della popolazione straniera su quella totale passata dall’1% del 1990, al 10% odierno. Significativa, inoltre, sia l’alta percentuale di donne (49,3%) che quella di minori di 14 anni (21,6% del totale). In linea con il processo di femminilizzazione delle migrazioni che ha caratterizzato l’intero territorio nazionale, con l’accresciuta importanza del ricongiungimento familiare nelle motivazioni dei flussi, nonché con il numero sempre più elevato di stranieri nati in Italia, tali dati mettono in evidenza il carattere sempre più strutturale che tale fenomeno ha assunto anche nel territorio toscano, e l’impossibilità di inquadrare le migrazioni come dei meri flussi di manodopera.

Tab. 4 - Extracomunitari soggiornanti al 31.12.2012

Adulti Minori di 14 anni Totale

F M TOT F M TOT F M TOT

Arezzo 8.154 8.750 16.904 2.702 2.900 5.602 10.856 11.650 22.506 Firenze 42.008 40.451 82.459 10.016 11.050 21.066 52.024 51.501 103.525 Grosseto 5.266 5.182 10.448 1.158 1.309 2.467 6.424 6.491 12.915 Livorno 8.259 7.404 15.663 1.676 1.871 3.547 9.935 9.275 19.210 Lucca 7.056 7.012 14.068 1.996 2.212 4.208 9.052 9.224 18.276 Massa Carrara 2.691 2.948 5.639 750 820 1.570 3.441 3.768 7.209 Pisa 11.948 13.201 25.149 3.269 3.562 6.831 15.217 16.763 31.980 Pistoia 7.962 7.728 15.690 2.275 2.585 4.860 10.237 10.313 20.550 Prato 18.598 20.244 38.842 5.608 6.105 11.713 24.206 26.349 50.555 Siena 8.837 8.743 17.580 2.380 2.727 5.107 11.217 11.470 22.687 Toscana 120.779 121.663 242.442 31.830 35.141 66.971 152.609 156.804 309.413

Toscana

Se tutte le province della regione sono oramai interessate dal fenomeno, esistono chiaramente delle zone dove la presenza di migranti è più significativa. Come si evince dalla tabella sotto riportata, Firenze e Prato detengono il numero maggiore di soggiornanti extraUE: il 33,5% (oltre 100.000) del totale regionale risiede in provincia di Firenze ed il 16,3% (circa 50.000) a Prato; a seguire Siena e Arezzo con il 7,3%, Pistoia, Livorno e Lucca (circa 6%) e, all’ultimo posto, le province di Grosseto (4,2%) e Massa Carrara (2,3%).

Il progressivo processo di stabilizzazione nell’intero territorio regionale, viene in evi- denza anche analizzando l’evoluzione della presenza dei soggetti migranti dal 1997 ad oggi. In soli cinque anni, infatti, i soggiornanti extraUE sono più che raddoppiati. Lo stesso rap- porto emerge anche se si considerano i minori di 14 anni (da circa 34.000 a circa 67.000), mettendo in evidenza un ruolo sempre più significativo non solo delle famiglie di migranti nel territorio, ma anche delle cosiddette seconde generazioni nel prossimo futuro.

Secondo i dati Irpet 2013, il 13% dei nuovi nati in Toscana è figlio di entrambi geni-

tori stranieri, percentuale che varia sensibilmente nel territorio regionale: dalla realtà di Prato, dove più di un nato su quattro non ha genitori italiani, a Massa Carrara, dove solo il 5% dei nuovi nati è figlio di stranieri.

Tab. 5 - Extracomunitari soggiornanti dal 2007 al 31.12.2012

2012 2011 2010 2009 2008 2007 Arezzo 22.506 22.601 20.221 19.077 15.752 13865 Firenze 103.525 96.532 88.422 76.441 51.730 48688 Grosseto 12.915 12.720 11.312 9.147 7.389 6998 Livorno 19.210 18.702 16.543 14.347 12.055 10273 Lucca 18.276 18.183 17.031 12.470 10.561 9813 Massa Carrara 7.209 7.498 5.741 5.121 4.079 4009 Pisa 31.980 30.271 26.375 24.495 18.654 16929 Pistoia 20.550 20.367 18.235 17.307 11.962 11759 Prato 50.555 39.094 36.633 28.369 25.242 19260 Siena 22.687 22.147 19.873 18.275 11.351 10302 Toscana 309.413 288.115 260.386 225.049 168.775 151.896

Fonte: Ministero dell’Interno.

La Toscana si conferma, dunque, una delle regioni italiane con il più alto numero di stranieri sul territorio, e quello che appare dalla lettura dei dati disponibili è come la crisi che investe l’economia mondiale dal 2008 abbia leggermente frenato i flussi, ma non il processo di stabilizzazione della popolazione sul territorio che ha caratterizzato l’ultimo decennio. E’ a tal proposito significativo rilevare come, secondo i dati del Ministero dell’In- terno, alla fine del 2011 circa il 47,9% degli stranieri da extra UE presenti in Toscana sia in possesso del cosiddetto permesso di soggiorno soggetto a rinnovo, ma ben il 52% detenga un titolo di soggiorno di durata illimitata, con percentuali ancora più alte nelle province di Pistoia, Siena, Lucca ed Arezzo. L’alta percentuale di migranti in possesso di un titolo non temporaneo è un ulteriore elemento che sottolinea il carattere strutturale della popolazio- ne straniera nel territorio; tale titolo viene concesso solo dopo una permanenza regolare di almeno cinque anni, ai soggetti con un reddito non inferiore all’assegno sociale e previo il superamento di un test di lingua italiana. Considerazioni che trovano conferma anche nell’analisi delle motivazioni registrate tra i permessi di soggiorno soggetti a rinnovo a fine 2011: oltre a circa 80.000 permessi per lavoro – che chiaramente rimane la motivazione

principale – si rilevano 44.500 permessi per motivi familiari, 5.000 per studio e 2.800 per motivi umanitari.

Per avere un quadro più complessivo del fenomeno, che tenga conto anche dei mi- granti neo comunitari, appare interessante riferirsi alle stime fornite dalla Caritas Mi- grantes sulla presenza di stranieri regolari in Italia. All’inizio del 2012, infatti, Caritas Migrantes stima in 398.000 gli immigrati regolarmente presenti in regione. La Toscana, al sesto posto tra le regioni di Italia per numero di stranieri (pari al 7,9% del totale nazionale), evidenzia un tasso di incidenza degli immigrati sulla popolazione regionale del 10,6%, su- periore di ben due punti percentuali alla media nazionale dell’8,5%. Su 398.000 migranti, circa 285.000 provengono da zone extraUE, mentre i restanti da paesi comunitari e neoco- munitari. Tra gli extra UE le nazionalità più presenti sono quella albanese (24,5%), cinese (16,2%) e marocchina (10,8%); significativa, tuttavia, anche la presenza di filippini, ucraini, peruviani e senegalesi. Tra i comunitari, invece, spicca la Romania (69,7%), ma anche la Polonia (8,9%).

Tab. 6 - Soggiornanti extra UE e residenti UE

Soggior nanti e xtr a UE (2011) Cittadinanza % Albania 69.605 24,5 Cina 46.054 16,2 Marocco 30.789 10,8 Filippine 12.104 4,3 Ucraina 11.051 3,9 Perù 10.130 3,6 Senegal 9.089 3,2 Sri Lanka 6.461 2,3 Tunisia 5.845 2,1 India 5.833 2,1 Moldova 5.767 2,0 Macedonia 5.376 1,9 Kosovo 4.864 1,7 Pakistan 4.825 1,7 Bangladesh 4.690 1,7 Altri paesi 51.665 18,2 Totale 284.148 100,0 R esidenti Ue (2010) Romania 77.138 69,7 Polonia 9.907 8,9 Germania 5.361 4,8 Regno Unito 4.054 3,7 Altri Paesi Ue 14.281 12,9

Fonte: Dossier Immigrazione Caritas Migrantes 2012.

Per ciò che concerne l’inserimento lavorativo degli stranieri soggiornanti in Toscana, nel contesto di crisi precedentemente descritto appare estremamente interessante rilevare una loro incidenza in regione che dal 2008 alla prima metà del 2012 è passata dal 9,2% al

Toscana

12,3%, evidenziando dunque un ricorso alla manodopera immigrata sempre più consisten- te e strutturale a livello regionale. Anche secondo i dati InaIl rielaborati nel Dossier Caritas

Migrantes, nel 2011 il saldo tra contratti cessati e nuovi contratti in Toscana per gli stranie- ri è positivo (+1.124), rispetto a valori negativi a livello nazionale; è positivo, in particolare, nelle province di Prato, Firenze e Livorno e negativo nelle altre. Un aumento che si lega alla continua crescita della popolazione straniera in tutto il territorio regionale, che si è riflessa anche in un aumento della loro incidenza a livello occupazionale. A tale proposito, il dossier Caritas Migrantes stima in oltre 250.000 i soggetti nati all’estero che nel corso del 2011 hanno lavorato in Toscana, con un aumento del 19,9% rispetto all’anno precedente e con delle concentrazioni molto elevate nelle province di Firenze e di Prato. Sempre secon- do le stesse stime, la Toscana è la quinta regione per numero di lavoratori nati all’estero. Tra gli occupati le cittadinanze più rappresentate a livello ragionale sono quella rumena (circa 50.000), cinese (36.806), albanese (34.394), marocchina (13.975) e polacca (6.515). In termini di macro-aree, invece, gli occupati stranieri in Toscana sono prevalentemente europei (136.527 di cui 61.557 provenienti dai nuovi paesi UE); a seguire si registra un alto numero di lavoratori asiatici (58.343), africani (33.864), americani (20.483, quasi esclusi- vamente dall’America del Sud), mentre solo 585 provengono dall’Oceania.

Anche gli occupati stranieri, tuttavia, hanno risentito della crisi, registrando negli ultimi quattro anni un calo nel tasso di occupazione del 6,9% relativamente all’insieme dei settori produttivi. Secondo il rapporto 2011 curato dall’Irpet per conto del Settore lavoro della Regione Toscana, infatti, la crisi ha colpito più duramente i lavoratori stranieri, con un significativo innalzamento del tasso di disoccupazione decisamente superiore rispetto alle tendenze registrate per i lavoratori italiani. Tale processo, inoltre, è stato accompagna- to da un peggioramento delle condizioni lavorative e da un’accentuazione dei processi di segregazione professionale (maggiori probabilità di sottoinquadramento, retribuzioni più basse, carriere frammentate e poche prospettive di mobilità ascendente), evidenziando in maniera sempre più significativa il gap tra lavoratori comunitari ed extracomunitari.

Rispetto alla forza lavoro italiana, tuttavia, gli stranieri evidenziano sempre dei tassi di occupazione più positivi, sia per la ancora giovane età che caratterizza tale fascia di popolazione, sia per la maggiore disponibilità ad accettare condizioni di lavoro difficili o lavori che gli autoctoni non sono più disposti a fare. Se, da un lato, gli immigrati lavorano prevalentemente in quei settori che hanno subito più di altri gli effetti della recessione (edilizia e industria in primis), dall’altro rimangono una serie di nicchie lavorative dove si registra una concentrazione sempre più alta di stranieri (lavoro domestico e di cura, infermeria, stagionali nell’agricoltura) meno sensibili agli andamenti congiunturali dell’e- conomia. In Toscana i lavoratori stranieri si collocano prevalentemente nel settore dei servizi alle persona (il cosiddetto basso terziario), nel turismo e nella ristorazione, nel settore edile e nell’industria; circa il 5%, come meglio vedremo successivamente, nell’agri- coltura. Come per il restante territorio nazionale, indipendentemente dal titolo di studio posseduto, si tratta prevalentemente dell’inserimento nel cosiddetto mercato secondario, caratterizzato da una bassa qualificazione del lavoro offerto, dalla debolezza delle prospet- tive di avanzamento e da uno scarso investimento formativo necessario, sia in termini di tempo di addestramento che di esigenze comunicative. Caratteristiche che si sommano con i fattori di disagio di tipo tradizionale - legati alla fatica e alle condizioni ambientali - e di tipo nuovo, come quelli derivanti dalla crescente insofferenza per contratti di lavoro atipici e precari. Completa il quadro la bassa considerazione sociale di simili occupazioni, nell’ambito di società che hanno conosciuto livelli crescenti di benessere e un significa-

tivo aumento dei livelli di istruzione. La legislazione nazionale in materia, inoltre, lega la presenza regolare degli immigrati non comunitari al possesso di un regolare contratto di lavoro: tale vincolo, dunque, si traduce nella necessità di avere un lavoro e spesso nella disponibilità ad accettare qualsiasi condizione di lavoro, pur di mantenere la regolarità del proprio status amministrativo.

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L’indagine INEA

In questo paragrafo analizzeremo l’inserimento lavorativo dei soggetti migranti nel settore agricolo in Toscana, tanto ricorrendo alle rilevazioni statistiche disponibili, quanto alle risultanze delle interviste sul campo con i testimoni significativi. Per ciò che concerne i dati, occorre precisare il fatto che se in generale in merito alle statistiche sul fenomeno migratorio le fonti sono spesso discordanti e i dati insoddisfacenti, tale considerazione è ancor più vera in riferimento al solo settore agricolo, sia per il forte utilizzo di manodopera in maniera irregolare che lo caratterizza, che per il suo andamento, fortemente soggetto a stagionalità e condizionato dall’annata agraria nei singoli comparti.

4.1 Entità del fenomeno

Fin da una prima analisi dei dati emerge un forte ricorso a lavoratori stranieri sia comunitari che extra UE in tale settore, legato alla prevalenza di occupazioni sempre meno attrattive per i locali, tanto per le basse retribuzioni che le caratterizzano, quanto per la connotazione negativa che le contraddistingue. Secondo l’Istat, a tale proposito, circa il 5%

dei lavoratori migranti soggiornanti in Toscana si collocano in tale settore, prevalentemen- te in lavori poco qualificati, indipendentemente dal titolo di studio di cui sono in possesso. Se tutte le province ne sono interessate, Siena, Grosseto, Firenze, Pistoia ed Arezzo sono quelle che registrano il più alto numero di lavoratori stranieri in agricoltura.

Tab. 7 - Lavoratori iscritti all’InPs nel settore agricolo - 2011

Comunitari ExtraUE Totale

Province OTI OTD TOT OTI OTD TOT OTI OTD TOT

Arezzo 915 6.430 7.284 140 1.092 1.205 1.055 7.522 8.489 Firenze 1.801 7.410 9.096 365 1.540 1.870 2.166 8.950 10.966 Grosseto 1.070 5.978 6.955 145 2.154 2.235 1.215 8.132 9.190 Livorno 628 1.725 2.322 93 761 834 721 2.486 3.156 Lucca 791 1.366 2.112 103 269 362 894 1.635 2.474 Massa Carrara 140 171 305 13 29 39 153 200 344 Pisa 579 1.948 2.479 111 490 576 690 2.438 3055 Pistoia 1.321 969 2.230 783 523 1.244 2.104 1.492 3474 Prato 100 447 541 35 30 63 135 477 604 Siena 2.042 7.678 9.606 369 2.129 2.430 2.411 9.807 12.036 Toscana 9.387 34.122 42.930 2.157 9.017 10.858 11.544 43.139 53.788 Fonte: INPS.

Toscana

Anche l’analisi dell’evoluzione storica di tale processo dal 2007 al 2011 mette in luce aspetti molto rilevanti: se complessivamente, infatti, il numero di lavoratori impiegati nell’agricoltura è diminuito (da 55.324 a 53.788), per ciò che concerne solo i non comu- nitari si registra una crescita continua (da 7.813 a 10.858), evidenziando dunque una loro incidenza sempre più significativa sul complesso dei lavoratori (dal 14% al 20%). Il settore agricolo, infatti, sempre meno attrattivo nei confronti degli italiani, ha registrato un sal- do occupazionale attivo per gli immigrati anche nel 2012. L’Irpet, calcola, per il 2012, un

incremento negli avviamenti al lavoro in tale settore del 22%. Un dato positivo favorito anche dal già citato “Progetto di Sostegno all’imprenditoria giovanile” attraverso il quale la Regione ha finanziato nel 2012 imprese di giovani che garantissero almeno tre ettari di terreno e un’assunzione a tempo indeterminato. Anche se non si riscontrano, tra queste nuove aziende, imprenditori immigrati, circa il 30% di coloro che sono stati assunti stagio- nalmente all’interno di tale progetto sono stranieri.

Tab. 8 - Lavoratori iscritti all’InPs dal 2007 al 2011

2011 2010 2009 2008 2007

Province Tot extraUedi cui Tot extraUedi cui Tot extraUedi cui Tot extraUedi cui Tot extraUedi cui