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CAPITOLO 5 Studio sulla fattibilità di Aree di moltiplicazione di Torymus sinensis

5.8 Attribuzione del prezzo del servizio e proposte alternative per incrementare la

L’obiettivo centrale del presente lavoro è valutare l’opportunità di implementare le quantità di T. sinensis prodotte localmente, rendendo autonoma un’area geografica nella gestione della problematica fitosanitaria e, al contempo, valutando la possibilità d’incrementare l’efficienza della tecnica d’allevamento del parassitoide, rendendolo un’opportunità di integrazione del reddito per le aziende stesse tramite la sua vendita. Secondo il modello di analisi predisposto in questo lavoro è stato, infatti, individuato un ipotetico prezzo, attribuibile a Torymus sinensis, individuato sulla base dei costi di produzione e degli indici di convenienza adoperati (VAN, TIR). Considerando una rimuneratività oraria per quest’attività pari al salario regionale di un operaio qualificato, il prezzo oscilla attorno ai 5 - 5,5 €/insetto, per cui, nell’ottica di vendere il servizio, il valore attribuibile a un lancio (secondo i numeri riportati dal Protocollo ufficiale) è di 5 - 5,5 € × 80 - 100 coppie, ovvero oscilla tra gli 800 e i 1.100 €.

5.8.1 Abbattimento dei costi fissi

Il costo d’impianto dell’Area di Moltiplicazione è stato valutato in 46.452 €. A fronte di un investimento iniziale di tale portata, per i primi 3 anni si contrappone la scarsa quantità di parassiti sfarfallati dall’Area.

Le più consistenti voci di costo fisso sono rappresentate dall’impianto della struttura di contenimento e dall’acquisto degli astoni di castagno.

Un’alternativa alla realizzazione dell’Area di moltiplicazione in grado di abbattere i costi d’impianto, potrebbe essere, laddove si dispone di castagneti adulti isolati, l’adattamento allo scopo di aree già infestate da D. kuriphilus. La regione Piemonte, negli ultimi anni, dopo aver sperimentato varie soluzioni, si sta perlopiù rifacendo a questi impianti.

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Questo tipo di scelta consente di abbattere i costi fissi e una rapida entrata in produzione, che permette di bypassare l’annata necessaria all’infestazione artificiale dell’impianto.

Tuttavia, considerata la forte domanda nazionale del parassitoide, nei confronti dei quali il solo DIVAPRA di Torino si è finora trovato a prestare servizio, resta in gran parte insoddisfatta.

Inoltre, in caso dei siti di moltiplicazione in pieno campo, date le maggiori dimensioni delle piante da cui si raccoglie il materiale e la loro distribuzione su più ampie superfici, si ha un incremento dei costi di raccolta delle galle e, difficilmente, si potranno ottenere consistenti quantitativi del parassitoide, al contrario di aree di più modeste dimensioni, in cui esso si può concentrare.

Restano, infine, al momento poco chiari gli effetti di un organismo esotico, la cui importazione è stata estremamente rapida, nei confronti diretti dell’ecosistema nel quale è lanciato: solo da poco si stanno conducendo valutazioni d’impatto ambientale, relative all’interazione con altri entomofagi autoctoni.

5.8.2 Opportunità di investimento, riconversione e prospettive future

L’inserimento dell’Area di moltiplicazione all’interno di un’azienda - tipo lunigianese potrebbe rivelarsi un’interessante opportunità, sia in termini di multifunzionalità e salvaguardia del settore castanicolo locale, sia per quanto riguarda l'acquisizione di nuove conoscenze, sia per la possibilità di ottenere una remunerazione economica dalla vendita di coppie. La serra, una volta esaurito il compito di moltiplicazione, potrebbe inoltre essere convertita a vivaio, a ombrario, oppure se ne potrebbe prevedere l’espianto e la vendita, ceduando il castagneto e riconvertendolo alla produzione di assortimenti di legno.

Nella più ampia ottica economica del settore castanicolo, secondo quanto analizzato, la scelta che si pone per il conseguimento del fine ultimo, ovvero la risoluzione della problematica Cinipide, sta nella liberalizzazione del mercato di Torymus sinensis, che delinea due prospettive future:

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- consentire alle aziende che lo desiderano, l’inserimento delle Aree di Moltiplicazione nel proprio ordinamento colturale, in modo da incrementare l’offerta, far diminuire i costi e perseguire realisticamente l’obiettivo di accelerare la diffusione territoriale del Torimide;

- rendere la moltiplicazione e i lanci servizio nazionale, frammentato territorialmente, sulla base di un numero ritenuto sufficiente di Aree. Per abbattere i costi marginali e coordinare meglio le attività potrebbe essere organizzata una gestione coordinata delle fasi di laboratorio, facendole dirigere da centri specializzati, da individuare a livello regionale o provinciale.

La convenienza, dunque, dev’essere valutata non solo in termini economici e finanziari, ma anche in termini di prospettive e scelte di ampio respiro per il settore castanicolo. Si può, tramite l’Area di moltiplicazione, sia diversificare e arricchire il reddito di singole aziende, tramite l’attività di vendita delle coppie, oppure si può far ricadere l’utilità dell’Area in termini di benefici per la collettività e, dunque, insistere sul finanziamento e la gestione pubblica di quello che dovrebbe essere, per sua natura, un servizio piuttosto che un bene economico.

Appare chiaro come la detenzione delle tecniche di allevamento da parte di un unico ente (o pochi) non garantisca la produzione di quantità di parassitoidi sufficienti alla copertura territoriale, difatti le richieste di lancio fuori dal Piemonte, nei primi tre - quattro anni, sono state accolte sulla base dei quantitativi effettivamente disponibili, piuttosto bassi nei primi anni dell’impianto, a fronte di una durata complessiva degli interventi che, in teoria, non dovrebbe superare i venti anni (Moriya et al., 2002). Da ciò che si è finora osservato, il blando tasso di crescita delle popolazioni di T. sinensis durante i primi anni dal lancio, unito a una lenta dispersione, che diviene esponenziale solo col passare degli anni (Moriya et al., 2002), garantiscono una lenta copertura territoriale: ad esempio, due siti di rilascio in pieno campo posti a una distanza di 8 km l’uno dall’altro vedono la congiunzione delle popolazioni del parassitoide in 5 anni, mentre due siti a 20 km di distanza in 7 anni (Comitato Tecnico Locale Provincia di Cuneo, 2008).

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Dunque, l’unico modo per soddisfare le crescenti quantità richieste, anche in previsione della recente diffusione di D. kuriphilus nelle regioni meridionali, considerata la lenta affermazione del parassitoide e nel rispetto degli interessi pubblici, consistenti, in questo caso, nella salvaguardia dell’ecosistema castagneto, appare l’intensificazione del numero di Aree di moltiplicazione, frammentandole territorialmente, ma mantenendo un loro coordinamento, consentendo l’autosufficienza nella produzione in tempi rapidi, prima che i danni al settore risultino tali da costringere l’abbandono degli impianti.