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CAPITOLO 2 Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu: il più importante agente di danno

2.7 La difesa biologica contro Dryocosmus kuriphilus

2.7.2 Importazione e diffusione di Torymus sinensis in Italia

Il controllo biologico dipende dalla messa a punto di piani strategici, specifici per ogni agente utilizzato. Si tratta di programmi a medio – lungo termine, generalmente piuttosto articolati sia da predisporre che da attuare e per i quali si può avere necessità di correzioni in corso d’opera. Difficilmente, tramite essi, si potrà essere tempestivi nel bloccare l’avanzamento di un fitofago o nel valutare i risultati ottenuti, a causa delle complesse interazioni che si devono instaurare tra i soggetti stessi e l’ecosistema. L’obiettivo è, di caso in caso, definire e indicare le strategie più opportune per instaurare un soddisfacente equilibrio interspecifico tra fitofago e parassitoide (Tiberi, 2009), giungendo a protocolli condivisi.

Altro aspetto fondamentale è la creazione di una fitta rete territoriale, che consenta la diffusione e la divulgazione dei risultati delle sperimentazioni e, in caso positivo, degli agenti di controllo stessi. Solitamente, chi mette a punto per primo un efficace protocollo e lo sperimenta localmente, acquisisce un bagaglio di nozioni tali da essere in grado di occuparsi, poi, della diffusione dell’organismo utile sul territorio.

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Grazie alla positiva e ben documentata esperienza giapponese che, nel corso di circa vent’anni, ha consentito il contenimento delle infestazioni (Quacchia et al., 2010a), in Italia, nel 2003, è stato avviato un progetto di difesa biologica, finanziato dalla Regione Piemonte e svolto dal DIVAPRA (Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali) - Settore Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente ‘C. Vidano’ dell’Università degli Studi di Torino, che prevedeva l’introduzione e la diffusione, mediante il metodo propagativo, di T. sinensis nelle aree della provincia di Cuneo, le prime in cui era stato segnalato il Cinipide e in cui l’infestazione aveva raggiunto livelli di allarme. L'esperienza del Piemonte ha delineato il modus operandi, a oggi adottato in molte regioni italiane. L’attività svolta nei 10 anni che ci separano dalla prima segnalazione di D. kuriphilus in Italia, può essere sintetizzata in 3 fasi susseguenti:

1) Valutazioni preliminari e creazione dei primi nuclei regionali di T. sinensis (2003 – 2005)

Il parassitoide è giunto in Italia all’interno di galle di D. kuriphilus, raccolte in Giappone, potenzialmente parassitizzate, fornite dai ricercatori del National Agricultural Research Center di Ibaraki, che, di anno in anno, ne ha fornite quantità variabili, fino al 2009, data in cui non è stato più necessario in quanto la raccolta delle galle italiane prodotte dai siti di moltiplicazione dislocati in Piemonte ha fornito gli esemplari necessari ai nuovi rilasci. Questo grazie anche all’avvenuta sincronizzazione dei cicli del parassita e dell’ospite (Gibbs et al., 2011; Quacchia et al., 2008) dopo primi tentativi non incoraggianti, che sembrava sconsigliassero l’utilizzo in pieno campo. Al contempo, sono stati organizzati dibattiti e convegni con esperti di tutto il mondo per lanciare l’allarme, sino ad allora in Italia a diffusione regionale, tramite i quali si è richiamata una sinergia tra istituzioni, ricerca e agricoltori, allo scopo di iniziare ad arginare l’emergenza (Comitato Tecnico Locale Provincia di Cuneo, 2004).

A seguito delle prime esperienze di rilascio di T. sinensis è stata messa a punto una strategia di allevamento denominata ‘Area di Moltiplicazione’, la quale prevede la predisposizione di un’area che funga da serbatoio biologico, all’interno della quale, a seguito dello sfarfallamento primaverile, sia possibile prelevare coppie di individui del parassitoide da diffondere in altre aree castanicole infestate da D. kuriphilus (Tiberi,

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2009). Essa è costituita da un appezzamento confinato, in cui sono inseriti astoni di castagno infestati dal Cinipide, sui quali si è iniziato a lanciare parte delle coppie di T. sinensis provenienti dal Giappone, coltivati sia a terra che in vaso, circondata da isolatori in rete di nylon a prova di insetto, al fine di garantire il lancio del parassitoide in ambiente semicontrollato (Comitato Tecnico Locale Provincia di Cuneo, 2004), come rappresentato in figura 19.

Dopo prove di laboratorio e semicampo preliminari, mirate a sincronizzare lo sfarfallamento di T. sinensis col ciclo biologico del Cinipide, a valutarne l’establishment e a produrre quantità significative, dal 2005 sono iniziati i lanci del parassita in pieno campo (tavola 3, figure 5, 6), in tre siti nei comuni di Peveragno, Boves e Robilante (Cuneo), indagando al contempo l’insediamento e la crescita di popolazione.

2) Consolidamento e ampliamento delle aree di moltiplicazione e lancio in Piemonte (2005 – 2007).

Figura 19 – Area di moltiplicazione di Torymus sinensis in struttura non protetta, presso Vivaio Regionale Piemonte ‘Gambarello’ di Chiusa Pesio (CN) (fonte: http://www.centrocastanicoltura.unito.it/attivita/Foto/insetti02.JPG).

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All’inizio sono stati creati pochi nuclei di insediamento del parassitoide sul territorio, lanciando quantità relativamente basse di parassitoidi – in relazione al grado d’infestazione del Cinipide – come in Giappone, dove da tempo si è ripristinato l’equilibrio (Comitato Tecnico Locale Provincia di Cuneo, 2007). Inoltre, le attività sono proseguite con il consolidamento, con nuove coppie di individui, delle aree già oggetto di lanci nelle annate precedenti, tenendo conto che, a determinate sex ratio, Torymus sinensis potrebbe riprodursi per partenogenesi telitoca, producendo cioè scarsi o nulli quantitativi di maschi, potenzialmente compromettendo l’allevamento (Comitato Tecnico Locale Provincia di Cuneo, 2007) a causa dei mancati accoppiamenti. Durante questo periodo è stato anche allestito, in collaborazione con la biofabbrica Bioplanet, un impianto per tentare l'allevamento massale di T. sinensis, abbandonato per mancato raggiungimento degli obiettivi dopo due stagioni.

3) Diffusione di T. sinensis nelle altre regioni (2008)

Parallelamente alla diffusione sul territorio italiano del fitofago, in seguito ai primi, positivi risultati in Piemonte (Quacchia et al., 2010a; Tiberi, 2009; Quacchia et al., 2008), sono nate collaborazioni con diverse regioni (Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Lombardia, Liguria, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna, Toscana, Veneto), per diffondere il limitatore, proseguendo, al contempo, le ricerche.

T. sinensis non è stato mai messo in vendita e la distribuzione sul territorio è effettuata dall’Università di Torino, in collaborazione con gli organismi preposti, Università, aziende regionali, servizi fitosanitari, tenendo conto dell’importanza della coltivazione del castagno nelle varie aree, in modo da favorirne la diffusione omogenea sul territorio infestato, anche perché i risultati sono tutt’altro che immediati. L’esperienza piemontese mostra che occorrono alcuni anni prima che le popolazioni raggiungano livelli tali da poter contrastare quelle del Cinipide e la presenza di galle diminuisca al punto di non risultare più dannosa economicamente.

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Tavola 3 – Torymus sinensis Kamijo

Figura 1 – Femmina di T. sinensis (fonte: http://www.centrocastanicoltura.unito.it/attivita/Foto/ insetti01.JPG).

Figura 2 – Maschio (sinistra) e femmina di T. sinensis (fonte: http://www.wwfpin erolese.it/wp-content/uploads/T.sinensis-maschio-e-femmina.jpg.

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Figura 3 – Femmina ovideponente di T. sinensis (fonte: http://www.wwfpi nerolese.it/wp-content/uploads/Torymus-ovideponente.jpg).

Figura 4 – Atto d’ovideposizione di T. sinensis su galla di D. kuriphilus (fonte: http://www.nat uramediterraneo.com/Public/data8/ellenne/TS_6.jpg_201242515146_TS_6.jpg.

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Figura 5 – Lancio di T. sinensis con provettone (fonte: http://www.naturamediterraneo.com/Publi c/data8/ellenne/TS_5.jpg_20124251522_TS_5.jpg.

Figura 6 – Dispersione di T. sinensis su foglie di castagno (fonte:http://www.terremarsicane.it/ sites/default/files/2013/insetti%20010_0.jpg).

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