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LE FONTI DEL LIBER CENSUUM E IL SUO CONTESTO CULTURALE

2.3 L’AUTORE: CENCIO CAMERARIO

Cencio, dopo essere stato canonico della chiesa di S. Maria Maggiore a Roma, fu scelto come camerario della sede apostolica da Clemente III nel 1188, e proseguì questo incarico sotto Celestino III. Il rapporto tra i due doveva essere stretto e di grande fiducia: Cencio era stato

cubicularius e poi procuratore di Giacinto di Bobone e quando questi divenne papa affidò al

camerario il compito di realizzare il Liber Censuum, lo nominò cardinale di Santa Lucia in Orthea nel 119393 e l’anno successivo gli affidò anche la guida della cancelleria, di cui in effetti Cencio sarà il titolare de facto pur non ricoprendo mai la carica ufficialmente.

Sappiamo qualcosa del rapporto tra Cencio e Celestino III anche grazie alla testimonianza di Burcardo di Ursperg, il quale riporta che Giacinto, quando era ancora cardinale, aveva affidato a Cencio il delicato compito di raccogliere i fondi necessari per compiere la sua terza legazione in Spagna94. La legazione non verrà portata a compimento a causa della morte di Clemente III e della conseguente elezione al soglio pontificio proprio di Giacinto, ma è comunque possibile dire che dal punto di vista della gestione delle finanze il futuro Celestino III faceva affidamento su Cencio. Durante il suo pontificato poi, Giacinto lo incaricò spesso del ruolo di uditore del tribunale curiale (il che ci può far supporre che il nostro fosse anche dotato di conoscenze giuridiche) nonché quello di mediatore in importanti trattative diplomatiche, ad esempio quando nel 1196, insieme ai cardinali Ottavio di Ostia e Pietro di S. Cecilia Cencio fu inviato ad incontrare l'imperatore Enrico VI vicino Roma, nella delicatissima fase in cui questi si apprestava a conquistare il Regno di Sicilia. Poco sappiamo e poco si può dire sui rapporti tra Cencio ed Innocenzo III. Certo sembra difficile ignorare il dato di fatto che il successore di Celestino III intervenne con decisione sulla carriera di Cencio, privandolo sia della carica di camerario che dei compiti di cancelliere (la concentrazione di tante responsabilità e conseguentemente tanto potere nelle mani di un solo cardinale doveva risultare sconsigliabile e in effetti nemmeno Cencio stesso come papa mantenne la divisione) fin dal 1198. Due anni dopo Cencio fu promosso cardinale prete del titolo dei SS. Giovanni e Paolo (la sua prima sottoscrizione con tale titolo risale al 4 luglio) ma nemmeno questa

92 L’attribuzione alle famiglie dei Savelli e dei Capocci sono state già da tempo dimostrate insostenibili: S.Carocci-M.

Vendittelli, voce di Onorio III in Enciclopedia dei Papi, Roma 2000; O. Capitani, voce di Onorio III in Enciclopedia Federiciana, Roma 2005;

93W.MALECZEK, Papst und Kardinalskollegium von 1191 bis 1216. Die Kardinäle unter Coelestin III. und Innocenz

III. in Publikationen des Historischen Instituts beim Österreichischen Kulturinstitut in Rom 6 (1984)

94 Burchardi praepositi Urspergensis Chronicon, ed. O.Holder-Egger/B.E. von Simson, MGH Scriptores rerum

germanicarum in usum scholarum 16, Hannover 1916 p.112 «quia, cum olim fuisset procurator cuiusdam cardinalis, Iacinti videlicet, qui postmodum fuit Celestinus papa, contigit, ut idem Iacintus a Clemente papa mitteretur in legatione ad partes Hispaniarum. Cumque se prepararet ad iter et non haberet pecunias, misit Honorium procuratorem suum, qui tunc Cencius dicebatur, per civitatem Romanam, quatenus mutuo acciperet sibi pecunias pro expensis et ad

nuova nomina sembra aver portato con sé nuove responsabilità di governo durante il pontificato di Innocenzo III e le stesse sottoscrizioni del nostro rimangono esigue95.

Negli anni precedenti alla sua ascesa al soglio pontificio anche Cencio, come Albino, si occupò di predicazione, compilando una raccolta di sessantasette sermoni che inviò, una volta divenuto pontefice, ai Domenicani di Bologna, a Cîteaux e al capitolo romano di S. Maria Maggiore96. Il lavoro di Cencio all’interno della camera apostolica diede il via ad una razionalizzazione delle risorse che investiva prima di tutto il campo economico: come è noto la curia romana si trovava in quegli anni a scontare i danni di una crisi finanziaria a cui si voleva porre rimedio prima di tutto definendo con la maggiore chiarezza e completezza possibili le spettanze del papato, i tributi regolari ad esso dovuti da enti laici ed ecclesiastici, i diritti di proprietà, i canoni d’affitto e tutto ciò che in merito era stato registrato nei pontificati precedenti, ma che ancora non aveva trovato una sistemazione razionale e facilmente consultabile e, quindi, “impugnabile”. Queste erano le necessità alla base di parte del materiale inserito nel Liber Censuum e in particolare (per quanto riguarda i tributi regolari) della sezione, composta dai primi sette quaterni, che dà il nome all’opera e di cui lo stesso Cencio, nel prologo della sua compilazione, chiarisce importanza e modalità di utilizzo all’interno della camera.97

Proviamo a fermarci un momento per fare, in estrema sintesi, il punto della situazione: nel 1192 il papato si trova ad affrontare una crisi economica dovuta all’incertezza relativa ai suoi diritti (causata da una confusa e disorganizzata registrazione degli stessi, senza contare l’ancora aperta questione dei diritti sull’eredità di Matilde di Canossa), al poco controllo materiale che è possibile esercitare sul Patrimonio di S. Pietro e alle fisiologiche difficoltà di gestione e razionalizzazione di un apparato burocratico in continua crescita. Questo stesso apparato però rappresenta anche il sintomo più evidente di quell’opera di miglioramento delle strutture politiche e gestionali in atto all’interno della Curia e di cui il lavoro di Cencio è un ottimo esempio. Dal punto di vista politico si

95La prima sottoscrizione di Cencio in qualità di cardinale diacono risale al 3 marzo 1193, mentre la prima dopo

l’elevazione al titolo presbiteriale da parte di Innocenzo III è del 22 maggio 1201; per le sottoscrizioni si veda Göttinger Abhandlungen 3 (1933-34) p.477 n.335 e Delisle, Mémoire sur les acted d’Innocent III in Bibliothèque del’Ecole des Chartes 19 (1958) p.38; sulla carriera di Cencio come cardinale H.TILLMANN, Ricerche sull’origine dei membri del collegio cardinalizio nel XII secolo in Rivista di Storia della Chiesa in Italia 29 (1975) p.391; V.PFAFF, Die Kardinäle unter Papst Cölestin III. in Zeitschrift der Savignystiftung für Rechtsgescichte. Kanonistische Abteliung 41 (1955) p.93

96 Per l’edizione di gran parte dei sermoni di Cencio: Opera Omnia Honorii III, ed. C.A. Horoy, Paris, 1879-1882. Si

vedano anche J.M.POWELL, Pastor Bonus: some evidence of Honorius III’s use of the sermons of pope Innocent III, «Speculum», 52 (1977), pp. 522-537; id., The prefatory letters to the sermons of pope Honorius III and the reform of preaching, «Rivista di storia della Chiesa in Italia», 33 (1979) pp.95-104; ID., Honorius III’s sermo in dedicatione ecclesie Lateranensis and the historical-liturgical traditions of the Lateran, «Archivum Historiae Pontificiae», 21 (1983), pp.195-209

97 Le Liber Censuum cit. vol. I p.2 «Novos census qui meo tempore in Romana fuerunt Ecclesia constituti vel amodo

statuentur in hoc volumine studiose depingens, ex hoc successoribus meis prestans | materiam universis qualiter de cetero usque ad exitum mundi census illos, qui suis de | novo temporibus statuentur, in eodem | volumine sufficientibus, ut estimo, spatiis adaptato sicut ego per dilectissimum meum W(illelmum) Rofio, Sancti Johannis Angeliacensis de Pictavia clericum, ejusdem camere ac cancellane | domini pape scriptorem, feci conscribi ipsi fajciant et notari;»

era giunti, dopo decenni di scontri, alla pace sia con l’Impero sia con il Senato romano, ma rimaneva aperta la questione del Regno di Sicilia che, vassallo della Sede Apostolica, rischiava però di passare nelle mani di Enrico VI.

Cencio, a capo della Camera Apostolica già da alcuni anni, era un buon rappresentante di quel nuovo, ampio gruppo di cardinali e in generale uomini della Curia che, grazie alla loro preparazione culturale, stavano dando una nuova impronta all’operato della Chiesa di Roma. Il camerario non era solo un esperto di finanze: furono utilizzate negli anni le sue competenze in ambito politico-diplomatico, in ambito giuridico e se non possiamo datare con certezza i suoi studi sulla predicazione fino al pontificato di Celestino III, di certo possiamo definirlo un esperto liturgista, come vedremo più avanti. Bisogna poi fare attenzione a non attribuire automaticamente il merito di tutto il lavoro al solo nome che “emerge”: come è stato efficacemente dimostrato grazie all’enorme lavoro compiuto sulla canonistica dal papato di Alessandro III98, soprattutto in questo periodo sarebbe più corretto parlare di “commissioni”, di lavori d’èquipe e come dimostra il caso di Albino non mancavano in Curia individui dotati delle competenze necessarie per contribuire ad un’opera come quella di Cencio.

Se si vuole tentare un’analisi del Liber Censuum Romanae Ecclesie99 è necessario

innanzitutto definire con precisione l’oggetto della ricerca, nello specifico il manoscritto originale (a cui hanno fatto seguito diverse copie a partire dal XIII secolo), Vat.Lat. 8486 realizzato all’interno della camera apostolica nel 1192.

98 A.J.DUGGAN, Master of the Decretals: A reassessment of Alexander III’s Contribution to Canon Law in Pope

Alexander III (1159-1181). The art of survival, Farnham-Burlington 2012 in particolare le pagine 386-387.