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FASCICOLI 14-18: IL CARTULARIO DELLA SEDE APOSTOLICA NEL

LA RIVOLUZIONE AMMINISTRATIVA: IL CARTULARIO COME STRUMENTO OPERATIVO

3.3 FASCICOLI 14-18: IL CARTULARIO DELLA SEDE APOSTOLICA NEL

NUMERAZIONE TESTO

71-73 Cartulario tratto dalla Collectio Canonum di Deusdedit (donazioni imperiali registrate nel Liber Pontificalis)

74 Estratto dal registro di Gregorio VII sui censi francesi 75-76 Aggiunte successive al 1192

77 Lodoviciano dell’817

78 Estratto dal privilegio di Ottone I del 962 79 Estratto dal privilegio di Enrico I del 1020 80 Constitutum Constantini

81 Concordato di Worms del 1122 82 Privilegio di Ottone I del 962 83 Privilegio di Enrico I del 1020

84 Convenzione tra Clemente III e il Senato Romano del 1188 85 Concordato di Costanza del 1152

86 Concordato di Benevento del 1156 87-88 Aggiunte successive al 1192

89 Innocenziano, infeudazione dell’eredità di Matilde di Canossa a Lotario II (1133) 90 Donazione di Matilde di Canossa del 1102

91-97 Dossier sul Patrimonium beati Petri di Eugenio III 98-120 Dossier sul Patrimonium beati Petri di Adriano IV 121-130 Dossier sul Patrimonium beati Petri

131-133 Estratti dal registro di Pasquale II sui beni della Chiesa 134 Estratto dal registro di Adriano IV su Monticchiello

135-140 Estratti dal registro di Pasquale II sulla sua prigionia, l’incoronazione di Enrico V e il concilio del 1113

141 Giuramento di Lotario III a Innocenzo II del 1133

142 Estratto dal registro di Adriano IV concernente il servitium stratoris 143 Estratto dal registro di Adriano IV riguardo Tivoli

144 Giuramento degli abitanti di Tivoli a Innocenzo II del 1143 145 Giuramento degli arcivescovi tratto dal registro di Gregorio VII

146-148 Formulario di giuramenti per i vescovi 149 Rituale di conferimento del pallio 150 Giuramento degli scismatici del 1177 151-152 Formulari di giuramenti per arcivescovi 153-155 Formulari di giuramenti per imperatori

156-157 Formulario di giuramenti per giudici e scriptores 158-159 Giuramento degli hostiarii al camerario

160 Ordo coronationis imperiale in forma abbreviata 161 Giuramento per i procuratores

162 Giuramento di Roberto il Guiscardo del 1059

163 Giuramento di Roberto il Guiscardo sul Patrimonium beati Petri del 1059 164 Giuramento di Roberto il Guiscardo sul Patrimonium beati Petri del 1080

Il carattere operativo della compilazione di Cencio si esprime secondo diversi gradi. Emerge innanzitutto dalla volontà, da parte del camerario, di agire efficacemente sulla capacità rivendicativa del papato in merito ai propri diritti e pertinenze all’interno del Patrimonium beati Petri, recuperando dagli archivi papali e rendendo facilmente accessibili una lunga serie di documenti. Vengono così selezionati per l’inserimento nel cosiddetto cartulario una serie di atti che contribuiscono a creare una sorta di mappa “ideale” del Patrimonium, partendo dalle sue origini: questo blocco documentario (siamo quindi all’inizio del quattordicesimo fascicolo, foglio 115 recto- 120 verso) si apre infatti con un lungo memoriale sulle donazioni e promesse di restituzione di territori ricevute a partire dai re Franchi e dai re Longobardi che il Liber Pontificalis aveva attestato e trasmesso fin dall’VIII secolo e, in particolare, dai pontificati di Stefano II e Adriano I117. Stiamo

parlando, si badi bene, di narrazioni, memorie trasmesse dallo stesso papato, non di documenti e atti ufficiali118. Mi riferisco qui nello specifico all’accordo, di cui rimane traccia solo nel Liber

Pontificalis, tra Adriano I (772-95) e Carlomagno del 781 che aveva fissato il confine nord del

Patrimonio a Radicofani e Acquapendente e quello sud a Ceprano.

117 Le Liber Censuum (cit.) pp.347-357;

118 Si tratta di brani estratti dal Liber Pontificalis e che Cencio con buona probabilità ricavò dai Digesta Pauperis

Scolaris Albini redatti solo pochi anni prima (1189) dal cardinale Albino. La nota immediatamente successiva alla rubrica “Ex Romano Pontificali” (presente nella prima copia del Liber Censuum, ma cancellata dal Vat.Lat.8486) rimanda alla fonte da cui Albino probabilmente trasse questi testi, ovvero la Collectio Canonum del cardinale Deusdedit (Vaticanus 3833, Vaticanus 1984, Parisinus 1458. Si veda anche E. Stevenson, Osservazioni sulla Collectio Canonum di Deusdedit in Archivio della R. Società Romana di Storia Patria, 8 (1885)); a queste narrazioni fanno seguito nel Liber Censuum attestazioni di proprietà di beni e diritti che risalgono la storia del papato fino alla fine dell’XI secolo, con una lunga serie di estratti dal registro di Gregorio VII.

Il primo documento effettivo trasmesso dalla memoria pontificia è invece il Lodoviciano, ovvero la donazione fatta da Ludovico il Pio a Pasquale I nell’817119, che fu a sua volta la base per

l’Ottoniano, il grande privilegio concesso da Ottone I120 a papa Giovanni XII il 13 febbraio del 962

e successivamente “sconfessato” da suo nipote, Ottone III, nel 1001121. E’ necessario tuttavia

precisare che Ottone III difficilmente avrebbe potuto disconoscere apertamente il privilegio concesso da suo nonno senza intaccare la sua memoria e di conseguenza l’onore della famiglia imperiale. E’ per questa ragione che nel privilegio con cui concedeva a Silvestro II otto comitati nell’area della Pentapoli, mascherava la donazione del nonno presentandola come la Donazione di Costantino, dichiarandone al contempo la falsità, più di cinque secoli prima di Lorenzo Valla. All’interno del Liber Censuum la donazione di Ottone III non è registrata. Verrebbe da pensare, più che ad una mancanza documentaria negli archivi papali, ad una volontà precisa di fondare la memoria dei privilegi imperiali su ciò che riportava il Liber Pontificalis e sulla linea di privilegi che partiva dal Hlodowicianum , piuttosto che su una donazione che negava l’essenza stessa del Patrimonio di S. Pietro, concedendo al papato solo una piccola serie di comitati, per giunta molto lontani da Roma122.

119 Per il testo del Hlodowicianum: Capitularia Regum Francorum, Monumenta Germaniae Historica, Leges, vol. 2

n.172 pp.352-555 e Le Liber Censuum (cit.) n. 77 pp. 363-365

120 Su Ottone I:H.KELLER , Die Kaiserkrönung Ottos des Großen. Voraussetzungen, Ergebnisse, Folgen in Otto der

Grosse. Magdeburg und Europa cur. M. Puhle, Mainz 2001; G.ALTHOFF, Die Kaiserkrönung Ottos des Großen 962 in Höhepunkte des Mittelalters cur. Georg Scheibelreiter, Darmstadt, 2004 pp. 256, 70-84; J.LAUDAGE, Otto der Große (912-973). Eine Biographie Regensburg, 2001; M.BECHER, Otto der Große. Kaiser und Reich. Eine

Biographie München, 2012; P.CHIESA, Così si costruisce un mostro. Giovanni XII nella cosiddetta «Historia Ottonis» di Liutprando di Cremona Faventia 21, 1 (1999) 85-102; P.E.SCHRAMM, Kaiser, Rom und Renovatio : Studien und Texte zur Geschichte des römischen Erneuerungsgedankens vom Ende des karolingischen Reiches bis zum

Investiturstreit, Leipzig/Berlin 1929; P.GOLINELLI, Adelaide regina santa d'Europa, Milano 2001;

G.ISABELLA, Modelli di regalità a confronto. L'«ordo coronationis» regio di Magonza e l'incoronazione regia di Ottone I in Widukindo di Corvey in Forme di potere nel pieno Medioevo (secc. VIII-XII). Dinamiche e

rappresentazioni cur. G.Isabella, Bologna, 2006 pp. 131, 39-56;

121 Per il rapporto tra Ottone III e il papato si sono tenuti presente, in particolare:; O.CAPITANI, «Reformatio Ecclesiae»:

a proposito di unità e identità nella costruzione dell'Europa medievale, Spoleto 2006; W.BRANDMÜLLER, Silvester II. - Römischer Primat an der Schwelle zum 2. Jahrtausend in Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo 104 (2002) pp. 1-29; N.D'ACUNTO «Nostrum Italicum regnum». Aspetti della politica italiana di Ottone III Milano, 2002; B.FAUVARQUE, Gerbert-Sylvestre II, Otton III et la politique d'expansion chrétienne: bilan de deux décennies de recherches in Gerberto d'Aurillac - Silvestro II. Linee per una sintesi. Atti del Convegno internazionale (Bobbio, Auditorium di S. Chiara, 11 settembre 2004) cur. Flavio G. Nuvolone, 2005 pp. 288, 239-83; P.RACINE, Gerberto nella politica del tempo in Gerbertus qui et Silvester, «minima gerbertiana» da Piacenza a Lovanio, e altri studi a 1000 anni dalla morte del Pontefice (12.V.1003) cur. F.G. Nuvolone, Bobbio 2002 pp. 107-15;G.ALTHOFF, die Ottonen,

Königsherrschaft ohne Staat, Stuttgart-Berlin-Köln 2000; ID., Otto III, Darmstadt 1996; K.F.WERNER, Gerbert dans les structures de l'Empire in Gerbert l'Européen. Actes du Colloque d'Aurillac, 4-7 juin 1996 cur. N.Charbonnel – J.E. Charbonnel – J.E. Iung, Aurillac 1997 pp. 363, 113-22; Germana Gandino ha messo in luce per la prima volta l’importanza della donazione di Ottone III a Silvestro II in G.GANDINO, Ruolo dei linguaggi e linguaggio dei ruoli. Ottone III, Silvestro II e un episodio delle relazioni tra impero e papato in G. Gandino, Contemplare l'ordine. Intellettuali e potenti dell'alto medioevo Napoli, 2004; Per l’Ottonianum si veda Monumenta Germiniae Historica, Constituones, n.12 pp.24-27 e, nel Liber Censuum, Le Liber Censuum (cit.) in forma ridotta n.78 pp. 365-366 e in versione integrale n.82 pp.368.370 mentre per la Donatio octo pentapoleos comitatuum Silvestro II facta: Monumenta Germaniae Historica, Constitutiones, n.26 p.54-56;

122 La storiografia ha riconosciuto ampiamente come le donazioni imperiali a partire da quella di Ludovico il Pio

Allo stesso modo non viene inserito un accordo che, in linea di principio, poteva essere di grande utilità per il papato nel 1192 e che era stato stretto con l’impero proprio da Giacinto di Bobone/Celestino III, ovvero la Restitutio Patrimonii Sancti Petri123, l’atto con cui a Strasburgo, il

3 aprile del 1189 (solo tre anni prima, si badi, ) Enrico VI aveva restituito al papato una serie di beni occupati pochi anni prima durante la sua prima discesa in Italia. I territori e i diritti restituiti riguardavano Petrignano, Cincelle, Orvieto, Viterbo, Corneto, Vetralla, Orte, Narni, Amelia, Tuscolo e Terracina. Come si vedrà anche nelle prossime pagine, tutti i diritti relativi sono attestati nel Liber Censuum da atti precedenti alla Restitutio, ed è a quella documentazione che Cencio vuole si risalga per eventuali necessità di rivendicazione, non ad una concessione imperiale che oltretutto avrebbe ricordato un’aggressione subito da parte di un interlocutore con cui, invece, si voleva mantenere la situazione di pace finalmente raggiunta dopo i decenni di scontro con Federico Barbarossa.

Sembra esservi quindi una scelta precisa alla base di quali documenti inserire e quali no, da parte del camerario. Viene da domandarsi però quale sia il significato della presenza nel Liber

Censuum di quei resoconti, con tutte le ambiguità che li contraddistinguevano (sia lessicali sia

giuridiche, poiché di quelle donazioni e promesse non è rimasta traccia, se non nella memoria che ne conservava il Liber Pontificalis124) in posizione preminente, all’inizio del cartulario di

effettiva rappresentatività della documentazione contenuta nel Liber Censuum e nelle raccolte su cui esso si basa, rispetto a ciò che doveva essere conservato nell’Archivio Vaticano si tengano comunque presenti le osservazioni di Carocci in S.CAROCCI, Feudo, vassallaggi e potere papale nello Stato della Chiesa (metà XI sec.-inizio XIII sec.) in Fiefs et féodalité dans l'Europe méridionale (Italie, France du Midi, Péninsule ibérique) du Xe au XIIIe siècle (Colloque international organisé par le Centre Européen d'Art et Civilisation Médiévale de Conques et l'Université de Toulouse- Le Mirail, Conques, 6-8 juillet 1998), Toulouse 2002, pp. 43-73: “Ora, queste raccolte sono frutto di un duplice processo di selezione. Vi è stata forse una selezione operata a valle, dai compilatori, che possono avere escluso dalla loro raccolta documenti ritenuti lesivi dei diritti papali (ad esempio le concessioni di feudi nel frattempo ritornati alla Chiesa). Ma vi è stata, innanzitutto, una selezione operata a monte, all’origine, a causa delle prassi di documentazione in uso nella cancelleria pontificia. Solo una minoranza dei documenti papali era infatti oggetto, nel XII secolo, di registrazione. E poiché Cencio camerario e i suoi precursori attinsero di preferenza proprio ai registri papali, ricorrendo solo eccezionalmente agli originali che pure si conservavano negli archivi della Curia, appare probabile che un numero imprecisato di concessioni beneficiarie e di vassallaggi non abbia trovato posto nelle loro raccolte. Pur nella ristrettezza del campione disponibile, i casi sicuri di omissione sono piuttosto numerosi: l’infeudazione di Ariccia del 1178 ci è nota esclusivamente dal documento originale, tuttora conservato nell’Archivio Vaticano; quella di Palazzolo e dei tre castelli vicini, anteriore al 1170, è testimoniata da due lettere di Innocenzo III; l’infeudazione di Guarcino del 1154-59 è menzionata solo nel 1263, allorché gli eredi degli antichi feudatari esibirono ad Urbano IV il documento originale di concessione; le locationes di Frosinone di Giovanni XIX e Pasquale II sono conosciute attraverso il rinnovo di Innocenzo III, come pure solo in fonti relative a questo pontificato compaiono per la prima volta la concessione di Vicovaro, Burdella e Cantalupo agli Orsini e quella di Terracina ai Frangipane; infine, caso limite, l’esistenza di feuda militum pontifici in Lariano è ricordata nelle fonti soltanto nel 1403! Vi sarebbero elementi per un atteggiamento molto scettico circa la rappresentatività delle fonti disponibili se non ci soccorresse la vertiginosa crescita della

documentazione pontificia che ha luogo con Innocenzo III: la base documentaria diviene allora tale da permettere, se non un vero censimento regressivo delle concessioni di castelli papali del XII secolo, almeno una ricognizione vasta: ed indica che le attestazioni fornite dal Liber censuum e dalle altre raccolte sono sì lacunose, ma comunque nel complesso rappresentative.”

123 MGH, Constitutiones, vol. 1, n. 322 pp.460-61;

124 Come sostenuto da Cantarella “I testi per la fondazione del Patrimonio sono un intrico di ambiguità, accumulazioni e

riferimento della Sede Apostolica e seguiti dai privilegi imperiali su cui il papato aveva sempre basato le proprie rivendicazioni. Al 1192 quei testi potevano rappresentare uno strumento giuridico valido per la rivendicazione di territori e diritti di vario genere? Molto probabilmente no, nella stessa maniera in cui non poteva più essere spendibile in quel senso, se mai lo era stato, il

Constitutum Constantini. Eppure queste memorie sono tutte inserite in una compilazione pensata

per essere il punto di riferimento, per il papato, riguardo le proprie spettanze.

La mia impressione è che questo tipo di testi contribuiscano, insieme alla cronache e agli altri brani letterari inseriti da Cencio nella sua compilazione, alla formazione di una memoria “ufficiosa” del papato e alla definizione di un’identità precisa, soprattutto in relazione al potere laico. Dobbiamo infatti ricordare che il Liber Censuum, a differenza del Liber Pontificalis, non era pensato per una diffusione fuori dagli uffici della Camera Apostolica, ma era piuttosto uno strumento di lavoro. Uno strumento che però doveva servire anche alla costruzione della memoria del papato così come la si intendeva in curia negli anni di Celestino III: non più le vite del Liber Pontificalis ma nemmeno la narrazione intervallata da documenti realizzata da Bosone. Cencio propone un nuovo sistema di costruzione della memoria e per questo vengono inseriti anche il Constitum Constantini (di cui si parlerà più diffusamente nel quinto capitolo) e il concordato di Worms del 1122, due testi che segnavano punti fondamentali di ciò che era il papato alla fine del XII secolo.

A questa serie di privilegi imperiali fa seguito, nel cartulario, un blocco distinto di tre documenti che segnano una sorta di “road map” della politica pontificia in quel momento.

passato e l’indicazione di quale vuol essere il prossimo futuro del papato, certificato e autenticato dal passato.” G.M. CANTARELLA-V.POLONIO-R.RUSCONI, Chiesa, chiese, movimenti religiosi, Bari 2001