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LE FONTI DEL LIBER CENSUUM E IL SUO CONTESTO CULTURALE

2.5 DEFINIZIONE DELLA FONTE

Cosa contiene il Manoscritto Vaticano Latino 8486? È una domanda più complessa di quanto si potrebbe pensare. Sappiamo cosa contiene oggi, ma trattandosi di un testo per così dire “aperto”, pensato per essere aggiornato con il passare del tempo e a seconda dei bisogni della camera pontificia, è difficile evidenziare con sicurezza le diverse “stratificazioni” dei materiali, ovvero quando di volta in volta furono inseriti nuovi documenti101. L’unica certezza assoluta che si ha a riguardo, perché è lo stesso Cencio a informarci di ciò nel prologo della sua opera, è che il vero e proprio “libro dei censi” (ovvero l’elenco delle imposte regolari dovute al papato da chiese, monasteri ma anche singoli laici, comunità cittadine e regnanti) fu redatto nel 1192 dallo scriptor Guglielmo Rofio. Attraverso l’analisi paleografica del testo la storiografia è riuscita tuttavia a definire con una certa precisione il contenuto dell’opera nel 1192, ovvero quali siano i fascicoli che Cencio aveva raccolto e sistemato nel momento in cui scrisse la prefazione.

Gli editori del Liber Censuum, Fabre e Duchesne, attribuirono alla stessa mano che aveva compilato il libro dei censi, consistente in sette fascicoli, anche i successivi undici, datando così questo primo blocco al 1192. Oltre a questi diciotto fascicoli che potremmo definire “iniziali” sono oggi presenti nel manoscritto altri quattordici fascicoli inseriti di seguito al diciottesimo e due inseriti in testa alla compilazione, prima ancora del prologo redatto da Cencio, mentre i fascicoli X e XI non sono più all’interno del codice. Reinhard Elze102 mise in discussione l’attribuzione di tutto

il nucleo del 1192 alla mano di Guglielmo Rofio, evidenziando come un secondo, anonimo copista dovesse essersi sostituito allo scriptor di Cencio nella redazione dei fascicoli dal XIV al XVIII. Un ulteriore approfondimento è stato fornito in anni più recenti da Tillman Schmidt103, che ha ritrovato il decimo fascicolo all’interno di un codice della Biblioteca Nazionale di Parigi. Lo studioso ha dimostrato così come sia possibile individuare almeno quattro mani diverse all’interno dei diciotto fascicoli che compongono il nucleo del Liber Censuum datato al 1192, corrispondenti a dei ben definibili blocchi di testi (ovvero i fascicoli I-VII; VIII-IX; X-XIII; XIV-XVIII).

101 Le Liber Censuum (cit.) Per uno sguardo introduttivo sulla composizione del manoscritto Vat.Lat. 8486 e delle sue

copie si veda il volume introduttivo dell’edizione di Fabre e Duchesne; per il Vat.Lat.8486 in particolare T.MONTECCHI

PALAZZI, Cencius camerarius (cit.); V.PFAFF, Der Liber Censuum von 1192 (Die im Jahre 1192 der Kurie

Zinspflichtigen) in Vierteljahrsschrift für Sozial- und Wirtschaftsgeschichte, 44 (1957) pp. 78-96, 105-20, 220-48, 325- 51

102 R.ELZE., Der Liber Censuum des Cencius (Cod. Vat.Lat. 8486) von 1192 bis 1228. Zur Überlieferung des

Kaisergrönungsordo Cencius II in B. Schimmelpfenning, R. Elze, (cur.) Päpste, Kaiser, Könige und die mittelalterliche Herrschaftssymbolik, , Londra, 1982

103 T.SCHMIDT, Die alteste uberlieferung von Cencius’ ordo Romanus in Quellen und Forschungen aus italienischen

Tutte le diverse mani che hanno realizzato i primi diciotto fascicoli vengono comunque considerate come risalenti al periodo di pontificato di Celestino III104 e ciò risulta d’altronde

coerente con il funzionamento di un organo come la camera apostolica, dove si possono immaginare al lavoro diversi scriptores contemporaneamente, soprattutto su un’opera imponente come il Liber Censuum.

Nel nucleo definibile originale la compilazione conserva, come già detto, il vero e proprio libro dei censi, che occupa i primi sette fascicoli, poco più di un terzo dell’opera.

l’ottavo contiene la lista dei 7 episcopati suburbicari di Roma e l’elenco delle sedi vescovili e dei monasteri direttamente dipendenti dalla Sede Apostolica.

nel nono fascicolo sono stati copiati i Mirabilia Urbis Romae, una descrizione di Roma dal punto di vista monumentale corredata di narrazioni e leggende che collegavano la città dei tempi degli imperatori e in particolare di Costantino con la Roma papale, tracciando in questo senso una linea di continuità tra i due periodi, funzionale all’immagine del pontefice come erede della potenza imperiale secondo la teoria dell’imitatio imperii; e una descrizione dell’Italia tratta dalla Historia

Ecclesiastica di Ugo di Fleury; dossiers riguardanti i beni patrimoniali del papato (il Patrimonium beati Petri) in Italia.

Il decimo e l’undicesimo in base agli studi di Schmidt contenevano l’Ordo Romanus, ovvero i cerimoniali relativi alle processioni presiedute dal papa durante l’anno liturgico a Roma.

nel dodicesimo e tredicesimo fascicolo si trovano invece due cronache pontificie: la prima terminante con il pontificato di Celestino III mentre la seconda con quello di Eugenio III.

Gli ultimi cinque fascicoli, dal XIV al XVIII, contengono una grande varietà di materiali che gli editori hanno raccolto sotto la definizione unica di “cartulario”; al suo interno troviamo concordati, privilegi imperiali, raccolte di transazioni finanziarie, donazioni ma anche narrazioni di particolari episodi relativi al rapporto tra papi e imperatori e formulari per giuramenti.

Ciò che emerge anche soltanto da una superficiale osservazione dell’opera è quindi una forte varietà nei generi e nei contenuti dei materiali raccolti e fatti trascrivere dal camerario Cencio. La presenza di testi narrativi, liturgici, cronachistici rende difficile “rinchiudere” il Liber Censuum nella stringente definizione di registro amministrativo. Quale può essere, allora, il senso dell’inserimento di materiali tanto diversi? Quali i messaggi che si volevano veicolare attraverso le logiche compositive messe in atto?

L’ipotesi che cercherò di dimostrare in questo lavoro è che questa raccolta estremamente eterogenea vada letta come un insieme coerente di blocchi di materiali distinti ma che dialogano tra loro, creati e giustapposti con logiche compositive precise e intenti programmatici individuabili.

Il Liber Censuum sembra rispondere a esigenze molto diverse tra loro attraverso la conservazione e l’aggiornamento di materiali di svariato genere: per fare un esempio, i testi narrativi e liturgici si incentrano soprattutto sull’auto-rappresentazione del papato basata su una costruzione ideologica che ruota attorno al concetto di Imitatio Imperii nel rapporto con l’Imperatore e nell’importanza di Roma per il papato. Un altro possibile “grimaldello interpretativo”, e sarà questo lo strumento di analisi che adotterò in questo capitolo per provare a cogliere le coerenze della costruzione del Liber Censuum, è quello che ho riassunto nella parola- chiave di “operatività”.

CAPITOLO 3

LA RIVOLUZIONE AMMINISTRATIVA: IL CARTULARIO