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FASCICOLO 10: L’ORDO ROMANUS COME STRUMENTO DI PROPAGANDA NEI PRIMI ANNI DEL RITORNO A ROMA

LA COSTRUZIONE DI UNA MEMORIA TRIONFANTE: IMITATIO IMPERII E PRIMATO PAPALE NEL LIBER CENSUUM

5.2 FASCICOLO 10: L’ORDO ROMANUS COME STRUMENTO DI PROPAGANDA NEI PRIMI ANNI DEL RITORNO A ROMA

Un altro aspetto dell’importanza dei Mirabilia rispetto al ritorno a Roma del papato è il modo in cui la descrizione di Roma “dialoga” con un’altra sezione del Liber Censuum, ovvero l’Ordo Romanus319. Trattandosi di processioni liturgiche, sia che partano da S. Pietro sia che

partano dal Laterano, i testi contenuti nell’Ordo Romanus possono in qualche modo essere definiti come degli itinerari attraverso la città di Roma. Itinerari che dovevano contribuire a costruire una geografia rituale della città, a segnare la presenza e il ruolo del pontefice nell’Urbe320anche agli occhi dei suoi abitanti. Si trattava di un sistema per riaffermare l’autorità del pontefice in città, una necessità ancora più sentita nel momento in cui il papato era da poco rientrato stabilmente nell’Urbe. Le processioni spesso coinvolgevano tutta l’Urbe, poiché né il Laterano né il Vaticano erano situati in aree abitate di Roma (la città Leonina era sicuramente popolata, ma era chiaramente percepita come distinta dall’Urbe da molti punti di vista), ma le quattordici stationes annuali di San Pietro implicavano processioni che attraversavano il centro urbano, in maggioranza lungo la via Sacra.

Solo le processioni che dal Laterano si dirigevano direttamente a S. Maria Maggiore, S. Croce in Gerusalemme e S. Lorenzo fuori le Mura attraversavano esclusivamente il “disabitato”, la parte orientale, appena popolata, di Roma. A parte queste occasioni, il passaggio regolare di ampi gruppi di religiosi segnava l’esperienza di ogni abitante della città.

Il sistema stazionale dell’adorazione a Roma,introdotto nella tarda antichità e pienamente sviluppato all’inizio dell’ottavo secolo, presentava il papa come il centro della vita cerimoniale della città. Durante molte domeniche ed importanti festività il papa si muoveva in processione da e verso luoghi definiti per la messa, mostrandosi come alto sacerdote e governatore della città, con l’enfasi che si spostava da uno all’altro a seconda del significato liturgico dell’occasione. Mentre alcuni degli ordines datati all’ottavo e nono secolo forniscono brevi dettagli dell’attività processionale, mancano totalmente dettagli per il decimo e undicesimo secolo. Durante il dodicesimo secolo, furono tuttavia compilati diversi manuali per il cerimoniale papale che non solo forniscono informazioni dettagliate del ciclo stazionale annuale e delle sue processioni, ma

319 Come detto in precedenza la raccolta delle cerimonie e processioni liturgiche presiedute dal pontefice a Roma nota

come Ordo Romanus non è più presente nel Liber Censuum. Ci si baserà qui sull’edizione della prima copia di quei cerimoniali, contenuta nel MS. Ricc.228. Romanus ordo de consuetudinibus et observantiis, prebsyterio videlicet scolarum et aliis Romane ecclesie in precipuis sollempnitatibus. Le Liber Censuum (cit.) n.57 pp.290-311;

320 C.WICKHAM, Roma medievale, crisi e stabilità di una città. 900-1150, Roma 2013 pp.376-405 che sottolinea come

“la tradizione delle processioni…portasse regolarmente il papa e la Curia nelle strade, in pubblico e come attraesse il popolus romano dentro un mondo rituale volto a sottolineare il dominio papale sulla città” p. 475; J.A.LATHAM, the ritual construction of Rome, Phd tesys, University of California 2007; J.F.BALDOVIN, The urban character of Christian worship, Roma 1987;

incorporano resoconti non solo del rituale privato e sacrale, ma anche di quello pubblico e popolare legato all’ingresso del papa in città. Emerge un’immagine di come il papa usasse cerimoniali pubblici spettacolari per articolare la propria relazione politica e spirituale con i Romani e i propri legami fisici e simbolici con la città di Roma321.

Per quanto riguarda la capacità comunicativa del cerimoniale liturgico a Roma non si deve sottovalutare il significato del termine populus che incontriamo in questi testi, poiché esso comprendeva con tutta probabilità non solo (come avviene più frequentemente nelle fonti medievali) gli individui o gruppi di individui dotati di potere politico in città, ma probabilmente tutti i membri del laicato che fossero nella possibilità di partecipare alle cerimonie322. Il populus stesso rientrava, in alcune circostanze, nello svolgimento della cerimonia come quando, durante la celebrazione della messa del Giovedì Santo, il pontefice stesso amministrava la comunione ai fedeli:

“Postquam vero dixerit Pax Domini sit semper vobiscum communicat solus pontifex ante altare, et diaconus confirmat eum cum calice illa tantummodo die. Quibus expletis, pontifex ablutis manibus venit ante altare et communicat populum ordine suo et servat de sancta in crastinum in corporale323”.

Che le cerimonie e processioni liturgiche descritte nell’Ordo di Cencio potessero giocare un ruolo simbolico nell’esaltazione del pontefice agli occhi dei cittadini dell’Urbe sembra emergere anche dal modo in cui il camerario costruisce la processione di ritorno dal Vaticano durante il Lunedì di Pasqua, seguendo il modello del corteo previsto in seguito all’elezione e consacrazione del papa: i maiorentes gettavano monete al popolo per tenere sgombro il passaggio, seguiti dai cavalieri draconarii portatori dei vexilla, dalla croce papale portata da un suddiacono, poi dai due prefetti navali, dal clero composto nell’ordine dai vescovi provenienti da fuori Roma, dai cardinali (sacerdoti e vescovi) e dagli abati dei monasteri cittadini, dagli advocati e dagli scriniarii, dalla scola cantorum e dai suddiaconi e infine dai cardinali diaconi, dall’arcidiacono e dal regionarius. Chiudeva la processione, ovviamente, il pontefice a cavallo324. La scenografia era la stessa per il Lunedì di Pasqua e per l’incoronazione del pontefice: il corteo passava sotto una serie di archi cerimoniali fatti erigere dagli abitanti degli edifici circostanti. Albino, nell’Ordo da lui fatto

321 S.TWYMAN, papal ceremonial at Rome in the twelfth century, London 2002 p.23 322 Roma medievale (cit.) pp.379-380

323 Le Liber Censuum (cit.) p. 295 Si veda anche S. De Blaauw, The solitary celebration of the supreme pontiff. The

Lateran Basilica as the new temple in the medieval liturgy of Maundy Thursday in Omnes circumadstantes. Contributions towards a History of the Role of the People in the Liturgy. Presented to Herman Wegman on the Occasion of his Retirement from the Chair of History of Liturgy and Theology in the Katholieke Theologische Universiteit Utrecht cur. C.M.A. Caspers – M. Schneiders, Kampen, 1990 pp. 120-43

registrare nei Digesta, specifica che questi archi erano fatti di corde sospese tra i palazzi a cui venivano appesi tessuti, gioielli e turiboli. Cencio, informato anche su aspetti economici, specifica che alle chiese che fornivano i turiboli dovevano essere distribuite 33 lire325. Questa era solo una

parte della spesa, che per questa festività ammontava ad un totale di 100 lire circa. Una spesa ingente se si pensa che a questa altezza cronologica il costo di un’abitazione urbana si aggirava intorno alle 5 lire326. Una cifra considerevole dunque, a cui bisogna aggiungere i diversi donativi che la Curia offriva alle scolae nelle festività di Natale e Pasqua. Queste associazioni sono registrate nel Liber Censuum327 in numero di diciassette, tra cui gli adextratores (staffieri), i fiolarii (produttori di fiale di vetro), i bandonarii (produttori di bandiere). Il ruolo di questi ultimi è particolarmente importante per il tipo di immaginario che si voleva creare durante le processioni: Tutti e tre gli autori (Benedetto, Albino, Cencio) menzionano infatti i vessilliferi dei dodici borghi cittadini, che conducevano con sé i loro vexilla e bandona. Il corteo papale si trasformava così inevitabilmente in una processione di vessilli, un’esibizione teatrale le cui origini sono ancora una volta da ricercarsi in ambito profano, in particolare in quello militare. Il papa che cavalca con le insegne del suo potere, circondato dalle autorità spirituali e temporali, costituiva l’espressione tangibile dell’episcopus imperialis, di cui si parlava nel Constitutum Constantini.

Ma c’era comunque un incrocio con la più ampia società civile, dato che nel 1192 i ferrarii di Colonna, i calderarii, i carbonarii e i mutatores rappresentavano gruppi artigiani molto comuni. Questo elenco sottolinea quindi gli stretti legami tra queste associazioni e il cerimoniale della corte papale che coinvolgeva una larga porzione della società romana e ci permette di avere un’idea della spesa che il papato era disposto ad affrontare per trasmettere l’immagine del proprio ruolo all’interno della città. D’altronde un’attenzione particolare alle finanze non è inusuale in un ordo redatto dal camerario della sede apostolica: è possibile infatti individuare diversi aspetti di novità nell’ordo di Cencio, relativi ai suoi compiti di camerario. Ad esempio, se riguardo il presbyterium (il dono in denaro fatto ai membri dell’entourage papale e altri importanti romani durante le festività) negli ordines di inizio secolo erano presenti solo brevi liste, Cencio include nel suo lavoro una serie di capitoli che si riferiscono specificatamente al camerario nella sua funzione di dispensatore di questa remunerazione328. L’ordo di Cencio per l’elezione e la consacrazione è inoltre singolare perché contiene un appendice che fornisce direttive per la procedura cerimoniale da osservare nel caso di irregolarità nel processo di inaugurazione papale329. E’ in questa sezione della compilazione che Cencio, e solo lui tra i codificatori del XII secolo, fornisce rubriche per

325 Ibid. pp. 124 vol. 2 e 299-304 vol.I 326 Roma medievale (cit.) p.384 327 Le Liber Censuum (cit.) pp.304-306 328 Le Liber Censuum (cit.) pp.299-307 329 Ibid. pp. 312-313

l’adventus di un papa che arrivi a Roma per la prima volta dopo essere stato eletto altrove. E’ molto importante questa attenzione a definire la procedura in casi specifici e delicati: così come si è visto per quanto riguarda i formulari di giuramenti ma anche nell’attenta definizione dei doveri dell’imperatore nei confronti del pontefice, uno degli intenti dell’intera opera è quello di definire una più precisa strutturazione delle procedure.

In particolare connessione con il momento in cui scrive Cencio, l’ordo che egli propone nel

Liber Censuum è non solo una chiara espressione dell’importanza che il ritorno a Roma rivestiva

per il papato in quel momento così delicato, ma anche un sistema di codificazione delle procedure relative ai riti da condurre successivamente all’elezione di un nuovo pontefice: nel cerimoniale elaborato da Cencio per l’elezione e la consacrazione del pontefice, viene stabilito in effetti uno specifico rituale per l’accoglienza di un pontefice appena eletto che provenga da fuori Roma. Nel 1192 ci si trova alla fine di un periodo di più di trent’anni durante il quale non uno dei cinque papi era stato consacrato a Roma e solo uno, Alessandro III, era stato eletto lì. Nel secolo precedente, su un totale di sedici papi, di sei si sa che furono eletti e consacrati a Roma, tre furono eletti a Roma ma consacrati altrove, e diversi altri non furono in grado di completare le cerimonie nei luoghi tradizionali perché pontefici rivali o fazioni ribelli ne avevano preso il controllo. Se a questo si aggiungono gli scontri e gli scismi dovuti a doppie elezioni durante il XII secolo, è evidente l’utilità che poteva rivestire una descrizione del protocollo da osservare nel caso di irregolarità nella procedura inaugurale. E’ necessario specificare comunque che tutte le problematiche a cui il testo di Cencio (e l’ordine procedurale che lo caratterizza) tentano di porre rimedio non sono ricordate in nessuna parte del testo stesso. Per questo ho definito l’opera del camerario una costruzione della memoria e una rivoluzione amministrativa: la memoria pontificia viene ricostruita, per così dire, da zero. Priva di qualunque elemento di debolezza o di sconfitta. Rimangono le procedure, gli strumenti atti a impedire il ripresentarsi di quelle problematiche la cui memoria veniva contestualmente cancellata.

Tornando alle direttive di Cencio, esse riguardano la possibilità che l’elezione abbia avuto luogo sia a San Pietro che al Laterano330. Ma più significativamente offre istruzioni per la procedura da osservare quando un papa arriva per la prima volta a Roma.

330 solo di due elezioni sappiamo che abbiano avuto luogo a San Pietro nel XII secolo. Una fu quella contestata di

Alessandro III e l’altra quella di Adriano IV. La procedura osservata durante la seconda metà del XII secolo per l’elezione del pontefice a Roma era la seguente: dopo aver osservato un lutto di tre giorni per il papa che era morto, i cardinali si riunivano per eleggere un successore. Una volta che la decisione era stata presa il nuovo papa veniva rivestito del mantello di porpora e il suo nome pontificale veniva annunciato. Egli era poi condotto al Laterano dove, circondato dai cardinali, veniva presentato alla popolazione per la prima volta. Seduto sulla sedes stercorata, situato di fronte alla basilica Lateranenese, distribuiva doni. Il nuovo papa veniva condotto attraverso il portico della basilica e acclamato dalla popolazione. Entrava nella basilica, si approcciava all’altare maggiore e si prostrava in preghiera. Veniva condotto dai cardinali vescovi alla sede oltre l’altare maggiore e veniva intronizzato. Il papa lasciava poi la basilica e cominciava il lungo processo di installazione nel palazzo del Laterano. La domenica seguente attraversava la

Cencio mette in grande risalto l’importanza del luogo in cui il pontefice arriva una volta entrato nell’Urbe. Mentre la ricezione extra-muraria era la stessa sia che il papa entrasse vicino il Laterano sia che entrasse vicino San Pietro, è chiaro che il rituale era differente. Nel primo caso veniva portato direttamente alla chiesa del Salvatore, dove prendeva posto sulla sede stercorata. Poi entrava nella basilica e pregava all’altare prima di essere intronizzato sulla sede episcopale. Solo dopo queste azioni poteva prendere possesso del palazzo del Laterano. Nel 1165, ad esempio, Alessandro III era stato ricevuto vicino al cancello del Laterano e condotto alla basilica episcopale e poi al palazzo331. Ma secondo Cencio, un papa che entrasse nella città vicino San Pietro doveva affrontare un considerevole ritardo nel procedimento delle cerimonie di inaugurazione. Essendo stato condotto alla Basilica petrina, doveva rimanere lì durante la notte e solo il giorno seguente avrebbe potuto celebrare la messa e passare attraverso la città, non coronato, fino al Laterano, dove la presa di possesso della basilica e del palazzo poteva cominciare.

L’importanza di un adventus nel momento dell’ascesa al soglio pontificio emerse in particolare nel periodo tra il 1048 e il 1057, quando Enrico III nominò papi una serie di vescovi del regno. In quella situazione la ricezione papale forniva l’opportunità ai romani di ratificare la scelta del candidato e dimostrare il loro consenso al suo governo. Questo era ancora il senso della cerimonia al tempo di Callisto II. Quando il pontefice entrò in Roma nel 1120 le procedure che seguirono il suo arrivo furono chiaramente differenti dalle direttive di Cencio.

Callisto evidentemente andò direttamente a San Pietro, dove fu intronizzato. Nella lettera a Stefano, il suo legato, il papa stesso dice che fu incoronato appena entrato a Roma e senza aspettare oltre attraversò la città fino al Laterano.

Alla fine del XII secolo, l’adventus a Roma legato all’ascesa al soglio pontificio fu codificato da Cencio. Come sembra, tra l’arrivo di Callisto e la codificazione di Cencio fu realizzato una significativa evoluzione nel rituale di accesso papale. Questo cambio richiedeva che un papa che fosse stato eletto e consacrato fuori Roma dovesse raggiungere il Laterano e compiere certi riti là prima che la sua inaugurazione potesse essere completata. Le rubriche di Cencio suggeriscono infatti che la cerimonia aveva subito un cambio di significato e che l’adventus doveva essere combinato con un altro rituale, la visita alla sedes stercorata, prima che un papa che fosse stato eletto e consacrato fuori Roma potesse essere riconosciuto come signore della città.

Per Cencio, un pontefice eletto fuori Roma doveva fare esperienza di tutti i rituali tradizionali che avrebbe dovuto compiere se fosse stato eletto nella sua sede episcopale. Un papa consacrato doveva fare molti dei rituali tradizionali ma, in questo caso, la loro sequenza presentava dei problemi per

città fino a San Pietro dove veniva consacrato, o benedetto se era già un vescovo, e poi incoronato sui gradini della chiesa. La cerimonia si concludeva con una processione attraverso le strade della città per tornare al Laterano.

Cencio. Quando un papa consacrato arrivava a Roma era accolto con il rituale di ricezione; ma la procedura dipendeva dal luogo dal quale il pontefice accedeva. Cencio accetta che l’intronizzazione possa avere luogo a San Pietro. La domenica seguente il processo di incoronazione e consacrazione dovevano avere luogo in situ, e solo quando erano completati il papa doveva andare al Laterano. Quando elezione e consacrazione avevano luogo a Roma, l’ordine nel quale il rituale era osservato era meno importante di quando l’ascesa al soglio aveva avuto luogo fuori dalla città. Più precisamente, se un papa veniva eletto in San Pietro, l’atto di presa di possesso del Laterano, tradizionalmente la prima cerimonia dopo l’elezione, poteva essere convenientemente spostato alla fine del processo. Ma questo non poteva accadere se un papa era stato eletto altrove ed entrava vicino San Pietro: riguardo i rituali che potevano essere compiuti una volta che il papa appena arrivato era entrato a San Pietro, Cencio prescrive che ogni cosa sia compiuta esattamente come se ci si trovasse all’interno della basilica lateranense. Egli si riferisce alla prostrazione davanti all’altare e all’intronizzazione delle sede episcopale, azioni che seguivano immediatamente l’annuncio del papa eletto quando l’elezione aveva luogo a Roma. Ma il camerario fa un particolare riferimento alla sede stercorata, una cattedra che era situata al Laterano: descrivendo gli eventi che seguono un elezione basata a Roma tenuta al Laterano, Cencio indica che la prostrazione all’altare e l’intronizzazione della sede episcopale precedono la visita alla sedes stercorata. Questa sede era quella dove il papa faceva la sua prima apparizione pubblica e dove la tradizione richiedeva che i romani offrissero la loro approvazione al candidato attraverso l’acclamazione. Diventa evidente che la visita alla sede stercorata fosse un atto di assoluta importanza per un papa che fosse stato eletto e consacrato fuori Roma. In essa si compiva la prima ostensione pubblica al popolo romano del nuovo papa, che appariva vestito del manto rosso il paramento papale, e circondato dai cardinali. Vi rimaneva seduto un certo tempo al fine di permettere il prolungato omaggio del popolo, reso più intenso dall’attesa dell’elargizione in denari, che il pontefice compiva alla fine di quella cerimonia. La cerimonia di cui si sta parlando è comunemente attribuita ad Albino, in virtù della datazione al 1189 che la maggior parte della storiografia individua per il suo ordo. Tuttavia, come mostrato in precedenza, tale datazione sarebbe da rivalutare. Prudentemente credo si possa dire che i due ordines, quello di Albino e quello di Cencio, furono realizzati in tempi molto vicini tra loro e che certamente, vista la vicinanza di temi e la collaborazione sotto l’egida di Celestino III, i due autori si influenzarono reciprocamente nelle loro creazioni. Albino, ma a questo punto la paternità del testo non è così chiara e si potrebbe fare riferimento per queste nozioni anche a Cencio, riporta il nome popolare della sedes stercorata in quanto appariva imbrattata di sterco, non certo per un preciso scopo di simboli, ma come conseguenza del suo uso originario, trattandosi di seggi di bagni pubblici. A motivo del loro uso, queste sedie per bagno erano perforate, come le “sedie di notte”.

Nell’ordo si sceglie di oscurare tale funzione interpretando il nome del seggio in chiave di esaltazione del ruolo papale: “Ut vere dicatur suscitat de pulvere egenum, et de stercore erigit pauperem, ut sedeat cum principibus et solium gloriae teneat”332.

Per l’interpretazione di questa parte dell’ordo ci rifacciamo ai fondamentali studi di Michele Maccarrone, in cui egli spiega che Albino “trasfigura ed interpreta in chiave simbolica teologica, le cerimonie che si compivano nelle sedi poste davanti alla chiesa di S. Silvestro del palazzo lateranense. Albino non avverte più, o per lo meno trascura, il significato di quella cerimonia, che dava inizio alla presa di possesso del palazzo da parte del nuovo papa, il quale appunto per tale