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L’EVOLUZIONE DEL CARTULARIO DOPO IL

4.1 GLI AGGIORNAMENTI SUL PATRIMONIUM BEATI PETR

Negli ultimi decenni del XII secolo il Patrimonium era diventato sempre più un’area di disputa e dissenso tra papa e imperatore, in particolare nel momento in cui Enrico VI fin dalla metà degli anni ’80 del XII secolo aveva fatto sentire la sua presenza militare nel Patrimonio attorno a Roma, area di fondamentale importanza strategica come corridoio tra il nord della penisola e i territori del Regno normanno, obiettivo principale della politica di Enrico VI in Italia. Questa mutata situazione politica poneva il papato nella necessità di ottenere un maggiore controllo del proprio territorio e di esercitare diritti giurisdizionali su di esso in maniera più capillare. Per questa ragione Celestino III si inserisce nel solco tracciato dai suoi due predecessori e fin dai primi anni del suo pontificato si preoccupa di acquisire il controllo di altre aree strategiche, in particolare tramite l’operato del camerario Cencio.

Il 14 aprile 1193, all’inizio del terzo anno di pontificato di Celestino III, in qualità di procuratore del pontefice Cencio ricevette dalla famiglia dei Frangipane un’isola fortificata, il

castrum di Astura nella Marittima. Attraverso una cerimonia formale tenuta in presenza di Pietro

Gallocia, vescovo di Porto e S. Rufina, Leone Frangipani e Manuel trasmisero a Cencio la loro metà condivisa nella rocca e castrum, insieme con le sue terre233.

Il 3 luglio 1193 Cencio concluse un altro accordo, questa volta per il ritorno di alcuni villaggi e altri territori tenuti da Pietro Latro III e suo nipote Odo, assicurando così al papato un’altra area strategica nella Tuscia Romana e quindi alla frontiera nord del Patrimonio234.

L’operato di Cencio come procuratore sembra procedere parallelamente all’aggiornamento del Liber Censuum. I due atti che ho appena citato, infatti, sono situati circa a metà del diciottesimo fascicolo (foglio 150 verso) che è, stando agli editori dell’opera, l’ultimo fascicolo del nucleo “originale” dell’opera risalente al 1192. E’ possibile che il materiale inserito in questo diciottesimo fascicolo non fosse sufficiente a coprire i quattro bifogli di cui era composto e che il nucleo “originale” del 1192 si interrompesse subito prima di questi due documenti. Gli atti del 1193 possono quindi rappresentare in questo senso il proseguimento naturale di quel fascicolo rimasto incompleto e la vera e propria “messa in opera” della compilazione, tanto più che il dato paleografico viene a corroborare questa ipotesi, dal momento che gli studi di Schmidt hanno confermato come la mano che ha registrato questi atti si ritrova nei fascicoli X, XII e XIII certamente del 1192. Vediamo così uno degli scriptores che si occupò di parte della redazione originale subito al lavoro per l’aggiornamento del manoscritto fin dall’anno successivo.

233 Ibid. p. 423 234 Ibid. p. 424

Il Liber Censuum sembra non essere quindi soltanto un archivio della memoria pontificia ma un vero e proprio strumento della camera apostolica in cui si registravano e si tenevano a disposizione le transazioni all’ordine del giorno. E’ importante notare, inoltre, come potesse essere utile ai procuratori del pontefice l’utilizzo del Liber Censuum nelle sue diverse sezioni, e non solo riguardo il cartulario. La famiglia di Pietro Latro III compariva infatti come feudataria del papato già all’interno del libro dei censi, dove è registrato il censo dovuto per il castrum di Ceri, situato tra il lago di Bracciano e la costa, tenuto da Pietro Latro II dietro il pagamento al papato di due

marabottini l’anno235.

Il primo fascicolo successivo al blocco del 1192 è il diciannovesimo. Si tratta di un binione, una occorrenza rara all’interno di un codice caratterizzato da una grande regolarità dei fascicoli di cui è composto e che sono quasi interamente quaternioni. Questa struttura, connessa al contenuto, sembra indicare il diciannovesimo fascicolo come un ulteriore dossier, un fascicolo tematico che raccoglie al suo interno documenti affiancati con un intento preciso: in questo caso si tratta di sei documenti datati tra gennaio e febbraio del 1195236, tutti riguardanti l’acquisizione di diritti e terreni nella zona di Civita Castellana, operazione condotte in gran parte, ancora una volta, da Cencio stesso. Questo binione prosegue quindi, idealmente, il lavoro di aggiornamento del Liber Censuum cominciato nel fascicolo precedente con i documenti del 1193. In particolare questo dossier risulta come la “risposta”, per così dire, ad una questione registrata nel fascicolo precedente e che era, evidentemente, rimasta aperta: al foglio 152 verso, nel diciottesimo fascicolo, troviamo infatti l’atto con cui nell’agosto del 1158 Adriano IV aveva compensato le perdite subite da alcuni uomini che avevano combattuto per la Chiesa di Roma contro il comune romano. Duemila marchi d’argento era la somma pattuita, di cui era già stata versata una prima metà, con i diritti del papato su Civita Castellana e Montalto ceduti come pegno.

Il diciannovesimo fascicolo contiene la soluzione definitiva di questa vicenda, con il pagamento da parte di Cencio della restante parte della somma dovuta ai vari eredi degli uomini dell’accordo del 1158 e il conseguente abbandono da parte di questi di ogni pretesa sui diritti riguardanti Civita Castellana e Montalto, che tornavano così pienamente al papato. Vediamo così non solo come il papato, all’altezza cronologica del pontificato di Celestino III, cominciasse a recuperare certi diritti all’interno del Patrimonium grazie probabilmente ad una situazione economica in miglioramento rispetto alle difficoltà dei decenni precedenti237. Abbiamo anche modo

235 Ibid. p. 10 236 Ibid. pp.431-439

237 L’impellente necessità di denaro aveva, ad esempio costretto il papato a impegnare interi castra, come era avvenuto

per Alessandro III a Tiberia ed Ariccia o Clemente III a Lariano. Si veda su questo Italia Pontificia vol. 1 pp. 193 n. 9 - 196 nn. 1-3-4 e Italia Pontificia vol. 2 p 106 n. 2]. Sayers parla di una “severe financial crisis in the late-twelffth- century curia and shortage of funds, partly perhaps due to papal policy and partly to ineffective collection. It was this

di apprezzare, contestualmente, un genere di conservazione della memoria diversa da quella che ci forniscono i registri pontifici e che deve essere tenuta presente se vogliamo provare a comprendere il tipo di gestione amministrativa che all’interno della Curia pontificia si stava sviluppando negli anni d’attività del camerario Cencio.

defect that the Liber Censuum was intended to rectify”, specificando tuttavia che i precedenti calcoli operati da Pfaff avevano sottostimato le entrate della curia alla fine del XII secolo. J.E.SAYERS, Papal government and England during the pontificate of Honorius III, New York 1985 p. 3; per i lavori di Volkert Pfaff si vedano invece:V.PFAFF, Papst Clemens III. (1187-1191): Mit einer Liste der Kardinalsunterschriften in Zeitschrift der Savigny-Siftung für

Rechtsgeschichte 66 (1980) pp.261-316; ID., Aufgaben und Probleme der päpstlichen Finanzerwaltung am Ende des 12. Jahrunderts in Mitteilungen des Instituts für oesterreichische Geschichtsforschung, Innsbruck 1956 pp.1-24; Id., Papst Coelestin III.: Eine Studie in Zeitschrift der Savigny-Siftung für Rechtsgeschichte. Kanonistische Abteilung 47 (1961) pp.109-128;