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Arriviamo così al 6 ottobre 1612 data in cui gli Eletti alla riforma degli statuti inviano ufficialmente al Nunzio a Venezia due copie degli statuti. Copie accompagnate da una lettera a lui rivolta, dalla lettera del Provveditore che chiede a sua Serenità di occuparsi dell’approvazione delle leggi della Magnifica Patria e dalle tre lettere indirizzate ai tre nobili veneziani Michiel, Pasqualigo ed Erizzo109, richiedendo la loro intercessione presso le

magistrature veneziane.

Seguono i testi delle tre lettere:

All’Illustrissimo Maphio Michel. A dì 6 ottobre 1612. Venezia

Li favori, che di tempo in tempo s’è compiaciuta Vostra Signoria Illustrissima far a questa sua devotissima comunità ci danno a ciò di supplicarla, come facciamo, a voler con l’autorità sua coadiuvare l’eccellente nostro Nunzio nella confermazione degli statuti di questa Patria da essa di nuovo riformati, siccome da esso Domino nostro Nunzio essa resterà del tutto informata, il che reputaremo haver tutto ottenuto dalla sua benignità et saremo sempre pronti a spendere le vite e sostanze nostre in servizio di Vostra Signoria Illustrissima a cui pregando dal Signore ogni compiuta felicità le baciamo riverentemente le mani.

All’Illustrissimo Zuanne Pasqualigo A dì detto

Mentre noi attendiamo che ci si presenti occasione di soddisfar in qualche parte alli molti obblighi, che da questa nostra magnifica comunità con Vostra Signoria Illustrissima ecco che ci si presenta occasione di aggiungere obbligo a obbligo, poiché desiderando questa Patria di ottenere da Sua Serenità la confermazione degli statuti da essa nuovamente riformati, siamo sforzati dall’immensa

108 ivi, cc. 83 e 83v.

sua cortesia con la quale ha sempre protetto l’interesse di essa comunità a supplicarla anco in questa occasione haver per raccomandato l’eccellente nostro Nunzio, al quale si da ordine di procurare essa confermazione, il che siccome tutto stimeremo haver dalla sua benignità, et aggiungerà obbligo a obbligo così essa nostra Patria in generale, et noi suoi rappresentanti in particolare pregheremo il Signore per la sua esaltazione. In questo mentre le facciamo riverenza col baciargli reverentemente le mani.

All’Illustrissimo Domino Francesco Erizzo, Venezia a dì detto

L’amor e benevolenza che Vostra Signoria Illustrissima di tempo in tempo secondo le occorrenze ha dimostrato verso questa sua devotissima Riviera ci danno animo di ricorre hora alla benignità sua e con ogni affetto et riverenza di supplicarla, come facciamo con la presente a volersi compiacer di prestar all’eccellente nostro Nunzio nella confermazione degli statuti di questa magnifica Comunità per pubblica deliberazione di essa nuovamente riformati, quel solito favore e aiuto ch’è stata solita in altre occorrenze per grazia e bontà sua di dar ad altri rappresentanti di essa, che questo con altri infiniti obblighi, che le abbiamo, resterà certamente impresso nei cuori nostri et il tutto riconosceremo dalla benignità sua, alla quale per fine preghiamo da nostro Signore il colmo della felicità e le baciamo reverentemente le mani.

La lettera, che insieme a quelle ai tre patrizi possiamo considerare l’avvio ufficiale della richiesta di conferma, è sottoscritta dal Provveditore Paolo Marcello110.

Illustrissimo Domino Paulo Marcello Proveditore et Capitano Serenissimo Prencipe

Fu sin sotto li 25 settembre 1602 presa parte nel General consiglio di questa Comunità della Riviera per beneficio universale di far riformare li suoi statuti vecchi; et perciò furono Eletti dodici cittadini, quali d’alhora in poi ridotti insieme molte volte et molto ben pesato, et considerato questo negozio, finalmente havendo ridotto a fine essa riforma de statuti così civili come criminali, li hanno presentati a me, acciò siano mandati a piedi della Serenità vostra per riverentemente supplicarla che si degni con l’eccellentissimo Senato confermarli. Onde io così ricercato in nome pubblico havendo veduti tutti li mando sotto le presenti mie et sigillo come di sopra riformati, che gli saranno presentati per gli ambasciatori Eletti da essa Comunità acciò che sopra quelli possa fare quella deliberazione che parerà al suo prudentissimo giudizio. Grazie111.

Il Nunzio informa che ha ricevuto le due copie degli statuti “l’una da portare a sua Serenità l’altra da tener appresso di me”112. Egli informa subito gli Eletti alla riforma che il

Pasqualigo si trova però fuori Venezia perché sta ricoprendo l’incarico di inquisitore di stato. Il Nunzio dice allora che consegnerà la lettera al figliolo Filippo e assicura anche che consegnerà le lettere all’Erizzo e al Michiel con cui “tratterò di questo negozio et il modo di tener nel presentar essa riforma et di quanto sarò consigliato eseguirò". Il Nunzio inoltre informa di aver inteso come debba procedere nei confronti del Nunzio di Brescia, mantenendo

110 ivi, c. 13, 6 ottobre 1612.

111 ivi, c. 17, 6 ottobre 1612. Anche in questo caso si può notare come l’ordine di conservazione dei documenti ci riproponga la visione del riordinatore che non sempre segue l’ordine cronologico. Infatti tale lettera nel registro risulta posta dopo quella di Giovanni Barbaro del febbraio 1613, infra. Le relazioni sorte durante il periodo del rettorato del Barbaro diverranno infatti importanti per la Magnifica Patria e coinvolgeranno anche il figlio Giacomo.

il necessario riserbo. Ribadisce il Calcinelli che non mancherà di studiare ancora quale sarà il modo migliore di presentare il negozio alle autorità veneziane e che sia affidato alle mani giuste: “Non resterò di far ancora fin tanto qualche studio di parole con le quali debba avanti sua Serenità accompagnar questa presentazione. Procurerò per quello io potrò che questa regolazione caschi in mano di segretario conforme al nostro desiderio”113.

La questione degli statuti comunque dovette rimanere aperta anche a Salò. Infatti nel febbraio 1613 una missiva da parte dei riformatori informa il Nunzio a Venezia che risulta necessario rimandare a essi riformatori gli statuti “per accomodare un certo particolare, che subito accomodati li torneremo a mandar acciò siano presentati sotto il sigillo del nostro Provveditore”114.

Dunque nonostante siano passati alcuni mesi dalla delibera del Consiglio che attesta la fine della riforma, gli statuti non sono ancora stati presentati a sua Serenità per ottenerne conferma. Ciò dà la possibilità, come constatano i riformatori, di farne alcune modifiche. Il Nunzio manda quindi gli statuti a Salò115.

Il 23 febbraio successivo il Provveditore Giovanni Barbaro scrive al Serenissimo Principe. Nella lettera il Provveditore chiede che la riforma degli statuti sia confermata dal Senato, o che comunque si “possa fare quella deliberazione che parerà al suo prudentissimo giudizio”.

Illustrissimo Domino Joanni Barbaro

Proveditore di Salò et Capitano della Riviera

Serenissimo Prencipe Fu sin sotto li 25 settembre 1602 presa parte nel General consiglio di questa Comunità della Riviera per beneficio universale di far riformare li suoi statuti vecchi, et perciò furono Eletti dodici cittadini, quali d’alhora in poi ridotti insieme molte volte e molto ben pesato et considerato questo negozio; finalmente havendo ridotto a fine essa riforma dei statuti, me li hanno consegnati acciò siano mandati a piedi della Serenità vostra per riverentemente supplicarla, che si degni con l’eccellentissimo Senato confermarli; onde così ricercato in nome di essa Magnifica Comunità gliel’invio con le parti che gli saranno presentati per gli suoi Ambasciatori, acciò che sopra quelli possa fare quella deliberazione, che parerà al suo prudentissimo giudizio. Grazie116.

113 ibidem.

114 ivi, c. 14, 5 febbraio 1613. 115 ivi, c. 23, 8 febbraio 1613.

116 ivi, c. 15, 23 febbraio 1613, si noti come il testo di questa lettera sia pressoché identico a quello della lettera scritta da Paolo Marcello pochi mesi prima.

Una comunicazione al Nunzio da parte degli Eletti accompagna la copia degli statuti e la lettera del Provveditore in modo che finalmente si presentino a sua Serenità117.

Un caso interessante di relazione virtuosa tra la Magnifica Patria e il Provveditore è quello di Giovanni Barbaro e del figlio Giacomo, sia per la diretta connessione con la conferma degli statuti che per il ruolo di protezione svolto nei confronti della Magnifica Patria. Il loro legame inoltre illustra il “passaggio di testimone” nel ruolo di protettore della Magnifica Patria. Ciò rende evidente come i rapporti e le reti di relazioni informali non fossero limitate ai singoli individui, ma coinvolgessero i gruppi familiari del patriziato veneziano118.

117 ivi, c. 16, 23 febbraio 1613.

118 Elemento, questo, che pone in particolare rilievo il momento del matrimonio dei patrizi già protettori della Magnifica Patria, infra.