Il Nunzio aggiorna sulla situazione a Venezia e continua a cercare di capire come muoversi per ottenere la conferma. Ma intanto l’unica conferma che riesce a ottenere è che pare imprescindibile il coinvolgimento della città di Brescia. Sono infatti di questa opinione anche Maffio Michiel78 e il Proveditore novo79. D’altra parte quest’ultimo introduce anche
altri elementi che fino a ora non erano emersi, ma che saranno destinati a riemergere nel proseguimento del tentativo di ottenere la conferma. Secondo l’opinione del futuro Provveditore sarà necessario procurare che non sia l’intero Senato a occuparsi della votazione per l’approvazione degli Statuti bensì due senatori che, una volta ottenuta in delega l’autorità
77 Al riguardo vedasi Povolo C., Zanzanù…, pp. 147 e 169-172.
78 Che la relazione con Maffio Michiel fosse importante per i rivieraschi è attestato dal fatto che nel 1608, appena eletto consigliere dei dieci, gli venivano inviate le congratulazioni da parte dei rappresentanti della Magnifica Patria a cui così lui rispondeva: “Con tutto che io ero sicuro per l’amore di tutta quella magnifica e onoranda Patria mi porta che elle avranno puro contento di ogni mio prospero avvenimento, tuttavia questo loro cortese testimonio mi è riuscito molto caro e perciò gli rendo affettuosissimo grazie, assicurandole che tutto quello che di potere e di forze si ritrova in me, tutto sarà sempre e in qualunque occasione speso per servizio di quella magnifica e fedelissima Patria” in Povolo C., Il protettore amorevole…, p. 100. Con il Michiel si era anche contratta una parentela spirituale, infra.
del Senato, possano occuparsi della questione. Perché ciò avvenga, suggerisce ancora il futuro Provveditore, non si potrà prescindere dal sottoporre preventivamente gli statuti riformati a un giurista, magari un consigliere di stato. Certo questo potrebbe dilatare i tempi e anche di molto. Infatti il tono del Nunzio pare dimesso, consapevole della spesa già sostenuta dalla Patria. Non gli resta dunque che riferire a Salò come sulla strada per l’ottenimento della conferma si staglino ostacoli di non poco conto. E tuttavia la questione è di primaria importanza e va dunque valutata con cura: “Questo discorso di questi Signori lo faccio comune con li Magnifici Eletti [alla riforma degli statuti] et siccome questa è una azione per di quella maggior importanza che maggior non può essere, ha anco bisogno di matura considerazione”80. Per questo motivo Giovanni Calcinelli si è speso in tempo ed energie, non
rimanendo ad aspettare che i semi buttati maturassero col tempo necessario, ma invece insistendo e rincorrendo i patrizi interpellati per riuscire a raccogliere in tempi brevi le informazioni necessarie all’elaborazione di una strategia che potesse risultare soddisfacente. Proprio a questo riguardo il tono del Nunzio si fa polemico con i salodiani: “Faccio però molto volentieri questa servitù oltre li altri negozi che mi versano dalla Patria nella mani; ma mi spiace bene, che non si creda le fatiche da molti che governano perché non sono pratici dei negozi di Venezia et mi vogliono anco darmi la norma del spender i denari di questa Patria”81.
Da questa lettera pare proprio che si sia arrivati a un punto di svolta. A questo punto, anche l’iniziativa di informare preventivamente il Nunzio di Brescia è sospesa. Troppo importanti sono gli interessi in gioco e adesso spetta agli Eletti alla riforma, e con loro al Consiglio generale, prendere la decisione. “Facciano mò voi altri Signori quella deliberazione che gli piace, che io tanto farò et le obbedirò quanto sarà comandato”82.
Da questa lettera ben si comprende inoltre il ruolo dei protettori. Interessante perché qui emerge che i patrizi veneziani oltre a prendere in carico le istanze della Riviera, svolgono anche un ruolo di mediazione, in questo caso quasi di consulenti. Emerge qui chiaramente come sia il Pasqualigo, l’Erizzo e il Michiel sia il Proveditore novo Giovanni Barbaro, cerchino di avvertire dei possibili pericoli e di guidare i richiedenti affinché possano riuscire a perseguire i propri obiettivi.
Che il Provveditore nuovo intervenisse nelle faccende della Riviera era motivato dal fatto che i patrizi veneziani appena Eletti dal Maggior consiglio al reggimento di Salò erano immediatamente contattati dal Nunzio della Magnifica Patria in modo che il Proveditore novo
80 AMP, busta 1, fasc. 2, c. 85, 4 luglio 1612. 81 ibidem.
potesse ricevere il suo saluto accompagnato da lettere di congratulazioni provenienti dal golfo salodiano e perché si avviassero quelle buone relazioni che avrebbero indirizzato l’azione di governo del Provveditore.
Le relazioni informali così avviate si rafforzavano durante il periodo di permanenza del Provveditore a Salò ed erano fondamentali per la Magnifica Patria poiché tramite esse si formavano quelle relazioni di protezione attraverso le quali i patrizi veneziani una volta terminato il loro incarico patrocinavano gli interessi locali. Queste relazioni erano spesso destinate a durare nel tempo e assumevano una connotazione affettiva, connotata da amicizia e amore. Le relazioni fra i Provveditori e i rappresentanti della Magnifica Patria tuttavia prendevano avvio prima dell’arrivo dei patrizi veneziani a Salò.
Fabio Tracagno83, Nunzio a Venezia nel 1603, ricevuta notizia della regolazione
dell’elezione al reggimento di Salò, comunica ai rappresentanti della Magnifica Patria che “è fatto il novo Reggimento a Salò, è rimasto il Clarissimo Signor Zan Matio Bembo, nipote del Illustrissimo Provveditore Foscarini gentiluomo di bellissimo aspetto d’anni 45, et in concetto buono domani li andarò a far riverenza”84.
La buona volontà di Mattia Bembo attestata dal Nunzio stava a indicare come i primi contatti lasciassero intuire che il futuro Provveditore avrebbe assunto il suo compito di governo rispettando le consuetudini locali, difendendone prerogative e privilegi, come richiesto anche dal dettame statutario.
Sono stato a far riverenza al Clarissimo Provveditore novo qual ho ritrovato compitissimo, et tutto pieno di buona volontà verso la Patria nostra, et che in ogni occasione si troverà pronto a servirla, gli rese grazie infinite, et tra noi non passò altro, che parole di complimenti85.
Il Bembo rispondeva ringraziando del cortese affetto, promettendo di ricoprire il proprio ruolo conformemente alle aspettative, governando rettamente secondo giustizia, assicurando
83 La famiglia Tracagno fa parte della consorteria che si oppone ad Alberghino Alberghini nella faida di Salò,
supra. Dopo avere rivestito l’incarico di Nunzio a Venezia, rintracciamo la presenza di Fabio Tracagno negli
organi della Magnifica Patria ancora nel 1616 quando è eletto fra i Deputati, AMP, busta 49, fasc. 21. Evidentemente una figura di una certa rilevanza nel contesto locale. Questo testimonia direttamente quella connessione fra accrescimento del ruolo sociale del gruppo famigliare e inclusione nelle istituzioni della Magnifica Patria tramite l’inserimento di membri della famiglia che hanno utilizzato le competenze giuridiche per accrescere la propria influenza. Senza tralasciare che la permanenza a Venezia, permetteva l’allargamento delle proprie reti di relazioni. Che l’incarico alla nunziatura a Venezia fosse di importanza tale da favorire l’ingresso alla cariche della Magnifica Patria è testimoniato anche dal caso di Giovanni Calcinelli che infatti continuerà la propria carriera politica nei consigli della Magnifica Patria. Sarà per esempio eletto fra i Deputati nel secondo semestre del 1618, AMP, busta 50 fasc. 22.
84 AMP, busta 497, fasc. 2, c. 44, 20 aprile 1603. Ulteriori esempi in Povolo C., Il protettore amorevole… Si noti anche che il riferimento alla parentela del nuovo eletto conferma ulteriormente che le relazioni tra la Magnifica Patria e il Provveditore si allargavano fino a coinvolgere la rete parentale del patrizio.
di soddisfare le esigenze pubbliche e private. Anche la nomina dei curiali, che avrebbero dovuto accompagnarlo e coadiuvarlo nell’azione di governo, assicurava il Bembo, sarebbe avvenuta conformemente alle consuetudini.
Poiché con la loro di 23 del corrente si sono volute le Vostre Signorie rallegrar meco per il rimaner mio a quel reggimento et che insieme se ne dimostrano rimaner persuase di dover esser da me rettamente e ben governate, così vengo per l’uno a render bene quelle grazie che merita un così cortese affetto, et alla buona inclinazione che esse tengono di me, si come per assicurarle insieme per questo. Che me ne venirò con quel più sincero animo che si possa maggiore per dare alla giustizia quella debita parte, et per rendere ad ogni uno nel universale et nel particolare qual si voglia altra possibile soddisfazione, et con sola mira di dover giovare sia il pubblico servizio, come al privato comodo, et procurerò insieme di menar meco quelli giusdicenti et curiali che ricercano quelle leggi che appresso a quanto io sapevo, me hanno voluto circondarmi, et nonostante a quali si ritrovava consuetudine et alle Vostre Signorie per fine mi raccomando e offero86.
Le rassicurazioni del Proveditore novo trovavano conferma nella comunicazione del Nunzio che relazionava i rappresentanti della Magnifica Patria sulle intenzioni del Bembo. Il suo rettorato si sarebbe svolto secondo i canoni richiesti: rispettando gli statuti, le leggi e i privilegi. Si confermava che anche la nomina del Giudice del maleficio, così come del resto dei componenti della sua corte, sarebbe avvenuta seguendo le norme vigenti87.
Ho presentate le lettere delle Vostre Signorie all’Illustrissimo Signor novo Proveditore accompagnate con quelle parole che mi pareva conveniente, dal quale ho ricevute parole molto cortesi, et che il desiderio suo è et sarà di conservar li nostri privilegi, statuti, et leggi, procurando far elezione di Giudice pratico et che per fin di honore lo serva, così tutta la sua corte88.
Già dai primi contatti il rettorato di Mattia Bembo si delineava secondo i requisiti che venivano richiesti al Provveditore per il buon governo, che consistevano nel rispetto delle prerogative e dei privilegi della Magnifica Patria. Ciò si traduceva, all’atto pratico, nello svolgimento di un ruolo non intromissivo rispetto agli assetti e agli equilibri di potere locali89.
86 ivi, c. 47, 27 aprile 1603.
87 La nomina dei curiali era regolata dagli statuti: Statuti criminali…, Cap. LXIV, p. 47: Della vacanza dei
curiali: “Parimente è stato determinato di dover inviolabilmente osservarsi; che alcun Giudice delli Malefici,
Cancelliero, Coaggiutore, Cavaliero, né il Vicecavalliero del Signor Capitanio; e similmente e il Signor Podestà, Vicario, e il Contestabile di quelli; né i fratelli, ò figliuoli di tutti i predetti che si saranno esercitati in tali offici nella Comunità della Riviera da anni cinque in qua non possa in qual si voglia modo esser ammesso a tal ufficio in essa Comunità; se non passati in tutto i cinque anni predetti, né possa esser dispensato in qual si voglia modo, né per qual si voglia causa, né possa mettersi parte alcuna contro le cose predette per qualunque si sia; né per il Signor Capitanio, né per gli Deputati… e del presente Statuto per lettere pubbliche sia data notizia a qual si voglia Rettore subito dopo la sua elezione e data ovvero non data la notizia predetta, nulladimeno questo Statuto rimanga nella sua forza e pienamente sia osservato”. Al Nunzio spettava incontrare il nuovo eletto e oltre a felicitarsi per l’elezione suo compito era quello di informarlo su quali sarebbero stati i suoi compiti di governo, primo fra tutti la nomina dei curiali che doveva avvenire rispettando il dettame statutario.
88 AMP, busta 497, fasc., c. 48, 27 aprile 1603.
Il 9 novembre successivo Michele Grazioli, anch’egli a Venezia in veste di Nunzio, avvisa che il Bembo è pronto per la partenza in modo che a Salò si possano predisporre adeguatamente i preparativi per il suo ingresso. “L’Illustrissimo Domino Proveditore Novo Bembo si partirà domani da Venezia per venirsene felicemente al suo reggimento con animo a Dio piacendo di far l’entrata al reggimento domenica prossima”90.
L’adeguata accoglienza da predisporre all’arrivo del Proveditore novo aveva lo scopo di incanalare nella direzione giusta l’attività di governo del patrizio veneziano.
Nella lettera inviata a Gio. Battista Lippomano in occasione della sue elezione al rettorato salodiano ritroviamo riunite le caratteristiche che si sarebbero rivelate necessarie per la costruzione di relazioni efficaci durante il periodo di permanenza del Provveditore a Salò ma destinate a proiettarsi nel futuro e a svilupparsi come relazioni durature, caratterizzate da reciproco interesse.
Ogni volta che si fa nuova elezione di Rettore di questa Patria sentono questi popoli un particolar affetto di allegrezza per la rinnovazione degli uffici che si fanno in dimostrazione della devozione naturale che è nei petti di ciascuno verso la Serenissima Repubblica, ma particolar contentezza e giubilo interno habbiamo sentito della elezione di Vostra Signoria Illustrissima a questo governo et per esser ella il primo della sua famiglia a cui è toccato il carico di questo Reggimento. Molto più per le nobilissime qualità sue pervenute dalla fama alle orecchie nostre. Venendo dunque a farle riverenza ci rallegriamo con lei, et con noi medesimi di questo successo aspettandone quella felicità, che si può sperare da ottimo governo particolarmente intorno a quelle cose che riguardano la osservanza de nostri statuti et privilegi. Tra quali per hora ci occorre ricordarle che li Curiali di Vostra Signoria Illustrissima in caso che eleggesse persona, che fossero stati già nei medesimi carichi devono aver vacanza di anni cinque. Il che confidiamo che sarà da lui osservato. Et col fine alla grazia sua riverenti ci raccomandiamo91.
Nella lettera inviata al Lippomano rinveniamo traccia dell’intreccio fra relazioni di tipo personale e informale e della loro valenza politica nel momento in cui si sottolinea la devozione alla Serenissima Repubblica. Ma si esprime particolare contentezza per l’elezione del Lippomano, il primo della sua famiglia ad assumere l’incarico di Provveditore di Salò e Capitano della Riviera. Il riferimento alla famiglia del Provveditore non era di poco rilievo. Le relazioni di parentela dei Provveditori, infatti, facevano in modo di allargare la rete di relazioni e possibilmente di proiettarla nel futuro, rispondendo alla necessità del desiderio di mantenimento degli assetti di potere vigenti a livello locale. Questi erano intrinsecamente connessi all’autonomia della Magnifica Patria e nella lettera al Lippomano non si dimenticava di sottolineare come la sua azione di governo avrebbe dovuto conformarsi al rispetto degli
90 AMP, busta 497, fasc. 2, c. 112, 9 novembre 1603. 91 AMP, busta 498, fasc. 5, cc. 93-93v., 23 dicembre 1620.
statuti e dei privilegi locali. Fra questi, il più impellente dovere dell’ottimo governante era quello di eleggere i curiali in maniera conforme alle leggi.