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Già dai primi anni del dominio veneto i rapporti fra la Magnifica Patria e Venezia venivano curati da un Avvocato. Se in un primo momento l’incarico veniva assegnato

10 infra.

11 AMP, Riforma degli statuti, Lettere diverse scritte in materia della reforma delli statuti. Con diverse

scritture del medesimo proposito, busta 1, fasc. 2, cc. 2r. e v. e 4r. e v. Alla c. 4v. si trova indicata la data 3

agosto 1611. Questa data antecedente alla delibera che sancisce la fine della riforma è probabilmente dovuta a un refuso.

saltuariamente fu poi necessario istituire una figura che risiedesse stabilmente a Venezia per occuparsi a tempo pieno degli affari della Patria. Per patrocinare tali cause fu appunto istituita la figura del Nunzio anche se inizialmente non fu regolamentata con precisione. Sarà solo dal 1571 che i compiti e le caratteristiche della nunziatura verranno specificate in un capitolo12.

Il Nunzio doveva essere un onesto cittadino della Patria, eletto dal Consiglio generale e durava in carica tre anni. Non poteva essere rieletto alla nunziatura immediatamente successiva. Riceveva mezzo ducato al giorno di salario e aveva diritto a una camera nella casa che tiene la Comunità in Venezia. Doveva controllare che non venissero pregiudicati privilegi, giurisdizioni e ragioni della Magnifica Patria, soprattutto da parte bresciana, avvisandone il Sindaco e i Deputati. Teneva un inventario della corrispondenza e delle spese sostenute. Non poteva darsi alla mercatura o condurre affari privati. L’elezione avveniva con anticipo per dargli modo di recarsi prima a Venezia e impratichirsi in tirocinio seguito dal precedente Nunzio.

Il ruolo del Nunzio, che doveva essere un giureconsulto, era di un certo potere13 in

quanto il suo compito era aiutare a difendere gli statuti e i privilegi della Patria, pilastri portanti della sua autonomia. Per la loro difesa il Nunzio si interfacciava con personaggi di un certo rilievo da cui traeva informazioni importanti che riportava puntualmente a Salò e, seppur ogni decisione spettasse al Banco dei deputati, egli poteva, proprio per merito del suo contatto con avvocati, patroni e protettori della Patria, dare consigli su come operare.

Altro compito importante svolto dal Nunzio era l’occuparsi nel migliore dei modi del mantenimento del decoro della Patria, l’accoglienza era infatti un valore tenuto molto da conto per dimostrare pari dignità rispetto ad altri territori soggetti alla Repubblica, e a tal fine comunicava sempre per tempo ogni spostamento verso la Riviera di personaggi illustri. Era altresì suo compito riverire il nuovo Provveditore eletto ed esprimergli le felicitazioni e gli ossequi nonché l’obbedienza e fedeltà da parte della Patria.

Altro compito del Nunzio era quello di mantenere le relazioni con i protettori e i patroni, doveva perciò consegnare loro i regali da parte della Riviera in qualità di suo rappresentante, parimenti era a lui affidato il compito di chiedere il loro intervento per patrocinare i negozi

12 Pelizzari G., Economia e società nella Magnifica Patria nel XVII secolo attraverso le Relazioni dei Rettori

Veneziani e le carte del Nunzio, Tesi di Storia Economica, anno accademico 1971-1972, Università degli

studi di Padova. Ringrazio il Dottor Pelizzari per la disponibilità a utilizzare la sua tesi di laurea e per le preziose indicazioni.

13 ivi. Sulle modalità d’elezione del Nunzio negli anni Ottanta del Cinquecento si consuma un conflitto interno alle comunità della Magnifica Patria. In particolare la Quadra di Campagna rivendica un ruolo di maggior rilievo, soprattutto nei confronti di Salò che via via accentrava un ruolo di maggiore importanza rispetto agli altri centri della Riviera. Sulla figura del Nunzio veda inoltre Scotti G., La «Magnifica Patria»…, pp. 248- 254.

della Patria. Il Nunzio della Riviera aveva il diritto di essere ricevuto dal Doge e dal Senato ed era invitato alle feste della Repubblica. Egli doveva sapersi muovere con astuzia nel contesto veneziano poiché per far sì che la causa avesse una buona riuscita doveva ottenere udienza presso le magistrature in quei giorni in cui patroni e protettori fossero presenti fra i giudici, fra i senatori o i presidenti di turno.

Al Nunzio Giovanni Calcinelli si raccomandava dunque di consegnare personalmente nella mani del segretario la copia degli statuti: “Avvertendo che quella che presenterà a Sua Serenità sia data in mano di segretario, tale che non si smarrisca, come alle volte occorre, ma la sii raccomandata”14.

Già in avvio della procedura di conferma si riconosce un ruolo importante al sistema burocratico della Repubblica marciana: la raccomandazione di consegnare personalmente al Segretario copia degli statuti rivela il fondamentale apporto di questa figura al funzionamento della macchina politica15.

Interessante è anche il disvelamento del ruolo del Provveditore che, si dice, invierà a sua volta una lettera che accompagni gli statuti rivisti. Inoltre il Provveditore manderà questa lettera ai suoi Illustrissimi Fratelli con cui il Nunzio si dovrà incontrare e insieme a essi valutare come muoversi. Gli Eletti sottolineano infatti come “in questo ufficio si servirà del favore degli Illustrissimi Signori Fratelli dell’Illustrissimo Signor Provveditore nostro, ai quali ci ha promesso di scrivere per raccomandazione di questo negozio”16.

14 AMP, busta 1, fasc. 2, c. 2.

15 In un contesto come quello veneziano in cui le cariche politiche sono caratterizzate da frequente turnazione e rinnovamento, l’apparato burocratico riveste un ruolo di primaria importanza allo scopo di dare continuità all’azione degli organi marciani. Per un esempio si veda la figura di Nicolò Padavin e del suo ruolo nella cancelleria ducale. Egli ricevette il compito di istruire i processi del Consiglio dei dieci avviati con il rito inquisitorio, un compito politicamente rilevante e delicato in Povolo C., La stanza… ma anche Cozzi G.,

Una vicenda della Venezia barocca. Marco Trevisan e la sua «eroica amicizia», pp. 407-408 in Cozzi

Gaetano, Venezia Barocca. Conflitti di uomini e idee nella crisi del Seicento veneziano, Il Cardo, Venezia, 1995. Si veda anche nello stesso volume Cozzi G., Il doge…: “i segretari inamovibili del Consiglio dei dieci erano i veri depositari del suo potere, gli unici che, restandovi per tutta la vita, sapevano muoversi tra la selva di leggi e di procedure e ne potevano usare; era decisiva la loro parte, nell’accettazione delle denunce, negli interrogatori dei testi e degli imputati”, p. 188. Nell’ambito della correzione del 1628, Renier Zeno individuava come uno degli elementi dell’eccessivo potere del Consiglio dei dieci fosse il ruolo svolto dai segretari che essendo giuridicamente più preparati dei patrizi e che per la continua attività risultavano essere anche maggiormente esperti, mantenevano “nelle loro mani le redini del Senato e del Consiglio dei dieci” avendo così la “possibilità di interferire nella vita privata dei nobili, nelle loro amicizie, nelle loro carriere”, pp. 213-214. Affermazioni clamorose, stemperate da Nicolò Contarini che pure riconosceva la centralità del ruolo dei segretari, p. 217. Sul ruolo della cancelleria ducale si sofferma anche Povolo in Suoi amorevoli…, illustrando come la legge del 1531 del Consiglio dei dieci aveva definito il ruolo del Cancelliere come “l’anima de’ la nostra repubblica”.

Questo richiamo al Provveditore17 e alla sua intermediazione nelle comunicazioni con la

Dominante ci informa dell’importanza di ottenere il sostegno del nobile veneziano e il riferimento ai fratelli inserisce il suo intervento in un contesto di relazioni in cui la sua azione acquista importanza.

Si raccomanda inoltre al Nunzio di agire con segretezza perché l’ultimo tentativo di riforma è stato bloccato da Brescia, sempre desiderosa di estendere la propria influenza sulla Riviera. Si dava comunque istruzione al Nunzio che nei rapporti con Brescia usasse tutta la prudenza possibile per cercare di non creare ostacoli:

E quando il signor Nunzio di Brescia gli parlasse di voler veder essi statuti o altrimenti opporsigli, la non ricusi o di dargliene copia o di mostrarglieli come meglio le parerà conveniente et si mostri più tosto pronto che non al farglieli vedere o dar copia e insomma ella procederà con quel più destro modo che la sua molta prudenza le detterà, al quale raccomandiamo questo negozio caldissimamente et con tutto il cuore18.

Le carte 3 e 5 contengono invece copia di una lettera inviata al Serenissimo Principe che, seppur non firmata né datata, risulta essere il testo della lettera del Provveditore19 che,

insieme a quella degli Eletti alla riforma, accompagnò la copia degli statuti a Venezia. Serenissimo Principe

Fu sin sotto lì 25 settembre 1602 presa parte nel General consiglio di questa comunità della Riviera, per beneficio universale di far riformare li suoi statuti; et perciò furono Eletti dodici cittadini dei più idonei e sufficienti, quali dall’hora in puoi, ridotti insieme molte e diverse volte, e molto bene pesato e considerato questo negozio, finalmente havendo ridotto a fine essa riforma de statuti, così civili, come criminali, li hanno presentati a me acciò siano mandati ai piedi della Serenità Vostra per riverentemente supplicarla che si degni con l’Eccellentissimo Senato, confermarli. Onde io così ricevuto in nome pubblico, eseguendo le leggi in tal materia, mando alla Serenità vostra, sotto le presenti mie et sigillo, detti statuti come di sopra riformati, che gli saranno presentati per il Spettabile Nunzio di essa comunità, acciò che inteso il tenor di quelli, possa fare quella deliberazione che parerà al suo prudentissimo giudizio. Grazie20.

Alcune lettere del Nunzio arrivano a Salò tra la fine di giugno e il principio di luglio, a conferma di come immediatamente dopo la delibera del Consiglio si sia comunicato allo stesso che la riforma era stata ultimata e che avrebbe dovuto cominciare a curarsi di seguire la fase di conferma degli statuti da parte di Venezia21. Tanto è vero che nella sua missiva del 27

giugno il Nunzio riferisce di aver discusso la questione con Francesco Erizzo, Giovanni Pasqualigo e Maffio Michiel22, come espressamente richiestogli da Salò, ma non solo.

Giovanni Calcinelli riporta di essersi rivolto “anco di altri a quali tengo qualche servitù et

17 Sul ruolo del Provveditore durante la sua reggenza ma soprattutto al termine del suo incarico passim. 18 AMP, busta 1, fasc. 2, c. 4v.

19 Si vedrà come il testo è sostanzialmente identico a quello delle lettere inviate da Paolo Marcello nell’ottobre 1612 e successivamente da Giovanni Barbaro nel 1613, infra.

20 AMP, busta 1, fasc. 2, cc. 3 e 5.

21 Non è conservata la comunicazione fatta al Nunzio. È interessante notare come in questa fase iniziale il Nunzio si stia muovendo preliminarmente, per così dire, per sondare il terreno, infra.

devozione” raccogliendone i pareri circa quale sia la maniera migliore di muoversi per riuscire a ottenere la sperata conferma23.

È interessante notare come il Nunzio richieda espressamente che il Provveditore24

intervenga nel negozio scrivendo “alli Illustrissimi [suoi] Fratelli”. Emerge così il ruolo di congiunzione e mediazione svolto dal reggente fra gli ambiti territoriali soggetti e la Dominante. Il richiamo ai fratelli del Provveditore è particolarmente interessante in riferimento al tema delle relazioni informali, poiché colloca la figura del reggente veneziano a Salò come un fondamentale nodo di congiunzione fra la realtà locale e la Dominante. Per sviluppare un’analisi più ricca del contesto delle relazioni fra la Riviera bresciana e la città veneta, può essere interessante analizzare il tema delle relazioni informali alla luce delle ricerche fatte dagli antropologi che offrono utili spunti di riflessione applicabili agli studi storici, seppur appartenenti a contesti diversi. Infatti in antico regime le reti di relazione seguono dinamiche culturali peculiari del periodo. In particolare risultano utili alcune categorie interpretative sviluppate nell’ambito dell’analisi delle reti sociali o social network analysis25.