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L’azione sindacale nel contesto campano

Nel documento Caratteri del processo migratorio: (pagine 133-137)

Fonte: Ministero del lavoro

5.5 L’azione sindacale nel contesto campano

Il sindacato italiano si è costruito politicamente e culturalmente con una forte caratterizzazione solidaristica, mostrando la propria apertura all’accoglienza degli immigrati, tanto che di fronte ai primi arrivi, il sindacato si è trovato in prima linea con le organizzazioni di volontariato e

Pertanto dai sindacati italiani l’immigrazione, a differenza di quanto è avvenuto nei Paesi dell’Europa centro-settentrionale negli anni Cinquanta e Sessanta, non è stata percepita come una potenziale minaccia per l’occupazione dei lavoratori autoctoni e neanche come un fenomeno esclusivamente economico. In linea generale si può dire che il sindacato sia riuscito ad esercitare un ruolo essenziale non solo nel tutelare i lavoratori immigrati, ma anche nel favorire l’integrazione sociale, culturale e politica, divenendo pertanto un luogo importante del processi di integrazione.

Si possono individuare quattro fasi di intervento del sindacato dagli anni Settanta ad oggi [Caccavo 2000]. Nella prima fase, che comprende gli anni Settanta e Ottanta, l’azione mira all’ottenimento di una legge sull’immigrazione, varata nel 1986 (Legge n.943/1986). Nella seconda (1987-1990) si intraprendono le prime vertenze territoriali e di categoria e si assiste ad una differenziazione più marcata dei compiti del sindacato e del mondo del volontariato. Nella terza (1991-1992) aumenta il numero degli iscritti ed i punti di forza sono la contrattazione specifica a livello territoriale, settoriale ed anche aziendale soprattutto nel Nord-Italia. Nell’ultima, tutt’ora in atto, si assiste ai primi ingressi di immigrati all’interno del sindacato, nelle sue strutture organizzative e direttive. Nel 2000 gli immigrati iscritti ai sindacati campani erano 6.328 per la CGIL, 8.962 per la CISL e 1.016 per la UIL [Caritas 2001]. Gli operatori sindacali immigrati ed impegnati a tempo pieno erano invece 7 per la Cisl ed 1 per la UIL (mancano i dati per la CGIL).

Il sindacato negli anni si è impegnato per dare risposte concrete ai problemi degli immigrati, promuovendo servizi, tutelando i diritti, formando dei dirigenti, esercitando una funzione di mediazione con la popolazione locale e sollecitando politiche adeguate [ivi].

Dato che la maggior parte degli immigrati impegnati nella Piana del Sele si trova in una situazione di irregolarità, l’azione che esprime il sindacato nei loro confronti non può essere quella classica incentrata sulla tutela dei diritti del lavoratore. Ciò non toglie che vi sia, da parte dei sindacati, l’impegno ad affrontare le problematiche poste dall’immigrazione locale attraverso l’offerta di una serie di servizi agli immigrati e la partecipazione ai “Tavoli” sull’immigrazione che la Legge n.286 del 1998, nota come Legge Turco-Napolitano, prevede.

In generale si può affermare che esiste tra i sindacati maggiori una visione piuttosto unitaria rispetto alle problematiche degli immigrati, ma l’esito degli interventi dipende più dalla sensibilità degli operatori che affrontano i problemi che non dall’organizzazione in sé.

Per quanto riguarda la CGIL, essa ha costruito un rapporto con le associazioni di volontariato, con i Comuni, con il CSOA (Centro sociale occupato), con le associazioni degli immigrati, come Altraitalia di Eboli, e con tutto quanto si muove intorno al fenomeno dell’immigrazione. La sua azione si fonda su un modello di intervento a rete, che sembra funzioni molto bene ad Eboli, dove le condizioni politiche locali permettono di operare in quella direzione. Attraverso questa rete è stato possibile individuare le emergenze in cui vivono gli immigrati ed ottenere un finanziamento di circa 300 milioni dalla Regione Campania, interamente utilizzato per la creazione di una struttura di servizi nella Piana del Sele, in cui ci sono docce, lavatrici ed anche un ambulatorio.

La CGIL inoltre fa parte della Consulta Provinciale degli Immigrati e

delle loro Famiglie. La Consulta, istituita nell’estate del 2002, presieduta

dal Presidente della Provincia e composta da rappresentanti di sindacati, associazioni, Comuni e comunità immigrate nasce come

“spazio comune di confronto con le comunità di immigrati sulle seguenti tematiche:

· Combattere ogni forma di discriminazione culturale, sociale, etnica e religiosa e realizzare politiche di pari opportunità;

· Promuovere l’educazione interculturale;

· Promuovere l’integrazione degli immigrati con particolare riferimento alla scuola, società, lavoro e prima accoglienza;

· Promuovere misure a tutela delle donne vittime di violenze, persecuzione e sfruttamento;

· Promuovere azioni a sostegno dei minori con particolare riferimento all’obbligo scolastico, assistenza sanitaria e sociale ed assicurare l’accesso ai servizi educativi e di sostegno;

· Promuovere azioni capaci di garantire risposte sul tema dei permessi di soggiorno, nel rispetto di quanto stabilito dalla legislazione vigente;

· Garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini immigrati, con o senza permesso di soggiorno così come previsto dalla Circolare n° 5 del 24.03.2000 del Ministero della Sanità;

· Garantire il diritto alla difesa nei casi previsti dalla legge;

· Interventi a sostegno dell’inserimento lavorativo ed azioni concentrate per combattere ogni forma di sfruttamento”.

(dal Verbale di Deliberazione della Giunta Provinciale, 25 luglio 2002) Per Aladino Miguel Josè, responsabile dell’Ufficio immigrazione della UIL regionale, l’intervento del sindacato consiste non solo nella tutela dei lavoratori immigrati, come è previsto per gli italiani, ma anche nella partecipazione a tutti i Tavoli istituzionali per le politiche di integrazione (Consulte regionali, provinciali, territoriali etc.) in cui si parla di immigrazione.

In occasione dei Tavoli il sindacato partecipa attivamente valutando le proposte degli Enti, la loro validità, la consistenza dei fondi previsti per

l’attività di sportello, che consiste soprattutto nel disbrigo di pratiche burocratiche, nell’offrire informazioni su casa, lavoro e tutto quanto riguarda la popolazione straniera. Sempre la UIL regionale ha fondato a Napoli un’associazione, UN.IT.I, alla quale partecipano immigrati non necessariamente iscritti al sindacato, oppure iscritti a sindacati diversi. Anche questa associazione partecipa ai Tavoli istituzionali per le politiche di integrazione.

In Campania esiste anche la Consulta regionale sull’immigrazione, che progetta e distribuisce i fondi ed in questa sede la UIL si impegna in un’attività di partecipazione e concertazione, elaborando anche delle proposte concrete.

E’ la Regione, in cui è presente l’Assessorato all’immigrazione, a gestire i fondi che si hanno a disposizione per le politiche di integrazione e a distribuirli fra coloro il cui progetto è stato approvato.

Il sindacato negli anni ha fatto lavoro di mediazione, di aiuto agli immigrati, sia lavoratori che non-lavoratori, però non può essere questo il ruolo del sindacato [cfr. Appendice].

La funzione principale del sindacato insomma, deve essere quella della difesa dei diritti dei lavoratori, siano essi italiani o stranieri, lasciando che siano gli Enti preposti a provvedere alla risoluzione di problemi di altra natura e con tali Enti il sindacato deve intrattenere un rapporto di collaborazione e concertazione.

Nel documento Caratteri del processo migratorio: (pagine 133-137)