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Lo straniero: un uomo in bilico fra due mondi

Nel documento Caratteri del processo migratorio: (pagine 35-39)

STRANIERI IN CASA NOSTRA

2.2 Lo straniero: un uomo in bilico fra due mondi

Schutz analizza la categoria dello straniero da un’altra angolatura. Egli è interessato a verificare in che modo l’estraneità determina una messa in discussione dell’oggettività della visione del mondo condivisa dagli autoctoni. Lo straniero di Schutz è l’immigrato che arriva in una società e vuole inserirsi in essa, egli è

[…] un individuo adulto del nostro tempo e della nostra civiltà che cerca di essere accettato permanentemente o per lo meno tollerato dal gruppo in cui entra [Schutz 1993, p.127].

L’analisi di Schutz è importante in quanto studia da un punto di vista cognitivo ciò che avviene nello straniero nel momento in cui i suoi “modelli culturali” nel nuovo mondo sono sospesi o non sono validi affatto, per cui riprendere la sua analisi può aiutarci a comprendere le difficoltà soggettive che lo straniero incontra nel suo percorso di

inserimento nella società di arrivo. Per modelli culturali Schutz intende <<tutte le particolari valutazioni, le istituzioni, e i sistemi di orientamento e di guida>> [ivi, p.128] che caratterizzano ogni gruppo sociale in un particolare momento storico. Grazie a questi modelli culturali la realtà si presenta ai membri del gruppo come a-problematica; essi vivono la propria quotidianità secondo le regole condivise da tutti gli altri membri del gruppo e nulla viene messo in discussione. E’ come se gli individui possedessero lo stesso bagaglio di conoscenze, per cui la vita quotidiana appare come oggettiva, in quanto presuppongono che la loro percezione del mondo sia identica a quella degli altri individui.

L’immigrato apparteneva ad un altro gruppo, un’altra comunità caratterizzata da modelli culturali differenti, diversi schemi di interpretazione, per cui nel nuovo contesto non può non incontrare difficoltà, soprattutto all’inizio della fase di inserimento. Quello che i membri della comunità ospitante danno per scontato, per l’immigrato non lo è affatto. La vita quotidiana è un mondo di certezze che accomunano i membri del gruppo ed in questo contesto lo straniero può dubitare del carattere ordinato di quel mondo che non gli appartiene. Egli non pensa come tutti gli altri, i quali sono portati a pensare “come al solito” almeno fino a quando non subentra un elemento disturbatore, evidentemente esterno alla comunità, il quale porta in essa nuovi, o meglio, differenti modi interpretare la quotidianità. Lo straniero dunque può mettere in discussione tutto ciò che ai membri del gruppo sembra <<fuori questione>> [ivi, p.131]. Proprio da questo elemento si può ipotizzare che derivi il fastidio che la comunità (culturalmente integrata) prova nei confronti dello straniero e le stesse difficoltà di adattamento (per lo straniero) ad un mondo che in sostanza gli è estraneo. L’incontro con la cultura della comunità di arrivo mette in crisi le forme del suo pensiero quotidiano, in particolare quelle legate all’idea che si era fatto, prima

ancora di partire, sulla comunità ospitante. Per Schutz questo costituisce il primo trauma che vive l’immigrato, in quanto egli si rende conto che il suo “pensare come al solito” lo ha tradito, non serve, per cui l’intero schema di interpretazione finora indiscusso, in atto presso il gruppo di origine, viene invalidato>> [ivi, p.135].

Egli possiede una certa conoscenza della comunità che lo ospita, ma essa non deriva da un coinvolgimento diretto nell’esperienza quotidiana, bensì dalla cultura di origine. Per interpretare la nuova realtà egli si serve dunque di nozioni legate alla propria cultura di origine, al proprio universo culturale, ma queste si dimostreranno inadeguate, per cui l’acquisizione del nuovo modello culturale diviene un’esigenza.

I suoi riferimenti cognitivi e morali sono altri, ma non sono validi per il gruppo di cui egli vuole far parte [Cotesta 2002, p.45].

Essendo un nuovo arrivato egli viene percepito come un uomo senza storia, che può condividere solo il presente ed il futuro con la comunità, ma non il passato, per la mancanza di esperienze comuni. Se prima del suo trasferimento egli aveva potuto costruire la propria idea del nuovo gruppo con l’atteggiamento distaccato dell’osservatore esterno, assomigliando quasi ad un etnologo, vivendo ora il presente nel nuovo mondo, fa necessariamente un salto dalla platea al palcoscenico, entrando in contatto con i nuovi modelli culturali, immergendosi nei rapporti sociali:

La sua lontananza si muta in prossimità, i suoi schemi vuoti si riempiono di vivide esperienze; i suoi contenuti anonimi si trasformano in situazioni sociali definite; le sue tipologie si disintegrano [Schutz 1993, p.134].

Schutz nel suo saggio sullo straniero riprende il pensiero di Thomas ed il concetto di definizione della situazione. E’ noto all’autore il

teorema di Thomas, per cui “se definisco una situazione reale, essa sarà reale anche nelle sue conseguenze”.

L’universo referenziale del migrante, precipitato nella nuova situazione, si trova ad essere profondamente modificato, condizionando ogni successiva definizione della situazione [Rauty, in Thomas 1997, p. XXXIV].

La definizione che l’individuo dà della situazione che sta vivendo, come ci insegna Thomas, precede ogni comportamento umano, ed essa è determinata dall’intreccio di elementi oggettivi e soggettivi. La situazione include, oltre alle condizioni oggettive, costituite dai valori economici, politici e culturali presenti nella realtà sociale in cui si trova l’individuo, anche gli atteggiamenti preesistenti dell’individuo e del gruppo, e la definizione della situazione, intesa come consapevolezza, percezione degli atteggiamenti propri ed altrui [Gallino in Thomas e Znaniecki, 1968, p.XXII].

La definizone della situazione del migrante che si trova nel nuovo contesto non sarà un processo cognitivo privo di problemi, questo perché non è ancora padrone dei modelli culturali della società in cui vuole inserirsi, motivo per cui si può parlare di una percezione sociale distorta [Cotesta 2002].

Mentre i membri del gruppo di appartenenza trovano nella propria tradizione culturale le “ricette” cognitive e pratiche per definire le situazioni e per operare in esse, lo straniero incontra difficoltà a causa della frammentarietà dei suoi schemi cognitivi e di attribuzione di rilevanza [ivi, p.47].

Come già si è detto con Simmel a proposito della tendenza a vedere lo straniero come uno straniero di un determinato tipo, negando differenze

individuali e favorendo la costruzione di uno stereotipo, anche Schutz converge con questa idea ed aggiunge che lo straniero, a differenza del membro del gruppo in cui vuole inserirsi, il quale ha una percezione fine, attraverso cui attribuisce agli individui il proprio status e le caratteristiche adeguate, considera i tratti individuali come tipici e ciò avrà delle conseguenze sul suo comportamento. Per Schutz questo determina nello straniero una mancanza del senso della distanza, egli oscilla fra il distacco e l’intimità, mostrando diffidenza verso le questioni che agli occhi degli altri membri non mostrano complicazioni, proprio perché  il modello culturale del nuovo gruppo è per lo straniero non un rifugio ma un campo di avventura [Schutz 1993, p.141].

Di qui l’incertezza dello straniero che, secondo Schutz, spinge i membri del gruppo a considerarlo come un uomo poco leale, non disposto ad aderire al nuovo mondo e quindi all’integrazione, non tenendo conto delle difficoltà che lo stesso incontra nel tentativo di orientarsi in quel

labirinto cognitivo [Cotesta 2002]. Lo straniero di Schutz è dunque un

ibrido culturale in bilico fra due diversi modelli di vita di gruppo, senza sapere a quale dei due egli appartiene [Schutz 1993, p.142]. Schutz è ottimista rispetto alla questione dell’integrazione dello straniero nella comunità, la quale avrà successo se egli sarà in grado di includere il modello culturale del gruppo in cui vuole inserirsi nel proprio modello di interpretazione.

Cotesta ci ricorda che Schutz nella sua analisi considera lo straniero come un soggetto che vuole inserirsi nella comunità, ignorando che la stessa possa porre degli ostacoli al processo di integrazione o non considerando l’eventualità che lo straniero voglia inserirsi solo parzialmente nel nuovo contesto [Cotesta 2002, pp.49-50].

Nel documento Caratteri del processo migratorio: (pagine 35-39)