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1 CAPITOLO PRIMO: INQUADRAMENTO TERORICO: LA

1.1. b Definizione di alcolismo

L’OMS definisce la dipendenza alcolica come “

uno stato psichico e

generalmente anche fisico caratterizzato da una compulsione ad

assumere alcolici in modo continuo o periodico allo scopo di

provare i suoi effetti psichici ed evitare il disagio della sua

assenza; la tolleranza può essere più o meno presente

33.” l’alcolismo un “disturbo del comportamento in cui può sfociare una

31 Per approfondimenti si veda il testo di Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A. ed in particolare i capitoli in esso contenuti: Arcaini A. Bonati B. Ferrari E. Magri F. Pinchera A. Pontiggia B. Pucci E. Riva P. Trenti C. I disturbi del comportamento alimentare e le patologie ad esso correlate, pagg. 917-938, Vol II-Sez.II- Le sindromi e i disturbi di interesse internistico da uso, abuso e dipendenza da alimenti, nicotina, cannabis, alcol, benzodiazepine e altri sedativi; Bisetti A. Brandi F. Fantozzi F. Manna R. Pinchera A. Valenzano L. Abuso, dipendenza da nicotina, cannabis e patologie correlate, pagg. 945-958, Vol II-Sez.II- Le sindromi e i disturbi di interesse internistico da uso, abuso e dipendenza da alimenti, nicotina, cannabis, alcol, benzodiazepine e altri sedativi; Meduri M. Muscatello A.M.R. Gobbi G. Calvosa F. Janiri L. L’abuso e la dipendenza da benzodiazepine e altri sedativi, pagg. 1007-1019, Vol II-Sez.II- Le sindromi e i disturbi di interesse internistico da uso, abuso e dipendenza da alimenti, nicotina, cannabis, alcol, benzodiazepine e altri sedativi; ed anche: Villani G. Anoressia e bulimia, Vol. I-Sez. II-Fenomenologia generale e clinica delle situazioni d’abuso e di dipendenza, pagg. 269-272.

32 Per approfondimenti si veda il testo di Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A. ed in particolare i capitoli in esso contenuti nel Vol.I-. I-Sez. II-Fenomenologia generale e clinica delle situazioni d’abuso e di dipendenza: Valleur M., Le condotte di addiction, pagg. 265-267; Pini M., Il gioco patologico, pagg. 275-282; Marangon H., Aguglia E., Altre condotte di addiction, pagg. 287-290.

33 Invernizzi G., (2000), Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, Milano, McGraw-Hill Libri Italia srl, pag. 221-222

modalità patologica di consumo di bevande alcoliche che compromette le attività sociali, professionali del soggetto.”

Differentemente nel DSM-IV vengono introdotti anche i concetti di tolleranza/dipendenza ed astinenza. Inoltre, a partire dalla versione DSM-IIIR esso viene inserito nel capitolo dedicato dei disturbi da uso di sostanza psicoattive, ma a differenza (cfr. ibidem par.1.1) dei disturbi dovuti all’uso di sostanze è suddiviso solamente in: dipendenza ed abuso. Quindi, permangono delle zone grigie, “non essendo ancora definito il punto in cui la presenza di fattori di rischio (uso problematico), l’abuso (uso dannoso) e la

dipendenza si sviluppano nella storia del soggetto34”.

Per fare una diagnosi di ALCOLDIPENDENZA35 il soggetto,

nell’ultimo anno, deve aver manifestato almeno tre dei seguenti criteri:

1) presenza di TOLLERANZA: cioè necessità di aumentare il consumo per raggiungere gli stessi effetti psichici, oppure effetti clinici ridotti mantenendo costante il consumo;

2) sintomi di ASTINENZA (tremore grossolano alle mani, alla lingua o alle palpebre, sudorazione, nausea o vomito, astenia, iperattività autonomica, ansietà, umore depresso o irritabilità,

allucinazioni transitorie, cefalea, insonnia, convulsioni

epilettiformi ecc.) e assunzione della sostanza per ridurre i sintomi di astinenza;

3) assunzione della sostanza per periodi prolungati o in quantità maggiori di quelle previste dal soggetto;

34 Invernizzi G., (2000), Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, Milano, McGraw-Hill Libri Italia srl, pag. 222

35 La definizione di alcoldipendenza e di abuso alcolico sono state tratte da: Invernizzi G., (2000), Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, Milano, McGraw-Hill Libri Italia srl, pag. 222

4) persistente desiderio di smettere o di ridurre il consumo alcolico con ripetuti insuccessi;

5) una grande quantità di tempo spesa in attività necessarie a procurarsi l’alcool, ad assumerlo o a riprendersi dagli effetti; 6) interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso di alcool;

7) uso continuativo dell’alcool nonostante la consapevolezza di avere un problema, persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica causato o esacerbato dall’uso di alcool.

L’ABUSO ALCOLICO è definito attraverso i seguenti criteri: 1) uso ricorrente di sostanze alcoliche che incide negativamente su impegni lavorativi, scolastici e quotidiani;

2) uso ricorrente di sostanze in situazioni che sono definite fisicamente rischiose;

3) problemi legali relativi all’uso di alcol;

4) uso continuativo di alcol nonostante vi sia evidenza di ricorrenti problemi sociali e interpersonali causati o esacerbati dall’alcol. Al fine di poter fare la diagnosi di abuso è necessaria l’esclusione di quella di dipendenza, ed i sintomi, uno o più devono presentarsi nell’ultimo anno. La diagnosi di abuso si lega ad un aspetto di occasionalità e di dipendenza psicologica.

Inoltre, differentemente da ciò che accade nella classificazione dei disturbi da uso di sostanze, per quanto riguarda l’alcolismo, le forme cliniche secondo cui può presentarsi fanno riferimento alla presenza di disturbi psichiatrici. Quindi esiste un alcolismo primario parossistico, uno primario cronico ed uno secondario. Il primo, detto anche periodico, descrive una condizione tale per cui la persona decide di alternare periodi di uso massiccio ad altri di astinenza. Nel primario cronico, che è il più frequente in Italia,

l’alcolismo si consolida in una persona che, valutata

successivamente non appare soffrire di grossi disturbi36. Infine,

l’alcolismo si definisce secondario, proprio in quanto si instaura successivamente ad un disturbo di tipo psichiatrico. “Alcuni autori hanno ipotizzato diverse forme di alcolismo che si associano più frequentemente ad alcuni quadri psichiatrici: vi è una forma spesso associata allo spettro dei disturbi d’ansia, dei disturbi affettivi, fra cui il disturbo unipolare, e alla personalità antisociale e una seconda caratterizzata da abuso periodico più frequente in soggetti con disturbo bipolare, spesso come

autoterapia durante episodi critici37.”

Infine, come descritto per i disturbi legati all’uso di sostanze psicotrope, anche l’alcolismo può essere definito in base al tipo di “relazione” che esiste tra la persona e l’attività di bere alcolici.

Nel continuum assenza/presenza, troviamo varie tipizzazioni38:

coloro che non consumano bevande alcoliche (l’astemio e astinente) e coloro che consumano (bevitore moderato o sociale, problematico e gli alcolisti). L’astemio non ha mai bevuto alcolici; l’astinente, l’ho ha fatto per un periodo della sua vita ad un certo punto, per svariati motivi ha deciso di interrompere; il bevitore “moderato”, lo fa in maniera controllata, sociale, sulla base degli schemi culturali d’appartenenza; infine, il bevitore problematico o alcolista, è colui nel quale si rintracciano chiari sintomi di complicanze organiche o psichiche. In realtà il cosiddetto bevitore moderato costituisce comunque una “specie” a rischio:

36

Bianchi I., Marinari M., L’alcol pagg. 243, in Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A.

37 Invernizzi G., (2000), Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, Milano, McGraw-Hill Libri Italia srl, pag. 222

38

Di Salvatore A., Il bere e i problemi alcolrelati. Dalle credenze comuni alle conquiste dalla scienza pag. 1353, in Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A.

tutti gli alcolisti prima di diventarlo erano misurati. Infine, questa affermazione ci rimanda a quello che oggi, tra i clinici, medici, psichiatri, psicologi, è la tendenza prevalente: “il consumo di alcol e i problemi ad esso legati sono inseriti in un continuum. Il consumo di alcol va da un consumo zero o molto limitato ad un consumo problematico; i problemi alcocorrelati vanno dall’assenza di problemi fino a problemi molto gravi. Ciascuno di noi si trova in

un punto di questa ideale linea continua.39” Ed ancora, per meglio

comprendere il concetto di continuum: non sottoscriviamo l’idea che l’alcolismo sia una malattia. Invece il quadro che proponiamo vede ogni bevitore collocato su di un continuum che va dal bere senza danni al bere con danni. Il comportamento legato al bere si impara e si modifica con l’esperienza: in ogni stadio è determinato dall’equilibrio fra vantaggi e svantaggi, fra piacere e danno. Ciascuno, qualunque sia il suo attuale livello di assunzione, ha la possibilità di scegliere di muoversi avanti o indietro lungo questo

continuum (Alcohol – a balanced view, 199640; Di Salvatore, 198941

in Di Salvatore 2003).”

39

Di Salvatore A., Il bere e i problemi alcolrelati. Dalle credenze comuni alle conquiste dalla scienza pagg. 243, in Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A.

40 Alcohol – a balanced view, London, Royal College of General Practitioners, 1986. In CSDPA, Trento, 1998 in Di Salvatore A., Il bere e i problemi alcolrelati. Dalle credenze comuni alle conquiste dalla scienza pagg. 243, in Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A. 41 Di Salvatore A. Il Trattamento ecologico dei problemi alcolrelati, Tesi di specializzazione in Psichiatria, Università di Tor Vergata, Roma, 1989 in Di Salvatore A., Il bere e i problemi alcolrelati. Dalle credenze comuni alle conquiste dalla scienza pagg. 243, in Nizzoli U., Pissacroia M., (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze, Padova, Piccin Nuova Libraria S.p.A.

1.2 Sostanze psicoattive, psicotrope: