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1 CAPITOLO PRIMO: INQUADRAMENTO TERORICO: LA

2.4 Il tossicodipendente e la sua famiglia: il padre

Quanto sin qui esposto dimostra, come, seppur esista anche una cosiddetta famiglia sociale, la famiglia d’origine di per sé non diminuisce nel valore, né nell’importanza, quello che scrive

Minuchin (1977)132 in “Famiglie e terapie della famiglia”, mi

sembra molto chiaro per spiegare tale considerazione: “

non

possiamo essere liberi dai genitori, dagli insegnanti e dalla società

perché sono fonti extracerebrali delle nostre menti

”. Ciò a dimostrazione del fatto che la famiglia è un fattore altamente significativo per l’individuo.

Le ricerche e gli studi sulla famiglia del tossicodipendente, cha hanno preso il via dagli anni ’80, hanno avuto, tra gli altri, il

“merito” di spostare il

focus

vizio/peccato/malattia dall’individuo

alla rete familiare.

L’attenzione alla famiglia d’origine è un punto centrale nella presa in carico complessiva del paziente tossicodipendente, spesso è un lavoro difficile, in quanto ci si trova d’innanzi a relazioni frammentate, “rotte”, conflittuali, ove non addirittura assenti. A proposito della centralità del ruolo familiare, in seguito nel

capitolo, presenterò alcune evidenze, provenienti dalla

letteratura internazionale. Per quanto riguarda quella italiana, ha “fatto scuola” il testo “La famiglia del tossicodipendente” di

Cirillo, Berrini, Cambiaso e Mazza (1996)133. In particolare

Cambiaso, Berrini, Codini (1989) sostengono che, “

da un punto di

vista familiare alla base della tossicodipendenza non vi è tanto un

eccesso di accudimento interno, quanto piuttosto una carenza che

132 Minuchin S. (1977) Famiglie e terapia della famiglia, Astrolabio.

133 Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano.

crea nel figlio modalità patologiche di attaccamento

134. Più specificatamente evidenziano come, nella esperienza clinica, abbiano rilevato che nelle coppie di genitori di tossicodipendenti

vi è una “

mancanza di raffronto tra i due, non tanto come

individui, ma come genitori

135”. Quello che si verifica all’interno

dell’assetto familiare è la “

trasmissione intergenerazionale di

esperienze traumatiche e carenziali

136” mai adeguatamente elaborate, dove a una madre ipercoinvolta corrisponde un padre assente e periferico.

In particolare, la tossicodipendenza è considerata un “sintomo

maschile

137”, ove la sintomatologia esprime l’incompiutezza della presa di responsabilità paterna, relativa, quindi all’epressione

delle funzioni paterne. Si tratta di un padre che “

tiene sempre la

faccia voltata da un’altra parte, non si accorge delle difficoltà del

figlio e, in particolar modo, non testimonia in suo favore rispetto

alle carenze accuditive materne.”

138 Cirillo et al. sottolineano

come Stanton (1979)139 sia il primo autore a rilevare tale

relazione triadica disfunzionale. Ancor più interessante è come tale figura paterna, così delineata, sia percepita dagli operatori:

134 Cambiaso G. Berrini R. Codini G. (1989) Uno studio sulle disfunzioni internazionali tra genitori tossicodipendenti, mediante l’utlizzo del Rorschach Concordato, Quaderni di terapia familiare, 3, pp.11-19 in Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano pag. 172 ed anche in Francesca Puntoriero (2010/2011) Genitorialità e tossicodipendenza: il lavoro di rete come modalità di intervento- Corso di Laurea in Servizio Sociale.

135 Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano, pag. 172

136 Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano.

137 Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano, pag. 199

138 Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano, pag. 199

139 Stanton M. D. (1979) Famiglia e tossicomania, Terapia Familiare, 6, pp.99-115. in Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano, pag. 200

resta sullo sfondo, non costituisce né un particolare ostacolo, né

una risorsa (Regalia, 1994)140.

Ritornando alla coppia coniugale, è chiaro che la disfunzione nella pratica genitoriale sia da collocarsi, ancor prima che in quella, nella coppia in se stessa (cfr. ibidem par. 2.1 3 2.2). Cirillo et al. ulteriormente definiscono il ruolo di marito/padre come quello di un uomo criticato, confermato e svalutato, di cui la madre parla come di genitore assente ed abdicante nell’esercizio della funzione genitoriale (pa. 202-203). Cirillo et al. ipotizzano che l’assenza paterna, da loro osservata, nella triade poteva riferirsi anche a caratteristiche individuali del padre. Ciò, sulla base della prospettiva trigenerazionale li ha condotti a distinguere tra gli elementi di assenza paterna/sintomo tossicomanico ed assenza paterna costitutiva (pag.203). Ritengo qest’ultimo aspetto, molto importante, tanto nella valutazione ed anamnesi familiare, quanto utile strumento di programmazione dell’intervento.

La tossicodipendenza letta in chiave familiare: come “crisi” una difficoltà del sistema ad attraversare una di quelle fasi “normali” del ciclo di crescita, ossia l’adolescenza (cfr. ibidem par.2.2 e 2.3)

Concludo riportando una considerazione di Cancrini (1982)141 circa

la relazione tra la storia affettiva familiare e la

tossicodipendenza “

Collocato all’interno del romanzo familiare in

cui si è verificato, il comportamento tossicomane si presenta

come il tentativo di controllare una condizione di sofferenza che

è lo sviluppo naturale di questo romanzo. Sostenuto da una rete

140 Regalia C. (1994) La rete sociale nella percezione degli operatori. In Cigoli V. (a cura di) Tossicomania. Passaggi generazionali e intervento in rete, cit. in Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano, pag. 201.

141 Cancrini L. (1982) Quei temerari sulle macchine volanti, NIS, Roma in Cirillo S. Berrini R. Cambiaso G. Mazza R. (1996) La famiglia del tossicodipendente, Raffaello Cortina Editore, Milano

fitta di collusioni (complicità), tale comportamento non è più solo

pesante per le conseguenze che determina a livello della famiglia,

ma subdolamente funzionale (utile) ad una serie di correnti

sotterranee (non consapevoli) che la caratterizzano dal punto di

vista mitico (emozionale). La necessità di intervenire a questo

livello sul contesto interpersonale originato dal gioco delle

relazioni in corso fra il tossicomane e gli altri membri della sua

famiglia, è la conseguenza obbligata di questo tipo di

osservazione

.”