• Non ci sono risultati.

1.5 «B RERA PECCATO D ’ ORIGINE »: IL COLLASSO DELLE T RIENNALI E LA N AZIONALE DEL 1906.

P ARTE PRIMA

I. 1.5 «B RERA PECCATO D ’ ORIGINE »: IL COLLASSO DELLE T RIENNALI E LA N AZIONALE DEL 1906.

La crisi del sistema espositivo, una crisi che era sia economica sia dell’istituto stesso che sembrava non rispondere più alle necessità di buona parte della classe artistica, non riuscì a trovare argine neppure con l’istituzione delle Triennali.

All’indomani della chiusura della quarta esposizione del 1900 il Consiglio Accademico di Brera indiceva una assemblea plenaria dei soci onorari al fine di porre in discussione la questione della periodicità delle esposizioni: per il 22 marzo si diramava la comunicazione assembleare al fine di discutere «se sia più vantaggiosa agli interessi dell’arte e degli artisti continuare le Esposizioni artistiche dell’Accademia di Milano col periodo triennale o se giovi meglio mutarle in quadriennali, biennali od annuali»253.

I problemi sul tavolo erano diversi così come emergeva nella seduta del 7 marzo.

Giovanni Beltrami, prendendo la parola, chiariva che due erano i temi fondamentali: il tempo, ovvero se la mostra dovesse tramutarsi in quadriennale, rimanere triennale o tornare annuale, e il luogo, se, cioè, fosse opportuno considerare Brera come sede o «studiare qualche modo d’andar fuori del Pal[azzo] di Brera» che, proprio il pittore, indicava come peccato d’origine. Boito, incalzato da Achille Alberti, ammetteva che qualora l’assemblea dei soci si fosse pronunciata per una sconfessione del Palazzo di Brera come sede si sarebbero avute difficoltà enormi, ma che il problema centrale rimaneva quello della periodicità. Si giungeva così al Consiglio Accademico del 21 giugno 1901.254 L’assemblea dei soci si era espressa in tal senso: «che le esposizioni dell’accad.[emia] siano in via ordinaria indette annualmente, salvo indire esposizioni straordinarie in occasione di fatti che richiamino l’attenzione generale sulla città. Raccomanda al Consiglio di studiare l’opportunità dell’epoca e della località in cui tenere l’esposizione annuale e fin d’ora proclama doversi in Milano tenere una esposizione straordinaria di BA in occasione della inaugurazione della ferrovia del Sempione». Boito rilevava come fosse sensata l’idea di connettere l’esposizione di Belle Arti alle celebrazioni per il Sempione considerando che, almeno economicamente, le Triennali avevano consegnato un bilancio fallimentare in termini economici: nel 1891 le vendite erano state di L. 76.260, nel 1894 si era registrato il picco di L. 195.275 proprio in occasione della fusione con le Esposizioni Riunite, mentre le edizioni successive del 1897 e del 1900 avevano dato prova del progressivo collasso con vendite per L.48.410 e L.39.140.

253 La convocazione manoscritta su carta intestata dell’accademia è conservata in: Archivio Accademia Belle Arti di Milano, Consigli Accademici. Adunanze dall’anno 1898 al 1901, CARPI A III 26, Adunanza Ordinaria tenuta dal

Consiglio Accademico il giorno 7 marzo 1901.

254 Archivio Accademia Belle Arti di Milano, Consigli Accademici. Adunanze dall’anno 1898 al 1901, CARPI A III 26,

Alla riunione del 20 giugno 1901, tenutasi nelle sale di Palazzo Marino con la partecipazione dei promotori dell’esposizione del 1904, era, del resto, stata già presentata la proposta di una rassegna di belle arti da tenere contemporaneamente alle altre manifestazioni previste per l’apertura del Sempione.255 Il punto, per Boito, diveniva cruciale ed evitare il ritorno alle annuali, sebbene l’assemblea si fosse espressa in tal senso, era obbligatorio: per godere di un ascendente proficuo presso il Comitato Generale delle Esposizioni del 1904, del quale Boito era ovviamente membro in qualità di vertice dell’Accademia, e caldeggiare l’esposizione artistica, bisognava presentarsi con una certa autorità, ovvero, almeno una quarantina di mila lire di premi, quindi era necessario conservare il monte dei premi braidensi e non disperderli nelle infruttuose rassegne annuali. In più appariva ormai chiaro che l’accavallarsi di esposizioni nelle diverse città italiane non era d’aiuto a creare occasioni propizie per la classe artistica: Torino nel 1902 avrebbe aperto la sua rassegna nazionale, che Brera concorresse nello stesso momento con una propria mostra nazionale, affermava Boito, «potrebbe trarre nel ridicolo».

Un altro problema si presentava agli occhi del presidente: le complesse questioni burocratiche e gli esborsi economici non ripagati dal volume di affari rendevano impossibile l’idea di spostare una ipotetica rinnovata annuale nelle sale della Permanente, ma allo stesso modo «a Brera non si può ogni anno rinnovare il tentativo», soprattutto quando si ponga mente alla costante pletora di lamentele che tra il 1891 ed il 1900 avevano attraversato la stampa circa il cattivo funzionamento degli spazi braidensi e della Permanente come sede espositive per le esposizioni Triennali.

Per Boito bisognava rimandare a dopo il 1904 e fare pressioni presso il Comitato affinché gli edifici realizzati per le esposizioni potessero essere in parte conservati e donati all’Accademia come locali espositivi. Chiudeva con una considerazione economica:

Infine debbo ricordare i pericoli di un’esposizione annuale nei momenti che attraversiamo. Il pubblico si interessa poco. L’anno scorso abbiam coperto le spese per miracolo e consumando i concorsi della Cassa di Risparmio […]. L’anno venturo correremmo lo stesso pericolo. Dopo una bella esposizione nel 1904, colla probabilità dell’interessamento del pubblico e con quella di buoni locali, le cose potranno prendere una piega migliore. Per tutte queste considerazioni a me pare dunque che non ci sia da esitare, cioè sospendere sino al 1904 le esposizioni annuali e poi riprenderle dopo.

Il Consiglio Accademico, a fine seduta, ratificava la decisione della Presidenza e si deliberava di aspettare il 1904 per indire una nuova esposizione e rimandare a dopo la chiusura delle rassegne dedicate al Sempione la definizione del problema della riattivazione o meno di un palinsesto espositivo su base annuale, biennale o, persino, quadriennale.

255 Per un recente studio che riporta parte della bibliografia più aggiornata sulla Esposizione del 1906: P. Bolpagni,

L’Esposizione internazionale del Sempione a Milano nel 1906, tra arte, urbanistica e società: le ricadute sulla città, in

F. Tedeschi, a cura di, Milano 1906-1945. Mappa e volto di una città. Per una geostoria dell’arte, FrancoAngeli, Milano 2018, pp. 23-30. In aggiunta si vedano: G. Botti, G. Ricci, a cura di, L’Esposizione Internazionale del Sempione. Milano

1906. Catalogo dei disegni di architettura dell’Archivio Storico Civico, «Libri e Documento», Archivio Civico e

Biblioteca Trivulziana Castello Sforzesco Milano, Novate Milanese 2011; F. Misiano, “La città più città d’Italia” verso

l’Europa. L’esposizione internazionale di Milano nel 1906, Tesi di dottorato, rel. Prof. M. Punzo, Università degli studi

di Milano, a.a. 2012-2013; F. Misiano, L’Esposizione del Sempione 1906. Milano in vetrina, «Diacronie» [Online], N° 18, 2 | 2014, documento 9 (messo online il 01 giugno 2014, consultato il 27 giugno 2019).

III.1.5.1-«NON PIÙ RISPONDENTE AI TEMPI MODERNI». IL DIBATTITO ATTORNO ALLA