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1.5.1 « NON PIÙ RISPONDENTE AI TEMPI MODERNI » IL DIBATTITO ATTORNO ALLA GIURIA E AI PREMI ALL ’E SPOSIZIONE DEL 1906.

P ARTE PRIMA

III. 1.5.1 « NON PIÙ RISPONDENTE AI TEMPI MODERNI » IL DIBATTITO ATTORNO ALLA GIURIA E AI PREMI ALL ’E SPOSIZIONE DEL 1906.

Come noto, l’Esposizione Internazionale si tenne nel 1906 e fu accompagnata dall’Esposizione Nazionale di Belle Arti: sei anni di vuoto espositivo braidense ai quali si accompagnano progetti e discussioni nel corpo artistico che risultano di estrema importanza per comprendere il contesto espositivo milanese e le richieste degli artisti all’alba del nuovo secolo.

Più che all’Esposizione in sé, interessa qui guardare al dibattito che infiammò la stampa cittadina ed i circoli artistici locali tra il 1901 ed il 1902 in relazione al progetto, dapprima autonomo, dopo accorpato all’Internazionale del 1904 di una esposizione d’arte che, come visto, si affiancasse alle altre progettate.

Prima della riunione del 20 giugno 1901 del Comitato esecutivo per l’Esposizione del 1904, infatti, alcuni circoli locali, tra cui la Famiglia Artistica, avevano proposto la realizzazione di una mostra d’arte che, superando il 1902 e la rischiosa concorrenza all’esposizione torinese, puntasse al 1904256. Dopo che il progetto venne inglobato nel programma del Comitato si ebbe il 18 luglio l’assemblea generale per la nomina delle cariche. Presidente onorario era nominato il sindaco Mussi, Presidente effettivo l’ingegnere Angelo Salmoiraghi mentre Boito veniva nominato vice presidente insieme ad altre personalità. Contestualmente si nominarono i membri delle nove commissioni dedicate alle diverse branche della rassegna: per le Belle Arti Camillo Boito venne nominato presidente seguito da Achille Alberti, Ernesto e Leonardo Bazzaro, Giovanni Beltrami, Enrico Butti, Filippo Carcano, Giulio Carotti, Pompeo Mariani, Ernesto Pirovano e Giulio Pisa.257

In settembre si entrava nel vivo delle discussioni cittadine circa la prospettata esposizione d’arte: un gruppo di artisti si riunì presso le sale della Associazione Lombarda dei giornalisti e si decise di proporre al Comitato di «indire anche una esposizione d’arte internazionale raccomandandogli l’istituzione di un grande premio indivisibile di lire 50,000 da assegnarsi da un giurì artistico internazionale».258 Alla riunione erano presenti Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Cesare Tallone, Ettore Tito, Primo Giudici, Giuseppe Carozzi, Bartolomeo Bezzi ed Antonio Carminati. Va tenuto in conto che questa riunione non aveva alcuna ufficialità in relazione ai lavori della Commissione nominata in seno al Comitato, sebbene vi figurassero Carcano e Bazzaro che erano membri della Commissione consultiva. Si trattava, in realtà, di venticinque artisti che agivano indipendentemente anche dalle associazioni artistiche locali, prima fra tutte la Famiglia Artistica.259

La vicenda è ricostruibile grazie ad un memorandum260 dato alle stampe dalla Famiglia Artistica

stessa ed indirizzato al Comitato Esecutivo che permette, insieme alla cronaca a mezzo stampa, di 256 Misiano 2012-2013, pp. 21-23.

257 Esposizione del 1904, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 196, 19 luglio 1901, pp. 2-3.

258 Per un’esposizione d’arte internazionale a Milano, « Corriere della Sera», XXVI (1901), 267, 29 settembre 1901, p.2. 259 I nominativi sono: Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Cesare Tallone, Ettore Tito, Primo Giudici, Giuseppe Carozzi, Bartolomeo Bezzi, Antonio Carminati, Vittorio Castagneto, Enrico Braga, Giuseppe Piana, Giovanni Cavalli, Guido Macchi, Franz Laskoff, Paolo Troubetzkoy, Pierre Troubetzkoy, Camillo Rapetti, Achille Beltrame, Emilio Borsa, Enrico Cassi, Gian Giacomo Moretti: L’Assemblea alla Famiglia Artistica per l’esposizione internazionale d’arte del 1904, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 273, 5 ottobre 1901, p.3.

260 Di seguito si fornisce la trascrizione completa del documento, un bifolio, che non mi risulta sia mai stato pubblicato e del quale si conserva una copia presso l’Archivio Storico della Famiglia Artistica Milanese: Famiglia Artistica Milanese.

All’On. Comitato Esecutivo dell’Esposizione del 1904, Società Editrice per la pubblicazione del giornale «Il Tempo»,

seguire puntualmente lo svolgersi della complessa vicenda che vide un animato scontro all’interno della classe artistica milanese utile a comprendere i nodi centrali delle problematiche connesse al contesto espositivo locale e nazionale e significativo di una convergenza tra la Famiglia e l’Accademia.

Famiglia Artistica Milanese All’On. Comitato Esecutivo dell’Esposizione del 1904

Codesto onorevole Comitato Esecutivo è chiamato, questa sera, a deliberare su alcune questioni importanti relative all’Esposizione che Milano ha deliberato di indire per il 1904. Esso dovrà discutere sull’ubicazione da darsi all’Esposizione, e sui programmi presentati dalle singole Commissioni consultive, per formare – vagliando le proposte – il programma generale che dovrà essere lanciato al pubblico, e servire di base per la raccolta dei fondi necessari all’attuazione della nobile e grandiosa iniziativa.

Dovrà essere discusso anche il programma della Commissione per l’Esposizione di Arte Pura [non decorativa, nda]: e da questa discussione dovrà uscire la deliberazione che porrà fine al dissidio scoppiato fra gli artisti – assicurando alla futura Esposizione di Arte un’organizzazione calma e sicura, appoggiata al consenso dei più, tale da garantire il successo morale e materiale anche di questa importante parte della Mostra del 1904.

Giova ricordare che, mentre la maggioranza degli artisti si trovò subito d’accordo nell’augurare che in occasione dell’apertura del Sempione si dovesse dare all’Esposizione d’Arte una importanza speciale, un nuovo indirizzo, atto a suscitare l’interesse del pubblico tutto – sui modi da adottarsi per ottenere tale risultato i pareri subito si divisero.

Mentre la Commissione consultiva del Comitato per l’Esposizione del 1904 non aveva resa ancora pubblica la sua opinione collettiva, tendente a proporre una grande esposizione nazionale – un gruppo di artisti lanciava l’idea di una esposizione internazionale – imperniata sopra l’istituzione di un premio unico di L. 50.000.261

La proposta avendo subito interessato la stampa ed il pubblico – la Famiglia Artistica – il più antico fra i sodalizi artistici milanesi, che conta ora oltre 200 soci, appartenenti alle varie arti, ed ammette nel suo seno – senza

conceder loro il voto deliberativo nelle questioni solamente d’arte – anche gli amatori, radunò in pubblica

assemblea gli artisti milanesi tutti per discutere sull’argomento.

Gli intervenuti – mentre unanimemente accoglievano con simpatia l’idea di dare all’Esposizione d’arte carattere internazionale – si dividevano in due campi di fronte ai criteri in base ai quali l’Esposizione si doveva organizzare – insistendo gli uni sulla utilità, sulla necessità anzi, di istituire un premio unico ed indivisibile di L. 50.000 – gli altri dichiarandosi contrari alla istituzione di tale premio, e propugnando invece il concetto che per interessare gli artisti all’Esposizione, e cooperare alla cultura del pubblico, si erogasse tale somma – o quell’altra che si fosse potuta raccogliere – in acquisti di opere d’arte, da destinarsi ad un Museo d’Arte Moderna in Milano.

Risultò, dall’ordine del giorno votato, che le due correnti erano in quell’assemblea pressoché ugualmente forti. Per conto suo la Famiglia Artistica radunò i suoi soci, emettendo un voto collegiale, favorevole all’internazionalità e contrario al premio unico.

La riunione presso la Famiglia Artistica si tenne il 4 di ottobre: se l’internazionalità fu accolta all’unanimità, sul premio unico si accese un lungo dibattito che vide, tra i favorevoli, quanti avevano proposto la somma unica al Comitato, tra i contrari figure come Gustavo Macchi e Luigi Conconi. Alfine si procedette su tre ordini del giorno:

uno di Macchi, contrario ai premi di qualsiasi genere ed entità, e il quale proponeva che la somma da raccogliersi sia spesa in compera d'opere per la fondazione d'una galleria d'arte moderna; uno di Colautti, il quale proponeva che colle lire 50.000 si comperasse l'opera migliore per iniziare con essa la delta galleria; uno di Romussi, il quale, confermando il voto per l'internazionalità dell’Esposizione, proponeva che si sospendesse il voto sulla questione 261 Si tratta della succitata riunione avvenuta presso le sale della Associazione lombarda dei Giornalisti il 28 settembre 1901.

del premio unico di lire 50,000 e che si nominasse invece una Commissione la quale, nelle assemblee del Comitato generale dell’Esposizione abbia a riferire sulle diverse correnti manifestatesi nella riunione di ieri sera. Dopo prova e controprova, e votazione per appallo nominale, la proposta Romussi fu approvata con un voto di maggioranza: ed a comporre la detta Commissione furono delegati Romussi e Macchi, cioè i due più decisivi e fervidi rappresentanti delle due opposte tendenze.262

In aggiunta si decise, su proposta di Carlo Romussi, di inviare un telegramma all’Esposizione Internazionale di Venezia: lì, infatti, si sarebbe aperto un ulteriore fronte di scontro direttamente con Fradeletto reso ancor più complesso dalla presenza attiva di Bartolomeo Bezzi.263

Presidenza Esposizione Artistica

Venezia.

Artisti e pubblicisti milanesi, riuniti assemblea sede Famiglia Artistica, nel fare voti che esposizione artistica a Milano 1904 sia internazionale, mandano fraterno saluto Venezia, valorosa iniziatrice, organizzatrice esposizioni artistiche internazionali in Italia.

Ottone Brentani

Presidente assemblea.

È da notarsi a questo proposito che delle esposizioni veneziane si parlò da tutti gli oratori con vero entusiasmo, e che si espresse da tutti l’augurio che l'iniziativa, unica, di Milano ridondi anche a vantaggio delle esposizioni periodiche di Venezia.

Seguendo il resoconto del memoradum, a pochi giorni di distanza, il 14 ottobre, la Famiglia Artistica – dinanzi alla impossibilità di una univocità di vedute emersa dall’assemblea precedente – convocava una assemblea dei soci convergendo su un preciso ordine del giorno:

I soci della Famiglia Artistica, convenuti per discutere e deliberare del mandato d’affidarsi a quei consoci che, facenti parte del Comitato dell’Esposizione del 1904, vi dovranno appoggiare le idee ed i principi della Famiglia, perché abbiano a sostenere la necessità di una Esposizione Internazionale d'arte a Milano nel 1904, nominano un Comitato di tre fra i presenti perché portino nella Commissione artistica i desiderati della Famiglia affinché si sia certi che la proposta di una Esposizione Internazionale vada in discussione nel Comitato esecutivo — affermano che nell'eventualità che l’Esposizione Internazionale si effettui, la proposta di un premio unico di 50.000 lire debba essere respinta come contraria agli interessi morali dell’arte, materiali dell’Esposizione stessa e non più rispondente ai tempi moderni264

Prosegue la memoria della Famiglia Artistica:

fu questo voto collegiale che spinse i fautori del premio unico a riunirsi in un nuovo Circolo che assunse il nome di «Leonardo da Vinci». Il nuovo Circolo iniziò tosto un’attiva campagna a favore del suo progetto, appoggiato da una parte della stampa cittadina, con la pubblicazione di un memoriale, con una conferenza, con la pubblicità data alle adesioni ottenute.

262 L’Assemblea alla Famiglia…1901, p.3.

263 La vicenda è stata fugacemente affrontata da Daniele Ceschin: D. Ceschin, La “Voce” di Venezia. Antonio Fradeletto

e l’organizzazione della cultura tra Otto e Novecento, Il Poligrafo, Padova 2001, pp. 142-143.

264 Per l’Esposizione internazionale d’arte del 1904 e contro il premio unico di 50.000 lire, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 283, 15 ottobre 1901, p.3.

In effetti il 15 ottobre la frattura divenne insanabile: in seguito ad una riunione si costituì il Circolo che votò un ordine del giorno ed elesse una Commissione incaricata di procedere presso il Comitato esecutivo:

“Gli artisti aderenti al concetto di una esposizione internazionale d’arte, da promuoversi a Milano nel 1904 in occasione dell'apertura del Sempione, forti delle adesioni pervenute da Torino, da Roma, da Napoli e da Firenze, e dai principali centri artistici d'Europa e d'America, si costituiscono in un Circolo artistico allo scopo unico e diretto di far riuscire codesta impresa, anche con lo stabilire un premio unico ed indivisibile di lire 50.000, ed eleggono una Commissione che porti a conoscenza del primo magistrato del Comune la proposta, e la caldeggi presso il medesimo e presso la presidenza dell’Esposizione generale e presso tulle quelle Commissioni e quelle, autorità che possono giovare al trionfo utile e onorando per l'arte e per la patria”

Si passò quindi alla nomina della Commissione che riuscì composta di tre pittori (Filippo Carcano, Giuseppe Carozzi, Eleuterio Pagliano), tre scultori (Ernesto Bazzaro, Antonio Bezzola, Luigi Secchi), e tre pubblicisti (Ottone Brentari, Arturo Colautti, Carlo Romussi).265

Come si evince dalla memoria della Famiglia, il Circolo diede alle stampe un memoriale della propria proposta: il documento esiste e si tratta di una lunga e circostanziata difesa del progetto pubblicata nel novembre del 1901.266 Il 22 ottobre267 la Commissione del Leonardo da Vinci si recava dal Sindaco Mussi esprimendo come gli artisti milanesi «nella loro grande maggioranza» sostenessero la necessità di una Esposizione Internazionale e dell’istituzione di un «premio unico ed indivisibile» di cinquantamila lire. Contestualmente la stessa proposta veniva presentata a Camillo Boito che, diversamente dal Sindaco, opponeva questioni di carattere economico e tecnico circa l’eventualità di una “internazionale” e manifestava, piuttosto, la sua propensione ad una «grande Esposizione di sola arte italiana».

Il 23 ottobre Antonio Fradeletto rilasciava una intervista al «Corriere della Sera» che, pubblicata il 25, conclamava la rotta con Venezia. Alle domande del giornalista circa gli effetti deleteri di una internazionale milanese nel 1904 rispondeva:

Basta avere un po' di pratica di queste cose per persuadersi che un’Esposizione internazionale d’arte tenuta a Milano nel 1904 nuocerà alle Esposizioni veneziane del 1903 e del 1905. Tali dami, sono evidentissimi. Cominciate dalla vostra reclame che sarà clamorosa perché legata a quella di tre altre importantissime Esposizioni e che soffocherà necessariamente la nostra, massime se sparerete la cannonata del premio di 50,000 lire. Poi, il pubblico fine, che s'interessa veramente di cose d' arte, è assai ristretto; noi siamo riusciti con grandi sforzi e sacrifici a richiamarlo a Venezia; ora le sue esigue correnti si divideranno. Il gran pubblico che accorre ad una Esposizione per procurarsi uno svago qualsiasi, o per fruire delle riduzioni ferroviarie, preferirà naturalmente Milano dove voi siete in grado di offrirgli attrattive più vivaci e più vistose. Quanto alla produzione artistica, invece di concentrarsi, si disperderà, perché (siamo sinceri) se volete instituire un grosso premio o molti premi dovete certo sperare che gli artisti stranieri, invece di mandare lo loro opere migliori a Venezia nel 1903 o nel 1905, le mandino a Milano nel 1904. E infine, non occorrerà dimostrarvi, spero, che da noi le vendite

265 Il Circolo Artistico Leonardo da Vinci e la Esposizione Internazionale del 1904, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 284, 16 ottobre 1901, p.3.

266 Se ne conserva copia presso l’Archivio Storico della Famiglia Artistica Milanese: Per una Esposizione internazionale

d'arte nel 1904, con un premio speciale di L. 50.000, Capriolo e Massimino, Milano 1901. Si veda anche: Il circolo artistico Leonardo da Vinci, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 310, 11 novembre 1901, p.2.

267 Il Sindaco Mussi, il prof. Boito e l’Esposizione internazionale d’arte del 1904, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 291, 23 ottobre 1901, p.3.

diminuiranno, tanto l'anno prima quanto l'anno dopo dell'impresa vostra. Dunque meno pubblico, meno opere importanti e meno affari.268

Il giorno dopo, il 26 ottobre, aveva luogo la riunione congiunta tra la Commissione consultiva, i rappresentanti del Consiglio direttivo del Circolo Leonardo da Vinci e la presidenza del Comitato esecutivo. La Commissione al suo interno era divisa non solo in merito al premio unico, ma e soprattutto a riguardo del carattere da conferire all’esposizione, se nazionale o internazionale. Carlo Romussi e Giuseppe Carozzi, quali esponenti del Circolo, opponevano come Milano avesse sempre ceduto il passo ad altre città in campo espositivo: per deferenza a Venezia si erano ridimensionate le Triennali, per deferenza a Torino di era rinunciato all’esposizione del 1902. Per Carozzi risiedeva in questa «mancanza di avvenimenti artistici di grande momento» il motivo della crisi del contesto espositivo locale incapace di generare interesse presso gli amatori ed il pubblico e, ancora, il premio unico si rivelava fondamentale quale sprone per attirare artisti e opere di qualità al concorso. Boito, presidente della Commissione, prendeva la parola e spiegava le ragioni della sua personale opposizione:

C. Boito parlò colla solita facondia quasi un'ora, per combattere l’idea della internazionalità della Esposizione, e difendere quella di una grande Esposizione nazionale italiana, solenne, senza riscontro, nemmeno con quella di Torino del 1880, che fu certamente, nel senso della italianità, la migliore di tutte. Vorrebbe che in essa fossero accolti i vecchi ed i giovani, con alcune mostre collettive (Maccari, Gemito, Morelli, ecc.), con grande scelta di quadri storici, di lavori che tengano più all'idea che alla forma. Noi vogliamo che dal buco del Sempione entrino molti forestieri, ma esca molta merce italiana; e dobbiamo invitare gli stranieri a veder quanto sappiamo far noi, e non quanto sanno operare essi. Gli duole che l'ideale suo e della maggioranza dei suoi colleghi [della Commissione, nda] non sia condiviso da tutti. Anche crede si devono avere grandi riguardi per Venezia, il cui lavoro periodico verrebbe disturbato, danneggiato dall'impresa nostra. Si augura che gli artisti milanesi possano accordarsi tutti in un’idea sola, in un'iniziativa geniale.269

Il 28 ottobre 19 artisti si riunivano nelle sale della Patriottica e votavano un ordine del giorno contrario sia all’internazionalità della rassegna, sostenendo invece un carattere nazionale, sia al premio unico.270 I rapporti con Venezia, nel frattempo, si inasprivano: mentre le decisioni del Comitato erano rimandate al novembre, Fradeletto aveva proposto ed ottenuto dal Consiglio comunale il licenziamento di Bonmartini il corrispondente veneziano de «Il Secolo» giacché il quotidiano era tra i principali mezzi di promozione della campagna del Circolo Leonardo da Vinci.271

Ad una successiva riunione tenutasi presso la Camera di Commercio il 28 novembre, Boito «mostrando un vivo desiderio di conciliare le varie tendenze delineantesi tra gli artisti»272 si mostrava possibilista circa l’internazionalità della rassegna, seppur con qualche limitazione. Malgrado l’opposizione di Boito, la cui posizione, sostenuta dalla maggioranza della Commissione consultiva, si assestava adesso su una esposizione nazionale con delle «speciali sezioni straniere», durante la 268 o.b., Venezia e l’Esposizione d’arte a Milano. Un’intervista con Antonio Fradeletto. «Corriere della Sera», XXVI (1901), 293, 25 ottobre 1901, pp. 2-3.

269 Per l’Esposizione del 1904, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 295, 27 ottobre 1901, pp. 2-3.

270 La Patriottica sta per un’esposizione soltanto nazionale, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 297, 29 ottobre 1901, p. 3.

271 Ceschin 2001, p, 143, nota 60. Da Venezia. Un impiegato comunale licenziato, «Corriere della Sera», XXVI (1901), 329, 30 novembre 1901, p. 3.

nuova adunanza del Comitato esecutivo tenutasi il 12 dicembre, veniva messa ai voti la proposta dell’internazionalità che venne approvata. Fu respinto, invece, il progetto di un premio indivisibile di 50.000 lire: la tensione tra gli artisti era a tal punto aumentata che il Circolo Leonardo da Vinci aveva avviato una riflessione per realizzare una esposizione secessionista in opposizione ad una ipotetica nazionale del 1904.273 Su di un fronte diametralmente opposto si schierava la Famiglia Artistica: nel novembre l’associazione lanciava un referendum nazionale274 che coinvolgeva i principali circoli artistici italiani chiedendo se il premio unico fosse rispondente «ai criteri della moralità e della dignità dell’arte» e i risultati erano consegnati nella memoria inoltrata al Comitato esecutivo:

I sostenitori del premio unico mettono in campo a difesa della loro idea – (non tenendo conto dei dettagli d’indole personale venuti a galla durante le polemiche) – affermazioni generiche ed argomenti d’indole pratica e artistica. I principali argomenti d’indole artistica sono: l’efficacia del premio vistoso, unico, nell’eccitare la produzione ed il concorso di opere importanti, dalle quali deriverà un elevato libello intellettuale alla mostra; l’attrattiva di una gara per un premio sì rilevante, sul pubblico, e il conseguente aumentato interessamento, dal quale dovrebbe derivare un accrescimento della coltura.

Gli argomenti di indole pratica si riassumono nell’efficacia del premio unico per attirare gli artisti stranieri che sanno di non poter sperare, in Italia, abbondanti vendite: nella aumentata curiosità, e quindi affluenza, del pubblico. Senonché questi argomenti a favore dell’istituzione del premio unico sono apparsi, dalla discussione che se n’è fatta in pubblico, assai deboli.

Le forti opere d’arte, quelle che sono la manifestazione sincera di un temperamento possono essere condizionate solo da un bisogno sociale, ma non nascono per la speranza di un premio. L’artista o lavora per vendere, per soddisfare una richiesta, o liberamente s’abbandona all’ispirazione sua, quando alla legge economica della domanda e dell’offerta si vuole ribellare.

I premi – e quanto più sono grossi e tanto peggio è – provocano tutt’al più una produzione artificiosa di opere, non rispondenti ad alcun bisogno reale, le quali, ad Esposizione finita tornano nello studio dell’artista, ed arrischiamo di non trovare mai più un utile applicazione.

Ma supposto anche che si voglia intendere la Esposizione di Belle Arti come uno spettacolo teatrale, destinato a finire col calar del sipario, non è probabile che i grandi pittori e scultori d’Europa si distolgano dal lavoro