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Benedetta Iandolo e “i ragazzi del ’77”

Capitolo IV. Una cinepresa nomade, tra cinema privato e amatoriale

IV. 3 Benedetta Iandolo e “i ragazzi del ’77”

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Anche Benedetta Iandolo utilizza il linguaggio cinematografico come strumento educativo nella sua esperienza di insegnante presso il liceo artistico di Bologna; a partire dal 1974 riprende performance e manifestazioni studentesche, «per documentare la vita quotidiana come opera d’arte, perché in quegli anni c’era un forte bisogno di documentare tutto quello che accadeva, spontaneamente, senza costruzioni, perché ogni azione e gesto diventava performance quando veniva registrato da una cinepresa e lo stesso atto di registrare era a sua volta una performance»174

173Ibidem.

174 Le parole di Benedetta Iandolo sono tratte dalla nostra conversazione del 20 settembre 2011.

. Iandolo documenta e registra senza particolare attenzione alla forma, gesti bruschi e insicuri i movimenti del corpo di chi filma e di chi è filmato,

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indugiano sui dettagli del viso, sulle rughe di espressione, sui particolari del corpo. Insieme ai suoi allievi e allievi dell’Istituto d’arte utilizza la cinepresa che registra fedelmente manifestazioni studentesche e performance, animazioni teatrali soprattutto dal 1978 al 1980. Appassionata di fotografia, di pittura, scultura e disegno anatomico si dedica ben presto anche al cinema, pensandolo proprio come uno strumento, un’altra possibilità artistica di esprimere la sua creatività. A scuola con i ragazzi e anche nei pochi film privati, girati in vacanza con amici e durante l’happening Il treno di John Cage175, un “treno preparato”176 progettato e ideato dallo stesso Cage con la

collaborazione di Tito Gotti, Juan Hidalgo, Walter Marchetti, che nelle giornate del 26, 27 e 28 giugno 1978 porta sui binari delle stazioni ferroviarie una performance artistica e musicale irripetibile. I vagoni, allestiti con microfoni, monitor, una sala regia e registrazione sono pronti ad accogliere gli spettatori e le spettatrici che assistono e fanno parte dell’evento, i monitor trasmettono le immagini delle stazioni, dei musicisti che suonano tra i vagoni e dei viaggiatori e viaggiatrici che assistono e ascoltano le registrazioni musicali e le interazioni dei suoni ambientali, prodotti dal treno e da loro stessi. Iandolo usa la macchina da presa, senza intervenire in seguito con l’editing, cercando di creare dei racconti attraverso il montaggio in macchina, un montaggio serrato, fatto di primissimi piani, inquadrature suggestive in controluce, indugiando sul corpo, sui dettagli177

175 Per approfondimenti sull’happening Il treno di John Cage (1978) si veda Oderso Rubini, Massimo Simonini a cura di, Alla ricerca del silenzio perduto. Il treno di John Cage. 3 escursioni per treno preparato, Baskerville, Bologna 2008; Giampiero Cane, Il caso Cage, Silvia Camerini a cura di, in Le Feste Musicali. Poetiche e storia. Trentacinque anni di eventi teatrali e musicali a Bologna, Baskerville,

Bologna 2007, p. 65; Silvia Camerini, Le feste musicali continuano a viaggiare sul treno di John Cage, in

«Bologna incontri. Mensile dell'Ente provinciale per il turismo di Bologna», 1, 1983, pp. 43-44, 49-51.

176 Cfr, http://www.iltrenodijohncage.it/silence/ , sito che illustra l’esperienza del 1978 e la sua rievocazione nel trentennale; Marco Ventura, Ecco un treno carico di suoni e di rumori, in «L’Unità», 23 giugno 1978, p. 6.

, in riprese

177 Benedetta Iandolo si è formata presso la scuola di anatomia, specializzandosi in disegno anatomico, da qui il suo interesse per i dettagli del corpo e del viso, le espressioni e i gesti del corpo.

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lunghe e insistenti, e sul panorama inquadrato da diverse prospettive. I tagli tra una sequenza e l’altra sono bruschi, spesso un’inquadratura si interrompe all’improvviso, sospendendo la narrazione. Nel suo personalissimo modo di documentare, che esprime la creatività e il desiderio di esprimere la propria arte con tutti i mezzi a disposizione, Iandolo usa la cinepresa e il suo occhio come un pennello, registra sensazioni, suggestioni del momento, crea figure di luce e ombra, ritaglia frammenti della realtà e li compone come in un quadro. Iandolo utilizza insieme alla macchina da presa anche la fotocamera e il registratore di suoni, sempre nell’intenzione di documentare, di non perdersi neanche un frammento, una tessera del mosaico che compone attraverso le bobine girate in quegli anni. L’ambiente nel quale Iandolo gira i suoi film è una famiglia diverso da quella tradizionale, è l’ambiente artistico bolognese, quello delle contestazioni studentesche e del “Movimento del ‘77”, dei musicisti e artisti del DAMS, attivi politicamente e a livello artistico (ai quali si legano anche studentesse e studenti dell’istituto d’arte e dell’Accademia di Belle Arti), dei colleghi le colleghe e gli amici pittori, galleristi e curatori. Questo particolare momento storico e la condivisione degli ideali e delle pratiche politiche dei “ragazzi del ‘77” 178

178 Nella sua pagina facebook (https://www.facebook.com/media/albums/?id=1814225313) Enrico Scuro, uno dei protagonisti di quella generazione bolognese ha pubblicato recentemente, raccogliendo e invitando chi avesse materiale a postarlo nell’album, più di 3200 fotografie che raccontano gli avvenimenti del 1977 a Bologna, alcune di queste fotografie sono di Benedetta Iandolo; Cfr., Matteo Marchesini, I ragazzi del ’77, «Corriere di Bologna», 19 febbraio 2011, p. 19.

che documentavano con macchine fotografiche e cineprese (molte delle immagini girate da Iandolo durante i cortei della contestazione studentesca rappresentano gli amici e le amiche che imbracciano cineprese e macchine fotografiche) caratterizzano la produzione filmica di Iandolo come condivisione di una esperienza privata che prende parte ad un più ampio contesto sociale di respiro pubblico. Utilizzando sia la cinematografia che la

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fotografia 179

soggettive sensoriali, perché vi è indicato tanto un ancoraggio deittico con

l’evento, ossia una contiguità con l’esperienza vissuta, quanto la relazione che si instaura tra una sensazione esterna e un’impressione interiore […] Spesso le pellicole amatoriali s’innervano del flusso di emozioni che pervadono il cineamatore e i volti delle persone riprese, i loro gesti e in generale l’atmosfera circostante

come mezzi espressivi che riconducono alla sua intima rappresentazione di una vita spesa tra arte e insegnamento, Benedetta Iandolo si pone sul confine tra cinema privato e documentario politico. La dimensione ludica e “l’estetica dell’intimità” del film di famiglia si coniuga con l’aspetto documentario, con la registrazione delle memorie collettive di una generazione di giovani accomunata dal desiderio di cambiamento e di libertà che si riflette anche nelle sue produzioni a carattere familiare. Nei film dei viaggi Mare e montagna e Moto, così come in Performance Accademia Belle Arti e Liceo artistico e Manifestazione del Liceo artistico e Accademia 1978, la

corrispondenza tra chi è ripreso e chi riprende (con i continui sguardi in macchina, le interpellazioni, i primissimi piani e i dettagli) ci riporta a quella intimità e complicità che si ritrova nei film familiari di altre cineamatrici che riprendono il più circoscritto spazio privato. Queste sequenze sono delle

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IV. 4 Adele Mussoni e le cronache della riviera .

Adele Mussoni, cineamatrice animata da una forte passione per la sua città, Rimini, e le attività che si svolgevano sulla riviera romagnola, filma con costanza e determinazione, prima con la sua cinepresa 8mm e poi con la Super8, per molti anni della sua vita, dagli anni Cinquanta agli Ottanta, feste, incontri, manifestazioni pubbliche, gite, ricorrenze, iniziative ambientate sul

179 Iandolo assegna ai ragazzi degli esercizi per spingerli alla documentazione del quotidiano, come ad esempio la realizzazione di un diario fotografico o filmato di una loro giornata.

180 Alice Cati, Pellicole di ricordi. Film di famiglia e memorie private (1926-1942), Vita e Pensiero, Milano 2009, p. 105.