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Maria Anna Babina, animazioni casalinghe

Capitolo IV. Una cinepresa nomade, tra cinema privato e amatoriale

IV. 1 Maria Anna Babina, animazioni casalinghe

Maria Anna Babina sin dai primi anni Sessanta, quando il padre, cineasta appassionato le trasmette la passione, gira, monta e sonorizza insieme al marito, Luciano Casali, film di famiglia e piccoli cortometraggi di finzione (girati con gli amici nelle case di campagna intorno a Bologna con l’aiuto e il divertimento di un gruppo di amici). Babina e il marito sono due cineamatori molto compenti e attivi, ogni anno dal 1962 al 1989 producono almeno uno o più di un film, viaggi, animazioni, feste di capodanno, riunioni di famiglia tutti costruiti e montati (con musica o voce over di entrambi) non come semplici documentari, ma sceneggiati e organizzati come delle piccole storie, arricchiti con scenette comiche create ad hoc, commenti umoristici e didascalie funzionali al racconto. Tutti i film sono confezionati

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con titoli di testa e di coda, nessun passaggio è lasciato al caso, e sia Babina che Casali si occupano di tutte le fasi della lavorazione: dalla pianificazione alle riprese, dal montaggio alla sonorizzazione. Maria Anna insegna educazione tecnica, dal 1970, prima nella scuola media inferiore “F. Besta”, poi nella “Zamboni” e “L. C. Farini” di Bologna, cercando di coinvolgere gli studenti e le studentesse in lavori creativi che stimolassero in loro l’interesse per la materia. Decide sin da subito che la fotografia e il cinema potevano essere degli strumenti utili per far lavorare le sue scolaresche in questo senso, così gira tra il 1975 e il 1989 dieci bobine che spaziano da esperimenti e primi tentativi di animazioni, realizzazione di piccoli spot pubblicitari, cartoni animati e progetti più complessi di cortometraggi di finzione. In questi ultimi anni le pellicole private sono in numero molto inferiore rispetto ai precedenti: i figli sono oramai cresciuti, Maria Anna si separa dal marito e inizia la sua vera e personalissima produzione amatoriale con il “gruppo scolastico”, abbandonando pian piano la pratica del cinema familiare. Gli ultimi dieci anni di lavori girati in pellicola, dal 1979 al 1989 sono solo film scolastici. Maria Anna trova così al di fuori dello stretto gruppo familiare con il quale ha iniziato a praticare e ha coltivato la cinematografia a passo ridotto, il marito, i parenti e i figli, che collaboravano attivamente alla realizzazione di questi film, una propria strada e autonomia. Il desiderio di conciliare la sua passione per la fotografia in movimento e l’arte la porta a sperimentare il passo uno, tecnica di ripresa che le consente di realizzare cortometraggi animati a partire dai disegni, ma anche dalle semplici costruzioni Lego o da pupazzi creati con la plastilina e altri materiali, delle studentesse e gli studenti. I film erano girati con la cinepresa personale di Babina, da lei stessa e da alcuni dei suoi allievi e allieve, in formato Super8, montati e sonorizzati. Il passo uno era funzionale al percorso didattico di Babina, lei stessa afferma che attraverso l’animazione dei disegni, i ragazzi affrontavano tutti i passaggi dall’immagine statica al movimento, mentre altri

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lavori come Storia di un punto mettevano in luce il lavoro di studio sul

concetto di punto e linea, sul movimento, le forme e il segno. In Storia di un punto ultimo dei film realizzati da Babina a scuola, nel 1989, ogni

componente della classe ha lavorato ad una sequenza del film169

169 Le sequenze del film sono annunciate da didascalie e sono: punto, linea, forma e colore, il movimento,

il linguaggio del corpo.

, con diverse tecniche di animazione: pittura diretta o graffi sul supporto della pellicola, cartoni animati, animazioni passo uno con plastilina, e riprese accelerate di disegni dal vero, disegni realizzati con il computer, rallenty o accelerazioni di movimenti del corpo, esercizi e danze. Le allieve e gli allievi attraverso questo lavoro, realizzato a partire da un soggetto che è stato elaborato in una sceneggiatura, hanno potuto approfondire e studiare i concetti di punto, linea, forme e movimento attraverso lo strumento cinematografico che si è dimostrato utile e prezioso per l’apprendimento didattico e anche per il consolidamento del gruppo scolastico. Molti altri film di animazione utilizzano tecniche e spunti differenti, attingendo non solo dal disegno e dalla pittura, ma anche dal fumetto (con l’utilizzo di scritte e la costruzione del quadro che richiama la carta stampata), il decoupage e il decollage, e anche dalla poesia e dalla letteratura per sceneggiare cortometraggi di vario genere, horror, gialli e polizieschi. Babina lavora in collaborazione con altre docenti della scuola accomunate dall’interesse per la cinematografia come ausilio e strumento didattico per l’insegnamento, producendo anche cortometraggi di finzione tratti da testi letterari, come ad esempio La mascherata della morte rossa,(1981-82), ispirato al racconto di Edgar Alan Poe.

Gli allievi e le allieve si sono cimentati con l’adattamento del racconto letterario e con tutte le fasi di lavorazione del film, la scelta dei costumi, delle scenografie, le luci, e infine con il montaggio, sempre sotto la supervisione di Babina che eseguiva le riprese e l’editing del film. In questo film vengono applicate le conoscenze delle tecniche cinematografiche più elementari,

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come la sostituzione, il rallenty e il viraggio al rosso. Il gruppo di cineamatori e cineamatrici che Babina crea in questi anni è il frutto della sua esperienza passata di riprese familiari dalla quale prende spunto e attinge, ma anche dalla quale si emancipa e si distanzia, “professionalizzando” le sue opere, creando una vera e propria catena di produzione del film. Alcuni di questi cortometraggi partecipano a concorsi e festival di cinema dei ragazzi, come la Biennale del cinema dei ragazzi170