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Ciak si gira, film scolastici di Carla Batini

Capitolo IV. Una cinepresa nomade, tra cinema privato e amatoriale

IV. 2 Ciak si gira, film scolastici di Carla Batini

svoltasi a Pisa dal 1972 sino ad oggi, una delle più importanti manifestazioni che coinvolge e raccoglie le produzioni amatoriali scolastiche italiane. Questo aspetto della cinematografia nelle scuole, promossa soprattutto da insegnanti donne è tutt’ora da indagare e si mostra ad una prima analisi un argomento ricco di prospettive e spunti per gli studi sul cinema amatoriale. Molte sono le difficoltà che si incontrano nel reperimento dei materiali, i film sono spesso andati perduti o conservati in cattivo stato laddove non siano stati acquisiti dalle insegnanti stesse è difficile recuperarli negli istituti scolastici che spesso se ne sono liberati o non consentono il libero accesso a questi documenti.

Alla metà degli anni Sessanta, precisamente nell’anno scolastico 1967- 68, Emilio Sidoti, Elina Bolla e Andrea Sismondi, maestri della Scuola elementare statale di Albisola Superiore, realizzano Libertà in cammino, film in

due episodi intitolati La Resistenza e I mille, ispirato alle vicende storiche della

170 Le attività della Biennale sono confluite nel 1997 nell’Associazione cinema dei ragazzi, che organizza festival e manifestazioni per la diffusione dell’educazione cinematografica nelle scuole, con la collaborazioni di enti pubblici territoriali che supportano e collaborano alle iniziative promosse. Leggiamo sul sito «Tra i Soci fondatori del CIAS (Coordinamento Italiano Audiovisivi a Scuola), l’Associazione, in collaborazione con altri Enti e Associazioni, si pone come luogo di raccolta, valorizzazione e promozione delle esperienze che vengono dal mondo giovanile e della scuola nel campo degli audiovisivi e del multimediale; luogo di incontro per quanti vogliano discutere le varie posizioni pedagogiche e didattiche e strumento per collegare le realtà del territorio che si muovono sul piano dell’incontro dei linguaggi», http://www.cineragazzi.it/associazione/chi-siamo/.

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Resistenza e dell’Unità d’Italia. I film in pellicola 8mm bianco e nero, corredati di voce over e musiche di commento, sono interpretati e realizzati dagli stessi alunni con il sostegno degli insegnanti che attraverso la cinematografia offrono alle alunne e agli alunni uno strumento per interpretare e approfondire gli argomenti storici affrontati dal programma scolastico. In altre città si creano negli anni Settanta centri doposcuola che insegnano e praticano la cinematografia e la fotografia per ragazzi, le prime sono Torino, Pisa, Brescia, Bologna, Carbonia e negli anni Ottanta Bari e Palermo che si riuniscono nel CIAS (coordinamento italiano audiovisivi scuola) nel 1997. Alcuni di questi centri sono divenuti associazioni o cooperative che si occupano della diffusione della pratica audiovisiva in ambito educativo-scolastico. Il cinema a scuola era praticato in tutta Italia da insegnanti, soprattutto donne, ma non c’era nessuna direttiva ministeriale in merito. Negli istituti scolastici l’iniziativa di affiancare al programma di studi tradizionale la pratica di discipline quali la fotografia o la cinematografia era voluta dalle insegnanti stesse che spinte dal desiderio di trasmettere la loro passione (spesso acquisita filmando in famiglia o con amici) alle allievi e agli allievi, sensibilizzando anche colleghi e dirigenti scolastici all’inserimento di queste pratiche nei programmi ministeriali. Le insegnanti si arrangiavano con i propri mezzi tecnici (le cineprese e le attrezzature erano spesso di loro proprietà), e le più attive venivano chiamate in altre scuole per tenere corsi di aggiornamento agli altri insegnanti, desiderosi di intraprendere dei laboratori di cinematografia anche nei loro istituti. Anche se non esiste un vero e proprio coordinamento ufficiale per questo tipo di attività extrascolastiche le insegnanti e gli insegnanti si coordinano e comunicano attraverso i centri doposcuola e soprattutto i festival di cinema dei ragazzi che si svolgono su tutto il territorio italiano e in particolare nelle città di Pesaro, Bergamo, Firenze, Torino, Bari e Carbonia. Quello di Pisa è un importante appuntamento che coinvolge anche un’altra delle cineamatrici

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che compongono il nostro campione di studi. Carla Batini, fondatrice e responsabile insieme a altre e altri appassionati docenti della rassegna pisana, insegnante di lettere e storia presso la scuola media inferiore “A. Pacinotti” di Pontedera, in provincia di Pisa, sin da bambina si appassiona di fotografia e la pratica assiduamente anche da adulta insieme ad un gruppo di dilettanti fotografi che si riunisce la domenica a casa sua per confrontarsi sulle tecniche e i soggetti fotografici. A scuola, Carla cerca di trasmettere la passione per la fotografia alle alunne e alunni delle sue classi e insieme all’amico e regista Mario Benvenuti decide di realizzare con le classi dei piccoli film a passo ridotto. È proprio l’amico Benvenuti, che frequentava anche il suo piccolo gruppo di fotografia, che la inizia alla pratica cinematografica che Carla non fa fatica ad apprendere e a fare della sua cinepresa (una Super8 che acquista nel 1970) uno strumento di espressione artistica, come per la più amata fotografia. La passione di Batini e Benvenuti è contagiosa e presto anche altri insegnanti collaborano alla realizzazione di piccoli documentari che interessano anche le loro discipline; diversi sono i temi affrontati, la storia e la letteratura, ma anche le scienze e l’educazione civica171

171 I documentari sui Ripple-mark, sulla città di Pontedera e sulla fabbrica Piaggio nella prima metà degli anni Settanta sono andati perduti, ma Carla Batini ne conserva ancora un vivo ricordo.

. Dal 1976 al 1990 Batini realizza molti piccoli film a soggetto, scritti, diretti e interpretati dagli alunni e le alunne che si occupavano di tutte le fasi della produzione del film: divisi in gruppi c’era chi si occupava del soggetto, chi scriveva la sceneggiatura, chi stendeva lo storyboard, chi recitava e chi aiutava le riprese. Batini con l’aiuto di Benvenuti montava i film e li corredava di titoli e didascalie, qualche studentessa o studente assisteva a questa fase del lavoro che però non si svolgeva a scuola ma nel garage del professore dove conservava la moviola e gli strumenti per l’editing dei film. Due sono i film che rimangono di questa esperienza in classe, dove come sostiene Batini «il clima era quello che si respirava in famiglia, gli alunni

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lavoravano con molta passione ai film, anche fuori dall’orario scolastico e questo rendeva la situazione meno formale e più intima, spontanea»172

172 Queste dichiarazioni sono tratte, come tutte le citazioni dirette che riguardano Carla Batini, da numerosi colloqui che ho tenuto con la stessa tra il gennaio 2009 e il settembre 2011.

. Il tempo che lei e la sua scolaresca dedicavano alla preparazione e alla realizzazione dei film non era solamente quello scolastico. Tutte e tutti loro, insegnanti e alunni compresi, lavoravano anche fuori dalle ore di lezione, utilizzando quindi lo spazio del loro tempo libero per produrre il loro cinema. Lo sconfinamento dei tempi scolastici nel tempo libero e privato dei singoli partecipanti testimonia come l’esperienza fosse un desiderio comune a tutte e tutti, portando questo tipo di cinema più vicino allo spazio familiare di quanto si possa pensare ad una superficiale analisi. Gli unici film conservati dalla stessa che si sono salvati dall’oblio sono due cortometraggi di finzione realizzati negli anni 1981 e 1982, La sfortuna colpisce ancora e Storia di Pietro. I ragazzi e le ragazze della sua classe tengono un diario di bordo di

queste avventure cinematografiche dove si ritrovano i primi abbozi del soggetto, i temi svolti sulla realizzazione dl film, lo storyboard disegnato e poi ricomposto attraverso le foto di scena. Tutta l’esperienza del film passa attraverso questi diari e album fotografici di ricordi, gelosamente custoditi di Carla insieme ai film. Carla Batini non è una cineamatrice privata molto attiva, il suo cinema non si rivolge spesso alla ristretta cerchia di familiari e amici, le uniche bobine che riguardano la sua famiglia sono delle sequenze girate in giardino nella casa materna, all’isola d’Elba e sul lago di Massaciuccoli, ma non riprendono nessuno dei familiari. Sono bobine di “prova”, sperimentazioni sull’uso del macro (fiori e insetti) e dello zoom, e diverse inquadrature girate in differenti condizione di luce per testare la resa delle pellicole. La famiglia di Carla era rappresentata, più che dai suoi familiari, dagli alunni e le alunne che accompagnava durante i tre anni di formazione delle scuole medie e dalle insegnanti e gli insegnanti che la

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appoggiavano e incoraggiavano nei suoi progetti. Una famiglia allargata, appunto, con la quale condividere la sua passione per le immagini, sia quelle delle fotografie (sono centinaia gli album di fotografie e gli ingrandimenti che Carla Batini conserva nel suo archivio personale) che quelle del cinema con i ragazzi e con la quale poteva sperimentare un più impegnato percorso di pratica, realizzando dei prodotti tecnicamente e esteticamente “ben fatti”. Le pellicole girate in famiglia (lo stesso vale per i soggetti fotografici) non erano per lei che noiosi doveri imposti dai parenti che le chiedevano di girare qualche metro di pellicola ai matrimoni o alle feste, «ma io mi rifiutavo sempre, mi rifiutavo di riprendere ore di ricevimenti in cui non succedeva nulla, sempre le stesse facce e gli stessi personaggi. A me interessava il lavoro che stava dietro ad un film, il confronto e la collaborazione con i ragazzi, quando eravamo tutti insieme per girare, allora lì si che mi divertivo, quella era per me l’idea del cinema in famiglia»173