• Non ci sono risultati.

Riviste e manuali come vademecum della viaggiatrice

Capitolo III. Una cinepresa in valigia: ho(me)liday movie

III. 4 Riviste e manuali come vademecum della viaggiatrice

La rivista «Cinema» dal 1936 al 1937 dedica al passo ridotto una rubrica, il Manualetto del cinedilettante, che riporta consigli e soluzioni sull’uso

delle apparecchiature cinematografiche per il dilettante alle prime armi e quello più esperto. La tendenza per questi testi è quella dell’avvicinamento al professionismo e il conseguente abbandonando i temi e le riprese a carattere familiare, prese in scarsa considerazione da questo tipo di letteratura (ad eccezione di soggetti e piccole scene costruite e programmate con l’aiuto dei familiari). Il film di viaggio si ritaglia uno spazio tutto suo nelle rubriche del passo ridotto e nella manualistica. L’esperienza del viaggio, al contrario della vita quotidiana, merita di essere filmata, con riguardo e accorgimenti che il cineasta amatoriale dovrà seguire come per la costruzione di un film di finzione, programmando le riprese dei soggetti e il suo viaggio come se fosse una sceneggiatura. Nelle pratiche ideali del cinedilettante l’improvvisazione è mal tollerata, quello che si raccomanda sempre nei manuali e nelle riviste specializzate è la pianificazione delle riprese, per dare al film le sembianze di un prodotto professionale, distaccandosi più che si può dal semplice filmino di ricordi. Il viaggio che ci si appresta a intraprendere è ricco di imprevisti e situazioni non programmate, ma i consigli della letteratura mettono in guardia sulle difficoltà di effettuare delle riprese senza criterio, inquadrando e scegliendo di riprendere delle scene in modo “sbagliato”, senza dar risalto ai particolari e rischiando di non trasmettere «i tratti caratteristici e l’aspetto

99

significativo»138

cominceremo con il primo piano di un orario ferroviario o di una carta automobilistica, un dito scorrerà sulle pagine dell’orario dal luogo di partenza a quello di arrivo o seguirà sulla carta la traiettoria del nostro prossimo viaggio. Brevissimi quadretti daranno le indicazioni dei preparativi del viaggio: si completano le valigie, si dà la cera agli sci, si verifica il motore dell’auto a seconda dei casi, se il viaggio ha luogo in ferrovia si potranno prendere gustose inquadrature della stazione: signore che fanno la fila alle biglietterie, locomotive che fumano, cartelli indicatori della destinazione, ecc

ad esempio di un paesaggio. La programmazione che certamente può essere compiuta per ottenere un film di viaggio di successo per i cinedilettanti riguarda l’introduzione al film

139

Programmare le riprese, così come si programma un viaggio, nella maniera possibile, studiando i movimenti sulla mappa, le città e i paesi che si incontreranno per cercare di visitare i luoghi interessanti, gli itinerari e i paesaggi più belli, tracciare «una trama leggera nella quale legare le differenti fasi del viaggio»

.

140

Per altri generi di films il cineasta deve cercare un soggetto e poi svilupparlo, mentre qui il tema è già pronto. Non bisogna far altro che seguire l’azione e mostrarne lo sviluppo, le peripezie, in modo chiaro, interessante e divertente, secondo il caso»

. Manuali e rubriche consigliano per qualsiasi soggetto si voglia cinematografare una seppur minima programmazione delle riprese e programmazione delle scene che si intendono rappresentare. Il caso della cinematografia di viaggio è particolarmente congruo a questo tipo di impostazione; il tema del viaggio e la sua organizzazione è già un soggetto scritto.

141

Riprendere tutte le fasi del viaggio, dai preparativi al ritorno a casa, daranno l’idea di continuità, evitando quella “frammentarietà” che è propria

.

138I primi passi, Manualetto del cinedilettante, in «Cinema», 14, 1937, p. 113 139Ibidem.

140 Pierre Monier, Suzanne Monier, Le livre du Cinéaste amateur. Technique, Pratique, Esthetique, Paul Montel, Paris 1967, p. 110, traduzione mia.

141 Pierre Monier, Il libro completo del cineamatore. Tecnica-Pratica-Estetica, Mursia Editore, Milano 1963, p. 203.

100

dei film a soggetto familiare142. Le riviste specializzate, sin dagli anni in cui si

diffonde quello che può essere considerato il primo formato amatoriale, il 9,5mm, promuovono la pratica cinematografica nel tempo libero, soprattutto per documentare la famiglia, le feste e i momenti indimenticabili che rimarranno impressi nelle pellicole come un vivido ricordo, e le vacanze, sul bollettino Pathé Baby si leggono molti annunci pubblicitari che richiamano la vacanza come “festa della natura e degli uomini”, “di colori e di luce”143 che potrà essere fissata nei nostri ricordi attraverso le immagini in

movimento del cinema dillettentantesco. Il “cinereportage”144 di viaggio

identifica spesso la pratica amatoriale più spiccia, quasi al pari del film familiare in senso stretto e nella letteratura che riguarda la pratica del cinema amatoriale molte sono le colonne spese alla ricerca di norme forme estetiche convenzionali e consigli sulle produzioni di questo tipo di film. Il film dovrà avere una struttura circolare, quindi importante sarà riprendere i preparativi e il viaggio verso la meta turistica, le attività e i paesaggi nelle località visitate e infine il ritorno. Le riprese di cartelli stradali, insegne, mappe e altre indicazioni importanti sono dei validi sostituti dei titoli delle didascalie. Per le panoramiche e i campi lunghi i manuali consigliano sempre il treppiede, e di un paesaggio si raccomanda la ripresa dei tratti essenziali, dei «particolari elementi caratteristici che gli conferiscono l’aspetto significativo»145

142 Ernesto Cauda, La cinematografia per tutti. Guida pratica per cinedilettanti, A.I.C.E.P., Roma 1931, p.139.

143 «Pathé Baby», 10-11, 1929, p. 2.

144 Guido Bezzolla, nella sua rubrica L’ABC dell’otto millimetri, tenuta sulla rivista Ferrania negli anni 1952-53, descrive il cinereportage come un soggetto facile e frequente per il cinema amatoriale. Riprendere una gita domenicale è una delle cose più semplici che chi si accosta anche per la prima volta alla ripresa può fare.

145I primi passi, Manualetto del cinedilettante, «Cinema», cit., p. 113

. «I panorami e le vedute dei monumenti non dovranno essere che complementi rapidi del quadro d’insieme, che sarà vario, multiforme, dinamico,

101

animato»146. Nel film di viaggio, reportage di un’esperienza di conoscenza di

luoghi e culture differenti, non dovranno mancare sequenze che illustrino scene di usi e costumi locali, che testimonino il contatto col luogo e le persone che lo abitano. Pierre Monier147 nel suo manuale più famoso e

diffuso per il cineamatore include tutta una serie di temi legati al film di vacanza, differenziando il paesaggio e le situazioni che si vengono a creare durante una gita, una vacanza, un soggiorno. I suggerimenti di Monier spaziano dalla campagna alla montagna, regalando al dilettante dei preziosi suggerimenti sia per quanto riguarda la costruzione del film che per gli aspetti tecnici delle riprese. Monier illustra degli esempi abbastanza comuni di brevi soggetti di film: Orizzonte Marino, Alta montagna, Al paese del valzer148.

Con la macchina a mano si possono fare molte carrellate, sempre raccomandando la lentezza e la precisione dei movimenti, si può scegliere di riprendere il panorama dalla seggiovia o dalla funivia, e se si è bravi anche mentre si scia, «scendendo dolcemente una pista non accidentata»149. Questo

tipo di riprese, le carrellate, a mano e a bordo di un mezzo di trasporto, che sia la macchina, la barca o il treno sono molto incoraggiate, con le dovute cautele, dagli autori che raccomandano strade non dissestate e andature rapide e sicure150, riprese non troppo lunghe e a favore di luce, evitando di

passare da ambienti troppo bui ad altri luminosi. La ripresa dalla barca offre al cineamatore scorci e prospettive sorprendenti, e il riflesso sull’acqua è «uno dei soggetti più fotogenici che ci siano, specialmente a colori» 151

Alcuni testi danno suggerimenti sull’importanza (in particolar modo nelle pellicole mute) di dare riferimenti precisi sul luogo che si andrà a

.

146 E. Cauda, La cinematografia per tutti. Guida pratica per cinedilettanti, cit., p.139 147 P. Monier, Il libro completo del cineamatore. Tecnica-Pratica-Estetica, cit., pp. 195-209. 148 Ivi, pp. 198-204.

149 Ivi, p. 207.

150 E. Cauda, La cinematografia per tutti. Guida pratica per cinedilettanti, cit., p. 139. 151 P. Monier, Il libro completo del cineamatore. Tecnica-Pratica-Estetica, cit., p. 197.

102

visitare; riprendere il cartello stradale, la mappa o la cartina stradale, inserire titoli e didascalie semplicemente indicando il nome della località oppure arricchire il quadro con cartoline o titoli scherzosi. I consigli più tecnici riguardano la realizzazione di “cartine animate” che ricostruiscono il percorso del viaggio attraverso il disegno tracciato direttamente sulla mappa geografica.152

Il film di viaggio è considerato in questi testi come una ricca officina di prova per il cineamatore, offre spunti e situazioni differenti, mette alla prova la capacità tecnica e stimola alle sperimentazioni con la macchina da presa, gli obiettivi e i filtri. Il tempo libero e il clima rilassato e piacevole della vacanza investono tutta la famiglia che partecipa più attivamente alla realizzazione di questi reportage. Il film non può essere solo un insieme di dettagli e panorami, ma meglio se i familiari o gli amici collaborano alla realizzazione di piccole scene «a meglio seguire l’azione»153. Per Monier ad

esempio le riprese di una passeggiata in un sentiero di alta montagna, in compagnia di tutta la famiglia, forniscono materiale prezioso per un piccolo reportage che includa anche «eventuali giochi d’espressione»154

152 Mario T. Maccarini, Filippo Maggi, 18 fotogrammi al secondo, Rizzoli Editore, Milano 1976, pp. 109-110.

153 P. Monier, Il libro completo del cineamatore. Tecnica-Pratica-Estetica, cit., p. 201. 154Ibidem.

, primi piani di un bambino sorpreso per l’arrivo di un branco di capre selvatiche, piccole scenette umoristiche durante il cammino e il picnic nel bosco. Dunque per molti autori dei manuali la ripresa del viaggio o della gita è un soggetto che si avvicina più a quello del film familiare e rappresenta un momento di pratica ed esercizio condiviso da tutta la famiglia. George Wain nel suo Vademecum del cinedilettante non menziona il film di viaggio come un genere a se stante, ma lo inserisce all’interno del Film di scene familiari, descrivendo una piccola

103

giocando nell’acqua, con la sabbia e sui pontili e la madre che sembra rilassarsi sulla sdraio, ma che è sempre vigile e attenta e non li perde mai di vista155. Nei piccoli manualetti che Ferrania distribuiva gratuitamente ai

cinedilettanti due sono i soggetti ai quali l’amatore si accosta: «il piccolo film a soggetto ed il modesto cinereportage». Di quest’ultimo si parla come del genere più facile e praticabile, la gita al mare (in montagna o campagna) è alla portata di tutti. La macchina da presa al contrario della fotocamera ci permette di costruire il racconto di una giornata in maniera chiara e lineare, mentre nelle fotografie quello che rimane sono «pezzetti di carta isolati quasi privi di senso». Segue una descrizione dettagliata di una ipotetica gita in barca a vela156

La stessa Kodak promuove le sue macchine come indispensabili compagni di avventure durante i periodi di vacanza; nel 1930 su «Le vie d’Italia» si legge: «non partire per le tue vacanze senza un Kodak»

, uno dei soggetti più trattati dalla manualistica per le infinite possibilità di inquadrature, le buone condizioni di luce, e la possibilità di sperimentare con le pellicole a colori per una resa ottimale.

Molte pubblicità sulla carta stampata che promuovono apparecchi fotografici si riferiscono al momento delle vacanze per convincere i consumatori ad acquistare i loro prodotti.

157

155 Wain George, How to film as an amateur, Focal Press, London 1950, trad. it., Vademecum del

cinedilettante, Edizioni del Castello, Milano 1950, pp. 155-156.

156L’ABC del passo ridotto, Ferrania, Milano, 1960, pp. 34-38. 157 «Le vie d’Italia», XXXVI, 7, 1930, p. XI.

, la macchina fotografica diventa un «amico inseparabile delle vostre ore di svago» e l’illustrazione mostra quattro giovani ragazze sul bagnasciuga, una di loro, in piedi è intenta a fotografare le amiche. Si tratta in questo caso di uno spostamento di genere, la macchina fotografica diviene oggetto maschile “un kodak” con la quale le ragazze possono immortalare i loro momenti di tempo libero, semplice da imparare e facile da portare. Il

104

“Kodak” diviene il sostituto del compagno di viaggio maschile158. Questa

inusuale e curiosa interpretazione del mezzo fotografico che acquista un’identità di genere imprevista per andare incontro alle esigenze delle consumatrici è una rara eccezione nel panorama delle strategie pubblicitarie delle case produttrici. Molto frequentemente nelle campagne pubblicitarie della stessa casa Kodak la documentazione delle attività del tempo libero in vacanza è affidata indistintamente all’uomo e alla donna che riprende o fotografa per diletto la famiglia e gli amici dediti alle attività più varie: gli sport acquatici, lo sci, le passeggiate immersi nella natura i picnic. La stessa già citata macchina da presa Filmo 75 è pubblicizzata dalla Bell and Howell come la camera ideale per i viaggi, le vacanze e le attività del tempo libero, facile da usare anche per i bambini. Molte delle pubblicità, sin dagli anni Trenta, pubblicate sul periodico turistico più autorevole del Touring Club italiano «Le vie d’Italia» indicano la macchina da presa come il nuovo strumento per registrare le proprie vacanze, anche se la presenza della macchina fotografica rimane immutata, a questa si affianca seppure timidamente la cinepresa. Il cinema amatoriale come sostiene Massimo Locatelli159

158 Anche in una pubblicità precedente di un apparecchio fotografico Zeiss Ikon si parla di “un compagno fedele su cui potete contare in ogni momento”, «Le vie d’Italia», XLVII, 1, 1941, p. 13. 159 M. Locatelli, Lo sguardo del cineturista, cit., p. 558.

, nella sua preziosa analisi sugli sviluppi della figura del cineturista, «non condivide gli spazi dedicati alla cinematografia standard» che si ritrova in articoli o reportage sul paesaggio italiano nel cinema d’autore o commerciale e rubriche sui vari festival di cinema amatoriale italiani, ma viene trattato sommariamente nelle rubriche di fotografia, rubriche però molto tecniche e specializzate, che guardano più alle innovazioni e agli aspetti più strettamente tecnici che riguardano le strumentazioni e le possibilità delle cineprese a passo ridotto. Dal gennaio 1959 la rivista nella rubrica fissa Fotografia ospita uno spazio (a una attenta analisi molto

105

limitato) dedicato al formato ridotto, dettato dal numero crescente di dilettanti che imbracciano la cinepresa affiancandola alla macchina fotografica.

[…] vogliamo fare in questa rubrica un po’ di posto anche al cinema a passo ridotto, il quale se in certe occasioni (es. Usa) ha ormai superato per numero di amatori la stessa fotografia, anche in Italia va prendendo rapidamente piede e annovera già una folta schiera di fedeli. Il cinema dilettantistico, diciamolo subito, non sostituisce la fotografia. Quello non è immediatamente godibile come questa: abbisogna di un mezzo abbastanza complesso (proiettore) per estrinsecarsi, per giunta richiede di una determinazione allo spettacolo, nonché di una certa messa in scena (ambiente buio, schermo, famiglia o amici riuniti). Inoltre non consente ingrandimenti su carta o riproduzioni a stampa tecnicamente accettabili. Però dà il movimento, la vita: e questa è una cosa insostituibile. Si pensi soltanto alla possibilità di rivedere il nostro bambino, o noi stessi fatti adulti, trotterellare, giocare, ridere, strillare, come facevamo nei nostri primissimi anni di vita. Il cinema quindi, per ogni persona sensibile e aggiornata, dovrebbe affiancarsi alla fotografia come come complemento prezioso e indispensabile nella documentazione della propria esistenza. La sua fortuna risiede nella sostanziale verità del motto “Filmare è più facile che fotografare”. In effetti se ci si attiene alla pratica normale e si gira all’usuale cadenza di 16 fotogrammi al secondo, per usare correttamente una macchina da presa non v’è altra difficoltà che regolare il diaframma in rapporto alle condizioni di luce. […] Anche quest’ultima difficoltà è venuta a cadere con la comparsa delle cineprese ad “occhio elettrico”160

La cinematografia per tutte e per tutti non ha bisogno delle continue attenzioni che si rivolgono alla fotografia, viaggia da sé anche sotto mani inesperte; così nella rubrica più che consigli su come utilizzare al meglio queste apparecchiature si informano i lettori e le lettrici sui nuovi modelli, gli automatismi che li accompagnano e il successo di talune pellicole a colori, perché «per girare a colpo sicuro un film in 8mm, dunque, non c’è altro da fare che metter l’occhio al mirino e premere il bottone di marcia. Chi saprà resistere ad una simile tentazione?»

.

161

Come sostiene Locatelli il passaggio da una “amatorialità istituzionalizzata” degli anni Cinquanta al nuovo modello di consumo audiovisivo legato al “turismo vivace e curioso” degli anni Sessanta è

160 «Le vie d’Italia», 2, LXV, 1959, pp. 264-266. 161 Ivi, p. 266.

106

testimoniato dagli annunci stampa dove la cinepresa non è più unico elemento iconografico, ma fa da contorno alla messa in scena del fatto sociale: si rappresentano scene di divertimento in spiaggia, sport acquatici, i primi bagni dei piccoli figli al mare, la gita in barca, il picnic in campagna. La diffusione della cinematografia dilettante avviene anche attraverso la conquista degli spazi dell’esperienza del viaggio e del turismo dei quali sempre di più, a partire dagli anni Sessanta, gli italiani e le italiane si appropriano, relazionandosi con il mezzo tecnico e tracciando delle mappe sensibili dello sguardo turistico italiano.

107

Capitolo IV. Una cinepresa nomade, tra cinema privato