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Camere rosa, la tecnologia amatoriale e le donne

Capitolo V. Cenni di una storia delle tecnologie del cinema familiare

V. 3 Camere rosa, la tecnologia amatoriale e le donne

. Il nuovo formato che vantava migliorie e semplificazioni tecniche, capaci di far avvicinare anche le più sprovvedute alla macchina da presa, fu testimone di questa incursione del cinema nella scuola italiana.

Nel complesso panorama dei primi anni (almeno sino all’introduzione dell’8mm) in cui si sviluppano e convivono diversi formati per la pratica del cinema amatoriale non è possibile, per la scarsità dei dati e l’impossibilità di riscontri sull’uso da parte delle donne e la loro partecipazione alla cinematografia in famiglia, definire il ruolo che queste hanno avuto nella storia delle tecnologie amatoriali. L’aspetto che ci interessa più sottolineare è come molte delle aziende produttrici abbiano delineato lo sviluppo e la diffusione della cinematografia amatoriale secondo delle caratteristiche di genere. Se le innovazioni e le tappe della storia della tecnologia amatoriale ci parlano di un mondo esclusivamente maschile, fatto di ingegneri, chimici, dilettanti e inventori, che si sono messi in gioco alla continua ricerca del formato sub-standard per eccellenza, gli sforzi dei produttori di promuovere e realizzare il sogno del cinema nelle case di ognuno è stato un compito

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affidato all’immagine e alla presenza delle donne come anello di congiunzione tra la vita sociale e quella familiare. Vale la pena in questo contesto ricordare la figura di Marion NorrisGleason, amica e collaboratrice di George Eastman che fu incaricata dallo stesso di sperimentare il primo prototipo della cinepresa 16mm, messo a punto da John G. Capstaff. La stessa Norris ricorda come la Kodak volesse affidare la cinepresa nella mani di qualcuno che non avesse nessuna cognizione tecnica ed esperienza con la cinematografia in modo da poter dimostrare che chiunque avrebbe potuto usare le loro attrezzature213. Norris rappresentava per il reparto commerciale

della Kodak l’ideale tipo di “home movie maker”: Marion era una donna e meglio ancora una madre, perfetta icona della “Kodak-girl”214

213 Dwight Swanson, Invertingamateur film: Marion NorrisGleason, Eastman Kodak and the Rochester

scene, 1921-1932, in Small-gauge and amateur film, «Film History», cit., p. 127.

214 Martha Cooper, The kodak girl collection, www.kodakgirl.com, ultima consultazione ottobre 2010.

, immagine simbolo delle compagne promozionali della casa di Rochester che veniva utilizzata per le campagne promozionali sin dagli inizi del ventesimo secolo. Giovane e indipendente, viaggiatrice instancabile la Norris gira un film di ambientazione familiare, seguendo la linea delle campagne commerciali che nel secondo decennio del Novecento la casa adotta per la stampa americana, pubblicizzando i suoi prodotti con illustrazioni che descrivono scene di vita privata e familiare e ripetono lo slogan “Keep a Kodak story of the children”. Il film della NorrisThe picnic party (o anche A child’sbirthdayparty) ha

come protagonisti un gruppo di bambini che giocano e scherzano durante un picnic in campagna e coinvolge anche amici e conoscenti della regista. Il film così bene riuscito promuoveva l’uso domestico delle apparecchiature, alla portata di tutte e tutti quanti volessero cimentarsi con la cinematografia, e come dichiara la Norris convinse il signor Eastman e gli altri dirigenti che quella era una strada praticabile e vincente. Kodak continuò a usare il film per più di due anni alle proprie dimostrazioni in America e in Europa e tra il

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1921 e il 1927 Norris in collaborazione con Harris B. Tuttle realizzò diversi film promozionale di vario livello215. La testimonianza dell’esperienza della

Norris ci rivela come la cinematografia familiare, a quell’epoca ancora una realtà non definita, fosseuna prospettiva tutta da valutare per le case produttrici che perseguivano la strada dell’affermazione dei formati sub- standard e il loro inserimento sul mercato. Altre case produttrici puntarono ben presto sulla diffusione dell’immagine della donna come principale destinataria della tecnologia amatoriale, non solo attraverso le campagne pubblicitarie. Bell and Howell promuove le sue macchine da presa negli anni Venti attraverso figure di donne intente a filmare i propri figli in casa o durante le vacanze, associando così il cinema amatoriale al nucleo familiare. La macchina da presa è compatta e leggera, il design si accorda alle caratteristiche di genere216. La camera Filmo75, prodotta dalla Bell and

Howell nel 1928 ha un design accattivante e rispecchia delle esigenze tutte femminili: piccola tanto da entrare in una tasca o in una borsetta, disponibile in più colori «silver birch, ebonyblack, and walnutbrown»217

215Flowers for Rosie e The Tompkins boys car sono solo due tra i vari titoli che compaiono in quegli anni, Cfr. Dwight Swanson, Invertingamateur film: Marion Norris Gleason, Eastman Kodak and the Rochester scene, 1921-1932, cit.,p. 128.

216 Patricia Zimmermann, Reel families. A social history of amateur film, cit. p. 62.

217 Si veda ad esempio la pagina promozionale What a camera for makingyourvacationmovie!, in «The literarydigest», 26, maggio 1928.

, arricchita con degli intarsi floreali e un laccio in cuoio che la rendono la più femminile tra tutte le cineprese mai commercializzate. Sempre una coeva pubblicità illustrata della macchina Filmo ritrae il volto di una donna sognante mentre guarda una pellicola dalla quale emergono fotogrammi familiari, scene di vita quotidiana, vacanze, ritratti dei bambini con la nonna, paesaggi; il testo recita «My moviediary of life and happiness». Il richiamo alla possibilità di preservare e rivivere i più bei ricordi della vita attraverso il dispositivo cinematografico è veicolato attraverso l’immagine di una donna sognante,

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destinataria di questa funzione di recupero e salvaguardia di una memoria familiare che passa prima di tutto attraverso il suo sguardo.Era chiaro fin da subito che la cinematografia avrebbe varcato i confini delle mura domestiche grazie alle donne che catturate dalle possibilità offerte da questi apparecchi, il loro semplice utilizzo, le dimensioni ridotte, avrebbero contribuito in misura maggiore degli uomini alla diffusione dell’home movie. Molti anni più tardi, quando la Kodak lancia sulle pagine delle riviste di tutta Europa, e anche in Italia, la sua nuova cinepresa Super 8 Instamatic, le cose non sono molto cambiate. La campagna pubblicitaria è di forte impatto, campeggia su ben due pagine con tre frame consecutivi di una ragazza giovane e disinvolta che apre la confezione della pellicola, carica la cartuccia nella cinepresa e filma. A lato delle tre foto un frammento di pellicola mostra i fotogrammi di un film ideale: il giovane marito che gioca con il figlio. In Italia pochi anni più tardi, Agfa ritraeva il volto di una donna che indossa un cappellino bianco, molto curata che guarda attraverso l’obiettivo della cinepresa rivolgendola in alto. Il testo recita: «La signora che di solito ha poca simpatia per la tecnica, per le viti e per i calcoli, cinematografa con Movex 8 Agfa come se guardasse da un binocolo da teatro»218

Non stupisce che la grandi case produttrici del cinema domestico (proiettori, macchina da presa, schermi, moviole) abbiano scelto le donne come principali figure di riferimento, sin dai primi che seguono l’invenzione dei proiettori casalinghi Pathescope, quindi ancora nel secondo decennio del Novecento, posizionando questi prodotti come «una via possibile alla monotonia e alle frustrazioni della routine giornaliera, senza per questo

. La cinepresa è ancora un bene di lusso e l’immagine della donna borghese, giovane e attraente, insieme al riferimento nel testo alle serate passate a teatro rispecchia perfettamente la situazione del tempo.

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dover fuggire da casa»219

Fino agli anni del boom economico del resto la cinematografia era appannaggio delle famiglie alto borghesi, hobby troppo costoso e poco praticabile per le famiglie meno abbienti. Solo due fondi femminili di quelli da me analizzati sono composti da pellicole 16mm; le pellicole di Stefania Geronazzo girate dal 1947 al 1970 e quelle di Ruth Puccio Posse girate tra il 1936 e i 1942. In entrambi i casi purtroppo le notizie sulle autrici sono insufficienti per ricostruire un quadro esaustivo del contesto familiare e sociale nel quale questi film vengono prodotti. Di certo i titoli del fondo Geronazzo (purtroppo ancora non restaurato e digitalizzato) fanno pensare ad un contesto borghese e anche a delle competenze tecniche molto avanzate. Diversi sono i titoli di viaggi nel vecchio continente, Washington, New York dei primi anni Cinquanta, e le più esotiche mete dello Yemen, Grecia e Mesopotamia degli anni Settanta. L’uso di questo formato anche in anni dove i più semplici 8mm e Super 8 la facevano da padroni sul mercato della cinematografia domestica di certo fa ipotizzare una conoscenza e una competenza professionale del mezzo. I film girati da Ruth Puccio Posse sono ambientati tra la provincia di Viterbo (Montefiascone) e Roma, negli . Le pubblicità attuano una vera e propria inversione di genere: posizionano la madre al controllo dell’apparecchio e marginalizzano il padre, i loro volti radiosi riflettono la luce del proiettore, che loro stesse azionano, l’uomo sembra quasi in disparte, guarda altrove. Le fantasie femminili trovano spazio nel cinema di famiglia, il desiderio di confrontarsi con le tecniche, fatte più semplici e fruibili perché entrate nel circuito domestico, ne favorisce gli sviluppi. Molte sono le donne che si avvicinano al mezzo tecnico, prima al proiettore e poi alla cinepresa, rassicurate dalla semplicità d’uso, e da queste pubblicità che le raffigurano come le destinatarie di questi equipaggiamenti.

219MoyaLuckett, Filming the Family: Home movie system and the domestication of spectatorship,«Velvet Light Trap», 36, Fall 1936, p. 25.

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anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, in ambiente militare. La donna spesso in visita al marito, in servizio nell’esercito, filma le gite e le scampagnate domenicali in compagnia del marito e di altri colleghi e i primi mesi di vita del figlio. Il possesso delle macchine da presa e l’uso di questo strumento tecnologicamente avanzato da parte delle donne del nucleo familiare, in questi anni, si rivelano come un indicatori della situazione economica particolarmente agiata di queste famiglie. Di certo la diffusione e le pratiche del cinema familiare devono la loro espansione alla più favorevole situazione economica degli anni del boom, anni in cui la cultura del tempo libero si diffonde anche in Italia e permette all’universo femminile di avvicinarsi e confrontarsi con il mezzo.

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Capitolo VI. L’archivio nazionale del film di famiglia,