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Beni indivisibili e rivalità nel consumo. Il centro storico come bene comune

Sezione II – Il centro storico come bene complesso e la necessità di un nuovo

3) Beni indivisibili e rivalità nel consumo. Il centro storico come bene comune

Come già accennato la scienza economica utilizza criteri per la classificazione dei beni che, tramite l’intreccio di due variabili incentrate sul rapporto tra beni e utilizzatori, individua quattro categorie.

I due parametri utilizzati per la classificazione sono: la c.d. escludibilità, cioè la difficoltà di esclusione di un individuo dalla fruizione del bene, e la c.d. rivalità nel consumo, con cui si intende il fatto che il consumo del bene da parte di un attore riduce la possibilità di consumo degli altri.

Da una prima intersezione dei parametri citati emerge la categoria dei c.d. beni pubblici puri, cioè beni che non presentano rivalità nel consumo e per i quali non vi è la possibilità di impedirne la fruizione, dunque sono non escludibili (ad esempio la sanità, l’aria, la difesa nazionale). A questa categoria si contrappongono i c.d. beni privati puri, che al contrario si caratterizzano poiché possiedono gli attributi dell’escludibilità e della rivalità nel consumo (ad esempio cibo e vestiti).

Vi sono poi i c.d. beni di club che costituiscono una categoria intermedia, presentano infatti l’attributo dell’escludibilità come i beni privati in quanto sono caratterizzati da costi di esclusione, ma non presentano rivalità nel consumo come i beni pubblici (ad esempio cinema e televisione via satellite).

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Infine, abbiamo la categoria dei beni comuni o Commons, la cui fruizione non può essere impedita e dunque il bene può essere consumato da chiunque lo desideri (non escludibilità), inoltre presentano rivalità nel consumo (ad esempio risorse naturali come legna e carbone).

Il suolo, il territorio, le città e i centri storici possono tutti essere considerati come beni comuni, si tratta infatti di beni che sono aperti al godimento di intere comunità, ma che al tempo stesso sono oggetti fisicamente finiti ed esauribili il cui impiego da parte di un attore riduce la possibilità di consumo degli altri.

In particolare i centri storici sono beni comuni dal valore artistico e storico esorbitante ed irripetibile, meritevoli di essere preservati per il godimento della collettività e per le generazioni future. Sono infatti complessi di costruzioni che, nel loro insieme, esprimono una valenza storica e artistica che li caratterizza come oggetti indivisibili e di fruizione collettiva.

Infine i tratti culturali e la vitalità che caratterizzano questi luoghi, formano degli elementi distintivi e portatori di valori aggiunti tale da differenziare il centro storico da tutti gli altri beni culturali e paesaggistici.

3.1) Il centro storico come bene comune non escludibile.

I centri storici sono sul piano della forma agglomerati architettonici che sono arricchiti nella sostanza da peculiari caratteristiche storiche e/o artistiche. I singoli edifici di questa porzione di città hanno dei proprietari, avremo quindi beni in appartenenza privata, pubblica o appartenenti ad enti religiosi. Vi sono comunque degli spazi come ad esempio le strade, i marciapiedi, i parchi, le piazze che sono di fruizione collettiva. Andando oltre i profili proprietari, la caratteristica della non escludibilità può essere meglio compresa se si valorizzano le molteplici funzioni che questo luogo è votato a svolgere e il rapporto tra il luogo e i diversi utenti.

La pluralità ed importanza delle funzioni assolte dal centro storico sono tali che escludere alcuni soggetti dal consumo, oltre a richiedere costi di esclusione enormi, comporterebbe una irragionevole compressione dei diritti dei cittadini. Se ad esempio

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pensiamo al loro valore storico e/o artistico, una completa esclusione dal consumo andrebbe ad intaccare la funzione culturale che questi luoghi possono esprimere.

Inoltre, l’assetto proprietario è marginale se pensiamo alle funzioni a cui ottemperano questi luoghi peculiari. Ad esempio, un condominio di proprietà privata può svolgere una fondamentale funzione abitativa tramite l’affitto di appartamenti ad una pluralità di utenti. Nei centri storici vi sono anche luoghi come alberghi e Bed and Breakfast che forniscono alloggio.

Ancora, nei centri storici troviamo uffici e attività commerciali che si trovano in spazi che sono di proprietà privata, ma i cui servizi sono rivolti al pubblico.

Anche gli edifici di proprietà pubblica che si possono trovare nei centri storici sono rivolti ai cittadini. Basti pensare ad esempio alle funzioni svolte dagli Uffici Comunali, dalle biblioteche, dai tribunali, dalle scuole, dagli Uffici del Catasto; tutte queste strutture spesso si trovano all’interno di centri storici ed è impensabile impedire l’accesso dei cittadini alle funzioni che queste adempiono.

In precedenza abbiamo avuto modo di analizzare la disciplina di tutti quei provvedimenti che regolano l’accesso e la circolazione dei veicoli a motore nei centri storici. In particolare, l’istituzione di aree pedonali e di zona a traffico limitato (c.d. ZTL) sono in grado di incidere in modo rilevante sulla libertà di circolazione e sulla libertà di iniziativa economica nei centri storici, tuttavia tali limitazioni sono giustificate dall’esigenza di non esporre questa zona urbana dall’alto valore culturale, storico e paesaggistico alle conseguenze dannose dell’inquinamento e del traffico. Oltretutto, a ben guardare, questi provvedimenti di regolazione della circolazione non si traducono in una vera e propria esclusione dal consumo perché il centro storico è precluso o limitato per i veicoli a motore e non per i cittadini. Quest’ultimi, infatti, potranno accedere alla zona a piedi o tramite l’impiego dei servizi di trasporto pubblici. Per di più, in buona parte dei casi le limitazioni imposte sono circoscritte a fasce orarie o a giorni particolari o hanno carattere temporaneo.

In definitiva, il centro storico è una porzione della città vitale che viene vivificata da diversi utenti: residenti, pendolari, fruitore di servizi pubblici, utenti di attività commerciali, lavoratori, turisti, soggetti in transito sulle strade. Tutti questi utenti

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trovano nel centro storico delle risposte alle loro esigenze e, in ultima analisi, questo luogo assolve a delle funzioni che hanno un valore esorbitante e che non potrebbero conciliarsi con una esclusione dei cittadini dal consumo.

3.2) Centro storico e rivalità nel consumo.

Come sopra accennato, è evidente che i centri storici siano oggetti fisicamente finiti ed esauribili il cui impiego da parte di un attore riduce la possibilità di consumo degli altri.

I centri storici, infatti, sono agglomerati architettonici e i singoli edifici hanno diversi proprietari, l’impiego che i proprietari fanno dei beni genera consumo. Alcuni tra i nemici principali dei centri storici sono l’incuria, l’inquinamento e la congestione. L’impiego scorretto del bene da parte di proprietari e fruitori può determinare la perdita irrimediabile del valore storico e artistico di questi luoghi. La mancanza di manutenzione può portare alla distruzione fisica del bene e, al tempo stesso, un restauro scorretto può comportare l’alterazione del valore culturale. Insomma, la rivalità nel consumo si riflette innanzitutto sul piano del delicato equilibrio che sussiste tra conservazione e valorizzazione.

Un ulteriore fattore che determina rivalità nel consumo è rintracciabile nelle situazioni di congestione nell’uso del bene, che si realizzano qualora il numero degli utenti raggiunge un livello tale per cui la fruizione del bene diviene limitata o impossibile. Basti pensare a quei flussi turistici che in alcune città storiche sono talmente abbondanti da genera la congestione e a volte la paralisi delle strutture ricettive, dei musei e dei trasporti pubblici. Anche il traffico è in grado di generare la congestione della circolazione e fenomeni di inquinamento che incidono sulla salubrità dei luoghi.

Proprio per prevenire fenomeni di congestione e inquinamento, come sopra spiegato, vengono adottati provvedimenti di regolazione della circolazione dei veicoli a motore. Tuttavia, l’istituzione delle c.d. ZTL se da un lato non rappresenta un elemento di esclusione dal consumo, dall’altro lato è un fattore che comunque può

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ulteriormente incrementare la rivalità nel consumo tra cittadini. Infatti, i provvedimenti di limitazione della circolazione dei veicoli (pur essendo previsti alcuni meccanismi di deroghe) possono incidere negativamente su fasce di popolazione più deboli (ad esempio anziani o invalidi) o comunque possono orientare negativamente le scelte di vita residenziale di molte famiglie che nelle limitazioni del traffico incontrano un ostacolo alla realizzazione delle loro esigenze.

4) Valori urbanistici, paesaggistici e culturali del centro storico: la ricerca di

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