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2.2 La X Biennale d’Arte

2.3. La Biennale d’Arte di Venezia durante la Grande Guerra

L’undicesima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia viene commentata dall’American Art News.

188 Venice Letter, «American Art News», 8 (34), 1910, p.2

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La rivista continua a variare lo schema secondo cui propone la propria recensione della

manifestazione. In questo caso è da tenere a mente che nel corso della Biennale scoppiò il primo conflitto mondiale che non era stato previsto nei mesi precedenti. Durante l’anno ne l’Italia ne gli Stati Uniti entrano in guerra.

L’articolo più lungo che viene pubblicato nel corso del 1914 è quello riguardante l’apertura che assume una forma originale: dopo aver esplicitato le informazioni sull’apertura (luogo, data e partecipanti) nella struttura che si ripete ogni anno viene aggiunto un commento, stampato con un carattere leggermente inferiore in cui si riportano le parole di Pagine d’Arte, rivista specializzata italiana che pubblicò nel periodo della Grande Guerra.

«The Pagine d'Arte declares the exhibition "the richest, most varied and, best arranged held in Venice since 1895." "In fact." it says, "the adverse critics of the last exhibition, find themselves alone this year, as all are unanimous in praise. When one reflects that this year only 250 Italian artists are represented, and that this mean many disappointed hopes, and the envies which such an exhibition is sure to bring among the rejected, that is to say, among the majority of those who in Italy believe themselves artists, or are called artists, the unanimity of the press criticism is the best proof of the exhibition's success190.»

Il punto di vista espresso è nettamente distante da quello pubblicato l’anno precedente. Il punto di vista è l’opposto: in questo caso a scrivere sono critici dello Stato organizzatore che palesemente sostengono questa iniziativa.

Il punto di vista meno polemico rispetto all’Italia di questo anno è probabilmente dovuto al fatto che in questa edizione tre artisti americani hanno avuto la possibilità di esibire le proprie opere, tra questi compare nuovamente il nome di Pennell.

La parte del complesso articolo riportata dall’American Art News si dilunga anche sull’unica critica mossa dalla rivista italiana alla Biennale d’Arte di Venezia ovvero l’esclusione di alcune opere dopo che la spedizione di esse, alcune anche di artisti invitati tra cui l’artista italiano Felice Carena. La giustificazione apportata dall’organizzazione della mostra è quella che le opere che hanno ricevuto non corrispondessero allo standard richiesto. Quest’ulteriore analisi in loco dimostrerebbe come la Biennale d’Arte fosse in una fase di accrescimento internazionale del proprio status sentendo quindi la necessità di esaminare ogni opera ma allo stesso tempo della ricezione delle

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aspre critiche dell’edizione precedente. Tre sono le ragioni, secondo Pagine d’Arte per cui questa decisione è inaccettabile: in primis se le opere spedite dagli artisti invitati non sono all’altezza della domanda l’errore è di chi ha scelto di invitare l’artista; vi sono esposte opere peggiori rispetto a quelle rifiutate di Carena e, infine, il suo posto andrebbe potenzialmente ad un artista sconosciuto su volere dei soli Presidente e Direttore191.

Queste critiche pubblicate, seppur scritte da altri, sono una versione più raffinata delle aggressive righe pubblicate l’anno precedente. Per quanto vero che in questa edizione il problema del rifiuto non riguardava direttamente gli Stati Uniti è chiara la scelta di assumere una posizione più neutrale, non solo per le scelte lessicali più soft ma anche con la pubblicazione di parole altrui a cui non viene aggiunto un commento di approvazione o dissenso.

Da aggiungere alle plausibili teorie sulla scelta di riportare un articolo di una testata italiana c’è il fatto che Pagine d’Arte viene citata molteplici volte dall’American Art News per spiegare fatti riguardanti l’ambiente artistico italiano.

«A recent number of the Italian monthly art review, Pagine d'Arte, published a paper of supreme interest at the present time, under the heading, "The Defense of our Monuments", in which quotations are made from an appreciative article by Andre Maurel in "l'Opinion", written on his return from a special mission to the Italian front, and giving a reassuring account of the efficacious means taken to protect the glorious art treasures of the country from the attacks of the Huns and Vandals192

Nell’esempio del 1917 viene citata come rivista mensile che ha elaborato un prezioso articolo. A novembre del 1914 viene pubblicato un breve resoconto riguardo la Biennale d’Arte

considerato lo scoppio della prima guerra mondiale: nonostante diversi Stati siano in conflitto il numero di visitatori a Venezia è rimasto piuttosto elevato. A riguardo viene fatta una breve

parentesi di natura più economica: dopo aver parlato di alcuni acquisti del comune di Firenze viene scritto che i ricavati di una domenica di settembre saranno devoluti a favore dei disoccupati e rifugiati193.

191 Ivi

192 Art in Stricken Italy, «American Art News», 16 (6), 1917, p.1 193 Sales at Venice, «American Art News», 13 (5), 1914, p.1

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A inizio del 1915 vengono pubblicati alcuni brevi, interessanti pezzi sull’Esposizione Internazionale d’Arte appena conclusa.

Un breve trafiletto viene dedicato ad un curioso avvenimento: un soggetto anonimo ha donato alla Galleria d’Arte Moderna tre opere di Medardo Rosso, esposte all’undicesima Biennale d’Arte194. Nella stessa pagina viene dedicato un altro spazio alla Biennale d’Arte, in particolare nuovamente ad un commento di Pagine d’Arte:

«The Pagine d'Arte, of Milan, of Oct. 30, commenting on the closing of the biennial Fine Arts Exhibition in Venice says: “As in most modern Italian picture exhibitions there was a great scarcity of portraits and the question naturally arises as to what this scarcity may attributed-to want or de mand195?”»

Questa annotazione è di carattere contenutistico più che formale, infatti il pezzo continua

interrogandosi su come la tradizione del ritratto sia sempre meno presente in Italia giungendo ad un’assenza di questo genere nelle opere contemporanee196.

Probabilmente per la scelta di citare nuovamente le parole di un altro articolo il tono non risulta polemico a differenza dei pezzi scritti dall’American Art News, ma solamente interrogativo rispetto ad un dato di fatto.

Come ultimo articolo riguardante questa edizione viene scritto un pezzo sui nomi proposti dalla commissione per vincere il premio della Biennale d’Arte di Venezia.

È interessante come il numero di articoli stia fiorendo. Pur considerando che sono articoli più brevi rispetto al lungo commento del 1910 le informazioni esplicitate sono molto più numerose. In questo momento risultano essere i primi passi incerti di commenti critici, la maggior parte dei pezzi riporta dei dati.

Dopo il 1914 la Biennale d’Arte cesserà la sua attività durante gli anni della Grande Guerra, tornando ad esporre nel 1920.

Durante questi anni vi sono ugualmente dei riferimenti ad essa degni di nota.

Il primo è quello pubblicato a fine 1915 nell’American Art News dove viene affermato con rammarico come la guerra impedisca questa ed altre esposizioni:

194 Venice gets Rodins, «American Art News», 13 (13), 1915, p.1 195 Portraiture in Italy, «American Art News», 13 (13), 1915, p.1 196 Ivi

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«If there were no war more than one important art exhibitions would be in course of preparation in Italy, at Rome, Florence, Naples, Milan, and the biennial at Venice; besides these, many private ones of the artists and the dealers in art and antiquities. There will be nothing, alas, this year, not even the interesting International Exhibition of Venice, the twelfth, and if others should be held, they will be unsuccessful197.»

Il modo in cui viene sottolineata la Biennale di Venezia è particolarmente interessante: oltre ad essere definita “interessante” è l’unica che viene esplicitamente citata più di una volta e l’unica che probabilmente otterrebbe successo comunque.

Queste frasi trasmettono sia l’interesse americano sempre più evidente per l’Esposizione veneziana sia come essa accresca di importanza al punto da essere considerata l’unica capace di resistere alla crisi della guerra.

A sostegno di questa tesi vi è anche un articolo del 1916, pubblicato sul The American Magazine of Art in cui viene pubblicato un breve articolo sull’arte contemporanea italiana.

L’articolo non è particolarmente interessante nei contenuti vista la sua brevità e mancanza di spiegazioni su qualsivoglia stile o artista ma è rilevante considerando che viene consigliato di guardare alla Biennale d’Arte di Venezia per conoscere l’arte contemporanea italiana.

Ciò che viene scritto non è che una breve riflessione sul fatto che l’arte italiana viene considerata essenzialmente nei sui risvolti più antichi, mentre le opere contemporanee non vengono

sufficientemente analizzate dalla stampa estera, né nella loro individualità né come rappresentanti di uno stile o una Scuola198.

Questo articolo più che definire l’arte italiana o la Biennale d’Arte dà un assaggio delle tendenze della critica statunitense: difatti le opzioni più innovative dell’arte italiana non vennero esposte in Biennale, come ad esempio le opere futuriste nonostante fosse un movimento conosciuto che aveva ottenuto molto riscontro con la mostra itinerante per tutta Europa. Le opere italiane selezionate erano per lo più tradizionali, lo stile effettivamente più apprezzato dalla critica americana dell’epoca che nel 1916 non propone i futuristi come rappresentanti dell’arte contemporanea italiana, anzi non citandoli minimamente.

197 Rome Letter, «American Art News», 14 (7), 1915, p.3

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3. Le Biennali d’Arte degli anni Venti