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4. Art Front

5.1. College Art Association of America

Fondata nel 1911, la College Art Association of America è la più grande organizzazione per i professionisti dell’ambito artistico visuale negli Stati Uniti, che coniuga la presenza di storici dell’arte con quella degli artisti.

«The College Art Association of America promotes these arts and their understanding through advocacy, intellectual engagement, and a commitment to the diversity of practices and

practitioners.129»

Inoltre, l’associazione promuove la diversità dell’arte in ogni sua forma e produzione. Fra gli obiettivi è presente quello di riuscire a creare un archivio accessibile di storia dell’arte per studiosi, professionisti, artisti e storici dell’arte130.

5.2.

Lo stile

La rivista si approccia dalla prima pubblicazione come un archivio: le informazioni arrivano da tutto il mondo. A differenza delle altre pubblicazioni lo spazio che viene dato all’arte e alla dimensione non americana è particolarmente ampio. Ciò è probabilmente dovuto al legame con la College Art Association of America.

Già l’incipit della prima pagina della prima uscita rende chiaro ciò: sotto al titolo vengono subito elencati i Contributing Editors ovvero una lista di dieci persone, professionisti nel mondo dell’arte che sono impiegati in diverse istituzioni (musei o università) in diversi Paesi del mondo (Russia, Italia, Germania, Francia, Spagna).

Gli articoli proposti sono i più vari: la rivista non è specializzata in un singolo settore. Non si concentra su un singolo settore o su un periodo artistico bensì gli articoli e le recensioni possono

129 <https://www.collegeart.org/about/mission>, ultimo accesso: 13/09/2019 130 Ivi

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riguardare esposizioni di qualsiasi tipo di arte o gallerie d’arte contemporanea, si trovano

molteplici articoli su temi archeologici che, generalmente, nelle altre pubblicazioni erano assenti o rari così come pezzi sui restauri.

Nel caso degli inviati, come per il resto degli articoli, non vi è una linea editoriale precisa. Le informazioni che vengono selezionate per essere scritte devono la loro pubblicazione,

probabilmente, al gusto e al lavoro del professionista che assume il ruolo di inviato. Questa eterogeneità si presentò come un problema tanto che nel 1940, un anno prima della

dismissione definitiva della rivista, vi fu un tentativo di modificare le linee guida del periodico per renderlo più adeguato al proprio pubblico.

« No longer a heterogeneous series of papers on various phases of art history, Parnassus will henceforth endeavor to become an educational magazine fighting for good art, good

scholarship, and good teaching. It will present short articles on live issues. […] Contributions of short articles (under 2000 words), accompanied by a few illustrations, will be accepted on timely and controversial problems in art history and criticism, and on esthetics and art theory. There will be short articles on modern art movements and contemporary artists, on art education (with special reference to colleges, universities, and art schools), on college art departments, and on exceptionally talented art students. We will also publish editorials and letters to the editors, important art news, and especially news of college art departments, book reviews, and reviews and calendars of exhibitions. No other periodical today attempts to do just this131.» Nonostante i tentativi di cambiamento è chiaro che l’intento della rivista rimane quello di creare una sorta di archivio. La volontà è quella di distinguere il periodico dalle altre pubblicazione per la completezza delle informazioni e degli ambiti interessati. La differenza che viene proposta è quella di rendere il tutto più omogeneo: ciò che viene criticato riguarda il fatto che gli articoli risultino essere dei paper elaborati dagli studiosi e non veri e propri articoli. Nelle pubblicazioni successive viene fatto presente fra le prime pagine il cambiamento che, però, per essere effettivamente

funzionale necessita della risposta da parte dei lettori, soprattutto sottolineato da Middledorf nella prima pagine della pubblicazione di ottobre dello stesso anno.

Nel 1941 vengono definitivamente esplicitate le motivazioni che hanno portato alla chiusura del Parnassus. In primo luogo la motivazione è economica: mantenere questo formato è

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particolarmente costoso, considerato che i lettori potevano fruire di un’ampia gamma di

illustrazioni. Inoltre, questo punto, è da integrare con la necessita della College Art Association of America di ridurre le proprie spese.

Inoltre viene messo in evidenza come il periodico sia spesso messo in relazione all’ARTnews, The American Magazine of Art e Art Digest. Per evitare di creare sovrapposizioni con le altre riviste la volontà è quella di creare una nuova rivista con un nuovo concept:

«Furthermore, the Directors, after a careful review of the position of the Association in the field of art instruction, believe that its primary function is the support and promotion of the teaching of the history, analysis and interpretation, rather than the creation, of art132.»

La scelta finale fu quindi quella di continuare a pubblicare il Bulletin of Art con un impianto più accademico, riguardanti le questioni del momento mentre il College Art Journal si concentrerà, principalmente, sulla comunicazione legata all’arte e tutti i problemi che ne possono derivare, per favorire l’insegnamento di essa che rimane il punto focale delle pubblicazioni dal Parnassus all’Art Journal133.

132 Crosby, Sunmer, C.A.A Policy Altered-Parnassus Abolished, «Parnassus», 13, 1941, p. 162 133 Ivi

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6. Conclusione

Nell’ambiente statunitense la maggior parte delle riviste specializzate nell’ambito storico artistico sono legate alla città di New York. Anche il Brush and Pencil che nacque e si costituì sulle esigenze della città di Chicago dovette cedere al fatto che New York fosse la città che negli Stati Uniti stava conquistando il primato come capitale artistica del Paese.

All’epoca gli Stati Uniti non godevano di particolare attenzione a livello internazionale; nei primi anni del Novecento l’Europa non solo continuava ad esercitare un’egemonia nel mondo della storia dell’arte ma fu anche un momento fiorente a livello artistico.

Nel panorama internazionale le riviste americane cercano di promuovere innanzitutto la propria arte locale al pubblico statunitense. Nonostante, infatti, le intenzioni e motivazioni specifiche fossero variegate due punti accumunavano tutti i periodici: l’auspicio di contribuire all’informazione ed educazione nel campo storico artistico e di aiutare gli artisti americani ad inserirsi nel mercato artistico.

Negli Stati Uniti infatti, soprattutto a New York dove vi era la maggior concentrazione di gallerie d’arte e musei venivano frequentemente esposti artisti europei, non solo coloro i quali già erano nomi affermati nel Vecchio Continente ma anche artisti emergenti.

In seguito, le pubblicazioni si aprono maggiormente agli eventi europei, dove gli artisti americani possono partecipare a mostre dove hanno l’opportunità di raggiungere un certo grado di popolarità in quanto New York diverrà una delle capitali dell’arte solo dopo la seconda guerra mondiale.

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