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2.2 La X Biennale d’Arte

4. Le Biennali d’Arte degli anni Trenta

4.2. La XVIII Biennale d’Arte di Venezia

Questa edizione della Biennale d’Arte di Venezia fu ampiamente commentata sotto una struttura già vista a inizio Novecento: ovvero una serie di articoli e non come nell’ultimo decennio sulla base di un solo lungo articolo.

Questo principalmente è dovuto al fatto che Helen Gerard ottiene uno spazio periodico in cui commenta la situazione artistica italiana e quindi pubblica le informazioni sulla Biennale man mano che le scopre.

«The programme for the XVIIIth Venetian Biennial International Exhibition, though for months wafted on the winds of rumor, as an official announcement, falls like a bolt from the blue on the great body of Italian artists. For a long time they have been demanding higher standards, better

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management and scores of things impossible to put all together into harmonious working order301

Anche quest’anno la Biennale si apre con una polemica: gli artisti emergenti chiedono più spazio per loro. La strutturazione della Biennale invece si è sempre costituita esponendo artisti già noti a livello nazionale e internazionale, ciò in associazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa che al contrario esponeva gli artisti veneziani emergenti che come passo successivo potevano sperare di ottenere un posto alla Biennale. Ciò però valeva nell’idea che entrambe le manifestazioni donassero un particolare spazio all’arte veneziana mentre la Biennale stava prendendo una piega più internazionale.

«It is the well thought out purpose of the Fascist Government that, to develop a contemporary Italian art, the artist's point of view must be intensely Italian. With the abolition of individual admission by jury to the International Biennial is abolished the stimulus of international sentiments among the aspirations of the as yet not wholly formed young artists302.»

In questi anni si sta imponendo il regime fascista che ha comunicato la scelta di imporre l’italianità a questa manifestazione. Come realmente ciò verrà applicato è ancora non conosciuto: posto che probabilmente le opere italiane saranno sempre di più e oscureranno quelle straniere per quantità, i padiglioni sono di proprietà dello Stato che li costruiti e dunque la dittatura italiana non può intervenire a riguardo303.

A ottobre del 1931 la situazione viene aggiornata dalla Gerard: nonostante le critiche che essa stessa aveva riportato l’andamento della Biennale d’Arte di vene zia continua incessante. I 250 artisti selezionati hanno ricevuto l’invito304.

Il governo italiano continua a sostenere la propria idea secondo cui l’Italia ha ala necessità di sfruttare questa occasione biennale per spronare l’arte contemporanea. Dunque verrà aumentata la platea di opere italiane di contemporanei a discapito delle retrospettive. Inoltre la giuria dovrà concordare su tutti gli artisti selezionati, non vi saranno più proposte individuali.

301 Gerard, Helen, Italian Notes, «The American Magazine of Art», 23, 1931, pp.260-262 302 Ivi

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«From the Secretary's office of the Eighteenth Venetian Biennial unexpected news somewhat relieves the depression among the many artists not of the 250 invited to exhibit. In September, fifth and next to the last month of the Exhibition, will be opened a separate section for a prize contest in commemoration of the tenth anniversary of the March on Rome and establishment of the Fascist Government. The competition will be accessible to all Italians on the sole condition of enrollment in the Fascist sindacato degli artisti, or society of artists305.»

Ad inizio del 1932 viene aggiornata la situazione: i piani cambiano rispetto ai 250 artisti selezionati. Il regime fascista occupa uno spazio sempre maggiore nell’area di libertà della Biennale d’Arte. Viene infatti aggiunto un premio che può essere ricevuto solo da artisti italiani legati al partito fascista306.

Nonostante ciò non viene ritenuta una cosa di particolare rilevanza, infatti sembra che la giornalista, in parte, sostenga le scelte del governo italiano. Vede di buon occhio la volontà di accentrare l’arte contemporanea ma non è chiaro la sua posizione rispetto alla richiesta di italianità che viene perpetrata. Infatti a seguito di questa considerazione continua con le note conosciute rispetto alle scelte dei vari padiglioni307. Il tono neutro però potrebbe essere riconducibile allo stile della giornalista e non ad un appoggio politico.

«The city of Venice will again this summer be the center of art, because of its Eighteenth Biennial International Exhibition, an institution founded in 1893 on the occasion of the silver wedding anniversary of King Humbert and Queen Margherita of Savoy. Originally intended as a simple act of homage it grew to increasingly significant proportions through the swift

response of the artistic world. It is now the most important exposition of modern art on the continent of Europe308

Nuovamente viene proposto un articolo sull’apertura dell’evento. Questo breve pezzo ripercorre brevemente la storia della Biennale d’Arte di Venezia. Per l’ennesima volta viene riconosciuta sempre più a Venezia la centralità nel mondo dell’arte e lo sviluppo dell’evento che nacque allo scopo di fare il punto sull’arte contemporanea italiana. La visione americana verso la

manifestazione è sempre più positiva ed è sempre più evidente quanto sia necessario farne parte fra

305 Gerard, Helen, Italian Notes, «The American Magazine of Art», 24, 1932, pp.165-166 306 Ivi

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i principali Paesi per poter ottenere risonanza internazionale per i propri artisti309.

In questi anni i padiglioni si stanno ampliando dando spazio a Polonia, Svizzera, Danimarca, Grecia e Svezia310.

Inoltre, e questo è il primo caso, viene ricordata la presenza dell’evento collaterale della Biennale di musica alla sua seconda edizione dopo il fortunato debutto nel 1930311.

Questi sono gli anni, infatti, in cui cominciano a svilupparsi altri tipi di Biennale attorno a quella storica d’Arte.

«The 18th Biennial Exhibition at Venice aims at a fair, open-minded presentation of the art of the several nations exhibiting there. It gives precedent to the latest productions, but it also shows groups of works by distinguished artists who have died within the last few years. The character of this World's Fair of the Arts, is dependent upon the juries of selection and therein lies the usual chance for controversy. It goes without saying that in spite of the original intent of the founders of the exposition, politics creep in to disturb the balance of the thing. Nevertheless, as in all exhibitions, someone must make the decisions and that someone, unless he is hardened to influences and favoritisms, may fall short of getting together a truly representative cross- section of his country's art production312.»

Dalle pagine della rivista del Brooklyn Museum si muovono le prime critiche rispetto alla gestione da parte del governo italiano della Biennale d’Arte. Posto che la giuria era presente anche in

precedenza in questo caso si fa riferimento alle chiare ingerenze politiche. Nonostante ciò in questa fase la dittatura italiana non ha ancora dichiarato guerra né emanato le leggi raziali. Perciò

l’opinione è molto cauta, infatti viene subito affermato che anche nell’arte russa, ad esempio è presente una forte carica propagandistica313.

È plausibile affermare che probabilmente vi era la paura di essere estromessi dall’esposizione, non era mai accaduto ma le regole erano piuttosto flessibili, e ciò non avrebbe giovato agli Stati Uniti che avevano la necessità di partecipare a questo evento314.

Le righe successive infatti raccontano delle opere selezionate negli Stati Uniti, di come parlino

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312 Tschudy, Herbert, Observations Abroad, «The Brooklyn Museum Quarterly», 19, 1932, pp.136.141 313 Ivi

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delle diverse realtà statunitensi. L’arte è vista come un’opportunità di raccontare la propria storia, infatti viene affermato che i nativi americani devono auto rappresentare la propria storia e

tradizione. Ovviamente nulla più della Biennale d’Arte di Venezia può dare spazio a questi artisti di mostrare al mondo qual è la loro storia315.

Anche sul Parnassus viene dedicata una striscia alla Biennale d’Arte di Venezia. Viene messo in luce il nuovo sistema di invito che sostituirà la selezione da parte della giuria316.

«Several halls of the Italian pavilion were devoted to retrospective exhibits of artists of the nineteenth century, notably Gemito and Favretto. There is a feeling in some quarters that such elements are not in harmony with the true function of exhibitions of contemporary art, but tend rather to distract both public and artists317.»

Nuovamente il critico mette in luce la presenza di retrospettive che non sono in linea con la pretesa di rappresentare l’arte contemporanea318.