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miamoci molto sommariamente sul ruolo svolto da Dm. Gerasi- mov al Г interno di questo progetto32.

A Dm. Gerasimov vengono attribuite le nemeckie sta t’i di cui parla Sobolevskij [1903/1989: 183-189], ossia 1 ,indice dei libri bi- blici e i titoli dei singoli capitoli e dei Salmi; accanto a questi testi, tradotti dal basso-tedesco, lingua che il Nostro doveva conoscere bene, avendo frequentato una scuola tedesca in Livonia (Anger- mann 1966: 28 e, supra, § 1.1.1.); figurano anche due brevi testi latini, Translatores Bibliae e Modi exponendi sacram scripturam, confluiti poi, verosimilmente attraverso la redazione moscovita del- le Grandi Menee di Makarij (cfr. capitolo 4), nel Salterio di Bru- none33.

1.4.3. Gerasimov e Io Slovo kratko

Alle pionieristiche ricerche di Sedei,nikov sullo Slovo kratko,

trattato polemico composto, о meglio compilato, in difesa delle proprietà ecclesiastiche, hanno fatto seguito, in tempi più recenti, altri importanti contributi: Lur’e 1966 ha portato alla luce un nuo- vo esemplare, testimone di una fase più antica della tradizione, e Giraudo, dieci anni dopo, ce ne ha offerto una traduzione italiana, corredata di un pregevolissimo commento. Sulla base delle ricer- che condotte si è oggi concordi nel ritenere autore dello Slovo kratko il già menzionato monaco domenicano Veniamin (Pavlov 1871: 63, nota 1; Golubinskij 1900: 635, nota 1; Wieczynski 1969: 164, nota 15; Giraudo 1976: 3; De Michelis 1993: 127).

Secondo Ikonnikov [1915: 32], invece, seguito in questo da Se- del’nikov [1925: 219-222], Zimin [1953: 167] e Lur’e [1960:

32 L'aspetto traduttorio viene affrontato in modo originale, anche se non sem - pre convincente, nei lavori di Platonova (1997 e 1999). Per un inquadramento più generale dell'opera alTinterno della tradizione slava cfr. Thom son [1998: 655- 665 e 771-774], A lek seev [1999: 195-201] e Curkan [2001: 188-211].

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227], il trattato sarebbe stato originariamente redatto in latino da Veniamin e successivamente tradotto in russo; il coinvolgimento di Dm. Gerasimov, da alcuni addirittura considerato autore dello Sio- vo kratko (Sobolevskij 1903/1989: 10; PBÉ 1903: 1037), più volte

invocato dagli studiosi (Kudrjavcev 1961: 183, nota 80; Zimin 1972: 358), riguarderebbe al massimo la traduzione in russo: il te- sto, in effetti, presenta notevoli analogie lessicali e sintattiche con altre sue, о a lui attribuite, traduzioni dal latino.

Lo Slovo kratko rappresenta, come ha ben osservato Giraudo

[1976: 8], «nulla di più e nulla di meno che repertori di citazioni che potevano essere usate in circostanze di emergenza nel delicato rapporto tra Stato e Chiesa (in situazioni, cioè, che si sono ciclica- mente ripresentate per quasi un secolo nella storia russa, da Ivan

III ad Ivan IV) e che non risulta siano mai stati (sic!) usate»; De Michelis [ 1993: 130], di contro, intrawede attraverso una “lettura trasversale” del trattato una «solida struttura sintattica, e non me- ramente sintagmatica [...] che mette capo a una precisa strategia i- deologica ed ecclesiologica: il senso è questo, dall’Antico Testa- mento e fino al Nuovo, la Scrittura testimonia della liceità per la Chiesa di possedere beni mobili ed immobili».

In questa sede neutrale, senza pretendere di poter risolvere la questione, ci permettiamo di segnalare una singolare e forse non casuale analogia lessicale tra il titolo del trattato tramandatoci nel codice più antico, Slovo kratko, e una glossa a margine contenuta

nella Bibbia Gennadiana (Prologo al libro Tobias, Ш§. GIM Čud. 284, cit. da Wimmer 1975: 450; le parentesi quadre indicano le in- tegrazioni della studiosa sul testo del microfilm, nel quale le glosse a margine risultavano parzialmente tagliate, cfr. ibidem 449, nota 15): De cathalogo. Cathalogus dicitur a chata quod est breuis. et logos quod est sermo, quasi sermo multa breuiter comprehen- dens - katfologos katolo[ga] ot kata čto est' krat [ko] i lakog ize est ' slovo [rečjetsja kratko slovo [mnojgo kratko priemljau .

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Bio-bigi iografia del traduttore

Si potrebbe cioè pensare, e questo a sostegno della posizione di Giraudo, che lo Slovo kratko (per lo meno in questa successiva rielaborazione) non sia altro che un “catalogo” ־ termine usato dallo stesso Giraudo a proposito dell’elenco di cattivi imperatori ־ di personaggi e episodi tratti dall’Antico о dal Nuovo Testamento in difesa della legittimità dei beni ecclesiastici.

1.4.4. Gerasimov e la Pove st' o belom klobuke

Non mancano motivi di dibattito intorno alla paternità della Po- vest ’ o belom klobuke15, tramandataci in un grandissimo numero di copie manoscritte (più di 250); favorevoli all’attribuzione della

p o vest’ al Nostro sono Makarij [1874: 242], Golubinskij [1900: 678, nota 3] e Speranskij [1921: 89-90]; incerto è Budovnic [1947: 176], il quale si domanda tuttavia se non fosse necessario a Dm. Gerasimov, ottimo conoscitore della lingua latina, ma non di quella greca, ricorrere alla versione secondo la quale l’originale greco della Povest ' sarebbe andato irrimediabilmente perduto. Ga- mel’ [1865: 175] ascrive la Povest' a Dmitrij Ivanovič Ralev, giun- to nel 1485 a Mosca da Costantinopoli con i genitori e con il fra- tello Manuil e impiegato poi in diverse missioni diplomatiche. So- bolevskij [1903/1989: 487], d ’accordo con Pavlov, ritiene che a Dm. Gerasimov appartenga solo il Posianie che la precede; esso doveva contenere il racconto, riferitogli da un romano, del trafuga- mento dal tesoro papale di una preziosa tiara, appartenuta secondo la tradizione a Papa Silvestro e scomparsa senza lasciare traccia

Tobias tradotti dal latino e poi confluiti in G B, la m edesim a g lo ssa suona cosi ( f 135): CÏH К Д Т Д Л О Г О К Д Т О Л О Г Ы . w кдтд что 6 крдтко. И Л О Л О Г О Й € слово ріт сл крдко

слово, м м ш гд крдкд прГбмлюфи (cfr. anche Romodanovskaja 2001: 144).

Purtroppo non abbiamo potuto prendere visione di M. Labunka, The Legend

o f the Novgorodiar. White Cowl: The Study o f its 'Prologue and Epilogue \ PhD. D iss., Colum bia University 1978, UM I 1983; interessanti osservazioni sul testo si leggono in Thomson [1995: 86-89].

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nel 1485. Questo racconto, poco interessante, sarebbe stato quindi sostituito, un secolo dopo, da un altro, di composizione russa36, mentre la prima parte del Posianie di Dmitrij si sarebbe conservata

integra. Tale ipotesi, a lungo ignorata dagli studiosi, è stata più tar- di ripresa e rivalutata da Stremooukhoff [1957: 124], il quale rav- visa nelle parole del Napisanie, attribuito a Gennadij, la prova di

un ben preciso intervento redazionale e di coloritura locale com- piuto a Novgorod sul racconto.

La Povest ’ o belom klobuke si può leggere in Povest’ [ 1860:

287-303] e in PLDR [1985: 198-233, con traduzione in russo]. Il testo ci è stato trasmesso in tre differenti redazioni, la pervaja pro- strannaja, la vtoraja prostrannaja e la krat kaja; per una caratte-

rizzazione delle tre redazioni rimandiamo a Rozov 1953, autore di questa classificazione accettata da tutti gli studiosi, che non sono però concordi nello stabilirne la cronologia.

Alcuni sono inclini a ritenere che nel XVI secolo sia stata scritta

la kratkaja (nella quale manca ogni riferimento ai monomachovye

regalii); la prostrannaja, di conseguenza, nella quale si preannun-

eia la creazione del Patriarcato, andrebbe datata dopo l’effettiva en- trata in vigore di questa istituzione (1589). Val’denberg [1916: 265, nota 2] pensa invece che la profezia sull’istituzione del Pa- triarcato non imponga necessariamente di datare la Povest ’ alla fi-

ne del XVI secolo о all’inizio del XVII; essa potrebbe semplice- mente esprimere i desideri e le aspettative dei Russi del tempo; al- tri invece ritengono originaria la prostrannaja, e la datano al XV

secolo (così per esempio Maniscalco Basile 1983: 149).

La Povest ’ divenne particolarmente popolare nel corso del XVII

secolo, ed esercitò una profonda influenza sul successivo sviluppo dell’ideologia moscovita (Zenkovskij 1974: 25); il Concilio del

36 In Poslanija [1959: 51] si ipotizza, forti di alcune som iglianze della Povest'

con lo Slovo kratko, ch e la prima sia la rielaborazione di una leggenda orale,

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