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I I SStruttura del testo di PsBr

167PsBr e la tradizione slava

Resta però il fatto che il numero di varianti di PsBr rispetto a GB, assunto come rappresentante slavo-ecclesiastico di confron- to, è considerevole: le divergenze sono forse addirittura superiori alle concordanze, al punto da far dubitare se un confronto sia an- cora possibile e sensato. In casi come questo occorre naturalmente tener ben presenti i legami di filiazione genetica fra le varie reda- zioni del Salterio slavo, ma, anche senza entrare nei dettagli, ci pare difficilmente condivisibile, e soprattutto non argomentata, Горіпіопе di Gorskij e Nevostruev [1857/1964: 107], qui evidenziata: «Текст псалмов, полож енны й в основание толкований Брю- ноном, заимствован не из Иеронимова перевода с Нврейско- го, но из древнего Латинского перевода с Греческого седмиде- сяти толковников. В этом переводе книга псалмов Иерони- мом только тщ ательно сличена с Еврейским и прибавления переводчиков отмечены , а опущ енное внесено. П о э т о м у Р у с с к и й п е р е в о д ч и к л е г к о м о г д е р ж а т ь с я , и п о б о л ь ш е й ч а с т и д е р ж а л с я с в о е г о С л а в я н с к о г о п е р е в о д а П с а л т и р и . Впрочем иногда, для ближайш его со- ответствия Л атинскому переводу, допускал он изм енения в Славянском тексте Псалтири. При этом в некоторых случаях сходился он с исправлениями Максима Грека»4.

Questo punto di vista è stato poi ripreso da Lichačeva e Alekseev [1979: 76], i quali, analizzando il testo del Salterio contenuto nel

Supral'skij sbornik del 1507, vi hanno notato delle concordanze

con il Salterio di Maksim Grek, ma, soprattutto, con PsBr:

«[...] П салтирь Брю нона представляет собою традиционны й

церковнославянский текст, к которому знаменитый Новгород-

ский переводчик Д митрий Герасимов прибавил переведен- ные им с латыни толкования епископа Брюнона (XI в.)».

4 Sul carattere ‘in novativo’ che accom unerebbe PsBr e il Salterio di Maksim

Grek Popov [1909: 119] osserva: «Н о и М аксимова псалтирь с Бруноновой су- ш ествовали раньше наш ей и по нови зн е перевода были д а ж е у д о б н ее для у- потребления, однако составители памятника ими не воспользовались, не взи- рая на несом н ен н о глубокое уваж ение к трудам Максима Грека».

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A prima vista si ha effettivamente !,impressione, leggendo i ver- setti salmodici di PsBr, che il traduttore si sia spesso e volentieri allontanato dal dettato del testo latino per rifugiarsi nell’alveo della tradizione. Un confronto sistematico di PsBr con un Salterio tra- dizionale - e qui l’etichetta può essere comodamente applicata an- che al Salterio di GB - rivela però che, a tutti i livelli, morfologico, lessicale e sintattico, i due sono considerevolmente differenti; la tecnica traduttoria adottata da Dm. Gerasimov, tutta- via, ci porta a ritenere che non si possa fare a meno del Salterio slavo tradizionale.

Non bisogna invocare ad ogni costo la tradizione mnemonica; non è da escludere infatti che Dmitrij Gerasimov, prima di iniziare la traduzione di ogni singolo versetto, abbia gettato una rapida “occhiata” su un Salterio slavo, forse proprio quello al quale lavo- rò insieme a Maksim Grek, come prudentemente suggerito da Gorskij e Nevostruev [1857/1964: 107]. Una tale procedura per- metterebbe di spiegare elegantemente i numerosi casi di commi- stione fra strutture sintattiche latine e greco-slave, così come alcu- ne stranezze lessicali che discuteremo nella seconda parte del capi- tolo (§ 8.11.). Che l’autore disponesse e facesse ampio uso di un Salterio tradizionale viene inoltre confermato dalle cosiddette ‘glosse del traduttore’, ovvero brevi digressioni atte a mettere in rilievo alcune diversità macroscopiche fra la versione latina e quella slava, così come dell’inserimento di commenti tradotti dal greco e provenienti da fonti slave5.

Tutto ciò non esclude ovviamente l’idea che il traduttore confi- dasse anche nella propria memoria e non facesse di continuo ri- corso al testo slavo, e qui tutto dipende dalla sua conoscenza di- retta dei Salmi, testo con il quale, come emerge chiaramente dalla sua biografia (cfr. capitolo 1 ), aveva avuto a che fare più volte. Suscita non poche perplessità, anche in chi scrive, questo duplice

5 Le “g lo sse del traduttore" verranno citate per esteso e com m entate alla fine del cap itolo (§ 8.12.).

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e all’apparenza incoerente atteggiamento di Dm. Gerasimov. Poi- che il testo dei Salmi in PsBr, come abbiamo appena sostenuto e ci apprestiamo a documentare, si differenzia in molti punti da quello slavo “tradizionale”, dobbiamo giustificarvi la massiccia presenza di elementi desunti da quest’ultimo; PsBr pertanto non si presta ad un confronto con il Salterio slavo, se non quando il det- tato si discosti, del tutto о solo in parte, dal testo latino. Non è il- legittimo avanzare anticipatamente una plausibile spiegazione, e cioè la possibilità che il Salterio slavo posseduto dal traduttore fungesse semplicemente da esemplare di controllo (non di col- lazione!), al quale ricorrere non solo per superare determinate dif- ficoltà che l’originale latino presentava, ma anche per la semplice curiosità di toccare con mano le divergenze più evidenti fra il Sai- terio greco, mediato attraversoja traduzione slava, e quello latino.

Il materiale che analizziamo in questo capitolo è stato perciò suddiviso in due parti. Nella prima sono raccolte e, se necessario, commentate le principali e macroscopiche differenze riscontrate in PsBr rispetto a GB, attribuibili senz’ombra di dubbio al testo lati- no e raggruppate in sezioni e sottosezioni (varianti morfologiche, lessicali, etc.); questo corpus di varianti ci autorizza a conferire in

prima istanza al Salterio di PsBr, senza il commento, la patente di entità testuale autonoma, indipendente e svincolata dalla tradizione slavo-greca.

La seconda parte, invece, introduce ed esamina le altrettanto frequenti ‘deviazioni’ dal testo latino che, più che vere e proprie infrazioni al codice della traduzione letterale e interlineare, della quale Dm. Gerasimov è un seguace rispettoso ma intelligente, so- no una testimonianza di rispetto verso una tradizione, quella sla- vo־greca, da tempo consolidata, anche se sottoposta, nel corso di tormentate vicende teologico-testuali, a continue verifiche e con- trolli. PsBr, insomma, si rivela nella sua totalità testo ben più complesso di quanto potrebbe apparire a prima vista, richiedendo un approccio differenziato e complesso - rapporto traduzione/tra­

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dizione ־ soprattutto quando, e ciò si verifica piuttosto spesso, le scelte di Dm. Gerasimov non vanno tutte nella stessa direzione, ma sono spesso in contrasto fra di loro, come se egli fosse vitti- ma, per dirla alla Weinrich 1974, di “interferenza nelle relazioni grammaticali”. Siamo qui evidentemente di fronte ad un caso di intertestualità, nel senso che l ’interferenza sembra avvenire qui non a livello di langue ma di testo: il Salterio tradizionale, che per comodità chiamiamo slavo-greco, riaffiora qua e là nella testa e sotto gli occhi di Dm. Gerasimov, autore pertanto di un testo a due facce, di un bitesto. Nel presente capitolo si cercherà pertanto di mettere in rilievo le peculiarità di PsBr, le cui lezioni saranno affiancate da quelle di GB; il testo latino di ExpPsal servirà a far emergere in modo chiaro il rapporto testuale di PsBr da una parte con il Salterio slavo-russo tradizionale, dalPaltra con Г originale dal quale dipende. Cominceremo dagli esempi in cui PsBr ripro- duce le categorie grammaticali del modello latino, discostandosi dalla lezione attestata in GB, secondo lo schema PsBr =

ExpPsal ФGB; seguiranno poi i casi di ossequio alla tradizione slavo-greca (PsBr = GB * ExpPsal) e quelli, ancora più si- gnificativi, di commistione dei Salteri latino e greco-slavo.

8.1. Differenze di numero 8.1.1. Plur vs Sing ( 1 ) С ^ б Т Н Д А Г Л Д Ш Д К О Ж Д О ־ С £ С Т Н Д Д Г Л Д К О Ж О - Ѵ З П З 1 0C U t Ì S U T l t U F Ì U S ־ quisque (XI, 2) (2) н р о с в ъ т и т м ы m o a ־ п р о с в ъ ц і д е шм т м о у м о ю - illumina tenebras meas (XVII, 31) (3) не ^ д в ^ д и г л д с о в ъ в р д г ъ т в о и ^ ъ - н е г< д б £ д и г л д е д м о л и т в е н и к ъ т в о -

их׳ъ - ne obliviscaris voces inimicorum tuorum (LXXIII, 24)

(4) И BOZNfCSlTCA р о ^ И І ір л в е д н д г о - И ВЪ^НбСбТСА р о г ъ п р д в е д н д г о ־ et ex-

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