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4 9B io-bigliografia del traduttore

11 La stessa citazione è riportata anche a p 293, nota 3, con piccole varianti, per lo più di carattere grafico; tra parentesi tonde () riportiamo alcune fra le diver-

3.3. Problema della datazione

Sulla datazione di PsBr, acquisita ormai da lunga data, nessuno ha ritenuto legittimo sollevare dubbi, e del resto non vediamo per- che non si dovrebbe prestar credito all’eloquente colofone secon- do cui l’opera sarebbe stata terminata il 15 Ottobre del 1535.

Una trentina d ’anni fa circa, però, essa è stata involontariamente messa in discussione da Kuev, il quale riporta un breve passo, trat- to da PsBr, datandolo al 1544.

L’uso dell’avverbio involontariamente non vuole affatto suo-

nare offensivo о irriverente nei confronti di Kuev: nel collocare cronologicamente il testo all’anno 1544 lo studioso bulgaro non fa alcun accenno alla datazione di PsBr tradizionalmente accettata, e non possiamo né vogliamo certo fargliene una colpa, vista la scarsa notorietà del testo; solo in questo senso ci sentiamo autoriz- zati a parlare di ‘involontarietà’.

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Prima di esaminarne la posizione, occorre non perdere di vista il fatto che a Kuev non interessa direttamente PsBr; egli affronta invece, in una serie di interessanti lavori, rannosa questione della genesi della scrittura slava e constata la coesistenza a Bisanzio, nella prima metà del VII secolo, di due ben distinti sistemi di com- puto degli anni: 1) quello bizantino (= 5508 anni dalla creazione del mondo alla nascita di Cristo), e 2) quello alessandrino (= 5500 anni dalla creazione del mondo alla nascita di Cristo)12; allo scopo di dimostrare il frequente utilizzo del sistema alessandrino, Kuev riporta una gran quantità di esempi tratti dalle letterature bizantina e antico-slava, raggruppando il materiale in tre gruppi principali:

1) datazioni secondo Гега alessandrina con riferimento alla vita di Cristo;

2) esempi di duplice datazione, dalla nascita di Cristo e dalla creazione del mondo;

3) altri casi di calcolo secondo l’era alessandrina, in assenza di riferimenti di controllo.

Nel secondo gruppo è inserita una lunga citazione da PsBr se- condo il manoscritto GIM Sinodal’nyj nr. 305/77 [Gorskij e Ne- vostruev 1857/1964: 106], che riportiamo qui sotto accompagnan- do il testo con una traduzione italiana:

л ce перече д ѣ т о м w ндчдлд л\ирд. до сего ндстооцідго л ѣ т д . ^змд го ( = 6 0 4 4 ) : П о НДШ6м£ pScKOMŠ СЧ6т£. и» СЪЦДДНІА ДДДМЛА ДО вОМЛОфбНІА Х*ВД л־Е. jc.Ķ. (= 5 5 0 0 ) . д по рим скы м л ѣ т о п и с ц о м . л ѣ т ъ . , ï c i (= 5 2 1 0 ) . д w JÇBA ВОИЛОф€ЖА до ННѢНАГО НДСТОСЬфДГО л ъ т д . Д м д (= 6 0 4 4 ) . по ндшем£ р£ском£ счетй прошло л ъ т ъ . Д ф м г (= 1 5 4 3 ). д ч е тв е р то е ндстдло, д 110 лдтынском£ счетй w рж твд jçba лѣтт». Д ^ л е (= 1535). д шестое мдстдметъ

12 Questa è almeno l'opinione di Kuev, criticato da Bogdanov [1983: 11, nota

I], secon d o il quale l'era alessandrina calcolerebbe, dalla creazione del mondo, non 5000, ma 5492 anni.

с р ж т в д %ѣ а. и н о 0ץ нд р д ^ л и ч і« в Л־ЬТ € с л д т ь к к ы м с ч е т © , д о р о ж т е a g ĪA . 0 у Н А БОЛ6 ЛѢТЪ П р о ш л о . CH* (= 290), Д ПО рЖ ТБЪ ПО НДШ€м8 Ж6 СЧ€Т$ п о р& ско м З п р о ш л о в о л е ж е л д т ы е к д г о с ч е т д (Киеѵ 1960: 57-58 е 1967:

1 2 9 ).

«Ed ecco Геіепсо degli anni dall’inizio del mondo fino all’anno presente, il 6044. Secondo il nostro computo russo dalla creazione di Adam o fino al- l’incarnazione di Cristo ( c ’è un intervallo di) 5500 anni, mentre secondo i cronisti latini (un intervallo di) 5 2 1 0 anni. Invece d all’incarnazione di Cristo all'anno presente (ne sono passati) 6 0 4 4 . Secondo il nostro с о т р и - to russo sono trascorsi 1543 anni, e il quarto è iniziato, mentre secondo il computo latino 1535, e sta per cominciare il sesto dalla nascita di Cristo. Dunque rispetto al computo degli anni ci sono da noi delle differenze, fino alla nascita di Cristo sono trascorsi da noi più anni, 290, mentre dopo la nascita di Cristo secondo il nostro computo russo sono trascorsi più anni rispetto a quello latino».

Kuev, nel commento (1960: 58 e 1967: 130), interpreta il testo in questi termini:

1 ) gli anni vengono calcolati secondo il sistema cronolo- gico alessandrino (6044-1544 = 5500);

2) Fautore è a conoscenza della differenza di 8 anni fra i due sistemi;

3) egli, evidentemente un russo, definisce наше il calco- lo secondo l’era alessandrina, mentra chiama quello bizantino латинско, dato che ромеи, ромейско so- no derivati di Roma.

Se la lettura di Kuev si rivelasse corretta, PsBr dovrebbe essere postdatato di ben otto-nove anni ( 1543-1544)!

Prima però di prendere posizione pro о contro Kuev, sono ne- cessarie alcune precisazioni. Innanzitutto l’idea di Kuev, secondo cui l’aggettivo latinskij indicherebbe l’era bizantina attraverso

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mente sostenibile. Il traduttore russo intende in realtà confrontare il calcolo degli anni secondo la Cronologia di Isidoro - di qui il la- tinskij sčet - con quello di casa propria, e constata alcune incon-

gruenze: dalla creazione di Adamo fino alPincamazione di Cristo la differenza fra i due sistemi è di 290 anni, mentre dall ,incarna- zione di Cristo al 1543/44 si riscontra uno scarto di 8 anni. Sap- piamo che la questione degli 8 anni aveva turbato non poco i sonni dell’arcivescovo di Novgorod Gennadij; non è quindi da escludere che Isid, direttamente о indirettamente, sia da ricollegare all’esi־ genza di mettere un po’ d’ordine nel calendario, dopo la tremenda ‘figuraccia’ rimediata con l’errata predizione della fine del mondo nel 1492, e di redigere nuove tavole pasquali (cfr. capitolo 1, §

1.2.1.4. e 1.4.6.).

Occorre poi correggere la formulazione con la quale Kuev [1960: 57 e 1967: 129] introduce il frammento citato: «В едно тълкуване на Псалтира, преведено през 1544 г. от Дими- трий Толмач от латински, е поставлена следната бележка от русския прево дач». Tale beleika non va riferita a PsBr nella

sua interezza, bensì rappresenta una sorta di proemio esplicativo e introduttivo alla traduzione del libro V, cap. 39 della Cronologia di Isidoro di Siviglia (d’ora in avanti abbreviato in Isid); questo testo ci è stato effettivamente tramandato insieme a PsBr - in alcuni casi addirittura al suo interno - о in contesti a lui strettamente collegati

(1excerpta di PsBr).

Anche se, per esigenze di collazione, nel capitolo 6 Isid verrà considerato parte strutturalmente costitutiva del convoglio testuale di PsBr, è opportuno, quando si parla del modello latino, trattarlo come un’entità a sé stante e indipendente. Riteniamo più che fon- data l’ipotesi che solamente in ambito russo sia avvenuto l’incon- tro Isid + PsBr: non ci è infatti noto alcun esemplare di ExpPsal

contenente anche Isid, e i due testi, del resto, oltre ad appartenere a due autori-compilatori differenti, non hanno tra loro alcun legame tematico.

Nella tradizione manoscritta di PsBr, di contro, questa unità te- stuale è salda, e gli unici testimoni manoscritti completi privi di I- sid sono quelli mutili nella parte finale. Siamo pertanto propensi a credere che PsBr e Isid fossero in origine semplicemente giustap- posti, verosimilmente airintemo di VMČ, il cui Uspenskij spisok è

uno dei codici più antichi di PsBr.

Come vedremo nel prossimo capitolo (§ 4.2.4.), la redazione moscovita delle VMČ è caratterizzata dal fatto che vi si utilizzano alcuni testi come semplici riempitivi, per soddisfare esigenze di u- niformità fra i dodici volumi; a questo scopo PsBr viene inserito nel mese di Agosto insieme ad altre Tolkovye Psaltyri, e questa

potrebbe essere stata anche Poriginaria funzione di Isid; se Pin- contro tra PsBr ed altri Salteri commentati è, da un punto di vista tematico, più che motivato, Isid ha in comune con PsBr il fatto di essere una traduzione dal latino. Del resto non siamo nemmeno si- curi che i due testi appartengano alla medesima penna: la testimo- nianza della Cronaca, che le ascrive entrambe all’ormai vecchio Dm. Gerasimov, non fa altre» che ripetere e mescolare informazioni attinte da un testimone completo di PsBr.

In definitiva sembra proprio che la beležka discussa da Kuev

non possa essere riferita univocamente a PsBr.

Abbiamo dunque appurato che la datazione di PsBr si fonda da una parte sulla testimonianza della Letopisnaja sta t'ja, a sua volta

dipendente da PsBr, e sulla già citata zapis ’ conclusiva13, dalPaltra

sulla proposta interpretativa, per la verità non troppo convincente, di Kuev, tutto preso a raccogliere dati sulPuso del sistema alessan- drino presso gli Slavi e per questo motivo particolarmente colpito da “PsBr”, prova a prima vista inconfutabile che tale sistema era ancora attuale nella metà del XVI secolo in Russia; si potrebbe so- stenere, prendendosi simpaticamente gioco dell’arcivescovo Gen- nadij, che otto о nove anni non sono poi la fine del mondo, e ac-

Tolkovaja Psaltyr’ Brunona Gerbipolenskogo 75

13 К онца ж е д м т й ж б прввожвніів ce À кн и ги л ѣ т д w с& д д н іл 4длмм, .^ м д . м ц д

C ap itolo 3 7 6

contentarsi di collocare la traduzione di PsBr nel lasso di tempo compreso tra il 1535 e il 1544.

L’elemento decisivo per dirimere la questione ce lo fornisce pe- rò la postfazione {posleslovie) di Dmitrij Gerasimov, il quale ram-

menta che la sua fatica è stata sponsorizzata e promossa Блгосло- в 6 h i e й повелѣніеллъ пресцГбнндго мдкдрід велйкдго новд грддд й

пьсковд.

Sappiamo che Makarij diviene metropolita nel 1542; se dunque, al momento della dedica, egli era ancora arcivescovo di Novgorod e Pskov, se ne conclude che PsBr è stata effettivamente portata a compimento (коыцд же достйже) il 15 Ottobre del 1535, e che l’annotazione conclusiva va letta secondo l’era bizantina.

La datazione di Kuev è quindi errata se riferita a PsBr, non deb tutto improbabile invece, ma tutta da dimostrare, se limitata al solo Isid. Benché infatti la lettura di Kuev non ci trovi d ’accordo, non possiamo per questo escludere a priori che Isid sia stato effettiva- mente tradotto nel 1544; anche in questo caso, tuttavia, non si può evitare di chiedersi se l’anno 1544 si riferisca all’epoca della tra- duzione di Isid о piuttosto al momento in cui esso confluisce in PsBr; l’incipit д ce... rappresenta in effetti una specie di cesura ri-

spetto al testo precedente, e fa proprio pensare che la belezka sia

opera di un copista/redattore successivo. Ciò potrebbe costituire la prova che PsBr e Isid si sono incontrati in epoca successiva; in questa prospettiva il 1544 sarebbe о l’anno in cui Isid è stato tra- dotto dal latino oppure quello in cui Isid è entrato a far parte inte- grante di PsBr; in ogni caso la belezka, a nostro modo di vedere,

appartiene al traduttore о copista di Isid, che non è necessariamen- te da identificare con Dm. Gerasimov.

Il fatto poi che l’ignoto compilatore della Letopisnaja sta i'ja

parli di PsBr (П салтырь то л ко вая)14 e Isid come di due entità testuali ben distinte fra di loro, attribuendo entrambe le traduzioni,

14 Questa è l'interpretazione estensiva di PsBr, comprendente anche la Praefa-

compiute sotto l’egida di Makarij e contemporaneamente, a Dm. Gerasimov, si spiega abbastanza facilmente: chiunque, maneggian- do un qualsiasi codice di PsBr, non avrebbe potuto in alcun modo tenere separato, da un punto di vista strettamente cronologico, que- st’ultimo da Isid, dato che essi costituiscono, nella tradizione ma- noscritta russa, una salda unità testuale, in particolare in quei codi- ci nei quali la postfazione con la dedica a Makarij segue Isid; in al- cuni testimoni Isid viene per così dire fagocitato alPintemo di PsBr (PsBr - Isid - Post)15, cosicché Dm. Gerasimov finisce con l’essere considerato traduttore anche di Isid.

A conclusione di tutto il discorso, evitando di cavarcela со то - damente col dire che Isid non riguarda l’oggetto primario di que- sto lavoro ־ esso, di fatto, ne costituisce un momento di non secon- dario interesse sia dal punto di vista testuale che storico e culturale -, possiamo tirare le somme di tutto il discorso fin qui condotto tracciando i seguendi punti:

1) PsBr e Isid sono due testi che geneticamente non hanno nulla in comune fra di loro, indipendentemente dall’identità del traduttore, e questo vale anche per la loro datazione; quando parliamo di ‘genesi’ abbiamo in mente la totale e- straneità dei due testi nella tradizione testuale latina. Che Isid non fosse contenuto nell’esemplare latino tradotto lo conferma, in parte, la stessa nota con la quale il traduttore lo introduce, quasi a volerne esplicitamente sottolineare lo stac- co tematico e la diversa provenienza:

’СЭ с ч е т е д ѣ т ъ w начала мйрд. Gïe выписано щ лдтыньского писдшд.

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ис книгы йсидорд еппд йспдленьскд перечень © дѣт*Бх׳ь. йз;ъ чдсти nÁ־

тые. д главы тридесАдевАтыА.

Tolkovaja Psaltyr’ Brunona G erbipolenskogo 7 7

15 In altri testimoni, nei quali si conserva secondo noi una fase della trasmis-

sione più antica. Isid segue invece la postfazione del traduttore, per cui le unità te- stuali appaiono nella seguente successione: PsBr - Post ־ Isid.

C apitolo 3

2) Nella trasmissione dei due testi assistiamo ad un processo di graduale assimilazione di Isid, che diviene infine parte in- tegrante di PsBr; in questo modo la postfazione, con la qua- le logicamente si concludeva PsBr, in alcuni testimoni ma- noscritti è stata spostata e collocata dopo Isid, creando così 1 ,impressione che PsBr e Isid costituiscano una salda unità testuale.

3) L ’osservazione sulle differenze nel computo degli anni presso Latini e Russi presenta dei lati oscuri, che, qualunque ne sia la spiegazione, prescindono totalmente da PsBr e dal- la sua datazione.

4. M akarij e le Grandi Menee ( Velikie Minei Cet’i)