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La segnalazione di M risale al 199, allorché il manoscritto venne registrato tra le nuove accessioni della RGB di Mosca; il codice I, conservato oggi all'IRL

I I SStruttura del testo di PsBr

143Fortuna del testo

7 La segnalazione di M risale al 199, allorché il manoscritto venne registrato tra le nuove accessioni della RGB di Mosca; il codice I, conservato oggi all'IRL

di San Pietroburgo, e appena menzionato nel catalogo del drevlechranilišče.

8 Non prendiamo qui in considerazione i numerosi testimoni incompleti di PsBr (cfr. capitolo 5, § 5.2.), poiché la loro provenienza viene sovente dimentica• ta о addirittura non riconosciuta dai descrittori.

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7.2.2. G am el’ 1865

Nella sua monografia sulla presenza di Inglesi in Russia, Ga- m el’ [1865: 178] dedica un certo spazio a PsBr, ricordando che Dm. Gerasimov portò a compimento la traduzione il 15 Otto- bre 1535, e menzionando due testimoni completi:

1] B, conservato alla Biblioteka Akademii Nauk di Sankt-Ре- terburg dal 1763 (“хорошо сохранившийся список [...[ с прибавлениями переводчика”) е

2] Sof (“с теми ж е прибавлениями”).

Il testo, secondo Gamel’, avrebbe due titoli: uno riferito alla Prae- fatio Reyseriana, da Gamel’ erroneamente definita ‘prologo di

Dm. Gerasimov’, l’altro indicante il Salterio commentato vero e proprio di Brunone vescovo di Würzburg (in Gamel’ Герби- польскаго); successivamente Gamel’ cita un lungo frammento della postfazione del traduttore, nel quale compaiono numerosi termini indicanti professioni e, per concludere, suggerisce di con- frontare PsBr con le precedenti traduzioni dello stesso Dm. Gera- simov e del suo collega Vlasij (cfr. capitolo 1, § 1.2.1.2. e

1.2.2.), allo scopo di ricavarne dati interessanti in rapporto all’e- voluzione storica della lingua russa.

7.2.3. A rchangeFskij 1888

Dato che capita spesso di trovare inserito nei Salteri antico-rus- si il Sim vol very (Professione di Fede) di Atanasio di Alessandria, Archangel’skij [1888: 15, nota 5] segnala all’at- tenzione degli studiosi l’“anomalia” di PsBr, citato secondo la de- scrizione di Sin, nel quale il Simvol veiy è tradotto dal latino: Dm. Gerasimov, qui chiamato Gerasim Tolmač, avrebbe sottoposto ad

una sorta di minuziosa censura/correzione tutte le parti nelle quali riscontrava tracce della dottrina cattolica delfìlioque, così come un passo dello stesso Simvol, che si riteneva corrotto dai cattolici:

«В рук. Син. б-ки, XVII в., № 77, лл. 652-660, находится пере- вод текста и толкования ‘Исповедания правосл. веры св. А- ф ан асия архиеп. А л ек сан д р и й ско го \ в переводе Герасима Толмача; перевод сделан с латинского, при чем переводчик однако все места, где встречаются следы католического уче- ния об исхож дении Св. Духа, исправлял согласно учению православной церкви; переводчик исправил согласно право- славному учению д аж е место в самом Символе А фанасия, считающемся поврежденным католиками».

Sarebbe interessante verificare se queste ispravlenija siano opera del traduttore, in questo caso scrupoloso osservatore dei dogmi ortodossi ma traditore del testo latino, о piuttosto del copista; questo problema è di grande interesse per capire о l’atteggiamento del traduttore verso il dettato dell’originale e nei confronti dei committenti e destinatari della traduzione, oppure, nel caso l’intervento risultasse posteriore alla fase di traduzione, la ricezio- ne, da parte di copisti/redattori, del proprio patrimonio culturale.

7.2.4. Sobolevskij 1903

Nel 1903 Sobolevskij pubblica un’opera che, per quanto in- completa, è ancor oggi punto di partenza obbligatorio per chi si voglia occupare delle traduzioni nella Russia moscovita dal XIV al XVII secolo; a PsBr sono dedicate complessivamente meno di due paginette (pp. 189-191), dalle quali si ricavano però preziose notizie. Si esaurisce qui la storia di PsBr nella slavistica, non solo russa, fatto tanto più sorprendente se si pensa che, soprattutto ne- gli ultimi tempi, la figura di Dm. Gerasimov si è meritatamente guadagnata una considerazione e un prestigio sempre maggiori.

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Il destino di PsBr, come abbiamo detto, è purtroppo contraddi- stinto da numerosi equivoci interpretativi: è successo infatti spesso che venissero citati brevi frammenti, estrapolati, ose- г е т т о quasi dire completamente estraniati, dal loro contesto. Di ciò vogliamo offrire una panoramica il più possibile completa nelle pagine che seguono.

7.3.1. Filaret 1884

Cominciamo, questa volta senza rispettare un ordine cronologi- co, da un’osservazione di Filaret [1884/1984: 115], il quale, nel- l’elogiare il poliglotta Dmitrij Gerasimov, scrive che:

«Герасимов, по-видимому, неплохо знал греческий язык (впо- следствии его н азн ачи л и переводчиком при знам енитом Максиме Греке) и хорошо - латинский, а из новых - итальян- ский и немецкий. Возможно, ему был знаком и древнееврей- ский. Во всяком случае, Герасимов имел вполне представле* ние о том, каким путем долж но идти при переводе Библии. В одном из его более поздних переводов имеется следующее зам еч ан и е: Веждь же, еже иде же в книгах Ветхого Завета ложь открывается, тещи подобает к книгам Еврейским древ- ним, зане Ветхий Завет первее в языце Еврейском написан есть. Аще убо в книгах Нового завета (sic) тещи подобает к книгам греческим» (cit. da Rižskij 1978: 56; cfr. anche infra § 7.3.5.).

La parte del testo evidenziata in corsivo, che dovrebbe dimostrare la profonda conoscenza, da parte di Dm. Gerasimov, delle lingue classiche o, quanto meno, la sua dimestichezza con le Sacre Serit- ture, non è altro che la traduzione del seguente passo latino, con il quale si conclude il capitoletto sui traduttori e interpreti della Bib- bia (nr. 9 secondo la suddivisione del testo proposta nel capitolo 6, § 6.2.), trasmessoci, nella tradizione russa, all’interno di PsBr:

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T e sto ru sso T esto latin o

Веждь же, еже иде же в книгах Ветхого Завета ложь открыва- ется, тещи подобает к книгам Еврейским древним, зане Вет- хий Завет первее в языце Еврей- ском написан есть. Аще убо в книгах Нового завета тещи по- добает к книгам греческим.

Nota quod, ubicumque in libris veteris testamenti mendositas re- peritur, currendum est ad volu- mina Hebraeorum, quia vetus testamentum primo in lingua hebraea scriptum est. Si vero in libris novi testamenti, recurren- dum est ad volumina Graeco- rum.

Ritenere che egli dovesse avere una discreta conoscenza del greco sulla base della sua collaborazione con Maksim Grek non è affatto necessario, soprattutto se si tiene debito conto del modo di proce- dere adottato (cfr. capitolo 1, § 1.2.2.); ugualmente resta tutta da dimostrare la sua familiarità con la lingua italiana e con quella e- braica. Inoltre, anche se 1 ,osservazione fosse effettivamente di Dm. Gerasimov - ma è opportuno tenere sempre ben distinte le fi- gure di autore e traduttore -, ci sarebbe in ogni caso da obiettare che essa di per sé non dimostra nulla: dicendo infatti che Г Antico Testamento è stato scritto in ebraico non provo ancora di conosce- re l’ebraico.

Da una citazione poco opportuna di PsBr si vogliono trarre in- debite conclusioni; a poco serve il во всяком случае conclusivo, con il quale Filaret cerca in qualche modo di attenuare la portata delle sue affermazioni.

7.3.2. Ždanov 1881

Ždanov [1881: 6, nota 2 e 1904: 498] sostiene che nel reso- conto sull’ambasceria di Dm. Gerasimov del 1525, “Pauli Iovii Novocomensis de legatione Basilii Magni Principis Moscoviae ad Clementem VII Pontificem Maximum scritto da Paolo Gio- vio (cfr. capitolo 1, § 1.2.3.3.) si leggerebbe un chiaro ed esplici- to riferimento a PsBr:

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«[...] sacros libros, itemque novi ac veteris testamenti (in Herberstein 1571/1964: 168 si legge instrumenti) enarratores, praeterea Ambro- sium, Augustinum, Hieronymum atque Gregorium in linguam Illyri- cam traductos habent religioseque custodiunto.

In ExpPs, in effetti, compaiono spesso i nomi di Agostino, Gero- lamo, Ambrogio e Gregorio; lo studioso, datando erroneamente il libello di Paolo Giovio al 1537, come già prima di lui Adelung [1840: 22 e 1846: 189] e più tardi Ogorodnikov [1913: Vili], non può però accorgersi dell’evidente incongruenza cronologica: PsBr ( 1535) è infatti di ben dieci anni posteriore all ,editio princeps.

7.3.3. Istoričeskoe obozrenie 1836

Altrove si afferma che i nomi di Agostino, Gerolamo e Cassio- doro, tra gli altri, comparissero già in un Salterio noto in Russia dai tempi di Maksim Grek:

«Псалтырь сия печатается иногда с кратким толкованием, ко- торое, неизвестно кем, извлечено из сочинений Златоуста, Августина, Иеронима, Ф еодорита, ф еоф илакта, Кассиодора, Василия великого, Исаака Сирина и других Отцов Церкви, и прилагается на нолях книги против стихов. Такая Псалтырь известна у нас на Славянском язы ке со времен Максима Гре- ка [...]» Istoričeskoe obozrenie (1836: 72-73).

Una tale indicazione cronologica è troppo generica e vaga; comun- que la si debba intendere, è certo che Maksim Grek si trovava in Russia quando venne tradotta in slavo-russo ExpPsal.

7.3.4. Kovtun, Sinicyna, Fonkič 1973

PsBr fa poi una breve ma significativa apparizione in una lunga nota di un interessante articolo sui Salteri di Maksim Grek, curato

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