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I I SStruttura del testo di PsBr

153Fortuna del testo

А1Г intemo del nostro esame di PsBr e della sua fortuna rientra anche la breve stai ,ja sui traduttori e interpreti delP Antico e Nuo- vo Testamento (O преводниц-й б и б л іи сирѣчь вет^дго и новдго 7

,

а

-

вѣтовъ ѵС евреискд нд греческо преводницы или толковницы б и - б л іи б ы ш д л\мѵѵгорд5;личны), corrispondente, secondo la partizione

di PsBr proposta nel capitolo 6, § 6.2., al capitoletto nr. 9; qui di seguito adotteremo Г abbreviazione Trad.

Questa breve divagazione si deve аІГипісо contributo di una certa consistenza (ben 5 pagine!) su PsBr, sugli orientamenti del suo traduttore e sulla cornice storico-ideologica dentro la quale questi si trovò ad operare: si tratta del capitolo “Сочинение 0

преводницв Би б л і и [...] 5 евреискд нд греческо в Псалтыри Бру-

нона” (= Trad), piccolo excursus inserito alPintemo di una ricca monografia sulla lessicografia russa in generale e sulPattività grammatico-lessicografica di Maksim Grek in particolare (Kovtun

1975: 40-44).

Prima di entrare nel merito delle osservazioni di Kovtun, ricor- diamo ancora una volta che Trad non faceva parte, secondo noi, del nucleo originario di PsBr (cfr. cap. 6, § 6.4.2.): il testo latino corrispondente, infatti, non è mai tramandato, a quanto ci risulta, assieme a ExpPsal; questa ci sembra peraltro anche la posizione di Kovtun, la quale, se ne interpretiamo correttamente il pensiero, non include Trad nel nucleo originario di PsBr: «[...] из статьи, присоединенной к Псалтыри Брунона, славянский пере- вод которой выполнен Дмитрием Герасимовым» (р. 40)'0.

Kovtun si serve di Sof (GPB, Sof 1255, ff 602-604), mano- scritto a lei facilmente accessibile, dal quale riporta lunghi fram- menti di testo; tra questi ci pare degna di considerazione, da un

10 Cfr. però la seguente formulazione, dove il вместе с Псалтырью Брунона

che sembra suggerire una coincidenza temporale delle due traduzioni: « [.״ ] в этом сочинении, взятом из латинской Библии и переведенном Дм. Герасимовым

вместе с Псалтырью Брунона в 1536 г. [...]» (р. 43).

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punto di vista stemmatico, la frase conclusiva, già interpretata piuttosto forzatamente da Filaret, come abbiamo avuto modo di constatare al § 7.З.1.: в ѣ ж д ь ж е , е ж е и д •I в ъ к н и г а Б е т ^ а г о ^ д в ѣ т д ло о к р ы е т с и , т в ц іи п о д о - Б46 к ъ к н и г д б в р е и с к ы д р е в н и , ^ЛНб ВбТ^ІИ 4־ЛВ־£ ПрЪВО€ в ъ с ц ы ц ѣ е в р ѣ - МСКО НДІІИСДНЪ в . Л ф в уБО ВЪ КНИГД Ы0ВДГ0 ^ДВѢТД, Т€Ц Ж ІІОД0БД6 к ъ к н и - ГД Гр€Ч6СКЫ, ^ДН€ N 0B 0H ^ДВ־£ п р ь в 0 € НДІІИСДНЪ € , к р о л ѵ Ь б ѵ л ід М д т ^ ъ е в д и 611ИСТ0Л6И ״ д е д о в ы к ъ 6 в р ѣ € А \ ъ (cit. da Kovtun 1975: 42).

A Kovtun è sfuggita una lacuna di Sof, comune anche a B, Tr,

M (errore congiuntivo), alla quale si sottrae Sol", svelata imme-

diatam ente dal confronto con il testo latino di partenza (sottolineiamo la parte mancante nel testo slavo-russo):

Nota quod, ubicumque in libris veteris testamenti mendositas reperitur, currendum est ad volumina Hebraeorum, quia vetus testamentum pri- то in lingua hebraea scriptum est. Si vero in libris novi testamenti, recurrendum est ad volumina Graecorum, quia novum testamentum primo in lingua graeca scriptum est, praeter evangelium Matthaei et e- pistolas Pauli ad Hebraeos.

Anche senza ricorrervi - e Kovtun sembra spesso dimenticare, co- me vedremo, che Trad è una traduzione -, tuttavia, si sarebbe po- tuto individuare questo ‘errore’ percorrendo due diverse strade, una esterna e/о una interna al testo tramandatoci da Sof: collazio- nando cioè i manoscritti, oppure cogliendo nel periodo conclusivo ( f l l ļ J 6 VfB© В Ъ КНИГД Ы ф В Д Г О ,4 Д В Ѣ Т Д , Т 6 Ц 1 И ІІО Д О Е Д е К Ъ КНИГД

г р е ч е с к и , '<дне Ы овои <двѣ прьвое ндписднъ e ), grazie al

confronto con quello che lo precede e al quale è strettamente correlato ( в ъ ж д ь ж е, еж е и д -ê в ъ книгд В ет^ дго '4двѣтд л©

©крмет era, т е ц іи нодовде к ъ книгд еврейски древни, ?;дне Вет\1и

^двѣ нръкое в ъ га^ыцъ еврѣиск© ндиисднъ e), un'evidente aporia:

il testo non ha assolutamente senso!

E inevitabile chiedersi, senza però poter fornire una risposta plausibile, per quale motivo Kovtun abbia preferito Sof a Sol12, codice altrettanto facilmente consultabile e conservato nel medesi- т о archivio di San Pietroburgo. La questione non è però essen- ziale in questa sede; rinunciare sistematicamente all ,ausilio del te- sto latino, invece, è molto rischioso e può portare a formulare in- terpretazioni lessicali fantasiose ed il più delle volte errate.

Questo è il caso dell’avverbio онюду же nel seguente passo (p. 40): онюду же (все-таки, тем не менее, ־ JI. К.) преведеніе седмидесга дву нѣкогдд (т. е. коегде, - JI. К.) 6 преи^овилно, нѣкогдд же скудно. Fin dai testi canonici, отънждоуже esprime il moto da luogo, anche figurato, e, nelle traduzioni dal latino, corri- sponde a undelinde\ isolato dal suo contesto, in ogni caso, онюду

же ci dice ben poco. In Trad si narra che i traduttori avrebbero cercato di omettere, о quanto meno oscurare, qualsiasi possibile riferimento al culto della Trinità, sostenendo davanti a Tolomeo, committente dell’opera, che ci fosse un solo Dio:

они же пршдош д к ъ црю П Атеры книгы и пррчествд преввдошд iipè црелѵъ ста^ дю ці€са w ед и н о м ъ чествовдніи t 6ж6 ни единд твдрь есть б гъ Фмк>д8же есть идЪже прил$чдш€СА и м ъ в ъ пр€ввд6нѴи о трцЪ или ВЪ МОЛЧДНІИ І1р0Х0ЖДД\8 или ГДДДТбЛНЪ Пр6В€ДОШД не тр6 БОГОБЪ Ч6СТВОВДТИ І1р€ДДВШ€ ВИДАТСА ТДКОЖ6 W ВОПЛОфбНІИ СЛОВД TBOpA^ä OftНЮ״ а8ж€ приведете седмидвСА дв8 нѣкогдд есть преи^овилно нъкогдд ск$д- но (cit. da В, f 339ѵ)

Qui venientes ad regem pentatheucum et prophetas transferentes coram rege disputaverunt de uno deo colendo, et quod nulla creatura esset deus. Inde est quod ubicumque occurrebat eis in transferendo de trinitate vel sub silentio praeteribant vel enigmate transtulerunt, ne tres deos colendos tradidisse viderentur. Similiter de incarnatione verbi facientes unde translatio septuaginta duorum quandoque çst superflua, quandoque diminuta.

12 Per non parlare di B, terzo e ultimo testimone completo di PsBr conservato

a San Pietroburgo, ii quale però, in quanto recentiory era forse per sua 'natura' de- stinato a rimanere in disparte.

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Da ciò discende (inde, омюду же - e non все-таки, тем не ме-

нее) che il testo dei Septuaginta, rispetto all’originale ebraico, si

mostra in alcuni casi ridondante e in altri conciso.

Cerchiamo ora di riassumere i punti essenziali nei quali si arti- cola il ragionamento di Kovtun.

L ’attenzione da lei rivolta a Trad dipende dal fatto che questo testo contiene informazioni, circolanti nella Russia del XVI sec, sulla storia delle versioni greche dell’Antico Testamento; esso quindi si ricollega, sia pure indirettamente, alle prevodnye stroki

di Maksim Grek, nelle quali vengono riportate, in traduzione sia- va, le differenti versioni del Salterio secondo i Septuaginta, Aqui-

la, Simmaco, Teodozione e secondo lo sconosciuto пдтыи пере- водчикъ (Kovtun 1975: 35-40 e 44-48).

La studiosa (p. 43) nota con un certo stupore il tono rispettoso con il quale si parla in Trad di tutti i traduttori della Bibbia (седмь- десга преводницы цвѣтгаху, Сил\мд преводникъ свѣташе, гдъ тогдд ллдстеры свътідху): nello spiegare il valore lessicale dei ver- bi цв'Ьсти e свѣтити, Kovtun rimanda ai Materiały dija slovarja drevnemsskogo jazyka di Sreznevskij, ignara, a quanto pare, che

in entrambi i casi siamo di fronte a calchi semantici dal latino flo- rere e clarere (per il verbo цвѣсти è già attestato altrove il signifi-

cato metaforico di славиться).

Non vediamo però in queste espressioni nulla di sorprendente- mente ossequioso, tanto più che limitarsi a riferire, anzi a tradur- re, che in una determinata epoca fossero in auge determinate per- sone, non significa aderire alle loro posizioni. Questo atteggia- mento, che verrebbe spontaneo bollare come tipicamente sovietico (cfr. Budovnic 1947: 193, nota 2), vanta illustri predecessori an- che nella storiografia cosiddetta ‘borghese’:

«Заслуж ивает внимания и то, что в то время, как в России относились ко всему западному подозрительно, у Д.(имитри- я) явилась смелость перевести Толковую Псалтырь зап. епис-

%

копа, которого он д аж е называет 4б л аж ен н ы м ’» (РВЕ 1903: 1037, che riprende quanto già sottolineato da Evgenij 1818/1995: 76:

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