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Bilancia commerciale e bilancia dei pagamenti

XXVI. Stabilimenti dei settori metalmeccanico, chimico e cartario. Indici

2. Bilancia commerciale e bilancia dei pagamenti

Notiamo che — tranne nel periodo più critico della depressione, fra il 1890-95 — , il valore delle esportazioni è superiore al valore delle importazioni. Si potrebbe quindi affermare che la bilancia commerciale accusa una tendenza al superávit. È importante notare inoltre che questo superávit subisce una forte diminuzione dopo il 1875, il che testimonia ancora una volta la profonda modificazione avvenuta a livello del com­ mercio internazionale e di cui il Cile non fa che subire gli effetti48.

fi problema che ora c’interessa, però, è di vedere, coll’appoggio de­ gl’indicatori economici disponibili, l’evoluzione della bilancia dei paga­ menti.

Prima di entrare in materia, sarà opportuno soffermarci su alcuni aspetti non studiati nel paragrafo precedente, che riguardano in certa misura il problema della bilancia dei pagamenti, e cioè quelli riguardanti l’evoluzione dei prezzi d’importazione e d ’esportazione inglesi, le ragioni di scambio e la capacità d ’importare.

Se osserviamo il grafico 7 (p. 224), osserviamo che i prezzi d’impor­ tazione e d’esportazione inglesi conoscono anch’essi le tre tendenze che abbiamo riscontrato nel commercio estero cileno. Notiamo però che i cam­ biamenti di tendenza avvengono nei prezzi inglesi prima che a livello del commercio estero cileno, il che costituisce una riprova della stretta di­ pendenza dell’economia cilena dal mercato internazionale e particolar­ mente dal mercato inglese. Ma il grafico 7 mostra un altro aspetto ^ssai in­ teressante, che illumina ancora di più l’evoluzione del commercio cileno da noi precedentemente descritta: notiamo in primo luogo che i livelli dei prezzi conoscono, fra il 1850 e il 1920, un sensibile spostamento: fino al 1889, l’indice dei prezzi delle materie prime importate è a un livello superiore non solo all’indice dei prezzi dei beni industriali esportati dal­ l’Inghilterra, ma anche a quello dei prezzi d ’esportazione delle materie prime inglesi. All’interno di questa tendenza notiamo inoltre che lo scarto fra l’indice dei prezzi delle materie prime importate e quello dei prezzi dei beni industriali esportati tende progressivamente a ridursi, specialmente dopo il 1872. Fra il 1872 e il 1890, sebbene il divario fra questi due in­ dici di prezzi tenda a scomparire, il livello dell’indice dei prezzi delle materie prime importate è ancora lievemente superiore all’indice dei prezzi dei beni industriali esportati. Fra il 1890 e il 1920, tranne per il periodo di guerra 1914-18, l’indice dei prezzi dei beni industriali esportati è a un livello lievemente superiore a quello dei prezzi delle materie prime

portate. Vediamo inoltre che dal 1890 al 1920 l’indice dei prezzi delle materie prime esportate riesce a collocarsi allo stesso livello dell’indice dei prezzi delle materie prime importate e dei beni industriali esportati.

Questa evoluzione dell’indice dei prezzi inglesi si rispecchia — come abbiamo visto precedentemente — nel livello delle esportazioni e delle importazioni cilene: la retribuzione dei fattori — e quindi il reddito na­ zionale — non potevano non essere seriamente danneggiati dall’evolu­ zione negativa dei prezzi dei beni primari e positiva — dopo il 1870 e specialmente dopo il 1890 — dei prezzi dei beni industriali.

La ripercussione negativa dell’evoluzione dei prezzi delle materie pri­ me è misurabile a livello delle ragioni di scambio riguardanti il volume (gross barter terms of trade)49. Riscontriamo che il grò ss barter terms of trade è favorevole all’economia cilena sino al 1873, per orientarsi poi in senso sfavorevole sino alla grande guerra. Se confrontiamo l’evoluzione del gross barter terms of trade cileno con quello inglese — sebbene l’anno base sia diverso — notiamo che sino al 1873 essi presentano la stessa tendenza favorevole. Il divario fra il gross barter terms of trade cileno e quello inglese appare dopo il 1873, quando il primo diventa molto sfa­ vorevole, mentre il secondo si mantiene favorevole, specialmente dopo il 1900.

Per l’Inghilterra disponiamo inoltre del net barter terms of trade, il quale sino al 1890 segue in linea di massima l’evoluzione del gross barter terms of trade e dopo questa data, ma specialmente dopo il 1900, ne diverge, orientandosi verso un incremento più sostenuto. Pur non di­ sponendo della stessa informazione per il Cile, possiamo supporre che il divario che abbiamo notato — dopo il 1873 — a livello del gross barter terms of trade, si dovrebbe presentare anche a livello del net barter terms of trade, tranne forse per il periodo della prima guerra mondiale 49 50 51.

L’evoluzione negativa dell’economia cilena specialmente dopo il 1873 è misurabile anche dal raffronto fra la capacità d’importazione e l’im­ portazione reale “ . Notiamo che il livello della capacità di importazione — espresso in termini assoluti — è molto superiore al livello delle im­ portazioni reali sino al 1873: dopo questa data, tranne per il periodo 1914-18, la capacità d ’importare è soltanto lievemente superiore all’im­ portazione reale, il che non farebbe che riflettere in un certo qual senso il deterioramento del commercio estero.

49. Cfr. grafico 8, p. 225. 50. Cfr. grafico 8, p. 225. 51. Cfr. grafico 9, p. 226.

Prezzi inglesi, gross barter terms of tracie e capacità d ’importazione sono dunque tre aspetti che misurano una stessa realtà: il deterioramento di quello che era il principale sostegno dell’economia cilena, il commercio estero. All’evoluzione negativa del commercio estero cileno si contrap­ pone, invece, un’evoluzione positiva del commercio estero inglese, feno­ meno che ci indica l’esistenza di una struttura di dominazione, la quale sembra rinnovare quella esistente prima del 1870, e i cui meccanismi sono ancora tutti da studiare.

Un’ulteriore conferma alla nostra analisi dovrebbe venire dalla bi­ lancia dei pagamenti, che però non siamo in grado di ricostruire quanti­ tativamente ma soltanto sulla base di certi indicatori.

Se osserviamo l’evoluzione della bilancia dei pagamenti inglese — che può servirci come primo spunto per comprendere l’evoluzione della bilancia dei pagamenti cilena, data la dipendenza del commercio estero cileno dall’Inghilterra — notiamo che dal 1840 al 1872 mostra un con­ tinuo incremento del suo superávit. Fra il 1872 e il 1898, ossia durante la grande depressione, mostra un ristagno nel periodo 1872-1890, al quale segue un forte calo nel periodo 1890-1898. Dopo il 1898 il super­ ávit della bilancia dei pagamenti aumenta ad un ritmo vertiginoso; come mai era successo prima 52.

L’evoluzione della bilancia dei pagamenti inglese conferma dunque la svolta, già riscontrata a livello dei prezzi e del gross barter terms of trade. Notiamo inoltre che anche durante il periodo della grande depressione la bilancia dei pagamenti inglesi è sempre positiva, e il suo superávit è in genere lo stesso registrato per il decennio 1860-69. Questo ci permette­ rebbe di affermare che l’imposizione da parte dell’Inghilterra della nuova struttura di dominazione — per mezzo del potenziamento di nuovi set­ tori industriali e dell’esportazione di capitali — fu un’operazione assai riuscita 53.

Sulla base di quanto abbiamo detto sinora si potrebbe supporre che il divario fra l’evoluzione della bilancia dei pagamenti inglese e quella cilena sia apparso soltanto dopo il 1873. Se esaminiamo un primo indi­ catore — la differenza fra esportazione ed importazione di moneta e valuta pregiata — , notiamo che mentre fra il 1844 e il 1872 si registra un’evoluzione relativamente positiva, nel senso che per lo meno non si

52. Cfr. grafico 10, p. 227.

53. W. W. Rostow mostra come durante l’ultima fase della grande depressione

— 1886-1895 —■ fu l ’incremento della domanda nord e sud americana di beni di

osserva un disavanzo54, dopo il 1873 l’evoluzione è decisamente nega­ tiva, ossia le quantità esportate sono di gran lunga superiori, specialmente per il periodo 1890-1910, alle quantità importate. Soltanto durante la guerra mondiale osserviamo di nuovo un temporaneo arresto del di­ savanzo.

A questa voce — differenza fra esportazione e importazione di capi­ tali dal Cile, capitali che in mancanza d’informazioni più precise, possiamo supporre siano privati, — si dovrebbero aggiungere le esportazioni di capitali statali, derivanti dal pagamento degli interessi e dall’ammorta­ mento del debito estero. Queste esportazioni, che sono assai più impor­ tanti delle precedenti, tendono ad aumentare ad un ritmo vertiginoso dopo il 1890 55.

L’incremento dell’emigrazione dei capitali del settore pubblico è la risultante dell’aumento dell’indebitamento verso l’estero, indebitamento che era molto moderato fra il 1840 e il 1860, che si era raddoppiato fra il 1860 e il 1870, era aumentato solo del 30% fra il 1870 e il 1880, si era triplicato fra il 1880 e il 1900 e di nuovo raddoppiato fra il 1900 e il 1920. L’indebitamento diventa dunque assai pesante dopo il 1870-80, il che concorda — ancora una volta — con la svolta osservata a livello della bilancia dei pagamenti inglese e che ritroviamo a livello cileno.

Evidentemente, l’unione della dipendenza commerciale colla dipen­ denza finanziaria, contribuisce a rafforzare la dominazione inglese sulla economia cilena. Infatti, se osserviamo la storia esterna dell’indebita­ mento statale con l’estero, notiamo che sino al 1858 il debito estero è sostanzialmente quello contratto nel 1822 a Londra, aumentato degli in­ teressi non pagati sino allora 56. Dopo questa data riprende il servizio del debito estero e viene contratto un nuovo prestito presso la casa Baring di Londra per un ammontare di 1,5 milioni di lire sterline 57; nel 1865 un nuovo prestito è negoziato sul mercato inglese dalla ditta Thompson per un valore di 450.000 lire sterline 58. Nel 1866, 1867 e 1870 vennero negoziati — sempre sul mercato inglese — prestiti per 4 milioni di lire sterline e il banchiere fu la ditta Morgan 59. Due nuovi prestiti, per 2,3 e 1,7 milioni di lire sterline, furono negoziati a Londra attraverso

l’Orien-54. Cfr. grafico 11, p. 228. 55. Cfr. grafico 12, p. 229.

56. Cfr. E. Molina, Bosquejo de la Hacienda Pública, Santiago, 1899, pp.

106-112.

57. Ibidem, pp. 113-114. 58. Ibidem, pp. 115-116. 59. Ibidem, pp. 116-121.

tal Bank Corporation nel 1873 e nel 1875 60. Nel 1885 fu negoziato un prestito di 800.000 lire sterline dalla City Bank di Londra 61. Fra il 1886 e il 1896 vennero negoziati 10 prestiti, di cui nove sul mercato inglese principalmente attraverso la Banca Rothschild di Londra, per un valore complessivo di 16,5 milioni di lire sterline, e uno sul mercato finanziario tedesco, attraverso la Deutsche Bank, per 1,5 milioni di lire sterline6". Fra il 1900 e il 1920 vennero negoziati otto prestiti, di cui sette sul mer­ cato inglese, sempre attraverso la banca Rothschild, per un ammontare di

18,6 milioni di lire sterline, e uno sul mercato tedesco per 3,7 milioni di lire sterline, negoziato dalla Deutsche Bank 63. Soltanto dopo il 1920 Londra cessa di fornire prestiti, e il suo posto è occupato dal mercato di New York 64 65.

A questo punto, dopo aver seguito la storia esterna del debito estero cileno, possiamo confermare la quasi totale dipendenza del Cile dal mer­ cato di capitali inglesi.

Il debito estero, però, non è l’unico meccanismo che aumenta la dipen­ denza; un altro meccanismo è costituito da quelli che sono definiti cor­ rentemente « investimenti » privati. Ora, quello che noi sappiamo a que­ sto proposito è che fino al 1914 il principale paese che concede prestiti e realizza investimenti all’estero è l’Inghilterra. L’America Latina riceve, fra il 1867 e il 1914, il 17% del totale degli investimenti inglesi; l’evo­ luzione di questi investimenti segue in certa misura la tendenza generale, ossia un lento incremento fino al 1902, con due boom fra il 1870 e il 1873 e fra il 1887 e il 1890, e un forte incremento dopo il 1902 6o. Non conosciamo però la distribuzione degli investimenti fra il settore pub­ blico e il privato e, all’interno di quest’ultimo, non sappiamo verso quali settori produttivi essi si orientano.

Le uniche stime degli investimenti inglesi accumulati in America La­ tina a livello dei vari paesi sono fornite da Rippy, e poiché esse riguar­ dano momenti molto precisi non si riesce a seguire la loro evoluzione. Verso il 1880 gli investimenti inglesi nel Cile non sono che il 5% (8,4 milioni di sterline) del totale (179 milioni di sterline), percentuale che rimane la stessa verso il 1890, malgrado l’aumento dei capitali investiti (24,3 milioni di sterline su 425,7 milioni di sterline); nel 1913 i capitali

60. Ibidem, pp. 121-123. 61. Ibidem, pp. 124-125. 62. Ibidem, pp. 125-146.

63. Cfr. Anuario Estadístico de la República de Chile, Finanzas, 1922. 64. Ibidem.

65. Cfr. M. Simon, The Rattern of New British Portafolio Foreign Investment, in The Export of Capital from Britain, 1870-1914, London, 1968, pp. 23-27.

inglesi investiti in Cile rappresentano il 6% (63 milioni di sterline) del totale (999 milioni di sterline)66. Da queste cifre globali notiamo che, sebbene i capitali inglesi investiti nel Cile aumentino di 8 volte fra il 1 8 8 0 e il 1913, la loro proporzione sul totale non cambia.

Se osserviamo — sempre sulla base delle stime fornite da Rippy — la distribuzione degli investimenti inglesi, osserviamo che nel 1880 la percentuale più importante per il Cile è costituita dal debito estero, 91,6% (7,7 milioni di sterline), mentre a livello latino-americano questo settore rappresenta soltanto il 68,5% (123 milioni di sterline); verso il 1890, la percentuale per il Cile è del 39% (9,5 milioni di sterline) e per l’America Latina del 45,6% (194,4 milioni di sterline); verso il 1913 il debito estero rappresenta il 54% del totale degli investimenti in Cile (34 milioni di sterline) mentre per l’America Latina questa percentuale è del 31% (316 milioni di sterline)67 68. Notiamo quindi, per quanto ri­ guarda gli investimenti inglesi in Cile, un decremento dell’importanza del debito estero e quindi un aumento degli investimenti diretti. Il de­ bito estero, però, data la sua enorme importanza verso il 1880, ci sembra essere stato l’elemento che incoraggiò, successivamente, gli investimenti diretti.

Per quanto riguarda gli investimenti diretti, essi tendono a concen­ trarsi sostanzialmente in tre settori: ferrovie, servizi pubblici e settore minerario. Verso il 1880 il settore minerario assorbiva il 57% degli investimenti diretti inglesi (0,4 milioni di sterline), mentre verso il 1890 le ferrovie assorbono l’85% del totale (8 milioni di sterline), sebbene sin dal 1850 il governo si fosse riservato gran parte delle linee ferro­ viarie; ancora verso il 1913 — e malgrado il progressivo acquisto delle ferrovie inglesi da parte del governo cileno — gli investimenti in questo settore rappresentano il 60% del totale (20,4 milioni di sterline)6S.

Da questo quadro d ’insieme ci accorgiamo di essere ancora ben lon­ tani dall’aver mostrato i meccanismi che si trovano alla base del feno­ meno degli investimenti. L’unico elemento utile che emerge è che il mec­ canismo formativo degli investimenti diretti è il debito estero, il quale ancora verso il 1913 è il settore più importante. È interessante notare inoltre che, mentre a livello globale gli investimenti inglesi nel mondo furono soltanto per il 35% orientati verso il debito statale, a livello

latino-66. Cfr. F. Rippy, British Investments in Latin America, Minneapolis, 1951,

pp. 25, 37 e 67.

67. Ibidem, pp. 34, 39 e 68. 68. Ibidem.

americano e più particolarmente a livello cileno questa percentuale è di gran lunga superiore 69.

Da quanto abbiamo detto si deduce che sulla dominazione imposta attraverso il meccanismo del debito estero a partire dal decennio 1870- 1880, si innesta una forma di dominazione supplementare, quella imposta dagli investimenti privati, ossia dalle grandi ditte a raggio d’azione inter­ nazionale che, per l’America Latina e il Cile, incomincia soltanto dopo il

1890, ossia negli anni più difficili della grande recessione.

Questo nuovo meccanismo che incrementa la dipendenza dell’econo­ mia cilena sembra essere la conseguenza del progressivo emergere di nuovi paesi industriali che intaccano la competitività inglese a livello internazionale. I prestiti e gli investimenti servono ad incrementare que­ sta competitività, contribuendo, attraverso gli interessi e l’ammortamento del capitale, a gonfiare la bilancia dei pagamenti inglesi. Infatti, notiamo che il reddito proveniente dall’estero conosce in Inghilterra una triplica­ zione fra il 1880 e il 1914 70.

A livello cileno questi nuovi strumenti di dominazione introdussero l’economia in un meccanismo progressivamente non sviluppante, anzi sot­ tosviluppante. Un indicatore può essere fornito dalla destinazione dei prestiti statali contratti in Inghilterra. Fra il 1858 e il 1920 lo Stato contrasse debiti per l’ammontare di 42,1 milioni di sterline: di 13,6 milioni (32% ) non conosciamo la destinazione; dei restanti 38,5 milioni sappiamo che il 52% servì a pagare gli interessi e l’ammortamento del debito estero (8,8 milioni di sterline pari al 23% ) o a riassorbire il debito interno (11,1 milioni di sterline pari al 29% ); il 48% restante si distribuì nel seguente modo: il 22% (9,1 milioni di sterline) per opere pubbliche; il 20% per le ferrovie (8 milioni) e il 6% (1,5 milioni) per acquistare materiale bellico 71.

Il bilancio finale è così assai magro: il 52% ritornò in Inghilterra, o meglio non uscì mai dall’Inghilterra, poiché doveva retribuire i pos­ sessori inglesi del debito pubblico cileno, mentre il 48% servì per accre­ scere indirettamente la produzione industriale inglese, specialmente la produzione di beni metalmeccanici, e solo una piccolissima parte deve essere stata investita nel Cile. Rimane però da sapere fino a che punto i prestiti contratti dal Cile erano di tipo vincolante, ossia con l’obbligo da parte del debitore di acquistare beni nel paese creditore.

69. Cfr. M. Simon, op. cit., p. 23.

70. Cfr. A. H. Imlah, Economie Elements in thè Fax Britannica, Cambridge,

1958, pp. 72-75.

71. Cfr. Resumen de la Hacienda Pública, Santiago, 1901, Cap. I l i , p. 110; Anuario Estadístico de la República de Chile, Finanzas, 1923.

Un recente studio di Piati sostiene che prima del 1914 i prestiti con­ tratti sul mercato monetario inglese non erano vincolati, che il governo inglese non intervenne prima del 1880 affinché la City quotasse determi­ nati titoli stranieri e che un moderato intervento incomincia soltanto dopo questa data, in seguito alle pressioni esercitate da altri Stati — come la Germania — al fine d ’incrementare la loro competitività nel commercio internazionale 72. Piati sostiene che — indipendentemente dall’esistenza o inesistenza di crediti vincolati — si cercò di fare in modo che gran parte dei prestiti all’estero ritornassero in Inghilterra sotto la forma di ordina­ zioni, e cita come esempio gli investimenti nelle ferrovie e nelle opere pubbliche 73. Quindi, sebbene dal punto di vista legale i crediti non fos­ sero vincolati, in pratica funzionavano come tali poiché, essendo i ban­ chieri inglesi gli incaricati di piazzare i prestiti e di fungere da consulenti, era inevitabile che per una data opera pubblica essi orientassero i rap­ presentanti del governo cileno verso una ditta inglese piuttosto che verso una ditta francese. In fondo, Platt polemizza tacitamente con Hobson, non riuscendo però ad intaccare l’analisi di quest’ultimo, e riuscendo tu tt’al più ad introdurre qualche correzione di dettaglio. Hobson sostiene che gli investimenti inglesi all’estero incrementarono il reddito nazionale, poiché i paesi recipienti dei crediti diventavano più « ricchi » contribuen­ do di conseguenza ad incrementare la domanda per i beni industriali d ’origine inglese 74 75. Hobson cita il caso delle ferrovie argentine, per co­ struire le quali venne destinata ad acquisti in Inghilterra una gran parte dei prestiti contratti con questo paese 70.

Sebbene l’esportazione di capitali dovuta al pagamento degli interessi, all’ammortamento del debito pubblico estero e ai profitti realizzati dagli investimenti diretti sia la voce più importante nello squilibrio della bilancia dei pagamenti, le rimesse di capitali per spese di trasporto marit­ timo e di assicurazioni ebbero anch’esse una certa importanza.

Per questa voce, le nostre informazioni sono ancora più frammenta­ rie di quelle riguardanti il punto precedente. Se osserviamo la voce delle entrate derivanti dal trasporto marittimo nella bilancia dei pagamenti in­ glesi, notiamo che esse conoscono un forte aumento dal 1840 al 1872, un ristagno dal 1872 al 1893 e una ripresa dopo il 1893 76.

72. Cfr. D. C. M. Platt, Finance, Trade and Politics, Oxford, 1968, pp. 11, 72, 86 e 98.

73. Ibidem, pp. 28-29.

74. Cfr. C. K. Hobson, The Export of Capital, London, 1914, pp. 61-62.

75. Ibidem, pp. 7-9. 76. Cfr. grafico 13, p. 230.

Se dall’evoluzione positiva della voce trasporti nella bilancia dei pa­ gamenti inglese, passiamo all’evoluzione di questa voce nella bilancia di pagamenti cilena, dobbiamo subito dire che essa può essere dedotta molto grossolanamente dal divario fra l’incremento del movimento marittimo e il tonnellaggio della flotta mercantile cilena ' 7. Dal 1870 al 1881 notia­ mo che l’incremento del movimento marittimo è maggiore dell’incremento del tonnellaggio della flotta mercantile, e quindi in questo periodo questa voce deve essere stata fortemente negativa per la bilancia dei pagamenti cilena. Un miglioramento si nota fra il 1885 e il 1899, mentre dopo questa data il divario riprende ad aggravarsi sensibilmente poiché, mentre il movimento marittimo conosce un forte incremento, il tonnnellaggio della flotta mercantile cilena ristagna.

Da questa breve e molto incompleta ricostruzione qualitativa, notiamo una divergenza fra l’evoluzione di questa voce per l’Inghilterra e per il Cile: quando notiamo espansione per l’Inghilterra si osserva contrazione per il Cile e viceversa. Questo ci indica che la voce trasporti non è altro che un meccanismo di dominazione, in cui l’introduzione delle navi a vapore — che comportano notevoli investimenti fissi e una tecnologia avanzata — non fece che aggravare la situazione del Cile, incrementando la pressione esercitata dall’Inghilterra sull’economia cilena.

Uno dei meccanismi attraverso il quale l’Inghilterra riuscì ad imporre la sua dominazione anche in questo settore, ci sembra essere il prezzo