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Politica economica e pensiero protezionista

XXVI. Stabilimenti dei settori metalmeccanico, chimico e cartario. Indici

2. Politica economica e pensiero protezionista

Uno studio che esamini soltanto l’evoluzione del pensiero protezio­ nista, in quanto manifestazione della sensibilità collettiva, senza cercare di vedere sino a che punto esso si traduce in politica economica, avrebbe lo stesso senso che esaminare soltanto la politica economica prescin­ dendo dal pensiero che ne costituisce la premessa.

La politica economica, stando a quanto abbiamo visto esaminando la evoluzione del pensiero protezionista, poteva svilupparsi seguendo tre direttrici principali: le barriere doganali, l’intervento statale a protezione di una determinata industria e l’intervento statale diretto, con capitali propri, per sviluppare una determinata industria.

a) Le barriere doganali.

Le tariffe doganali dal 1864 al 1916, così come le precedenti, sono tutte ad valorem, ossia il bene importato o esportato è tassato sul suo valore. La tariffa doganale del 1864 stabiliva che qualsiasi bene impor­ tato doveva pagare tasse per il 25% del suo valore, mentre ad una serie molto ristretta di beni era concesso il privilegio di pagare soltanto il 15% del valore 37. La situazione è ancora la stessa dieci anni dopo, nella nuova tariffa doganale del 1874 38. Infatti le tariffe doganali avevano una durata massima di 10 anni; una volta scaduto il tempo dovevano essere ridiscusse in sede parlamentare. Ma per approvare queste due tariffe doganali non ci fu nessuna discussione in parlamento, il che ci indica che esse erano state concepite all’interno dello schema di pensiero liberale in materia eco­ nomica.

Nel 1877 fu approvata una legge — anch’essa senza discussione — che imponeva agli articoli importati di pagare un decimo addizionale, oltre alla tassa stabilita nella tariffa doganale del 1874; siccome la mag­ gior parte di questi beni tributavano il 25% del loro valore, con la nuova legge avrebbero dovuto contribuire col 27,5% 39. Questo aumento delle tasse sui beni importati non si spiega però con un possibile influsso delle idee protezioniste, bensì colla crisi economica incipiente, che scoppierà poi nel 1878.

La stessa crisi economica si ritrova alla base dell’approvazione della legge del 1878, che portava i diritti d’importazione al 35% del valore per certi articoli di lusso, quali ventagli, albums, pianoforti ecc., ma anche per altri prodotti, come scarpe, abbigliamento, cappelli, fiammiferi, biscotti40.

Questa legge del 1878, così come quella del 1877, si spiega sostan­ zialmente coll’aggravamento delle finanze statali, poiché fra il 1870 e il 1879 si produsse un forte disavanzo nel bilancio dello Stato, dovuto in

37. Cfr. Ordenanza de Aduanas, 31 ottobre 1864, in R. Anguita, Leyes Pro-

mulgadas, Santiago, 1930, II, pp. 170-175 (In seguito soltanto Anguita).

38. Cfr. Ordenanza de Aduanas, 24 dicembre 1874, Anguita, II, pp. 289-318.

39. Cfr. Ley 18 gennaio 1877, Anguita, II, p. 415. 40. Cfr. Ley 8 luglio 1878, Anguita, II, pp. 443-447.

gran parte alla diminuzione delle esportazioni, sia in rapporto alle impor­ tazioni, sia in valori assoluti41. Nel 1878 si era infatti in piena recessione e quindi lo Stato, non potendo ridurre ulteriormente la spesa, dovette incrementare le entrate. Siccome le entrate statali dipendevano in gran misura dalle tasse sul commercio d ’importazione e d ’esportazione, il go­ verno dovette necessariamente aumentare quelle sull’importazione42.

Evidentemente la decisione d ’aumentare le tasse d ’importazione sui beni che potevano essere prodotti nel paese permetteva ai produttori locali d’acquistare un certo vantaggio sui prodotti concorrenziali di pro­ venienza straniera.

Le leggi del 1877 e del 1878, che favorivano quindi indirettamente le grosse aziende artigianali e industriali nazionali, non hanno nulla a che fare con lo sviluppo del pensiero protezionistico e si presentano invece come fenomeni tipici della congiuntura economica che, una volta superata la crisi potevano e dovevano essere eliminati; la legge del 1878 stabiliva che l’aumento sulle tasse dei beni importati doveva durare al massimo diciotto m esi43 ; ma la legge fu prorogata per altri diciotto mesi nel 1880 4\ nel 1881 45, nel 1882 46 47, e nel 1884 " , rinviandosi così la scadenza al 1885.

Col favore di questa legge, si moltiplicarono gli interessi economici vincolati all’artigianato e all’industria, i quali riuscirono, esercitando una pressione sulla classe politica in Parlamento, ad ottenere le proroghe che abbiamo ricordato. Nel 1885 essi ottennero che la legge approvata nel 1878 diventasse permanente 48. Soltanto nel 1897 il problema dei dazi doganali sarà rimesso in discussione in sede parlamentare e governativa.

Quindi, se il governo sostenne queste leggi di fatto protezioniste in sede parlamentare, fu soprattutto per difendere il bilancio statale. Infatti, se confrontiamo la spesa e le entrate fiscali, vediamo che una volta supe­ rata la recessione — conseguenza della crisi del 1878 — , non solo

soprag-41. Cfr. Capitolo IV. ,

42. La Società per lo Sviluppo Industriale si rese conto che alla base dell au­ mento delle tasse c’era la « intensa crisis econòmica y pasaba nuestro erario por una precaria situación ». L’aumento delle tasse « consultata claramente el proposito de incrementar las rentas fiscales », La Revisión del Impuesto y la Tanfa de Aduanas, « BSFF », 1893, pp. 193-194. Per l’importanza delle tasse d’importazione sulle en­ trate statali; cfr. p. 233.

43. Cfr. Ley 8 luglio 1878, art. 3°, Anguita, II, pp. 443-447.

44. Cfr. Ley 12 gennaio 1880, Anguita, II, p. 483. 45. Cfr. Ley 30 agosto 1881, Anguita, II , p. 503.

46. Cfr. Ley 24 agosto 1882, Anguita, II, p. 519.

47. Cfr. Ley 19 gennaio 1884, Anguita, II, p. 600. 48. Cfr. Ley 29 agosto 1885, Anguita, II , p. 643.

giunge un» nuova crisi - quella del 1882-3 - , ma fra il 880 e r 1887

fi

bifancio presenta dei forti disavanzi, impedendo allo Stato di ridurre le tasse. Inoltre, fino al 1895-6 il bilancio è al pareggio, e quindi la ridu­

zione è ancora impensabile. i _ niie

Quando nel 1897 s’incomincia a discutere la tariffa doganale — e que sta volta la discussione ci fu veramente - , finisce il periodo che possiamo definire pseudoprotezionista, durante il quale delle tasse d importazione moderatamente protezioniste (dal 1878 in poi) furono adottate per motivo

di difesa del bilancio statale. ,• nri

Gli effetti di questa legislazione protezionista suo malgrado furono _ secondo la Società per lo Sviluppo Industriale — positivi. Nel suo bollettino, si dice che in seguito affa legge del 1878 l m t W a ^ de scarpe riuscì a ridurre notevolmente l’importazione delle scarpe di questo periodo, il che era testimoniato dal fatto che il valore delle importazioni di questo prodotto nel 1880 era l’ottava parte di que la del 1876

Lo stesso articolo ci illustra come fu attuata la legge del 1 ’ l’autore ci riferisce che l’importazione di scarpe doveva tributare il 35% del valore ma, dato che contemporaneamente all aumento delle tasse ci fu un aumento di altre tasse statali, come l’immagazzinaggio, e poiché era stato stabilito che tutte queste tasse dovevano essere pagate in mo­ neta aurea e non in carta moneta, le tasse complessive aumentavano dal

35 al 45% del valore49 50 * *. , ,

In questo stesso bollettino si affermava che, come conseguenza del­ l’aumento delle tasse sull’importazione dei beni di lusso e dei beni pro­ dotti nel paese, l’attività industriale e artigianale si era sviluppata e appunto per non arrestare questo sviluppo era necessario rivedere la

legislazione doganale .

Gli stessi concetti sono ripetuti cinque anni dopo, colla precisazione che molte iniziative non erano prosperate per il predominio in parlamento delle idee liberali in materia economica ’2.

Stando alle informazioni del bollettino della Società per lo Sviluppo Industriale, i liberali sostenevano che lo Stato, proteggendo le industrie, perdeva una parte delle sue risorse, e che l’unica via possibile per svilup­ pare l’industria era quella di favorire quelle industrie le cui materie erano

49. Cfr. Industria del Calzado, « BSFF », 1893, pp. 336-337.

50; Rgvisión de¡ i mpuesto y la Tarifa de Aduanas, « BSFF », 1893, PP *52. Cfr! La Producción Nacional y la Nueva Tarifa de Aduanas, « BSFF », 1898, pp. 3-4.

prodotte nel paese affinché, senza barriere doganali di sorta, riuscissero da sole a concorrere a livello internazionale e nazionale 53.

La discussione sulla nuova tariffa doganale, che avrebbe contrapposto liberali e protezionisti, s’iniziò nel momento stesso in cui il governo de­ positò in Parlamento un disegno di legge relativo alla nuova tariffa. Il governo diceva che aveva ritenuto opportuno stabilire una tassa generale d ’importazione per il 35% del valore, affinché si potesse sviluppare la produzione nazionale di beni simili a quelli importati, e stabilire inoltre una tassa speciale pari al 60% del valore, che colpiva alcuni beni di fa­ cile produzione locale, come mobili, abbigliamento, scarpe ecc. 54 55 56. Il tono di questo testo governativo nel presentare la nuova tariffa doganale era decisamente protezionistico 35.

La commissione finanze della Camera dei Deputati accolse favorevol­ mente i motivi esposti dal governo, sebbene alcuni dei membri consideras­ sero con una certa preoccupazione la tendenza protezionista suggerita dal governo stesso ° \ Se il progetto fu accolto malgrado tali riserve, si dovette al fatto che nella Camera come nel Senato s’incominciava a trovare qual­ che esponente dei nuovi interessi industriali e artigianali, in grado di so­ stenere in aula le idee protezioniste 57.

53. Cfr. El Congreso Nacional y la Industria Nacional, p. 6.

54. Cfr. Mensaje de S. E. el Presidente de la República, 19 maggio 1896, Se­ siones Extraordinarias, n. 55, 1895-1896, p. 807.

55. « [...] Se ha tomado en consideración la necesidad, cada día más apremiante, de amparar el trabajo nacional — como lo hacen casi todas las naciones del mun­ do — contra la competencia extranjera, la cual en Chile da lugar a un saldo en el comercio internacional, cuya cancelación puede algún día exigir la exportación de la moneda indispensable para mantener en actividad las fuerzas vivas de la nación »; Mensaje de S. È. el Presidente de la República cit., p. 807.

56. « Hay sin duda una conveniencia manifiesta en estimular nuestras indu­ strias y propender al desarrollo de nuevas fuentes de producción, como medio de acrecentar la demanda del trabajo y de dar al país los elementos de abastecerse a sí mismo; pero es indudable que toda exageración en este sentido, aparte de establecer un regimen de ordinario caprichoso e injusto, habría de ocasionar un resultado con­ traproducente, que se traduciría bien pronto en un verdadero aislamiento industrial y comercial »; Informe de la Comisión de Hacienda, 11 settembre 1896, Cámara de Diputados, Sesión 39, p. 628.

57. Il deputato Eliodoro Yañez, esponente degli interessi industriali, dichiarò: « Hasta ahora hemos vivido dentro de un sistema más o menos de librecambio. No se puede decir que somos absolutamente librecambistas, pero estamos viviendo dentro de un sistema que más se acerca a este sistema que al proteccionismo, y para mejorar las malas condiciones en que hoy se encuentran nuestras industrias no po­ demos ocurrir a otra fuente mejor que a la modificación de las tarifas aduaneras »; il deputato Palacios: « ... que se diga que la protección a la industria nacional es ideal pequeño, duele, afecta un poco a los que tenemos ese ideal y lo deseamos ver convertido en plan de gobierno »; Cámara de Diputados, Sesión 4a, 13 settembre 1896, pp. 49-50.

Superata anche nel Senato la discussione sulla nuova tariffa doganale, questa divenne — salvo lievissime modificazioni — legge della Repub­ blica, nella quale si stabiliva che la tassa per i prodotti importati era del 2596 del valore, ad eccezione di una serie di beni che ovevano pagare rispettivamente il 35, il 60, il 15 o il 596 del loro valore; un altra serie di articoli doveva pagare tasse specifiche e per altri 1 importazione era libera. Si stabiliva che avrebbero pagato il 60% del valore beni com i prodotti dell’industria cartaria, del cuoio, alimentari, abbigliamento e materiali da costruzione; avrebbero pagato il 35% beni come i tessil , mentre avrebbero pagato il 15% il cemento, la stearina e la canapa e i

5% l’acciaio e il ferro 58. ..

Con l’approvazione della tariffa doganale del 1897, il pensiero pro­ tezionista riusciva ad avere la sua prima vittoria. Soltanto ora possiamo parlare di un influsso del protezionismo sulla politica economica Evi­ dentemente, però non è sufficiente il richiamo allo sviluppo del protez o nismo per capire adeguatamente la situazione alla base di questo primo cambiamento della politica economica del paese. Infatti, lo stesso bo e - tino della Società per lo Sviluppo Industriale riconosce che 1 approvazione della nuova tariffa doganale fu possibile in gran misura a causa della si- tuazione economica globale del paese, caratterizzata dal crollo dei prezzi dei beni esportati, dall’aumento delle importazioni, situazione questa che aveva creato una poderosa corrente d’opinione favorevole a misure

di carattere protezionista59. v

Un passo decisivo verso il protezionismo si fece nel 1912, c o n ^ a p ­ provazione di una legge che modificava parzialmente quella del 1897 Con questa legge furono aumentati ancora i diritti doganali, giacche tutt le tasse sull’importazione furono aumentate del 5 % , tranne quelle su prodotti che pagavano già tasse specifiche, le quali furono aumentate del

1 0 % 60. L’approvazione di questa legge non suscitò la stessa discussione

di quella del 1897, e spianò il terreno per la riforma doganale dei 19 che segna, a nostro avviso, la fine del vecchio schema doganale vincolato al pensiero liberale.

Cfr Lev 21 dicembre 1897, Anguita, I I I , pp. 400-407. ,

£ S S K Í V

p. 5:

La tariffa doganale del 1916 stabiliva dei diritti specifici per tutti i beni importati, i quali erano discriminati secondo la possibilità di essere prodotti o almeno modificati nel paese. Questa nuova legge, che suscitò scarsa discussione in sede parlamentare, aumentava praticamente del 25-50% le tasse stabilite nel 1912 61.

Non dovrà quindi stupire che l’aumento del protezionismo a livello doganale abbia in qualche modo contribuito alla ripresa osservabile a li­ vello della produzione industriale in quegli anni.

b) Barriere doganali per la protezione di determinate industrie.

L’azione di protezione statale per l’industria può collocarsi secondo quanto risulta dalla nostra analisi, dal 1897 in poi, esistendo dal 1878 al 1897 un protezionismo ante litteram, nato per difendere il bilancio dello Stato.

La prima legge, in ordine cronologico, che ebbe come scopo quello di favorire un singolo settore industriale, è del 1877: essa dichiarava esente da tasse l’importazione della paglia per la confezione di cappelli62. Sempre nel 1877 fu varata una legge che autorizzava la libera importa­ zione dei macchinari e delle materie prime per le cartiere 63.

Ma sono soprattutto altri tipi d ’industria che riescono ad avere in seno al governo e al parlamento gli appoggi necessari per ottenere impor­ tanti concessioni, e cioè — in ordine cronologico — gli zuccherifici, le fabbriche di fiammiferi, di munizioni e le manifatture tessili.

La protezione speciale per gli zuccherifici incominciò nel 1877, con una legge che li protesse indirettamente, attraverso l’aumento delle tasse d ’importazione dal 15 al 35% del valore64. Nove anni più tardi, nel 1886, l’unico zuccherificio esistente, sorto in Vina del Mar vicino al porto di Valparaiso, fu autorizzato a importare macchinari65. La prote­ zione per gli zuccherifici, che nel frattempo erano diventati due, divenne più chiara nel 1893 quando fu approvata una tassa d ’importazione spe­ cifica per lo zucchero di provenienza estera, aumentando notevolmente i diritti d ’importazione sullo zucchero raffinato 66.

Un salto qualitativo si osserva nella legge protezionista degli zuc­ cherifici del 1906, la quale non solo aumentava ulteriormente i dazi

do-61. Cfr. Ley 1° marzo 1916, Anguita, V, pp. 20-25. 62. Cfr. Ley 12 ottobre 1877, Anguita, II, p. 423. 63. Cfr. Ley 12 gennaio 1877, Anguita, II, p. 417. 64. Cfr. Ley 24 settembre 1878, Anguita, II, pp. 455-456. 65. Cfr. Ley 1° settembre 1886, Anguita, II, p. 660. 66. Cfr. Ley 20 gennaio 1893, Anguita, III, p. 242.

sanali preesistenti, ma concedeva inoltre un premio per un periodo di sei anni agli zuccherifici che utilizzavano come materia prima la barba- bietola 67. Al momento in cui fu varata questa legge esisteva un solo zuccherificio in queste condizioni, quello nato a Parrai, nel centro-su d d ^ p ro te z io n e per le fabbriche dei fiammiferi è assai simile a quella concessa agli zuccherifici: nel 1882 fu autorizzata l’importazione libera delle materie prime per un periodo di 10 an n i68, concessione che fu rin­ novata per altri dieci nel 1898 69 70 71. Nel 1901, nel 1907 e nel 1913 furono aumentate le tasse d ’importazione di prodotti simili di provenienza

Per quanto concerne l’industria delle munizioni, la protezione aveva un fine non tanto economico quanto militare. Nel 1884 fu concessa la libertà d ’importazione per le materie prime necessarie alla fabbrica 1 polvere da sparo esistente vicino a Santiago " , libertà d importazione che fu rinnovata nel 1893 72 e nel 1894 73 *. Nel 1898 una legge de Parla­ mento autorizzava il governo a fare degli investimenti diretti per favorire la creazione di una fabbrica moderna di munizioni . ,

La protezione speciale per l’industria tessile s’inizia nel 1896, quando fu approvata l’esenzione delle materie prime dalle tasse d ’importazione per cinque a n n i75 76. Nel 1898, la libertà d’importare materie prime e mac­ chinari per l’industria del cotone fu prorogata sino al 1920 . Nei 189 fu concessa la libera importazione della lana proveniente dall Argentina e destinata all’industria tessile 77 *. Nel 1899, furono aumentati i dazi sul­ l’importazione dei tessuti stranieri dal 35% del valore secondo a tariffa doganale del 1897 — al 60% del valore

Nel 1914 furono stabiliti dei diritti di dogana specifici per 1 tessuti stranieri, il che in pratica significava l’aumento delle tasse di importa­ zione 79.

67. Cfr. Lev 13 febbraio 1906, Anguita IV, p. 122.

68. Cfr. Ley 4 settembre 1882, Anguita, II, p. 521.

69 Cfr Lev 21 gennaio 1898, Anguita, III, p- 415. . 1Qi-j

70. Cfr! Ley 16 Settembre 1901; Ley 1° febbraio 1907; Ley 10 gennaio 1913,

Anguita, I I I , p. 532; IV, pp. 330 e 398.

71. Cfr. Ley 12 gennaio 1884, Anguita, II, p. 595^

72 Cfr Ley 6 novembre 1893, Anguita, I I I , p- 2/9. 73’. Cfr! Ley 28 agosto 1894, Anguita, II I , p. 311. 74 Cfr Ley 3 settembre 1898, Anguita, I I I , p. 431.

7 5’ Cfr Ley 13 febbraio 1896, Anguita, II I , p. 351. 76. Cfr. Ley 3 gennaio 1898, Anguita, I I I , p. 410. 77. Cfr. Ley 2 febbraio 1899, Anguita, II I , p. 462 78 Cfr. Ley 29 novembre 1899, Anguita, I I I , p. 481. 79. Cfr. Ley 2 febbraio 1914, Anguita, V, p. 46.

Nel 1902 fu approvata una legge secondo la quale lo Stato concedeva ai produttori di acido solforico delle sovvenzioni, come stimolo alla pro­ duzione; grazie alla protezione di questa legge, nacque la prima industria di questo genere nel paese 80. Questa legge del 1902 è analoga a quella del 1906, che favoriva gli zuccherifici che elaboravano la barbabietola. Questo fatto ci indica che le proposte fatte dalla Società per lo Sviluppo Industriale nel 1894 vengono accolte dal governo molto presto, poiché questo si rese conto della necessità di sviluppare certe attività importanti per il paese.

L’analisi della protezione concessa dallo Stato a singole industrie ci mostra che anche questo tipo di protezione si svolge all’interno dello schema generale visto precedentemente. Infatti, questa protezione si svi­ luppa specialmente dopo il 1890 e coincide quindi con la politica ten- tende a scoraggiare le importazioni di beni di consumo non durevoli.

Rimane però aperto il problema — che il nostro studio non è in grado di risolvere — delle ragioni per cui lo Stato protegge, ad esempio, gli zuccherifici e non fa altrettanto per i cantieri navali.

In ogni caso appare evidente che la protezione statale per certi set­ tori industriali si sviluppa seguendo sempre il medesimo schema: elimi­ nazione delle tasse d ’importazione per materie prime e macchinari, au­ mento delle tasse d ’importazione per i prodotti simili esteri e finalmente — dopo il 1902 — concessione di bonifiche speciali.

Ad analisi compiuta, siamo in grado di vedere che esiste una correla­ zione fra l’evoluzione del pensiero protezionista, la politica ecotiomica e lo sviluppo dell’industria e dell’artigianato, a partire dal decennio del ’90. Infatti è dopo il 1895 che la produzione industriale s’incrementa e diversifica, che il pensiero protezionista assume posizioni più combattive e che l’intervento statale si fa più costante e preciso. È evidente — date le caratteristiche strutturali dell’economia cilena — che senza il contri­ buto diretto e indiretto dello Stato l’evoluzione industriale cilena che abbiamo analizzato nei capitoli precedenti non avrebbe raggiunto il livello che raggiunse 81.

Possiamo aggiungere che il pensiero protezionista elaborato nel Cile, che si presenta come una forma arretrata rispetto a quello europeo, è

80. Cfr. Ley 12 giugno 1902, Anguita, IV, p. 21.

81. Facendo riferimento alla tariffa doganale cilena, il rapporto americano di­ ceva: « The Chilean Government is frankly protective in its policy toward indu- stry » (p. 181) e affermava che la Società per lo Sviluppo Industriale « uses its influence with thè government when legislation is proposed or needed relating to industry », Report on Trade and Taritfs, Washington (D. C.), 1916, p. 182.

molto simile a quello elaborato nell'Argentina, dove emerse nell ultimo terzo del secolo XIX - , nella Colombia, dove emerse nello stesso periodo

e dove la prima legge protezionista iu approvata nel 1893 , e nel ora-sile, dove nel 1890 fu approvata la prima tariffa protezionista,84

82 Cfr G Whythe, Industry in Latin America, New York, 1945., p. 113.

I I Cfr. L. Ospina PÉREZ, Industria y Protección en Colombia, Medellin, 1955, PP‘ 3804°’ Cfr. N. H. Leff, op. cit., pp. 475-476; G. Whythe, op. cit., p. 182.

L’INSERIMENTO DELL’ECONOMIA CILENA NELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE

Studi atti a fornirci gli elementi di giudizio necessari per comprendere il collocamento dell’economia cilena nell’economia internazionale, nel periodo compreso fra la seconda metà del secolo xix e il primo ventennio