Pasquale Policastro
SOMMARIO: 1. Introduzione: sul perché il diritto, per affrontare i problemi
del multiculturalismo, deve misurarsi con le altre scienze e in particolare con la filosofia. 2. La biosfera e la sua importanza per il diritto e la morale. 3. Di- ritto della biosfera e dignità umana. 4. Biosfera, coscienza umana e politica del diritto. 5. Educazione delle coscienze e dignità biosferica. 6. Da una ‘buo- na pratica’ a una politica del diritto fondata sulla manifestazione positiva del- la coscienza.
1. Introduzione: sul perché il diritto, per affrontare i problemi del mul- ticulturalismo, deve misurarsi con le altre scienze e in particolare con la filosofia
Vorrei iniziare questo contributo con i ringraziamenti agli organiz- zatori del convegno dell’Associazione italiana dei docenti di diritto ca- nonico ed ecclesiastico (ADEC) per l’invito a pronunciare una relazio- ne nella sessione introduttiva, come pure a includerla per iscritto nella raccolta degli atti. Un ringraziamento di tutto cuore va ai partecipanti per gli apprezzabili spunti di discussione e in particolare al professor Salvatore Berlingò, il quale, durante la discussione sul mio contributo, ha posto l’accento sull’importanza di educare le coscienze verso la comprensione delle nostre reciproche interdipendenze, e al professor Gaetano Dammacco per avere posto in evidenza importanti spunti me- todologici. Ho così deciso di rendere evidente il tema dell’educazione delle coscienze nel titolo di questo scritto, collegandolo in particolare alla politica del diritto. Ho scelto inoltre di adottare un quadro metodo- logico inclusivo che tiene conto che la nostra vita e la nostra coscienza si sviluppano nella biosfera. Pertanto considereremo il diritto stesso come emanazione della nostra coscienza, in una dimensione comune a tutta l’umanità che potremmo dire ‘sferica’.
La dimensione spirituale dell’essere umano, della sua attrazione ver- so Dio ovvero l’assoluto, sia nelle espressioni della propria coscienza sia nelle sue attività pratiche, si trova da sempre al centro dei miei inte- ressi scientifici e umani. La mia formazione ed esperienza scientifica mi hanno portato ad approfondire questi temi attraverso il diritto costi- tuzionale e quello comparato, e soprattutto attraverso lo studio dei dirit- ti fondamentali. È un innegabile merito della canonistica quello di avere concorso a sviluppare la teoria dei diritti fondamentali moderni1. A es-
sa, infatti, dobbiamo la transizione da una concezione romanistica dei diritti, come potestà di disporre di un bene, ad una concezione dei diritti come beni ideali inerenti alla persona, e che le attribuiscono il potere esclusivo di agire per dei fini intesi come manifestazione di questi. Mi sembra invece che il passaggio dalla concezione della coscienza degli antichi alla libertà di coscienza dei moderni passi attraverso la posizio- ne di problemi più generali, caratteristici della riflessione filosofica in senso proprio, anzitutto della ragione per cui l’uomo esiste ed è stato posto nell’universo2. In questo senso, vorremmo fare presente, in que-
sto nostro contributo, quanto la questione del diritto si collochi tra i grandi problemi che si pone la filosofia. A quest’obiettivo è possibile giungere solamente nel momento in cui riconosciamo al problema giu- ridico una dimensione sufficientemente generale nell’esperienza uma- na: ed è proprio questo lo scopo degli studi che hanno portato a elabora- re questo scritto. Ci proponiamo di fare transitare così il diritto dall’al- veo della società a quello più generale della filosofia, e non solo della filosofia del diritto. Tale transizione appare necessaria qualora deside- riamo considerare non solo l’interdisciplinarietà ma anche il multicultu- ralismo, che sono al centro di questa conferenza. Infatti, vorremmo fare
1 B.T
IERNEY, The Idea of Natural Rights. Studies on Natural Rights, Natural Law
and Church Law, prima ed. Atlanta, 1997; ed. it.: L’Idea dei diritti naturali. Diritti naturali, legge naturale e diritto canonico 1150-1625, Bologna, 2002. Mi si consenta di
riferirmi anche alle nostre riflessioni a proposito: P.POLICASTRO, A New Garment for
an Old Question: ‘A Clash between Man’s Rights and Citizens’ Rights in the Enlarged Europe?’, in J. NERGELIUS (a cura di), Nordic and other European Constitutional Tra-
ditions, Atti della Conferenza tenutasi all’Università di Örebro nel 2004, Leiden-
Boston, 2006, p. 61-92.
2 P.P
OLICASTRO, La dignidad de la persona y los principios constitucionales en la
notare che il multiculturalismo diventa centrale soprattutto quando ci proponiamo di porci dei problemi essenziali alla nostra vita come quel- lo cosmologico, quello naturalistico, quello morale e quello politico. L’importanza di questi problemi ci conduce necessariamente alla ricer- ca di soluzioni condivise e condivisibili in un ambito multiculturale. Con una riflessione di tipo personale, vorrei dire che il multiculturali- smo è un tema che mi è molto caro. La mia vita di studioso si è articola- ta, infatti, tra diversi paesi e culture, prima di tutto quella europea. A questo proposito ritengo che i diversi ambiti d’integrazione in Europa debbano essere visti come costruzione multiculturale necessariamente coerente con quella dell’eredità cristiana che unisce il nostro continente all’Asia da Cadice fino a Vladivostok: questa è, infatti, l’estensione spaziale del Consiglio d’Europa. Lo studio della coerenza tra i problemi posti dalla cultura giuridica nel corso dell’evoluzione delle costituzioni socialiste fino alla loro transizione democratica, coronata dall’ammis- sione al Consiglio d’Europa, e in molti casi anche nell’Unione europea, mi ha interessato da quasi trenta anni3. La non linearità di questi pro-
cessi, le crisi di alcuni di questi, il continuo prodursi di nuove transizio- ni rendono queste sempre di grande interesse, dal punto di vista teorico, da quello pratico, e dal punto di vista comparatistico4. Devo riconoscere
un debito di gratitudine anche alla cultura asiatica, e a quella giappone- se in particolare, attraverso la quale mi sono potuto avvicinare al rap- porto tra fenomenologia dello spirito e natura. Infine, sempre più la mia vita di studioso e di docente mi avvicina all’Africa, rispetto alla quale m’interessano alcune esperienze che collegano la ricerca di una spiri- tualità universale e lo sviluppo di una cittadinanza transnazionale fon- data su valori come la condivisione di responsabilità comuni verso il nostro pianeta.
3 P. P
OLICASTRO, Prawa podstawowe w demokratycznych transformacjach
ustrojowych. Polski przykład, Lublin, 2002. Il titolo della monografia in lingua italiana
è Diritti fondamentali e transizioni democratiche. L’esempio polacco.
4 P.P
OLICASTRO, L’espace constitutionnel Pan-Européen et Méditerranéen et nou-
velle supranationalité, in Anayasa Hukuku Dergisi/Journal of Constitutional Law/Re- vue de droit constitutionnel, 2/2012, Le processus constitutionnel dans le bassin Médi- terranéen, pp. 314-366.
Lo studio dei problemi menzionati mi ha motivato nel tempo a in- traprendere il tentativo di gettare un ponte tra uno studio alla compara- zione giuridica non limitato allo studio di sistemi simili tra loro, ma allargato a sistemi anche molto diversi5. Ho intrapreso questa linea di
ricerca non solo per tenere conto della circolazione delle idee, ma per fare sì che un approccio al diritto più generalizzato possa essere utile ad affrontare adeguatamente i problemi del mondo presente. Questi pro- blemi sono collegati non solamente alla distruzione delle condizioni naturali che consentono la nostra esistenza, ma anche al fatto che gli uomini manifestano, al momento presente, comportamenti sovente di- retti a distruggere se stessi. Le difficoltà di queste situazioni, vanno af- frontati dall’umanità insieme, oltre i singoli Stati, organizzazioni inter- nazionali regionali o culture. Ad esempio, l’apparente insurrezionali- smo che osserviamo nel Medio Oriente e i cui motivi sembrano appari- re negli attentati che hanno di recente insanguinato l’Europa, non è, a mio avviso, il segno di una rivolta contro il biopotere degli stati nazio- nali6 né un tentativo di rivoluzione delle moltitudini contro l’impero del
capitalismo globalizzato7. D’altra parte, non mi sembra neppure la ma-
5 Ho sviluppato queste considerazioni sulla comparazione allargata a partire dalle
mie lezioni ai dottorati del “Dipartimento di Diritto dei Rapporti Civili ed Economici nei Sistemi Giuridici Comparati” dell’ Università di Salerno nel quadro del “Rientro dei cervelli” negli anni accademici tra il 2004/2005-e 2007/2008. Il progetto di ricerca aveva come titolo: “La trasformazione del sistema delle fonti del diritto costituzionale europeo, tra paradigmi del costituzionalismo, principi fondamentali e metodi conosci- tivi ed interpretativi. Per un costituzionalismo multilivello che faccia da fondamento ad una democrazia multilivello, nei processi di globalizzazione, riforma dell’Unione europea, trasformazione del diritto costituzionale dei paesi membri e allargamento del- l’Unione”. Nel quadro delle mie lezioni ho sviluppato, fra l’altro, il concetto di “comparazione allargata”. Alcuni sviluppi di questi concetti si trovano in P.POLICA- STRO, Constitutionalism, Comparison, Complexity: Prolegomena on Liberty and the use
of Language for a Predictive Theory of Law, in E. CASTORINA,P.POLICASTRO (a cura
di), Liberty and Language. The Global Dimension of European Constitutional Integra-
tion, Torino, 2010, e P.POLICASTRO, Interdipendenze costituzionali e protezione della
persona, in AA.VV., Scritti in Onore di Luigi Arcidiacono, Torino, 2010, vol. VI, pp.
2635-2675.
6 M.F
OUCAULT, Sécurité, territoire, population. Cours au Collège de France, 1977-
1978, Paris, 2004.
7 A.N
nifestazione, quantunque riflessa, di un potere che, superata la fase del- lo stato autoritario, diventa totalitario rivolgendosi distruttivamente contro i propri stessi cittadini8. La situazione attuale, che è stata genera-
ta in misura notevole da lotte per l’egemonia esterna di alcuni Stati, manifesta queste tendenze autodistruttive anche laddove, come in molti paesi europei, lo stato sociale aveva assopito le rivendicazioni econo- miche. Essa si caratterizza inoltre per un assolutismo disgregante del capitalismo internazionale e si manifesta nel tentativo di controllare spazi esistenziali sempre più grandi, ove assicurarsi le materie prime e i mercati di sbocco. I paesi con un elevato sviluppo manifatturiero perse- guono quest’obiettivo in misura particolarmente rilevante. A detto ten- tativo corrisponde quello dei paesi più ricchi produttori di materie pri- me, come il petrolio, di controllare le migrazioni internazionali a loro vantaggio trasformandole in un fenomeno portatore di conflitto9. Su
questo fenomeno s’innesta una tendenza a sostenere e realizzare feno- meni di violenza terroristica, compiuti anche da persone e gruppi i quali vivono all’interno (o al margine) delle società industriali, che benefi- ciano, come sopra accennato, di alti standard di protezione dei diritti di libertà e dei diritti sociali. Lo sviluppo di tali reti criminali poggia sul vuoto pressoché completo di esperienze culturali valorizzanti social- mente condivise. Ciò è concausa di altri comportamenti distruttivi fra i quali l’abuso di sostanze pericolose, come le Nuove Sostanze Psicoatti- ve10.
Di fronte a problemi di questo tipo è evidente che la risposta del- l’umanità deve essere congiunta: occorre unirsi e non separarsi ulte- riormente, e per fare ciò occorre una metodologia del diritto e dell’azio- ne sociale che sia in grado di manifestare un reale carattere transnazio- nale.
8 H.A
RENDT, Le origini del totalitarismo, 1948, ed. it. Torino, 19993.
9 P.P
OLICASTRO, Constitution and conflict. Regulating regional interdependences
through society-based supranationality as a path for the European and Mediterranean transformation, in AA.VV., Costituzione - Economia - Globalizzazione. Liber amicorum
in onore di Carlo Amirante, Napoli, 2013, pp. 1467-1493.
10 P. P
OLICASTRO, Enhancing Police Skills New Psychoactive Substances - Grant
Agreement JUST/2013/ISEC/DRUGS/AG/6429 WS 1 Output 1.10 Legal and Forensic
Per ragioni di spazio non possiamo considerare questi fenomeni in dettaglio. Tuttavia la ricerca di soluzioni che permettano un’adeguata protezione della biosfera o lo sviluppo di una coscienza esistenziale in grado di fare fronte alle tendenze disgreganti e distruttive del momento presente, richiede di sviluppare nuove proposte culturali e educative. Queste necessitano, per essere tenute nel dovuto conto, di una politica del diritto sufficientemente complessa e sufficientemente multicultura- le. Una politica del diritto, in grado sia di affrontare i problemi attuali, nelle loro molteplici connessioni, che di essere condivisa. Per questa ragione è a nostro avviso necessario considerare il diritto in una pro- spettiva diversa da quella attuale. A questo scopo, nel seguito di questo saggio, illustreremo anzitutto le caratteristiche della biosfera, secondo gli studi chimici e geologici che conosciamo. Di seguito, formuleremo una ‘ipotesi biosferica’, che possono essere utili ai fini della sussunzio- ne degli elementi di fatto che rinveniamo nella biologia e nella geolo- gia, in una teoria dello Stato. Non potremo in questa sede sviluppare nemmeno per sommi capi una siffatta teoria, limitandoci invece a con- siderare in che modo la sussunzione nel problema giuridico della que- stione della biosfera possa influenzare il modo con il quale ci poniamo sia il problema morale che quello politico. Con quest’ultimo intendia- mo, nell’ambito di queste nostre riflessioni, il problema della configu- razione dei concetti e dei principi che ci consente di meglio includere le osservazioni compiute dalla geochimica sulla biosfera nell’organizza- zione degli ordinamenti pubblici, in modo tale da meglio realizzare il bene comune. Con il problema morale intendiamo come valutare sia le scelte individuali che quelle pubbliche tenendo conto dell’importanza della biosfera stessa. In questo modo cercheremo di introdurre nelle nostre riflessioni sul rapporto tra etica e politica il problema della natu- ra, in altre parole della sua esistenza e della sua necessità.
Passiamo ora a considerare in che cosa consista la biosfera e per quale ragione il diritto e la morale debbano ragionevolmente tenerne conto.
2. La biosfera e la sua importanza per il diritto e la morale
L’ipotesi della biosfera nel diritto parte dalla constatazione che il geochimico russo-ucraino Vladimir Vernadsky ha proposto, quasi un secolo fa (1926)11, alla comunità scientifica. Cercando di riassumerla in
breve, il termine biosfera è stato coniato dal geologo viennese Eduard Seuss (1831-1914), per indicare il luogo sulla superficie della Terra ove la vita risiede. Da allora il concetto è stato variamente usato. L’approc- cio di Vernadsky, come hanno osservato i più autorevoli e recenti com- mentatori (1990)12, si basa su tre generalizzazioni empiriche: anzitutto
che la vita si manifesta in un pianeta che è sferico in una sua parte, quella esterna, che la contiene come un involucro. In secondo luogo, che in principio tutte le caratteristiche della superficie della Terra sono influenzate dalla vita. Infine, che col tempo l’influenza della materia vivente sul pianeta Terra si fa più intensa: così un numero crescente di parti della Terra sono incorporate nella biosfera.
Vernadsky stesso ha dato una grande importanza al fatto che il suo studio si basi su una generalizzazione empirica e non su un’ipotesi. “Una generalizzazione empirica” – rilevava Vernadsky – “si fonda su fatti raccolti come parte di un programma di ricerca che non va oltre i limiti fattuali e non tiene conto della conformità tra le conclusioni rag- giunte e la nostra rappresentazione della natura. Non vi è pertanto diffe- renza tra una generalizzazione empirica e un fatto scientificamente ri- conosciuto”. È importante porre in evidenza che gli studiosi che hanno provveduto all’edizione inglese del testo di Vernadsky, che rappresen- tano la scuola dell’ipotesi di “Gaia” secondo cui la Terra avrebbe una propria vita, non hanno confutato quest’ipotesi metodologica e hanno invece essi stessi evidenziato l’importanza di dette generalizzazioni empiriche.
11 V.I.V
ERNADSKY, The Biosphere, New York, 1997 (1a ed. 1926) (prefazione di
L. Margulis, M. Ceruti, S. Golabic, R. Guerrero, N. Ikeda, N. Ikezawa, W.E. Krumblen, A. Lapo, A. Lozcano, D. Suzuki, C. Tickell, M. Walter, P. Westbroek; introduzione di J. Grinevald; tradotto da D.B. Langmuir; rivisto e annotato da M.A.S. McMenamin). Tutte le citazioni dell’autore, riportate in italiano, sono state tradotte da noi, a partire dall’edizione inglese qui indicata.
Secondo dunque le osservazioni di Vernadsky, la vita, una volta ap- parsa, ha determinato la conformazione geologica del pianeta stesso. In effetti, quest’osservazione è stata la prima, nell’ambito delle scienze geologiche, a trarre delle conseguenze dal fatto che la terra avesse una forma sferoide, e ciò ha delle importanti e immediate conseguenze nella teoria dello stato. Ancora secondo il Vernadsky, la vita si presenta co- me “una unità indivisibile e indissolubile, nella quale tutte le parti sono interconnesse sia tra loro che con la parte inerte della biosfera”13. Ad
ogni modo, anche “la parte inerte della biosfera è largamente creazione della vita”14. Vernadsky rileva inoltre che “gli organismi viventi sono
sempre nati da organismi viventi durante tutto il corso della storia geo- logica, sono tutti geneticamente interconnessi, e le radiazioni solari non possono essere convertite in energia chimica senza un precedente orga- nismo vivente”15. Vernadsky non tenta neppure di spiegare l’origine
della vita, osserva solamente che “l’apparenza e lo sviluppo della vita sulla Terra è chiaramente un fenomeno di natura cosmica”. Con questo, intende riferirsi, come hanno osservato i suoi autorevoli commentato- ri16, all’interdipendenza tra ambiente interno della Terra ed ambiente
del cosmo, ciò che genera una continuità fra l’approccio di Vernadsky e quello contemporaneo del paradigma di Gaia della “geofisiologia”, che tenta di connettere “l’organizzazione biologica, l’ordine della natura e il suo bilancio economico, i sistemi auto-regolantesi, i processi di equili- brio, gli stati stazionari ed i cicli geochimici”17. Vernadsky ha inoltre
posto in evidenza che le sue osservazioni non sono in grado di spiegare da dove provenga la vita e come si sia prodotta. Ha inoltre aggiunto che porsi questa domanda non ha molto senso, allo stato attuale delle osser- vazioni, per la sua branca scientifica. Rinvia per questo alla religione ed alla filosofia, ovvero alle discipline che sono in grado di porsi valida- mente il problema cosmogonico. A proposito di quest’osservazione, la prima questione che ci poniamo è se il diritto sia in grado di porsi que- sto problema. La risposta sembrerebbe essere negativa, ma, per poterla
13 V.I.V
ERNADSKY, The Biosphere, cit., p. 148.
14 Ibidem, p. 88. 15 Ibidem, p. 88-89. 16 Ibidem, p. 39-40. 17 Ibidem, p. 31.
articolare dobbiamo innanzitutto domandarci: ma qual è il problema fondamentale, in senso filosofico, che si pone il diritto? Ha il diritto un carattere scientifico tale da poter essere rapportato a delle riflessioni come quelle di Vernadsky e a quelle successive come quelle che si rife- riscono al paradigma di “Gaia”? Ciò dipende ovviamente dalla defini- zione di diritto che siamo in grado di presentare18. A nostro avviso dun-
que, il diritto nasce e si sviluppa come un insieme di strumenti coordi- nati fra loro che disciplinano innanzitutto la vita di una comunità e le sue relazioni interne ed esterne. Questa vita è innanzitutto biologica, ma è anche una vita di soggetti che sono animati da fini di natura morale, che costituiscono e sviluppano essi stessi diverse società, e che sono chiamati essi stessi non solo ad auto-organizzarsi e prendere decisioni, ma anche a ripartirsi le risorse disponibili. In questo senso la vita biolo- gica è considerata dal diritto innanzitutto come vita sociale. È la vita sociale che produce il diritto, come insieme di scopi comuni, di principi con cui gli individui, diversamente aggregati, organizzano il loro reci- proco riconoscimento, il modo con il quale coordinano le manifestazio- ni della loro esistenza, stabilendo ambiti in cui i diversi soggetti posso- no agire e operare, le regole di questo agire e operare comune, e costi- tuendo istituzioni di diversa natura dirette a coordinare e a organizzare la società nel perseguire scopi collettivi. L’ordinamento della famiglia, del culto, del potere, della difesa interna ed esterna, le priorità che stabi- liamo come fini collettivi, sono elementi fondamentali degli ordinamen- ti giuridici. A essi non sono estranei i valori e i giudizi morali, la que- stione di ciò che sia buono da fare, ciò che è lecito, ciò che è opportuno fare. Nel momento presente le teorie istituzionalistiche più recenti fon-
18 Per una riflessione più generale sul rapporto tra il diritto e le altre scienze, in
termini sia di meta-teorie che di teorie complementari al diritto si veda P. POLICASTRO,
Constitutionalism vs. Economic Analysis: On the Use of Founding Theories and Complementary Theories in Constitutional Interpretation, in M.ANDERHEIDEN,A. V.
AAKEN, S. KIRSTE, P. POLICASTRO (a cura di), Interdisciplinary Research in
Jurisprudence and Constitutionalism, in Archiv-Für Rechts- und Sozial Philosophie