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I bisogni economici.

Nel documento ISLL Papers Vol. 9 / 2016 (pagine 126-130)

Hegel: il diritto e il torto di Giulia Benvenut

11. I bisogni economici.

L’uguaglianza anche nel diritto contrattuale: specie in una «società civile» che si fonda sui «bisogni», sulla loro «mediazione» attraverso il «lavoro», sul loro «appagamento», e sulla «reciprocità» del sinallagma tra «prestazione» e «controprestazione»83.

L’ego ha bisogni. Come bisogni ha l’alter. E il bisogno dell’ego e dell’alter, preso ciascuno in sé e per sé nella cerchia particolare dell’ego e dell’alter, è «bisogno soggettivo»84. Ma ciò che conta non è la cerchia particolare dell’ego e dell’alter. Conta la

«relazione reciproca degli individui gli uni verso gli altri»85. E in questa relazione reciproca,

c’è per ogni ego «l’esigenza dell’uguaglianza con gli altri»86. Sì che il bisogno si innalza dalla

«particolarità soggettiva” all’«universalità»87. E nell’universalità, l’uomo ha valore come uomo

senza aggettivazioni: «Nel diritto l’oggetto è la persona, nel punto di vista morale il soggetto, nella famiglia il membro della famiglia, nella società civile in genere l’abitante della città (Bürger) (come bourgeois) – qui nel punto di vista dei bisogni […] è il concreto della rappresentazione, il quale vien denominato uomo; – è dunque per la prima volta qui e anche propriamente soltanto qui che si parla dell’uomo in questo senso»88. Ancora: «In questa dipendenza e

reciprocità del lavoro e dell’appagamento dei bisogni l’egoismo soggettivo si rovescia nel

82 Lineamenti di filosofia del diritto, § 247, p. 189: «terra». Messineo, p. 206: «zolla» e «perdizione». Losurdo, p.

39: «zolla» e «naufragio». Cicero 2, p. 405: «zolla» e «naufragio».

Die „Rechtsphilosophie” von 1820, § 247 «Land und Meer als ökonomische und soziale Faktoren», p. 684.

83 Ibid., §§ 78,192,196, pp. 76, 161, 162.

Ibid., § 78 «Übereinkunft und Leistung», § 192 «Der gesellschaftliche Charakter der Bedürfnisse und der Mittel und Weisen der Bedürfnisbefriedung», § 196 «Die Arbeit als Vermittlung zwischen Bedürfnissen und Mitteln der Bedürfnisbefriedigung»,

pp. 306 e 308, 642 e 644-645.

84 Ibid., § 189, p. 159.

Ibid., § 189 «Die Wirtschaft als System einer wechselseitig vermittelten Bedürfnisbefriedigung», p. 640.

85 Ibid., § 192, p. 161.

Ibid., § 192 «Der gesellschaftliche Charakter der Bedürfnisse und der Mittel und Wesen der Bedürfnisbefriedigung», p. 642.

86 Ibid., § 193, p. 161.

Ibid., § 193 «Mode und Exklusivität als Ursachen weiterer Differenzierung», p. 643.

87 Ibid., § 189, p. 159.

Ibid., § 189 «Die Wirtschaft als System einer wechselseitig vermittelten Bedürfnisbefriedigung», p. 640.

88 Ibid., § 190, Ann., p. 160. Ho sostituito «abitante della città» a «cittadino», perché sia più chiaro che qui il

riferimento è allo «Stadtbürger» e non allo «Staatsbürger», al «bourgeois» e non al «citoyen».

Ibid., § 190 «Bedürfnisbefriedigung bei Menschen und Tier», Anm. «Der Mensch als eine Gestalt der Freiheit», p. 642:

«Im Rechte ist der Gegenstand die Person, auf dem moralischen Standpunkt das Subject, in der Familie das

Familienglied, in der bürgerlichen Gesellschaft überhaupt der Bürger (als bourgeois); hier auf dem Standpunkte

der Bedürfnisse […] ist es das Concretum der Vorstellung, das man Mensch nennt; – es ist also erst hier und auch eigentlich nur hier vom Menschen in diesem Sinne die Rede»

contributo all’appagamento dei bisogni di tutti gli altri, – nella mediazione del particolare ad opera

dell’universale come movimento dialettico, così che, mentre ciascuno guadagna, produce e gode per sé, egli appunto con ciò produce e guadagna per il godimento degli altri»89. E

infine: «L’uomo ha valore […], perché è uomo, non perché è ebreo, cattolico, protestante, tedesco, italiano ecc.»90.

Ne consegue che il diritto, per non tralignare nel torto, deve tutelare ogni uomo della Terra nella sua infinita libertà di cercare e ottenere il suo bene e il suo benessere e il bene e il benessere degli altri e al contempo nell’infinita rispettabilità sua e degli altri, pure nell’economia e nel lavoro. In teoria, sì: «L’esserci è un essere per altri»91. E il «collettivo»,

nell’appagamento dei bisogni materiali e spirituali, «è cosa diversa dai singoli» per quanto in un tutto si uniscano92. In pratica, nell’appagamento dei bisogni, accade che c’è spesso

una questione ontica all’ontoaxia ostile, una questione di perenne sproporzione tra il denaro e le merci: «il denaro a buon mercato c’è quando le merci sono care» e «il denaro […] è […] caro quando le merci sono a buon mercato»93. E quasi lo stesso accade spesso

per il lavoro in fabbrica: «il lavoratore in fabbrica, che sempre ha un unico e astratto lavoro, con molta difficoltà può passare a un altro lavoro, […] così con facilità entra nella povertà»94. Il diritto, allora, nell’economia che stride tra ricchi e poveri, si abbassa

dall’universale al particolare ed è la forza dei ricchi e la debolezza dei poveri. «Per un verso la società civile è troppo povera per mantenere (zu erhalten) i suoi poveri. Ma per un altro verso ciò ha il significato che la società civile è troppo ricca»95. In fabbrica il lavoro è nel

89 Ibid., § 199, pp. 163-64.

Ibid., § 199 «Die Teilhabe am Sozialprodukt», p. 646: «In dieser Abhängigkeit und Gegenseitigkeit der Arbeit

und der Befriedigung der Bedürfnisse schlägt die subjective Selbstsucht in den Beytrag zur Befriedigung der

Bedürfnisse aller andern um, – in die Vermittelung des Besondern durch das Allgemeine als dialektische

Bewegung, so daß „ , “ indem jeder für sich erwirbt, producirt und genießt, er eben damit für den Genuß der übrigen producirt und erwirbt».

90 Ibid., § 209, Ann., p. 169.

Ibid., § 209 «Das Dasein des Rechtes», Anm. «Die geistesgeschichtlichen Voraussetzungen der rechtlichen Gleichheit», p.

654: «Der Mensch gilt […], weil er Mensch ist, nicht weil er Jude, Katholik, Protestant, Deutscher, Italiener u.s.f. ist».

91 Vorl. 1817-1819, ad Einleitung nach der Vorlesung im Wintersemester 1818/19 in Berlin, § 7, p. 278.

92 Phil. d. R. 1819-1820, ad «a. Das System der Bedürfnisse», cit., p.154: «Alle Einzelnen, das Kollektive, ist aber

etwas anderes als die Einzelnen selbst» – «Tutti i singoli, il collettivo è una cosa diversa dai singoli stessi». Losurdo, p. 222: «Tutti i singoli, il collettivo, sono una cosa diversa che non i singoli stessi».

93 Phil. d. R. 1817-1819, § 104 «Der Gewerbestand», Anm., cit., p. 121.

94 Ibid.: «der Fabrikarbeiter, der immer eine einzige, abstrakte Arbeit hat, sehr schwer zu einer anderen Arbeit

übergehen kann, […] so tritt leicht dann Elend ein».

Il lavoro in fabbrica è «astratto» perché quasi mai in fabbrica il lavoratore svolge un lavoro «non astratto» e quasi mai è riconosciuto come «persona» in pieno dotata di «capacità giuridica» che delitti non tollera a suo svantaggio.

Lineamenti di filosofia del diritto, § 95, cit., p. 87: «il diritto come diritto […] è delitto, […] ad opera del quale

vien negato […] in pari tempo l’universale, […] la capacità giuridica».

Die „Rechtsphilosophie” von 1820, § 95 «Die Sphäre des peinlichen Rechts», cit., p. 348: «das Recht als Recht […] ist Verbrechen, durch welches […] zugleich das Allgemeine, […] die Rechtsfähigkeit […], […] negirt wird».

Il lavoro «astratto», o svolto «nella forma dell’astrazione», è un lavoro che niente ha di «specifico».

Phil. d. R.1824-1825, § 198 «Die wechselseitige Abhängigkeit der Menschen voneinander in der arbeitsteiligen Industriegesellschaft», ad «2. Arbeitsteilung», cit., p. 502.

95 Losurdo, p. 398. Ho sostituito «per mantenere» a «per poter mantenere».

Phil. d. R. 1819-1820, ad «c. Die Polizei», cit., p. 199: «Die bürgerliche Gesellschaft ist einerseits zum arm, um

ihre Armen zu erhalten. Dies hat auf der andern Seit die Bedeutung, daß die bürgerliche Gesellschaft zu reich ist».

complesso meccanico, nel complesso lo fanno le macchine e non i lavoratori di fabbrica che pigiano i pulsanti delle macchine e così il loro «spirito le fabbriche ammuffiscono»96.

Perché il diritto torni all’universale, il rimedio sta nella «colonizzazione»97. A patto che

la madrepatria con le colonie fondate e lo Stato con gli Stati ridotti a colonie instaurino fin dall’inizio un «reciproco rapporto commerciale», senza dominanti e dominati 98. E a

patto che si mantenga «l’universale che è contenuto nella particolarità della società civile»99. Privati infatti dell’universale, i «particolari interessi e fini, […] che hanno il loro

sussistere in questo universale», sussistono in una società civile a cui l’«Etico» (Sittliche) non è «immanente»100.

12. Dall’«in sé» al «per sé» e da Antigone al «trono» dello spirito

assoluto.

L’universalità è «fornita di sé»101. È completa «in sé e per sé», la sua «suitas»

traducendo sul piano filosofico il teologico «ego sum qui sum». Ma a differenza dell’«ego sum qui sum», che è anche senza il mondo e lo spazio e il tempo, nel mondo e nello spazio e nel tempo l’universalità deve farsi concreta e vivere. Di nuovo, una metafora di georgica poesia: «La pianta, – essendo la soggettività che non è ancora per sé, di fronte al suo organismo che è in sé […], – né determina da sé il suo posto (non si muove) né sta per sé di fronte alla particolarizzazione e individualizzazione fisica di esso; perciò, anche, non ha una intromissione periodica di nutrimento, ma una nutrizione che finisce in modo continuo, e non si comporta verso l’inorganico individualizzato, ma verso gli elementi universali»102.

L’«in sé» possiede la tormentata vocazione a estrinsecarsi nel «per sé». Non è detto che sempre questa vocazione si adempia. Non tutte le vie conducono a Damasco. E allora l’«in sé» non giunge allo «spirito essente in sé e per sé», rimane «in sé», rimane «spirito fenomenico» (erscheinender Geist)103. Spirito che si dà nel suo «apparire»: erscheinen e i suoi

derivati corrispondono al greco pháinomai e ai suoi derivati, tra cui phainómenon.

96 Phil. d. R.1824-1825, § 198 «Die wechselseitige Abhängigkeit der Menschen voneinander in der arbeitsteiligen

Industriegesellschaft», ad «4. Spezialisierung und soziale Abhängigkeit», cit., p. 502.

97 Lineamenti di filosofia del diritto, § 248, cit., p. 190.

Die „Rechtsphilosophie” von 1820, § 248 «Die Kolonisation als Ausweg», cit., p. 685.

98 Phil. d. R. 1819-1820, ad «c. Die Polizei», cit., p. 199. 99 Lineamenti di filosofia del diritto, § 249, cit., p. 190.

Die „Rechtsphilosophie” von 1820, § 249 «Übergang zum nächsten Unterabschnitt: Die Wahrnehmung allgemeiner Aufgaben durch die Mitglieder der bürgerlichen Gesellschaft», cit., pp. 685-686.

100 Ibid. Ho sostituito «Etico» a «ethos». Messineo, p. 207: «ethos», dove ho sostituito il corsivo allo spaziato.

Cicero 2, p. 407: «Etico».

Ibid., p. 686.

101 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, § 344, cit., p. 315.

Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaft im Grundrisse 1830, II, § 344, cit., p. 373.

102 Ibid., § 344, pp. 315-316.

Ibid.: «Die Pflanze, als gegen ihren an sich seienden Organismus […] noch nicht für sich seiende Subjektivität,

determiniert weder aus sich ihren Ort, hat keine Bewegung vom Platze, noch ist sie für sich gegen die physikalische Besonderung und Individualisierung desselben, hat daher keine sich unterbrechende Intussuszeption, sondern eine kontinuierlich strömende Ernährung und verhält sich nicht zu individualisiertem Unorganischen, sondern zu den allgemeinen Elementen».

103 Lineamenti di filosofia del diritto, § 35, Ann., cit., p. 48.

Per Kant, il «fenomeno» è l’«oggetto indeterminato d’una intuizione empirica»104:

l’unico «oggetto» da cui muove la conoscenza, l’«oggetto» essendo la «natura» che solo è conoscibile mediante l’«intelletto» (Verstand), e la metafisica appartenendo al regno dell’inconoscibile e ai «paralogismi della ragion pura»105. Per Hegel, proprio mediante la

«ragione» (Vernunft) è conoscibile il «campo fenomenico»106.

Da qui la ragione che detta leggi superiori alle leggi vigenti: «La ragione legislatrice»107. E da qui la ragione che giudica le leggi vigenti: «La ragione esaminatrice

delle leggi»108. Di conseguenza, dinanzi al Tribunale del «diritto astratto o formale», il

diritto positivo che reca un torto subisce una condanna. E dalla condanna così subìta, il valore della giustizia difeso da Antigone. Che a detta del Coro, che le restituisce universalità perché da sempre vive Edipo e vivono i suoi figli, «è figlia cruda | di padre crudo: non sa cedere ai mali»109. E che in lotta con Creonte è sì una «differenza

dell’autocoscienza dall’essenza», ma una «differenza» non dovuta all’accidentalità e non in grado di rompere l’unità di essenza e autocoscienza, e solo in grado di tenere distinte nell’essenza l’autocoscienza dell’ego e dell’alter: «le differenze nell’essenza stessa non sono determinatezze accidentali; anzi, in forza dell’unità dell’essenza e dell’autocoscienza, […] esse sono le masse nelle quali l’unità si articola nella propria vita; sono spiriti non scissi e chiari a se stessi, immacolate figure celestiali che, pur nelle loro differenze, conservano l’intatta innocenza e l’accordanza (Einmütigkeit) della loro essenza»110. A queste

«immacolate figure celestiali» si addicono i verbi al presente indicativo: «Esse sono: non altro. […] Esse valgono all’Antigone sofoclea come diritto degli dèi, non scritto e infallibile (untrügliches)»111. E anche come diritto non scritto tra gli uomini valgono: contro Creonte,

che alla fine della tragedia si pente per aver vietato in nome del sangue sparso la sepoltura di Polinice, Antigone ha il diritto di seppellire Polinice perché in nome della

104 Critica della ragion pura [1781 = A e 1787 = B], I, § 1, a cura di P. Chiodi, Utet, Torino 1967, p. 97 [A 20

e B 34].

Kritik der reinen Vernunft [1781 = A e 1787 = B], I, § 1, hrsg. von W. Weischedel, Suhrkamp, Frankfurt am

Main 199513, p. 69 [A 19-20 e B 33-34]. Il volume è il terzo della Werkausgabe, hrsg. von W. Weischedel,

Suhrkamp, Frankfurt am Main 199513.

105 Kritik der reinen Vernunft [1781 = A e 1787 = B], II, hrsg. von W. Weischedel, Suhrkamp, Frankfurt am

Main 199513, p. 341 [A 341-342 e B 399-400]. Il volume è il quarto della Werkausgabe, hrsg. von W.

Weischedel, Suhrkamp, Frankfurt am Main 199513.

106 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, § 486, Ann., cit., p. 447.

Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaft im Grundrisse 1830, III, § 486, Anm., cit., p. 304.

107 Fenomenologia dello spirito, I, cit., p. 348.

Die Phänomenologie des Geistes, cit., p. 311.

108 Ibid., p. 353.

Ibid., p. 316.

109 Sofocle, Antigone, vv. 471-472, con testo a fronte, a cura e con trad. di G. Greco, Feltrinelli, Milano 2013,

p. 65. I versi sono numerati solo nel testo greco: «δηλοῖ τὸ γέννημ᾽ ὠμὸν ἐξ ὠμοῦ πατρὸς | τῆς παιδός. εἴκειν δ᾽ οὐκ ἐπίσταται κακοῖς».

110 Fenomenologia dello spirito, I, cit., p. 359. Ho sostituito «accordanza» a «armonia». Garelli, p. 288: «unanime

concordia». Cicero 2, p. 585: «unanimità».

Die Phänomenologie des Geistes, cit., p. 321: «Dadurch sind die Unterschiede an dem Wesen selbst nicht zufällige

Bestimmtheiten, sondern um der Einheit des Wesens und der Selbstbewusstseins willen, […] sind sie di Massen ihrer von ihrem Leben durchdrungenen Gliederung, sich selbst klare, unentzweite Geistes, makellose himmlische Gestalten, die in ihren Unterschieden die unentweihte Unschuld und Einmütigkeit ihres Wesen erhalten».

111 Ibid., pp. 359-360. Garelli, p. 288: «infallibile». Cicero 2, p. 585: «incrollabile».

Ibid., pp. 321-322: «Sie sind, und weiter nichts […]. So gelten sie der Antigone des Sophokles als der Götter ungeschriebenes und untrügliches Recht».

«consanguineità» la sepoltura è l’«ultimo onore» che può rendergli e perché non ha «vita» senza l’«amore» per Polinice112.

Ogni diritto positivo, perché dagli uomini fatto e non dagli dèi per gli uomini, è un evento storico dello spirito. E così, non dimenticando il diritto positivo e gli sforzi degli uomini che vi combattono contro il torto, lo spirito assoluto ha il suo «calvario» e il suo «trono», dove si afferma come verità e come valore. «La meta, il sapere assoluto o lo spirito che si sa come spirito, ha a sua via la memoria degli spiriti com’essi sono in loro stessi e compiono l’organizzazione del loro regno. La loro conservazione secondo il lato del loro libero esserci apparente nella forma dell’accidentalità, è la storia; ma secondo il lato della loro organizzazione concettuale, è la scienza del sapere apparente; tutti e due insieme, cioè la storia concettualmente intesa, costituiscono la commemorazione e il calvario dello spirito assoluto, l’effettualità, la verità e la certezza del suo trono, senza del quale esso sarebbe l’inerte solitudine»113.

La «commemorazione» e il «calvario», oltre che nella filosofia, anche nell’«arte romantica» per la nascita di Cristo e i Re Magi, «l’asino e il bue, la mangiatoia e la paglia», e anche nello Hamlet e in Romeo and Juliet e «in altri drammi», «i cortigiani» e «i domestici»114.

A riprova «che quel che è umile sarà innalzato»115. E a riprova che sarà innalzato, non nella

«semplice forma collettiva di un aggregato di molti» che è Volk come moltitudine o «vulgus», ma nel Volk come «populus» che nessuno esclude se ognuno con umiltà svolge dovunque un non ozioso lavoro116.

Nel documento ISLL Papers Vol. 9 / 2016 (pagine 126-130)