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La legge e l’etica.

Nel documento ISLL Papers Vol. 9 / 2016 (pagine 130-133)

Hegel: il diritto e il torto di Giulia Benvenut

13. La legge e l’etica.

Il trapassare del diritto dall’ “in sé” al “per sé” si realizza per mezzo di atti cogenti. Atti che hanno la «capacità obbligante» (anankastiké dýnamis) di cui parlava Aristotele trovandola soprattutto nella «legge» (nómos)117. Vivere secondo la «legge» presuppone che

si viva con un «carattere» (êthos) alla «virtù» (areté) votato118. E chi così vive, vive da «etico»:

112 Phil. d. R. 1817-1819, § 87 «Das Inzestverbot», cit., p. 107. 113 Fenomenologia dello spirito, II, cit., p. 305.

Die Phänomenologie des Geistes, cit., p. 591: «Das Ziel, das absolute Wissen, oder der sich als Geist wissende

Geist hat zu seinem Wege di Erinnerung der Geister, wie sie an ihnen selbst sind und die Organisation ihres Reichs vollbringen. Ihre Aufbewahrung nach der Seite ihres freien, in der Form der Zufälligkeit erscheinenden Daseins ist di Geschichte, nach der Seite ihrer begriffenen Organisation aber die Wissenschat

des erscheinenden Wissens; beide zusammen, die begriffene Geschichte, bilden di Erinnerung und die

Schädelstätte des absoluten Geistes, die Wirklichkeit, Wahrheit und Gewißheit seines Throns, ohne des den er das leblose Einsame wäre».

114 Estetica, trad. di N. Merker e N. Vaccaro, a cura e con Prefazione di N. Merker, Feltrinelli, Milano 1963,

p. 783.

Vorlesungen über die Ästhetik II, Redaktion von E. Moldenhauer und K.M. Michel, Suhrkamp, Frankfurt am

Main 1986, p. 221. Con la stessa redazione e con lo stesso editore e nello stesso anno, il primo e il terzo volume. I tre volumi sono il tredicesimo e il quattordicesimo e il quindicesimo dei Werke, cit.

115 Ibid.

Ibid., p. 222.

116 Obj. G., ad Vorbemerkungen, cit., p. 758.

117 Etica Nicomachea, con testo a fronte, trad. con Introduzione e Note di C. Natali, Lib. X (Κ), Cap. 10, 1180a,

Laterza, Roma-Bari 201410, pp. 443 e 442. Ho sostituito «capacità obbligante» a «capacità coercitiva». 118 Ibid., 1179b, pp. 441e 440.

è uno degli esempi da insegnare a Nicomaco con l’«etica», che traduce l’aggettivo sostantivato neutro al singolare e al plurale «ethikón» e «ethiká»119.

L’«êthos» e l’«ethikón» e gli «ethiká», con l’«eta» iniziale e non con l’«epsilon» iniziale come «éthos». L’«êthos» e l’«ethikón» e gli «ethiká» indicano qualcosa che riguarda il soggetto, che riguarda le «convinzioni» da cui il soggetto di rado deflette. L’«éthos» indica invece qualcosa che riguarda la società o il gruppo sociale a cui il soggetto appartiene, riguarda invece le «convenzioni» a cui volente o nolente il soggetto si adegua.

L’«etica» come mondo delle «convinzioni». Come mondo in cui l’individuo rimane solo con se stesso, con la sua coscienza, e la interroga e si interroga e scopre che molte sono le strade del possibile. E che è possibile fare tanto il male che il bene, e che per fare il bene ci vuole maggiore sforzo di quanto ce ne voglia per fare il male. Alle «convenzioni» ci si abitua e ci si adatta: per comodità o per pigrizia o per viltà o per quella mancanza di coraggio che è mancanza di cuore.

Ecco perché l’«etica» di vivere con un «carattere» alla «virtù» votato, e cioè con un «carattere etico», «non è piacevole ai più» (ouch edý toîs polloîs)120. Ribaltare il «non piacevole»

nel «piacevole»: è questo il compito dell’etica, che a suo scudo e lancia si serve delle leggi. Che puniscono chi ha un «carattere non etico» e trova «spiacevole» la «virtù». Sono «leggi eccellenti»121.

L’etica richiede la legge con la sua «capacità obbligante». E la «capacità obbligante» della legge è nell’etica che affonda le sue radici. Da Aristotele a Hegel, così. Con la precisazione in Hegel che anche dalla «capacità obbligante» della legge il diritto acquista la «forza della realtà» (Macht der Wirklichkeit) ed è «saputo come cosa universalmente valida»122.

Se non ha torti e a nessuno fa un torto. E se la legge così lo pone senza regolamentare eccezioni e lo rende noto pur regolamentando eccezioni. «Ciò che in sé è diritto, nel suo oggettivo esserci è posto, cioè determinato dal pensiero per la coscienza, e noto come ciò che è diritto ed è valido, la legge; e il diritto grazie a questa determinazione è diritto positivo in genere»123.

Il diritto è un ponente porre. La legge è un posto del ponente porre.

14. Le consuetudini.

Le consuetudini, perché si fondano sui comportamenti degli uomini e non sull’«istinto» che guida gli «animali», sono un «vissuto»124. Sono un vissuto del vivente

vivere. Sono un vissuto ancora vivente, non caduto nella storia: dove il consummatum è un

consummatum in aeterno, e di sé non lascia che «una traccia» e «la sua figura è velata e divenuta

119 Ibid., p. 1: «Ethiká» nel controfrontespizio. E Aristotelis, Ethica Nicomachea, recognovit brevique

adnotatione critica instruxit L. Bywater, E Typograheo Clarendoniano, Oxonii 1979, rist., p. III: «Ethikón» nel controfrontespizio. La prima edizione è del 1894.

120 Etica Nicomachea, Lib. X (Κ), Cap. 10, 1179b, cit., pp. 441 e 440. Ho sostituito «ai più» a «per la massa». 121 Ibid., 1180a, pp. 445 e 444.

122 Lineamenti di filosofia del diritto, § 210, cit., p. 169. Ho sostituito «forza della realtà» a «potenza della realtà».

Messineo, p. 183: «forza della realtà». Cicero 2, p. 365: «potenza della realtà».

Die »Rechtsphilosophie« von 1820, § 210 «Einteilung des zweiten Unterabschnitts», cit., p. 654.

123 Ibid., § 211, pp. 169-70.

Ibid., § 211 «Die Positivierung des Rechts», pp. 654-55: «Was an sich Recht ist, ist in seinem objectiven Daseyn gesetzt – d. i. durch den Gedanken für das Bewußtseyn bestimmt und, als das was Recht ist und gilt, bekannt

– das Gesetz; und das Recht ist durch diese Bestimmung positives Recht überhaupt».

124 Ibid., § 211, Ann., p. 170.

una semplice ombreggiatura»125. E finché vivono, i diritti consuetudinari «contengono il

momento di esser come pensieri e di venir saputi»126. E per venire a esistenza non passano

dalla morte alla vita, ma dall’assenza alla presenza. Con ironia: «oggigiorno si parla […] più che mai della vita e del passare alla vita, proprio là dove si versa nella materia più morta e nei pensieri più morti»127.

Donde il superamento della scuola storica, da Hugo a Savigny, che nelle consuetudini, alle leggi in modo netto opponendole, aveva indicato l’unica fonte del diritto. E la convinzione che un diritto tutto di consuetudini e senza leggi è inconcepibile. Come è inconcepibile uno Stato che non sappia elaborare un codice. «Negare a una nazione civile o al ceto giuridico della medesima la capacità di fare un codice […], sarebbe uno dei più grandi affronti che potrebbe esser fatto a una nazione o a quel ceto»128. E nei

processi i giudici prenderebbero il posto del legislatore che non c’è. Il che accade nel «diritto nazionale d’Inghilterra o diritto comune», dove si genera una «mostruosa confusione […] nell’amministrazione della giustizia»129. Né si fa «come fece Dionisio il Tiranno», non si

«appendono» le leggi «così in alto», che nessun cittadino può «leggerle»130. Né infine si

danno le leggi in sepoltura «nel prolisso apparato di libri dotti, raccolte di opinioni e giudizi discontantisi da decisioni»131.

Tutto ciò è «un unico e medesimo torto» (Unrecht)132. Da combattere. «I governanti

che hanno dato ai loro popoli, quand’anche soltanto una raccolta informe, come Giustiniano, ma ancor più un diritto nazionale, come codice ordinato e determinato, sono non soltanto divenuti i più grandi benefattori dei medesimi e perciò sono stati da essi esultati con gratitudine, bensì essi hanno con ciò esercitato un grande atto di giustizia»133.

125 Fenomenologia dello spirito, I, cit., p. 22.

Die Phänomenologie des Geistes, cit., p. 32: «ihre Gestalt ist eingehüllt und eine fache Schattierung».

126 Lineamenti di filosofia del diritto, § 211, Ann., cit., p. 170.

Die »Rechtsphilosophie« von 1820, § 211 «Die positivierung des Rechts», Anm. «2. Angebliche Vorzüge des Gewohnheitsrechts», cit., p. 655: «Gewohnheitsrechte [...] enthalten das Moment, als Gedanken zu seyn und gewußt zu werden».

127 Ibid.

Ibid., pp. 655-666: «man spricht heutigstags übrigens gerade da am meisten vom Leben und vom Uebergehen ins Leben, wo man in dem todtesten Stoffe und in den todtesten Gedanken versirt».

128 Ibid., p. 171.

Ibid., § 211 «Die positivierung des Rechts», Anm. «5. Der Streit um die Kodifizierung zwischen Thibaut und Savigny», p.

657: «Einer gebildeten Nation oder dem juristischen Stande in derselben, die Fähigkeit abzusprechen, ein Gesetzbuch zu machen, […] wäre einer der größten Schimpfe, der einer Nation oder jenem Stande angethan werden könnte».

129 Ibid., pp. 170-171.

Ibid., § 211 «Die Positivierung des Rechts», Anm. «3. Das englische Recht», p. 656.

130 Ibid., § 215, Ann., p. 174.

Ibid., § 215 «Das Gebot der Veröffentlichung von Gesetzen», Anm. «1. Das Gebot der allgemeinen Zugänglichkeit und Verständlichkeit des Rechts», p. 661: «Die Gesetze so hoch aufhängen, wie Dionysius der Tyrann that, daß sie

kein Bürger lesen kann».

131 Ibid.

Ibid.: «in den weitläuftigen Apparat von gelehrten Büchern, Sammlungen [ [,] ] von Decisionen

abweichender Urtheile und Meynungen». Le doppie parentesi quadre e la virgola sono di Ilting.

132 Ibid. Ho sostituito «torto» a «ingiustizia». Messineo, p. 188: «torto». Cicero 2, p. 373: «ingiustizia». 133 Ibid.

Ibid., § 215 «Das Gebot der Veröffentlichung von Gesetzen», Anm. «2. Kodifizierung als Akt der Gerechtigkeit», p. 661:

«Die Regenten, welche ihren Völkern eine, wenn auch nur unförmige Sammlung, wie Justinian, noch mehr aber ein Landrecht, als geordnetes und bestimmtes Gesetzbuch, geben haben, sind nicht nur di größten Wohlthäter derselben geworden und mit Dank dafür von ihnen gepriesen worden, sondern sie haben damit einen großen Act der Gerechtigkeit exercirt».

Nel documento ISLL Papers Vol. 9 / 2016 (pagine 130-133)