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La filosofia va oltre le altre scienze: a volte come in un musicale pianissimo.

Nel documento ISLL Papers Vol. 9 / 2016 (pagine 111-114)

Hegel: il diritto e il torto di Giulia Benvenut

1. La filosofia va oltre le altre scienze: a volte come in un musicale pianissimo.

Per cogliere il significato sostanziale del diritto, è alla scienza filosofica che bisogna rivolgersi. «La filosofia non ha il vantaggio, del quale godono le altre scienze, di poter

1G.W.F. Hegel, Philosophie des Rechts nach der Vorlesungsnachschrift von H.G. Hotho 1822/23, § 127 «Unterordnung

des Rechts unter das Wohl: das Notrecht»: «1. Der Vorrang der Daseinserhaltung», hrsg. von K.-H. Ilting, Frommann-

Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1974, pp. 400-401: «Nun aber giebt es auch das Nothrecht. Fassen wir die Gesamtheit der Zwecke in die Wirklichkeit des Lebens zusammen, {so hat dieß Leben als Gesamtheit der Zwecke ein Recht gegen das abstracte Recht. Wenn das Leben <als Totalität>, nicht <als> die Besonderheit des Wohls, in Gefahr ist, und gefristet werden kann [geg] durch Stehlen eines Brodtes z.B., so ist dadurch „zwar“ das Eigenthum eines Menschen verletzt; die Handlung ist unrechtlich aber es wäre unrecht, dieß als gewöhnlichen Diebstahl zu betrachten.} Ja der Mensch hat ein Recht zu dieser unrechtlichen Handlung». Il volume è il terzo delle Vorlesungen über Rechtsphilosophie 1818-1831, Edition und Kommentar in sechs Bänden von K.-H. Ilting, pubblicate con lo stesso editore e nello stesso anno e con il titolo che in ogni volume compare nel controfrontespizio.

2B. Brecht, Die Dreigroschenoper L’opera da tre soldi, Dritter Akt, 3. Dreigroschen-Finale, Terzo atto, Terzo finale

da tre soldi, a cura di C. Vigliero, trad. di E. Castellani, Einaudi, Torino [rist.] Torino 2002, p. 207 e n. 57. Ho

sostituito «torto» a «peccato» e a «ingiustizia». La prima rappresentazione dell’opera fu a Berlino, Theater am Schiffbauerdamm, 31 agosto 1928.

presupporre i suoi oggetti come immediatamente dati dalla rappresentazione»3. Le altre

scienze presuppongono i loro oggetti. La filosofia li pone. E li ha «in comune con la religione, perché oggetto di entrambe è la verità, e nel senso altissimo della parola»4. E

dunque, alla filosofia la verità. Non alle altre scienze. La filosofia è «considerazione pensante degli oggetti»5. Le altre scienze, non alla «conoscenza» (Erkennen) ma alla «cognizione»

(Bekanntschaft) conducono6. Hanno cognizione di ciò che è «noto» (bekannt), non si

riferiscono a ciò che è «conosciuto» (erkannt), e il noto non è il conosciuto7. Nel porre i

3 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio [18303], trad. e Prefazione di B. Croce, § 1, Laterza, Bari 19634,

p. 1. La prima edizione è del 1907. Ho sostituito il corsivo allo spaziato.

Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaft im Grundrisse 1830, I, § 1, Die Wissenschaft der Logik mit den mündlichen Zusätzen, Redaktion von E. Moldenhauer und K.M. Michel, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1986, p. 41: «Die

Philosophie entbehrt des Vorteils, der den anderen Wissenschaften zugute kommt, ihre Gegenstände als unmittelbar von der Vorstellung zugegeben». Con la stessa redazione e con lo stesso editore e nello stesso anno, II, Die Naturphilosophie, e III, Die Philosophie des Geistes mit den mündlichen Zusätzen. I tre volumi sono l’ottavo e il nono e il decimo dei Werke, Redaktion von E. Moldenhauer und K.M. Michel. L’edizione del 1830 è la terza ampliata, quella del 1827 è la seconda ampliata e quella del 1817 è la prima edizione. Qui e in seguito, dopo la traduzione italiana indico a capoverso l’edizione tedesca, con Ibid. quand’è il caso. E senza che in una stessa nota ci sia la possibilità di confondere l’Ibid. riferito alla traduzione italiana con l’Ibid. riferito all’edizione tedesca.

4 Ibid.

Ibid.: «Sie [die Philosophie] hat zwar ihre Gegenstände zunächst mit der Religion gemeinschaftlich. Beide

haben die Wahrheit zu ihrem Gegenstande, und zwar im höchsten Sinne».

5 Ibid., § 2, p. 2. Ho sostituito il corsivo allo spaziato.

Ibid., § 2, p. 41: «denkende Betrachtung der Gegenstände».

6 Ibid., § 1, p. 1: «Onde la filosofia può ben presupporre, anzi deve, una certa conoscenza dei suoi oggetti, come

anche un interessamento per essi: non foss’altro per questo, che la coscienza, nell’ordine del tempo, se ne forma prima rappresentazioni che concetti; e lo spirito pensante, solo attraverso le rappresentazioni e lavorando

sopra queste, progredisce alla conoscenza pensante e al concetto». Ho sostituito «cognizione» a

«conoscenza».

Ibid., § 1, p. 41: «Die Philosophie kann daher wohl eine Bekanntschaft mit ihren Gegenständen, ja sie muß

eine solche, wie ohnehin ein Interesse an denselben voraussetzen, – schon darum, weil das Bewußtsein sich der Zeit nach Vorstellungen von Gegenständen früher als Begriffe von denselben macht, der denkende Geist sogar nur durchs Vorstellen hindurch und auf dasselbe sich wenden zum denkenden Erkennen und Begreifen fortgeht».

7 Fenomenologia dello spirito [1807], I, trad. di E. De Negri, La Nuova Italia, Firenze 1973, rist., p. 25: «Il noto

in genere, appunto perché noto, non è conosciuto. Quando nel conoscere si presuppone alcunché come noto e lo si tollera come tale, si finisce con l’illudere volgarmente sé e gli altri; allora il sapere, senza nemmeno avvertire come ciò avvenga, non fa un passo avanti nonostante il grande e incomposto discorrere ch’esso fa». La prima edizione è del 1933. La seconda edizione rifatta è del 1960. La prima ristampa corretta è del 1963.

Segnalo le altre traduzioni, di cui mi sono servita. (1) La fenomenologia dello spirito, trad. con saggio introduttivo di G. Garelli, Einaudi, Torino 2008. D’ora in poi, Garelli. (2) Fenomenologia dello spirito, con testo a fronte, trad. con Introduzione e Note al testo e Appendice di V. Cicero, Bompiani, Milano 20148. D’ora in poi, Cicero 1.

Phänomenologie des Geistes [1807], Suhrkamp, Frankfurt am Main 1970, rist., p. 35. Il volume è il terzo dei Werke, cit.

Scienza della logica [1812-1813-1816], I, trad. di A. Moni con rev. e Nota introduttiva di C. Cesa, Laterza, Bari

19743, Prefazione alla seconda edizione, Berlino 7 novembre 1831, pp. 11-12: «Ma mentre […] gli oggetti logici,

come le loro espressioni, sono un che di universalmente noto, nella cultura, quello che è noto […] non è già perciò conosciuto. Può anzi dar luogo a impazienza, il doversi ancora occupare di ciò che è noto». La prima edizione, con traduzione di A. Moni, è del 1925. La seconda edizione, con revisione della traduzione, è del 1968.

Wissenschaft der Logik I, Erster Teil, Die objektive Logik, Erstes Buch, Die Lehre vom Sein, Suhrkamp, Frankfurt

am Main 1986, Vorrede zur zweiten Ausgabe, Berlin, den 7. November 1831, p. 22: «Aber indem […] die logischen Gegenstände wie deren Ausdrücke etwa in der Bildung Allbekanntes sind, so ist, […] was bekannt

suoi oggetti, la filosofia deve presupporre la cognizione che di questi oggetti hanno le altre scienze. Deve muovere dalle «rappresentazioni» che degli oggetti hanno le altre scienze8.

E però, alle rappresentazioni non può arrestarsi. Non può arrestarsi al noto o all’idea che il noto è un a priori, il conoscere essendo il suo compito. «Quando nel conoscere si presuppone alcunché come noto e lo si tollera come tale, si finisce con l’illudere volgarmente sé e gli altri; allora il sapere, senza nemmeno avvertire come ciò avvenga, non fa un passo avanti nonostante il grande e incomposto discorrere ch’esso fa»9.

Le altre scienze, in quanto al noto si afferrano, in quanto cognizione a cui difetta il conoscere, colgono solo nella loro accidentalità, che è l’accidentalità che governa l’ontico, i fatti che il diritto disciplina: per esempio, il fatto del datore di lavoro che non paga il lavoratore. E non colgono questi fatti nella loro sostanzialità, che è la sostanzialità che s’identifica con l’ontoaxia, come li coglie la filosofia: per esempio, il fatto che così aumentano la ricchezza di pochi e la povertà di molti, mentre c’è «il decadere alla perdita del sentimento del diritto, della rettitudine e dell’onore di sussistere mediante propria attività e lavoro»10. La filosofia «comprende» (verstehet). Le altre scienze «spiegano»

ist, darum nicht erkannt; und es kann selbst die Ungeduld erregen, sich noch mit Bekannten beschäftigen zu sollen». Il volume è il quinto dei Werke, cit.

8 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, cit., p. 1.

Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaft im Grundrisse 1830, § 1, cit., p. 41.

9 Fenomenologia dello spirito, I, cit., p. 25.

Phänomenologie des Geistes, cit., p. 35: «Das Bekannte überhaupt ist darum, weil es bekannt ist, nicht erkannt. Es

ist die gewöhnlichste Selbsttäuschung wie Täuschung anderer, beim Erkennen etwas als bekannt vorauszusetzen und es sich ebenso gefallen zu lassen, mit allem Hin- und Herreden kommt solches Wissen, ohne zu wissen wie ihm geschieht, nicht von der Stelle».

10 Lineamenti di filosofia del diritto. Diritto naturale e scienza dello Stato in compendio, a cura e con trad. di G. Marini

e per le Aggiunte di Eduard Gans con trad. di B. Henry, § 244, Laterza, Roma-Bari 20124, p. 188: «Il decadere

di una grande massa al di sotto della misura d’un certo modo di sussistenza, il quale si regola da se stesso come il modo necessario per un membro della società, - e con ciò il decadere alla perdita del sentimento del diritto, della rettitudine e dell’onore di sussistere mediante propria attività e lavoro, - genera la produzione della plebe, produzione che in pari tempo porta con sé d’altro lato una maggiore facilità di concentrare in poche mani ricchezze sproporzionate». Il titolo e il sottotitolo sul frontespizio a p. III [non numerata].

Die »Rechtsphilosophie« von 1820 mit Hegels Vorlesungsnotizen 1821-1825, hrsg. und Vorwort des Herausgebers von

K.-H. Ilting, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1974, § 244 «Proletarier und Kapitalisten», p. 682: «Das Herabsinken einer großen Masse unter das Maaß einer gewissen Subsistenzweise, die sich von selbst als die für ein Mitglied der Gesellschaft notwendige regulirt, - und damit zum Verluste des Gefühls des Rechts, der Rechtlichkeit und der Ehre, durch eigene Thätigkeit und Arbeit zu bestehen, - bringt die Erzeugung des Pöbels hervor, die hinwiederum zugleich die größere Leichtigkeit, unverhältnismäßige Reichthümer in wenige Hände zu concentriren mit sich führt». In un altro frontespizio a p. 55 Grundlinien

der Philosophie des Rechts, sul controfrontespizio a p. 54 Naturrecht und Staatswissenschaft im Grundrisse. Il volume,

pubblicato nel 1820 con la data del 1821, è il secondo delle Vorlesungen über Rechtsphilosophie 1818-1831, hrsg. von K.-H. Ilting, pubblicate e ristampate con lo stesso editore e negli stessi anni in cui sono stati pubblicati i volumi e con il titolo che in ogni volume compare a p. 4 [non numerata]. Mi son servita anche delle

Grundlinien der Philosophie des Rechts oder Naturrecht und Staatswissenschaft im Grundrisse mit Hegels eigenhändigen Notizen und den mündlichen Zusätzen, Redaktion von E. Moldenhauer und K.M. Michel, Surkamp, Frankfurt

am Main 1986. Il volume è il settimo dei Werke, cit.

La parola «plebae», con distrazione nella declinazione, era stata già usata da Hegel e poi corretta in «glebae» in una delle sue lezioni: Philosophie des Rechts. Die Vorlesung 1819/20 in einer Nachschrift, hrsg. und Einleitung des

Herausgeber von D. Heinrich, Surkamp, Frankfurt am Main 1983, Dritter Teil, Die Sittlichkeit, ad «b. Eigentum der Familie», p. 143 e n. 1.

Segnalo le altre traduzioni, di cui mi son servita. (1) Lineamenti di filosofia del diritto, ossia diritto naturale e scienza

dello Stato. Aggiunte compilate da Eduard Gans. Note autografe di Hegel, Laterza, Bari 19714, trad. e Prefazione del

traduttore alla prima edizione di F. Messineo. La prima edizione è del 1913. Le Note autografe di Hegel, così

chiamate a p. V nel frontespizio e a p. 395 chiamate invece Note autografe di Hegel alla Filosofia del diritto, furono tradotte per la seconda edizione del 1954 da A. Plebe. Il sottotitolo non è nel frontespizio, con il titolo è un

(erklären). Come a volte in un musicale pianissimo alla Chopin, la filosofia va oltre le altre scienze e in sé le contiene.

«Comprendere»: da «comprehendo». È l’abbracciare con un unico sguardo l’intero orizzonte. È il Begreifen. Donde il Begriff, che alla filosofia e non alle altre scienze appartiene.

«Comprendere ciò che è, è il compito della filosofia»11.

Nel documento ISLL Papers Vol. 9 / 2016 (pagine 111-114)