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2.2 Dall'arte all'arte marziale

2.4 Budo, violenza e valore formativo

Eleganza, efficacia, velocità,saper cambiare rapidamente, cogliere l'occasione... Sono tutte qualità che la tradizione cinese associa ad un buon praticante di arti marzia- li.

L'etimologia del carattere cinese Wu, marziale,è una mano che non impugna una alabarda, ma che la ferma:il miglior praticante è colui che sa fermare la violenza. - Maestro Yuan Zumou

Il significato dell’ideogramma in caratteri giapponesi kanji 武道 Budo, deriva dalla composizione di due distinti ideogrammi: 武 bu 道 do.

L'ideogramma kanji 武 bu è a sua volta composto due ideogrammi kanji: 戈 hoko = alabarda, lancia

止 tomeru = fermare, arrestare, lasciare ed anche cessare. Per cui nella lingua e nello spirito della tradizione giapponese l’ideogramma kanji 武 bu significa letteralmente fermare, arrestare, lasciare, le lance.

L'ideogramma 道 do significa letteralmente ciò che conduce, nel senso di disci- plina vista come percorso, via, cammino, con una connotazione non tanto fisica quanto piuttosto spirituale.

Uscendo dal significato strettamente letterale, il termine "lance" assume per estensione il significato più ampio di "armi" e quindi quello traslato di "guerra" e di "combattimento" ed il termine "fermare" assume il significato traslato di "cessare".

Nella concezione della tradizione marziale giapponese il significato del termine 武 bu implica quindi quello di abbandono delle armi e conseguentemente di disarmo, e non di guerra, come taluni erroneamente suppongono.

Il significato giapponese del termine 武道 Budo è dunque quello di:

" Via che conduce alla cessazione della guerra attraverso il disarmo " e quindi anche il significato di " Via che conduce alla pace. "

Il concetto che tale termine vuole esprimere è dunque quello di realizzare, attra- verso la pratica di una disciplina marziale molto particolare, fondata sul principio di non-resistenza, l'elevata aspirazione del Budo di realizzare la cessazione del combatti- mento e quindi delle ostilità, mediante un sistema di comportamento che generi la con- dizione di disarmo dell'avversario e di sé stessi. Portando ad uno stato interiore tale da rendere lo scontro inutile.

Il termine Budo segue quindi l'evoluzione che il concetto di Arte marziale ha subito nella cultura giapponese attraverso il tempo, passando dall'originale concetto del

Bu-Jutsu a quello attuale del Bu-Do. Da notare come l'evoluzione consista solamente

nella trasformazione da "jutsu" a "do" e cioè dal significato di sistema tecnico (jutsu) a quello di sistema spirituale (do).

Il Bujutsu (武術) era l'apprendimento di diverse tecniche marziali che consenti- vano di vincere il nemico in battaglia, difendersi dalle aggressioni, offrire i propri servi- gi ad un signore ed aumentare il proprio potere personale; le armi usate erano molto va- rie e spesso erano anche armi improprie: spada, arco, lancia, bastone, catena, coltello, fino ad oggetti apparentemente innocui come il ventaglio o la pipa. Quando il Bujutsu, come un fine di natura non meramente tecnica, ma educativa ed etica, diventa la via da perseguire per raggiungere un risultato spirituale e non solo pratico, si parla di Budo . 32

Voglio riportare le parole di un grande maestro, che ha scritto a proposito delle arti marziali e dei vantaggi offerti dal Budo:

" Le tre specie nella via dell'arte marziale sono: l'arte marziale dell'intellettuale, l'arte marziale del pretenzioso e l'arte marziale del Budo. Nell'arte marziale dell'intellettuale, si pensa ai vari modi di allenamento e li si cambia spesso senza approfondire. Si cono- scono numerose tecniche, ma la pratica è come una danza e si è incapaci di applicarle in combattimento. Non si è migliori di una donna. Nell'arte marziale del pretenzioso, ci si agita molto senza allenarsi realmente, tuttavia si parla spesso delle proprie imprese "glo- riose". Si provocano delle zuffe e si offendono gli altri. Secondo le circostanze si rischia di distruggersi o di disonorare la propria famiglia.

Claudio Pipitone, l'Aikido e lo Zen nella loro essenza, Endogenesi, 2008

Nell'arte marziale del Budo, le cose vanno a buon fine con un'elaborazione per- manente, si resta calmi anche quando gli altri sono agitati e si vince dominando il pro- prio spirito e quello del proprio avversario.

Maturando la propria arte, si arriva a manifestare le proprie capacità superiori e sottili, a restare senza turbamento in ogni situazione, a non essere al di fuori di sé. E se si tratta di lealtà e di fedeltà verso il proprio signore e i propri genitori, si diventa una tigre feroce, un'aquila piena di dignità; avendo la rapidità di visione di un uccello, si può vincere qualunque nemico. L'obiettivo dell'arte marziale consiste nel dominare la vio- lenza, nel rendere inutili i soldati, nel proteggere il popolo, nello sviluppare le qualità della persona, nell'assicurare al popolo la tranquillità, nel creare un armonia tra i gruppi e poi nell'accrescere i beni della società. Sono le sette virtù dell'arte marziale di cui il sacro Maestro (Confucio) fa l'elogio. Sicché il principio è unico per lo studio e per l'arte marziale. Inutili sono le arti marziali dell'intellettuale e del pretenzioso.

Io desidero che lei prosegua nel senso dell'arte marziale del Budo e che sia capa- ce di reagire opportunamente secondo le mutevoli situazioni, dominandole. Ho scritto quanto sopra senza alcuna reticenza, poiché è con questo spirito che deve continuare ad approfondire il suo allenamento." 33

Lo Scopo educativo della via del guerriero è evidente nelle parole di Matsumura, frasi come "si resta calmi anche quando gli altri sono agitati e si vince dominando il proprio spirito", o "L'obiettivo dell'arte marziale consiste nel dominare la violenza, nel rendere inutili i soldati, nel proteggere il popolo, nello sviluppare le qualità della perso- na". E' dunque chiaro che chi ritiene le altri marziali un veicolo di violenza si sbagli enormemente, salvo stravolgimenti perpetuati da indegni maestri, esse sono un mezzo di crescita personale e di autocontrollo sulle parti peggiori che racchiudiamo, le quali si manifestano ogni qualvolta perdiamo di vista questi principi.

Ciò che ho scritto trova conferma ed ampliamento nello statuto del Budo (武道 憲章 budō kenshō), questo è un documento approvato il 23 aprile 1987 dal Nippon

Bucho Matsumura, 13 Maggio ; Al mio discepolo Kuwae

Budo Kyūgikai , che esplica sinteticamente lo spirito del budo tradizionale ad uso delle 34

popolazioni occidentali, ed è riassumibile in sei punti fondamentali:

• Obiettivo. Il budo si pone come obiettivo di coltivare il carattere, migliorare la capaci- tà di giudizio e formare individui di valore, attraverso l'addestramento di mente e cor- po con le tecniche marziali.

• Pratica. Durante la pratica bisogna sempre rispettare l'etichetta (礼法 reihō), osservare i principi fondamentali ed allenare mente, tecnica, e corpo come un tutt'uno, senza perseguire mere abilità tecniche.

• Competizione. In occasione di competizioni o esibizioni di kata, si metterà in mostra con il massimo impegno lo spirito del budo appreso nel lungo addestramento e, al contempo, si manterrà sempre un atteggiamento misurato, senza arroganza in caso di vittoria né rimpianto in caso di sconfitta.

• Dōjō. Il dōjō (礼法 dōjō) è il luogo in cui si addestrano la mente e il corpo. Vi si ri- spettano la disciplina e l'etichetta, si osservano i principi di silenzio, pulizia e sicurez- za, ci si impegna a mantenere la solennità dell'ambiente.

• Insegnamento. L'istruttore dovrà sempre sforzarsi di forgiare i caratteri, impegnarsi ad addestrare mente e corpo, continuare ad approfondire le conoscenze tecniche, non consentire che l'attenzione si focalizzi su vittorie e sconfitte o sulla tecnica, e soprat- tutto mantenere un comportamento adeguato al ruolo di modello, che egli ricopre. • Diffusione. Quando si promuove il budō bisogna valorizzarne i principi tradizionali,

contribuire alla ricerca ed al consolidamento della didattica, ponendosi in un'ottica internazionale, e contemporaneamente impegnarsi per il suo sviluppo.

Comprendiamo bene da qua come non ci si debba avvicinare con leggerezza all'arte del- l'insegnamento marziale, quanto studio è necessario per divenire custodi del budo, stu- dio però capace di ripagare più che adeguatamente il nostro impegno, garantendoci una crescita altrimenti molto più ardua da raggiungere.


Nippon Budō Kyūgikai, JapanWeek, Napoli, 2005.

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