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Capitolo terzo: Benefici neurofisiologici, affettivi, emozionali e cognitivi delle arti marzial

3.1 Studi var

Studio sui tempi di reazione:

Uno studio del 2002 ha mostrato come i karateka, cinture nere, abbiano tempi 43

reazione discretamente inferiori rispetto a dei non praticanti.

Ai soggetti sono stati mostrati filmati in cui un avversario eseguiva attacchi su di loro nella parte alta o bassa del corpo; il loro compito era di premere un pulsante, dei due a disposizione, non appena avessero capito la direzione del colpo.

Non solo i karateka si sono dimostrati più reattivi (350ms contro 450) , ma 44

sono anche stati capaci di prevedere la direzione dell'attacco prima che questo fosse completato, con una percentuale di correttezza del 90%.

Mori, Ohtani, Imanaka; Reaction times and anticipatory skills of karate athletes; Human movement

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science 21 213-230

Mcleod, P. 1987. Visual reaction time and higt-speed ball games. Perception, 16, 49-59

Arti a marziali ed epilessia:

Uno studio pilota statunitense del 2007 ha indagato gli effetti di dieci settima45 -

ne di karate su soggetti epilettici, in una fascia di età che va dagli otto ai sedici anni. Seppur la durata dello studio non sia molto prolungata, e non si possano quindi considerare questi dei dati definitivi, i risultati di un questionario sulla qualità della vita hanno suggerito miglioramenti in svariati ambiti: oltre alle prestazioni scolastiche 46

ed alla disciplina sono anche aumentate le capacità di gestire l'ansia e l'autostima dei bambini.

In più sono migliorati aspetti fisico-motori non direttamente connessi con la ma- lattia, come l'equilibrio e la capacità di eseguire movimenti precisi. Perfino la loro capa- cità di attenzione e la memoria a breve termine hanno visto un incremento.

Secondo i ricercatori questi risultati sono il frutto del lavoro sull'autocontrollo e la disciplina dei ragazzi, lavoro capace di combattere l'ansia ed il peso dello stigma so- ciale dato dalla malattia, conferendo serenità ai bambini e permettendogli di affrontare con maggior sicurezza e tranquillità le sfide quotidiane.

Il progetto Kids Kicking Cancer:

Viste queste ricerche non è difficile comprendere la diffusione, dal 1999 ad oggi, dell'associazione no-profit Kids Kicking Cancer, nata negli Stati Uniti, e ormai presente in vari paesi del mondo, con lo scopo di aiutare i bambini malati di cancro tramite l'addestramento nelle arti marziali. Ai bambini vengono insegnate metodologie di respi- razione, visualizzazione, rilassamento e meditazione, oltre ovviamente alle tradizionali tecniche proprie dell'arte marziale in questione . Ciò che gli insegnanti della fondazio47 -

Kerry D. Conant, Amy K. Morgan, David Muzykewicz, Derrick C. Clark, Elizabeth A. Thiele, Hepi

45 -

lepsy and Bheavior; January 2008 Volume 12, Issue 1, Pages 61–65. A karate program for improving self-concept and quality of life in childhood epilepsy: Results of a pilot study

Third Edition (PSI/SF) Quality of Life in Childhood Epilepsy (QUOOLCE), un questionario con 77

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domande allo scopo di comprendere la qualità della vita giornaliera dei bambini epilettici. L'arte marziale varia in base al percorso intrapreso dall'istruttore volontario.

ne sostengono si basa sul principio del "scappa o combatti" , che si attiva ogni volta in 48

cui ci troviamo in pericolo. Nel caso di questi bambini nessuna delle due opzioni può essere scelta, nonostante percepiscano bene di trovarsi in una situazione a rischio, e questa condizione li farebbe sentire in qualche modo bloccati. Dargli quindi la possibili- tà di fronteggiare la loro malattia, facendoli sentire partecipi del percorso di cura, gli fornirebbe un modo per sbloccare la condizione di impotenza e di ansia.

Gli obiettivi della fondazione sono dunque i seguenti : 49

• Fornire un senso di controllo nel caos della vita dei piccoli pazienti. • Far sentire i bambini partecipi del proprio percorso di cura.

• Allontanare il senso di dolore e tristezza continui.

• Fornire luce ed ispirazione nell'affrontare anche le altre sfide delle loro vite. • Dare l'immagine ai bambini di loro stessi come vincitori, non vittime.

Riassumendo, gli istruttori vogliono che le arti marziali sblocchino il potere inte- riore dei loro allievi; che le tecniche di rilassamento e respirazione portino loro pace; che tramite la possibilità futura di poter trasmettere ad altri ciò che hanno imparato pos- sano trovare uno scopo nelle loro giovani vite.

Arti marziali su soggetti aggressivi:

Per ciò che concerne i benefici comportamentali particolarmente interessante è uno studio che ha analizzato l'effetto di un'arte marziale tradizionale e di uno sport da combattimento moderno, su ragazzi con tendenze aggressive e comportamenti crimina- li . 50

Cannon, 1929

48

Rimando al situ ufficiale dell'organizzazione: http://kidskickingcancer.org/our-program/

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Martial Arts Training: A Novel “Cure” for Juvenile Delinquency; Human Relations, December 1986

50

Si sono divisi i soggetti in tre gruppi: il primo ha studiato il Taekwondo tradi- zionale , il secondo uno sport da combattimento moderno senza gli aspetti filosofici e 51

spirituali propri di un'arte marziale come quella affrontata dal primo gruppo, mentre il terzo cluster fungeva da gruppo di controllo, ed ha svolto normale attività fisica generi- ca; ognuno dei tre gruppi ha praticato un'ora di lezione per tre volte a settimana per sei mesi totali. I risultati mostrano come il gruppo che ha studiato l'arte marziale tradiziona- le, comprensiva di aspetti che trascendono il puro esercizio fisico, abbracciando (sia pur nel breve tempo della loro pratica) ciò che le discipline del DO hanno da offrire, abbia- no diminuito sensibilmente le loro tendenze aggressive e criminali. Al contrario i sog- getti sottoposti all'allenamento offerto dallo sport da combattimento hanno incrementato questi tratti caratteriali; mentre il gruppo di controllo non ha mostrato variazioni di sor- ta.

Effetti molto positivi sono stati riscontrati anche sui bambini di otto anni in uno studio del 2002. 52

Reynes e Lorant hanno verificato tramite un test per misurare aggressività e rab- bia gli effetti del Karate e del Judo su bambini in questa fascia di età. Misurando i va53 -

lori ottenuti prima e dopo un anno di pratica si è visto come l'addestrarsi al Karate (stile

Shotokan nel caso specifico) abbia migliorato i punteggi dei ragazzi, a differenza del

Judo, che li ha invece peggiorati, mentre non sono state riscontrate variazioni significa- tive del gruppo di controllo, il quale non era coinvolto in alcuno sport. Le ragioni di queste differenze sono state imputate al diverso tipo di allenamento delle due arti mar- ziali: mentre nel Karate viene molto curata la parte dei Kata, nel Judo questa è scarsa-

La distinzione nelle arti marziali tra "tradizionale" e "sportivo" riguarda l'aspetto degli ambiti studiati

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dalle stesse. Per fare un esempio pratico, nel karate, la mano può colpire in moltissimi modi: con un dito solo, con due, con tre; con le prime due nocche; con il palmo, con il taglio esterno o interno; e svariati altri. Ma dal momento che si indossano i guanti da combattimento sportivo ecco che tutte le tecniche pri- ma descritte vanno a scomparire. Non si esaurisce certo qua la differenza tra i due settori: quando si alle- na un atleta per il fine unico della competizione ciò che più conta è la ripetizione del gesto e la prepara- zione atletica che sta alla base della prestazione fisica, mentre lo studio degli aspetti più nascosti e spiri- tuali dell'arte è lasciato al margine estremo della pratica, ed al massimo si fa una preparazione psicologica alla gara. Si noti bene che la mia non è una critica né all'uno né all'atro aspetto.

Reynes and Lorant 2OO2a, 2002b; competitive martial arts and aggressiveness: A 2-YR. Longitudinal

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study among young boys; Perceptual and motor skills Buss and Perry Aggression Scalel

mente affrontata, in più i karateka sono soliti dedicare i momenti iniziali e finali della lezione ad una breve meditazione, assente nel Judo (o almeno nelle palestre che hanno aderito allo studio). 54

E' dunque, anche in questo caso, l'aspetto più spirituale e di autocontrollo della disciplina a fare la differenza sostanziale: la ripetizione dei kata richiede il massimo controllo da parte del praticante, ogni minima parte del corpo deve essere posizionata nel modo corretto, dalle dita dei piedi all'angolazione della testa, instillando nell'esecu- tore la consapevolezza di sé, la pazienza necessaria a migliorare l'esercizio e la dedizio- ne all'arte, costruendo la capacità di domare i propri istinti.


Seppur non siano presenti nello studio, si può immaginare che anche tipi di sport in cui sia richiesta

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