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Trovare parcheggio è sempre molto difficile, bisogna affrettarsi perché la pubblicità sta finendo e tra poco compariranno i titoli di testa. Trovato il posteggio, bene! Il film almeno lo si è già deciso e ci si posiziona in coda alla cassa. Si compra il biglietto, si corre verso il bar a comprare popcorn e coca- cola e via veloci verso la maschera che strappa il nostro biglietto. Si giunge alla sala, si trovano i posti, ci si toglie il cappotto, si spegne il telefonino e appena in tempo… buio in sala, inizia il film!

Leggendo queste righe, ogni frequentatore assiduo di cinema, ci si sarà almeno in parte riconosciuto. Ogni qual volta si decide di andare al cinema a vedere un nuovo film, si avvia una serie azioni che si ripetono quasi sempre uguali. Qualche cosa però, non è sempre la stessa. Alla fine della proiezione usciamo dalla sala in un certo senso diversi, cambiati. Se il film ci è piaciuto il nostro sguardo si fa sognante e assente, se invece la pellicola ci ha delusi si torna più in fretta nella realtà carichi di giudizi e polemiche pronte a dar vita ad una discussione tra amici.

Cosa succede quindi quando si spengono le luci e l’immensità dello schermo illuminato ci cattura?

Succede che stiamo per varcare una soglia, un ingresso, un confine. Citando Calvino, dobbiamo rilassarci, smettere di pensare e di parlare per entrare nella condizione spirituale ottimale per poterci godere il film.

Ci viene chiesto di abbandonare il nostro mondo, la nostra realtà quotidiana, per entrare in un nuovo universo: quello della finzione, della fantasia, insomma quello del film.

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Le prime scene del film, addirittura le prime inquadrature, come le prime righe di un romanzo o le prime note di una sinfonia, catturano la nostra attenzione, dando il via ad un contatto intimo tra spettatore e finzione, la cui buona riuscita sarà fondamentale per il giudizio che daremo a quel film quando le luci in sala si saranno nuovamente accese.

Le prime immagini, i primi volti, rumori, colori, suoni o silenzi che provengono dallo schermo sono proprio quelli che avranno il compito e il potere di prenderci per mano e guidarci senza mai mollare la presa, per tutta la durata del film.

Possiamo definire l’incipit come il luogo dove avviene una sorta di “imprinting”, spazio in cui si muovono i primi passi nel mondo della finzione, ci si orienta e si impara a procedere con cautela interpretando nella maniera più corretta tutti gli stimoli visivi e auditivi che la pellicola ci presenta.

Il contatto più profondo, il legame più intimo e stretto, la relazione più importante tra spettatore e finzione hanno luogo solamente nell’esordio.

Per rendere più efficace questa sorta di “allacciamento” tra “destinatario” e “mittente”, occorre che lo spettatore sia predisposto a lasciarsi sedurre e trasportare da ciò che vede sullo schermo. Ecco perché il contesto in cui i film vengono proiettati è una sala buia e silenziosa.

C’è una situazione da cinema e tale situazione è pre-ipnotica. Per citare una metonimia che risponde al vero, il nero della sala è prefigurato dalla fantasticheria crepuscolare che precede il nero e conduce il soggetto, di strada in strada, di manifesto in manifesto, a inabissarsi infine in un incubo oscuro, anonimo, indifferente, dove deve prodursi quel festival di affetti che viene chiamato film.59

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Il buio e il silenzio sono due condizioni fondamentali per potersi rilassare e godere di questo rituale luminoso e sonoro che è il film. Lo spettatore viene solitamente ipnotizzato e catturato dallo spettacolo visivo e sonoro che le immagini in movimento sullo schermo provocano, ma basta poco perché questa simbiosi onirica venga a mancare e lo spettatore venga distratto da qualcosa che sta succedendo nel mondo reale delle sala del cinema.60

In sala le luci si abbassano e i titoli di testa cominciano a scorrere sul grande schermo poi, il rumore che temevamo: CRUNCH CRUNCH. Una minaccia che sembra ripeterci.”Da qui fino alla fine del film non vi darò tregua”.61

Come dicevo, basta poco per distrarsi, ma la nostra curiosità verso ciò che mostra e vuole raccontarci il film è più alta di qualsiasi rumore esterno. Bisogna fare in modo che nulla ci riporti bruscamente nella realtà, facendoci abbandonare l’universo finzionale all’interno del quale ci ha condotti l’incipit. Inizialmente, distrazioni a parte, lo spettatore è bendisposto alla ricezione delle immagini, ma vorrà ben presto essere ricambiato e premiato per la sua attenzione. Vorrà che la sua curiosità e le sue alte aspettative vengano presto soddisfatte.

Come ho più volte ripetuto nei paragrafi precedenti riguardo alla letteratura e all’arte in generale, la prima impressione è quella che più conta. Le prime righe di un romanzo ti permettono subito di capire se quel libro fa per te e se

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Non bisogna dimenticare che nell’età contemporanea abbiamo assistito ad un continuo moltiplicarsi delle “esperienze del film”. Se in passato le pellicole potevano essere guardate soltanto in sale cinematografiche attrezzate per la loro riproduzione, oggi invece possiamo guardare i film nei luoghi e nei contesti più svariati. Pensiamo alla distribuzione del film tramite l’avvento prima del VHS e poi del DVD che ci hanno permesso, ad un prezzo abbastanza modico, di gustarci le nuove uscite direttamente sul divano della nostra casa, oppure recentemente con la massificazione dell’uso di internet e della tecnologia portatile possiamo essere spettatori dei film dallo schermo del nostro portatile o del nostro smartphone in qualsiasi posto, senza alcun limite di tempo e spazio.

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continuerai a leggerlo e, anche per quanto riguarda il film, l’incipit sarà il luogo della scelta, il luogo decisivo e strategico per far cadere lo spettatore nella “trappola” oppure farlo distrarre dal mondo che lo circonda, o peggio ancora, farlo addormentare o addirittura alzarsi e uscire dalla sala.