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E’ un vino giallo paglierino brillante con un perlage fino e persistente e aromi di fiori bianchi, mela e pera. E’ fresco ed elegante al palato con una moderata gradazione alcolica. Viene prodotto nelle tipologie:

1) Spumante, rappresenta rispettivamente il 60% e l’89,7% del totale delle produzioni

DOC e DOCG nelle versioni:4

• Brut (0-12 g/litro di zucchero): è la versione più “secca” e rappresenta il 31% sul totale spumante Prosecco Superiore DOCG. E’ elegante, consigliato per antipasti o primi piatti estivi o a base di pesce;

• Extra Dry (12-17 g/litro di zucchero): è la versione “intermedia” e rappresenta il 63% del totale spumante Prosecco Superiore DOCG. E’ festoso, consigliato per brindisi ed aperitivi;

• Dry (17-35 g/litro di zucchero): è la versione di Prosecco spumante più dolce e rappresenta il 6% della produzione spumantistica della DOCG. E’ un vino zuccherino, consigliato per il fine pasto da abbinare con i dolci;

                                                                                                               

4Le tipologie riguardano tutta la gerarchia qualitativa del Prosecco, le percentuali di produzione brut, extra dry e

2) Frizzante: rispettivamente il 39% e il 7% delle produzioni totali di Prosecco DOC e DOCG;

3) Fermo (o tranquillo): rappresenta l’1% della produzione totale a DOC e lo 0,2% del totale DOCG.

Queste tipologie produttive e commerciali si distinguono tra loro per diverse tecnologie enologiche di produzione che conferiscono ai vari tipi di Prosecco specifiche caratteristiche organolettiche. Come si può vedere dalle percentuali, il Prosecco è conosciuto in tutto il mondo come vino Spumante, infatti, sono più di cento anni che viene prodotto così; in questi ultimi anni poi è diventato il primo Spumante d'Italia: il Distretto del Conegliano Valdobbiadene è il primo distretto spumantistico d’Italia a partire dal 2003.

Le varie versioni di spumante utilizzano frequentemente in etichetta le diciture “Millesimato” o “Cuvée”. Questi termini in ambito enologico vennero dapprima utilizzati nella produzione dello Champagne e negli spumanti metodo classico in quanto il metodo Martinotti-Charmat è di più recente utilizzo. La cuvée è una miscela di vini base spesso prodotti da uve provenienti da vigne e annate diverse. Si preferisce produrre una miscela di diverse annate per meglio gestire gli effetti delle variazioni climatiche sulla qualità e sulla quantità d’uva. Se la cuvée è composta di uve almeno per l'85% della stessa annata, ossia il millesimo, allora lo spumante viene indicato con il termine "millesimato" e l'annata deve essere riportata in etichetta. Solitamente, la frazione di vino di altri anni serve a migliorare alcune caratteristiche del vino stesso. La parola "cuvée" non ha alcun significato qualitativo/normativo: che uno spumante sia il frutto di una cuvée è la normalità. Anche nel caso di un Millesimato, la cuvée può derivare da uve provenienti da appezzamenti diversi dato che ciascuno di essi fornirà alla cuvée la propria caratterizzazione organolettica specifica del territorio di provenienza. Per di più, le grandi case spumantistiche vinificano per la maggior parte uve conferitegli da piccoli produttori: pertanto, il concetto di cuvée in questo caso è "intrinseco". Per inciso, il termine cuvée in francese ha tre significati diversi: viene utilizzato per indicare il mosto ottenuto dalla prima spremitura delle uve, quello che noi chiamiamo "mosto fiore"; indica come già detto il risultato di una miscela di vini tranquilli provenienti da vitigni ed annate diverse; indica infine gli Champagne di maggior prestigio (berlucchi.it). Nella maggior parte dei casi reali come in questo elaborato, per cuvée s’intende miscela o miscuglio.

Fatta chiarezza sul significato dei due termini, si passa ora ad esaminare il contenuto del disciplinare Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG in merito alla dicitura “Millesimato”. Il disciplinare definisce l'impiego della dicitura nell'articolo 7 comma 5, riferito alle norme di etichettatura: “nella designazione del vino spumante è consentito riportare il termine millesimato, purché il prodotto sia ottenuto con almeno l'85% del vino dell'annata di riferimento, che va indicata in etichetta”. Il Prosecco tradizionalmente viene prodotto come un millesimato: il vino di una data annata è proveniente da uve della vendemmia dell’annata. Sebbene il disciplinare oggi preveda la possibilità di assemblare annate diverse, la produzione è solitamente costituita da millesimati. Accade quindi che, spesso, i produttori indichino con il termine millesimato, quel particolare Prosecco che vogliono distinguere per qualità all’interno della linea di prodotto (proseccoforyou.com).

Il Consorzio Tutela Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, al riguardo afferma che: «nonostante le caratteristiche dei vini di tipologia Prosecco siano

quelle di un vino giovane e fresco, apprezzabile nei suoi primi anni di vita, capita che ci siano spumantizzazioni ottenute con l'uvaggio del vino dell'ultima annata e di quello dell'annata precedente in percentuali diverse. Avviene nei primi mesi dell'anno, specialmente, quando le aziende hanno ancora vino della penultima vendemmia e lo miscelano con quello di recente vinificazione: potrebbe così succedere di avere una base spumante composta per il 5% da vino dell'anno prima, e il rimanente da vino della vendemmia in corso. E' però una pratica sempre meno diffusa, grazie alle norme di produzione stabilite dal nuovo disciplinare, dal quale emerge sempre più spesso l'obbligatorietà di indicare l'annata. L'utilizzo della menzione "Rive", per esempio, implica l'utilizzo di vini di un'unica annata»… «di per se la dicitura millesimato non costituisce “garanzia di qualità superiore”, ma è pur sempre “un'indicazione di qualità per il cliente”». Infatti «il produttore riserverà le sue uve migliori alla produzione del millesimato, perché "in purezza" la vinificazione è più difficile: il vino ottenuto non può essere "corretto" dal taglio con vini di altra annata, quindi l'unica tutela possibile è utilizzare uve di grandissima qualità. Da questo punto di vista si può dire che il Millesimato abbia caratteristiche di selezione tali da garantirne eccellente qualità”». Il

prezzo del millesimato è solitamente più elevato di quello dei non-millesimati perché

«la produzione del Millesimato richiede maggiore lavoro in vigna e in cantina, e l'impiego delle migliori uve aziendali: è quindi ammissibile un valore economico superiore a quello dei prodotti non millesimati».

Alla luce di quanto emerso, è possibile affermare che la dicitura “Millesimato” non viene ricompresa e tutelata direttamente dal marchio collettivo DOCG, ma sarebbe da assoggettare al marchio del produttore: è ogni singolo produttore responsabile di questa dicitura qualora venga apposta in etichetta. Affermare che uno spumante Millesimato è migliore di uno non millesimato non è corretto. Infatti, in commercio vi è la possibilità di trovare un Prosecco non millesimato di un ipotetico produttore x, qualitativamente superiore al Prosecco Millesimato del produttore y. Ma rispetto ai due diversi prodotti di uno stesso produttore (Millesimato e non), il consumatore può giustamente presupporre, una generale superiorità del vino Millesimato rispetto ad un vino che non utilizza tale dicitura, poiché sono riservate ad esso le uve migliori e il lavoro per ottenerlo è superiore.

Se un produttore produce e commercializza ogni anno un vino Millesimato (per esempio nel 2010, 2011, 2012, ecc.), è normale che il vino di una o alcune annate risulti superiore rispetto a quello di altre annate, a causa della variabilità delle condizioni pedologiche, climatiche e atmosferiche. Ciò per dire che il termine “Millesimato” in se, non significa “vino di ottima annata”, ma come suddetto “vino d’annata”. Anche se vi sono produttori italiani ed esteri che producono spumanti con menzione “Millesimato” riportata in bottiglia solo nelle annate eccellenti, esiste comunque uno sforzo maggiore da parte di tutti per farlo, perché sono necessari maggiori costi, maggior lavoro e le uve selezionate. Dunque una bottiglia di Prosecco “Millesimato” di un dato produttore è superiore rispetto ad una equivalente5

bottiglia di Prosecco dello stesso produttore che tale dicitura non ha.

Dietro questo termine, anche se a mio avviso esiste ancora un certo vuoto normativo, esiste una realtà fatta d’impegno, di dedizione e di lavoro da parte degli imprenditori vitivinicoli. Qualora nel mercato si verificassero comportamenti opportunistici, è presumibile ipotizzare che siano casi isolati e controproducenti che nuocerebbero più che al consumatore, al valore e all’immagine aziendale formatisi lentamente in un arco temporale ben più lungo di una singola annata. Il consumatore molto spesso non conosce precisamente il significato del termine, ma lo considera giustamente come un generale attributo qualitativo del prodotto che, confrontato sullo scafale con un vino non millesimato, risulta essere meno economico. Posto di fronte al problema informativo relativo alla qualità di un prodotto agro-alimentare, il                                                                                                                

5 Il termine equivalente sottolinea l’esistenza di denominazioni come Rive DOCG e Cartizze DOCG superiori

consumatore ricorre a dei riferimenti standard, cioè a degli indici che ritiene idonei per approssimare il livello della qualità. Per acquisti di basso valore unitario, come sono in genere i prodotti agro-alimentari, tali indici sono costituiti da delle semplificazioni. Una di queste è il prezzo (Pilati, 2004).

1.6 Il metodo di produzione: una prima segmentazione di