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Carlota Smith (1991–2007).

La natura relazionale del tempo

1.23. Carlota Smith (1991–2007).

In The Parameter of Aspect del (1991), Carlota Smith considera l'aspetto grammati- cale come un punto di vista (viewpoint), ed individua tre prospettive: (i) perfettiva, (ii) imperfettiva, e (iii) neutra in cui non c'è morfologia aspettuale. E come una situazione tipo (situation type), basandosi sulle classi azionali di Vendler (1957[1967]). Assumendo l'ana- lisi reichenbachiane delle tre istanze di tempo E, R, S, Carlota Smith (2006, 2007) propone di comprendere il controverso punto R, Reference Time, come una variabile interpretativa del tempo (ma non del tempo grammaticale). La variabile lega con il tempo dell'evento ed

il tempo dell'enunciato, rispettivamente. Inoltre, R può essere attiva anche a partire da mor- fologia azionale, aspettuale e avverbiale, non soltanto temporale. Infine, la validità dell'ap- proccio che inserisce il punto R nella rappresentazione del tempo è supportata (sorprenden- temente) dalle lingue atemporali, come il cinese mandarino ed il navajo, da lei studiate. L'ontologia del tempo in Smith (2007) è quella per cui “time is a single unbounded dimen-

sion, so that some kind of orientation is needed to locate a situation temporally” (ib. 230)

La localizzazione temporale degli eventi nelle lingue atemporali avviene tramite inferenze, a partire da particelle e morfemi aspettuali, ma anche in assenza radicale di “tempo”. L'idea che le lingue possono collocare eventi nel tempo indirettamente è colta nei seguenti prin- cipi pragmatici:

(153) The Deictic Principle

gli eventi (stati ed eventi tutti) sono temporalmente localizzabili rispetto al momento dell'enunciato, cioè S (speech time);

(154) The Bounded Event Constraint

le situazioni, gli eventi, ecc. delimitati (bounded) non sono localizzabili per S; (155) The Simplicity Principle of Information

se l'informazione è incompleta, il parlante/ascoltatore sceglierà l'interpretazione che richiede il minimo di informazione da aggiungere o inferire.

Il cinese mandarino, non esibisce morfologia di “tempo” ma particelle di aspetto,

le, guo, zai e zhe. Tuttavia, l'interpretazione temporale non è difettiva. Smith e Erbaugh

(2005) esplorano la possibilità che esista un localizzazione temporale di default tramite la nozione di delimitatezza (boundedness) che è data nei tre principi, visti in precedenza. Vediamo una esemplificazione in versione ridotta, con le e guo in (156) e le diverse inter- pretazioni in relazione al riferimento temporale:

(156) Wŏ shuāiduàn –le tŭi

io rompere ASP gamba

“Mi sono rotto la gamba (ed è ancora ingessata)” (157) Wŏ shuāiduàn –guo tui

io rompere ASP gamba

“Mi sono rotto la gamba (adesso è guarita)”

La particella aspettuale guo è un marcatore del perfettivo (bounded) e per il Boun-

ded Event Constraint localizza l'evento prima del tempo di riferimento, cioè il momento

deittico dell'enunciato, come per i participi in italiano, es. “Maria (è) uscita”. La particella

le è un marcatore dell'imperfettivo senza distinzione di delimitatezza (unbounded), e come

conseguenza include nel suo riferimento il tempo dell'enunciato, con interpretazione del tipo “presente”, come l'imperfetto romanzo, es. “Maria esce”. In questo sistema, la nozione

del punto R è fondamentale, anche se non è visibile a livello grammaticale, ed in effetti non è chiaro come poterla sostenere soltanto su queste basi. Tuttavia, la stipulazione di C. Smith è che la relazione tra R e S è inferita tramite una regola che predice la localizzazione temporale di eventi e situazioni, in (158)

(158) Default temporal location inference rule

(i) se E si estende (overlaps) su un evento, allora R si estende su S (ii) se E include (includes) un evento, allora R precede S

La regola dice che (i) la denotazione non delimitata di un evento implica che il suo riferimento non sia delimitato dal momento dell'enunciato; in (ii) la denotazione delimitata di un evento implica che il suo riferimento preceda il momento dell'enunciato. Natural- mente, il tempo dell'enunciato appare automaticamente in ogni frase come elemento extra- linguistico contestuale (cfr. Frege 1918). Su queste basi, C. Smith (2006, 2007) osserva che il Reference Time è necessario dove altri elementi “temporali” spostano il riferimento tem- porale rispetto al momento deittico dell'enunciato. In altre parole, la valutazione della situazione evento (E) non lega con il tempo dell'enunciato (ST) direttamente, ma con un'al- tra istanza di tempo (RT) che è questa che lega con S. Il caso più interessante che voglio riproporre qui è un estratto di storia in cui si osserva un deittico che non fa riferimento al momento dell'enunciato, come generalmente succede, ma è in qualche modo shifted, e prende come riferimento un'altra “istanza” di tempo, in (159) – l'esempio adattato all'ita- liano, originale in Smith (2006: 16) e Smith e Erbaugh (2005):

(159) pensare al tempo in cui io schiaffeggiare quell'ospite... xiànzài semplicemente in grado di sposare il signor Bi ...

Il parlante sta riportando eventi del passato rispetto ad una vita difficile precedente, e inserisce un deittico come xiànzài “ora” che chiaramente non si riferisce al momento del- l'enunciato, ma la tempo passato successivo al tempo passato dei momenti difficili. In ita- liano, il congiunto dopo “ora” avrebbe l'imperfettivo, del tipo “adesso ero in grado di spo- sare....”.

C. Smith assume che la relazione tra tempo della situazione (E) e tempo del riferi- mento R è semanticamente codificata. Tuttavia, la relazione tra R e S nelle lingue atempo- rali non è codificata a livello lessicale. In queste lingue, o relativizzando, nelle frasi atem- porali è necessario formalizzare il criterio per stabilire le “proprietà di delimitatezza” ine- renti alle classi di situazioni ed eventi (aktionsart), per permettere ai principi pragmatici di operare. C. Smith (1991, 2007) propone cinque classi, sulla base delle classi azionali di Vendler (1957), in (160)

(160) a. Stati: intrinsecamente non delimitati;

b. Eventi:(i) telici e culminazioni e puntuali: delimitati;

(ii) compimento e attività: (ii') delimitati, o (ii'') non delimitati. Nelle parole di C. Smith (2007) “telic events have intrinsic bounds as the characte-

rizing property of their final endpoint; single-stage events are intrinsically bounded, due to their lack of duration they consist of a single stage” (ib. 243). In breve, nelle frasi atempo-

rali, il punto di vista aspettuale è neutro, pertanto devono essere attivi i principi pragmatici sulla base delle proprietà azionali delle situazioni e degli eventi:

(161) Temporal Schema Principle

nelle frasi atemporali, interpreta la delimitatezza sulla base dei tratti temporali inerenti alle situazioni e agli eventi.

(161) è un caso speciale del principio di semplicità (in precedenza), sulla base degli “equivalenti” principi pragmatici formalizzati (i) dalla seconda massima della Quantità di Grice (1975), o (ii) dal Principio di Informatività di Levinson (1983), (iii) dal Principio–R descritto da Horn (1984) – i quali sostanzialmente dicono “tenta di dare un contributo che sia vero, e cioè non (i) dire ciò che pensi sia falso, (ii) non dire ciò per cui non hai prove adeguate” (cit. Grice 1975). Su queste basi, C. Smith (2006) può dire allora che “The

default provides the input to temporal interpretation, which follows the pragmatic princi- ples in inferring that bounded events are taken as Past, unbounded situations are taken as Present” (ib. 23). In definitiva, semantica e pragmatica operano “cooperando” per ottenere

interpretazioni temporali in assenza di tempo grammaticale. Carlota Smith aderisce alla rappresentazione della Discourse Representation Theory di Kamp e Reyle (1993) che non discuteremo, in quanto introduce un metalinguaggio del discorso che non ci è utile per i fini della discussione in questa dissertazione.