• Non ci sono risultati.

Casa circondariale di Modena

Nel documento relazione annuale delle attività svolte (pagine 113-118)

Alla data dell’ultima visita (13 dicembre 2013) erano presenti 568 detenuti, di cui 330 condannati in via definitiva, 112 in attesa di primo giudizio, 200 tossicodipendenti (15 in terapia metadonica), 22 gli ammessi al lavoro all’esterno, 7 i semiliberi, 32 le donne.

È sempre molto alta, prossima al 70%, la presenza di stranieri (392).

È attivo il servizio di accoglienza dei nuovi giunti con spazi dedicati (13 celle per due persone ognuna) per le persone condotte in carcere, in attesa di effettuare uno screening sanitario prima dell’assegnazione alle sezioni detentive; parimenti attiva, la sezione per dimittendi (con spazi dedicati alla scuola e ai corsi di formazione), dove vengono assegnate le persone quando resta da scontare un breve periodo detentivo.

La direzione del carcere di Modena ha da tempo proceduto ad “aprire” le celle, o meglio le camere di pernottamento: le sezioni detentive risultano ormai tutte “aperte”, a parte una (per motivi di incolumità personale, quella in cui sono allocati i detenuti cosiddetti “protetti promiscui”), e i detenuti passano parte della giornata fuori dalla cella.

Nel vecchio edificio non ci sono tendenzialmente più di due detenuti per cella, con gli imputati separati dai condannati.

Il nuovo padiglione del carcere di Modena, è andato pienamente a regime, ha una capienza di circa 200 unità, distribuite su tre piani; gli ambienti appaiono congrui dal punto di vista degli spazi e della luminosità;

Casa circondariale di Modena

le celle sono disposte su tre sezioni (ospitano quattro detenuti), una per ogni piano, in regola con i parametri europei.

Un ampio spazio per la socialità e le attività ricreative dei detenuti è previsto in ogni sezione.

Si registra la mancanza di uno spazio appositamente adibito a refettorio, non previsto nella progettazione, in cui i detenuti possano consumare insieme i pasti.

Questa nuova ala viene a caratterizzarsi per l’adozione nelle sue sezioni del cosiddetto “regime aperto”, agevolando l’uso degli spazi comuni in modo che i detenuti vi possano trascorrere una parte significativa della giornata.

La vigilanza è garantita da un sistema di videosorveglianza contiguo, ma esterno alla sezione, con l’intervento del personale a chiamata del detenuto, attraverso un citofono, ovvero quando se ne ravvisi l’opportunità.

Nel nuovo padiglione sono presenti circa 200 reclusi “comuni”, condannati in via definitiva, lì collocati con la speranza di poter svolgere attività lavorative. Molti di questi, infatti, hanno risposto ad un interpello dell’Amministrazione penitenziaria regionale chiedendo di essere trasferiti a Modena, nella speranza che il progetto relativo all’offerta trattamentale del nuovo padiglione, con possibilità di partecipare a corsi di formazione e di espletare attività lavorative, potesse compiutamente dispiegarsi. Ma la situazione ad oggi è ben lontana da potersi considerare soddisfacente. Per quanto riguarda i dati del lavoro si lamenta la mancanza di risorse e opportunità per i detenuti.

Nonostante gli sforzi della Direzione, lavorano all’interno dell’Istituto 58 persone: 50 impegnati nei lavori domestici, per brevi periodi non continuativi, e per il disbrigo delle ordinarie occupazioni all’interno della struttura, e 8 nella tenuta agricola.

Inoltre, se in un primo momento, nell’ambito della riorganizzazione degli istituti che l’Amministrazione penitenziaria sta operando, era previsto che al nuovo padiglione venissero assegnate le persone condannate in via definitiva con residuo pena minimo di 5 anni, anche tossicodipendenti, che non avessero possibilità di accedere alle misure alternative alla detenzione, con il tempo si è verificato che venissero lì collocate persone anche non in possesso di tali requisiti, talvolta venendo anche lì assegnati detenuti a seguito di sfollamenti da altre carceri extra-regionali.

In riferimento alla criticità legata alla carenza di lavoro all’interno del carcere, la Garante ha fatto un appello all’imprenditoria modenese, pubblicato integralmente sulla Gazzetta di Modena, nel quale si auspicano investimenti nel lavoro in carcere.

Sempre buono il riscontro che si è avuto da parte dei detenuti sull’attività dei volontari presenti in modo efficace all’interno del carcere, con i quali sono in essere continui raccordi e collaborazioni.

La Garante, agli inizi del 2014, ha ricevuto una segnalazione collettiva della 1^ sezione “protetti”, avente ad oggetto le condizioni detentive, che ha provveduto doverosamente a trasmettere alla Direzione, richiedendo ogni più opportuno approfondimento.

La Direzione forniva riscontro in data 6 febbraio 2014.

Comunicato stampa 19/02/2013

Carcere Modena. La Garante visita il nuovo padiglione: “Serva a ridurre il sovraffollamento”

“Sicuramente questo padiglione rappresenta un miglioramento per le condizioni detentive delle persone. L’auspicio è che contribuisca a ridurre il sovraffollamento regionale e non venga, invece, col tempo, riempito oltre la capienza regolamentare”.

È quanto ha dichiarato Desi Bruno, Garante delle persone private delle libertà personale della Regione Emilia-Romagna, dopo la visita al padiglione di nuova costruzione nel carcere di Modena, aperto ma non ancora pienamente a regime. Il sopralluogo è avvenuto insieme al provveditore regionale alle carceri, Pietro Buffa, alla direttrice dell’istituto, Rosa Alba Casella, e al personale della Polizia penitenziaria.

Il nuovo padiglione ha una capienza di circa 200 unità, distribuite su tre piani; gli ambienti appaiono congrui dal punto di vista degli spazi e della luminosità; le celle sono disposte su tre sezioni, una per ogni piano. Un ampio spazio per la socialità e le attività ricreative dei detenuti è previsto in ogni sezione.

Attualmente sono ristrette 46 persone allocate al primo piano, 62 al secondo, mentre il terzo non è in funzione; nel complesso della struttura penitenziaria risultano presenti 382 detenuti, di cui 157 condannati in via definitiva.

Al piano terra vi sono i locali in cui è prevista la nuova ubicazione degli uffici della Polizia penitenziaria, quelli per i colloqui con gli operatori, un ampio spazio per attività in comune delle sezioni detentive, la cucina. Si registra la mancanza di uno spazio appositamente adibito a refettorio, non previsto nella progettazione, in cui i detenuti possano consumare insieme i pasti.

Nell’ambito della riorganizzazione degli istituti che l’Amministrazione penitenziaria sta operando, questa nuova ala viene a caratterizzarsi per l’adozione nelle sue sezioni del cosiddetto “regime aperto”, agevolando l’uso degli spazi comuni in modo che i detenuti vi possano trascorrere una parte significativa della giornata. Vi saranno destinate le persone condannate in via definitiva a cui restino da espiare 5 anni, anche tossicodipendenti, che non abbiano possibilità di accedere alle misure alternative alla detenzione. La vigilanza sarà garantita da un sistema di videosorveglianza contiguo, ma esterno alla sezione.

Casa circondariale di Modena

Comunicato stampa 26/07/2013

Carcere Modena. Le valutazioni della Grarante Regionale dei detenuti dopo l’ultima visita alla casa circondariale

Accompagnata dalla direttrice, Rosa Alba Casella, e dal comandante della Polizia penitenziaria, la Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, ha visitato la Casa Circondariale di Modena.

Alla data del 24 luglio, risultano essere presenti 511 detenuti. Negli ultimi mesi il dato risulta stabile, e senza prospettive di diminuzione, così come l’alta percentuale di stranieri che caratterizza la struttura modenese (circa il 70%); le donne sono 30; ai acuisce il dato relativo al passaggio dal carcere al momento dell’arresto in flagranza, risultando meno praticata la custodia nelle strutture nella disponibilità della polizia giudiziaria.

Le sezioni detentive risultano ormai tutte “aperte”, a parte una, potendo i detenuti passare parte della giornata fuori dalla cella; non ci sono tendenzialmente più di due detenuti per cella; gli imputati sono separati dai condannati.

Mancano risorse adeguate da destinare al lavoro dei detenuti: i posti-lavoro sono circa 60, e si assiste a un progressivo taglio delle retribuzioni; per la Garante è auspicabile un maggior coinvolgimento degli Enti Locali e dell’imprenditoria, per sostenere progetti che tendano a favorire un reale reinserimento nella società. Sebbene l’Ufficio del Garante ritenga che il tema del lavoro retribuito per le persone detenute non sia abdicabile, di fronte alla crisi sociale in atto, è opportuno riconoscere che anche il lavoro volontario (se deriva da una scelta individuale del detenuto frutto di una chiara volontà di riparazione) può avere una notevole valenza rieducativa.

Applicando il protocollo d’intesa firmato un anno fa da Anci e Dap (Dipartimento

dell’amministrazione penitenziaria), volto alla promozione territoriale di lavori di pubblica utilità, il carcere ha avviato una positiva collaborazione, con alcuni detenuti che si recano a lavorare all’esterno nell’ambito di progetti di lavoro volontario in attività a favore delle comunità locali.

La visita della Garante ha contemplato anche gli ambienti del nuovo padiglione, aperto all’inizio del 2013, in cui sono attualmente ristrette circa 180 detenuti “comuni”, con le celle disposte su 3 sezioni su 3 piani. L’apertura del nuovo padiglione ha rappresentato un concreto tassello della realizzazione del “circuito regionale”, con relativa riorganizzazione degli Istituti, secondo le indicazioni

dipartimentali: è stato adottato un “regime aperto”, relativamente alle celle, che restano aperte per una parte significativa della giornata, e i detenuti possono utilizzare gli spazi comuni presenti.

La vigilanza è garantita da un sistema di videosorveglianza contiguo ma esterno alla sezione, con l’intervento del personale a chiamata, attraverso un citofono, del detenuto, ovvero quando se ne ravvisi l’opportunità.

Desi Bruno conferma dopo questa visita l’assoluta congruità degli ambienti dal punto di vista degli spazi, con il rispetto della capienza regolamentare, e della luminosità, ma segnala alcune criticità:

allo stato risulta essere stato parzialmente disatteso l’orientamento originario che prevedeva di

agevolare in questa sede il percorso trattamentale dei detenuti con la possibilità di partecipare a corsi di formazione e di espletare attività lavorative; gli stessi detenuti rilevano la condizione detentiva alienante nella quale si trovano, non avendo possibilità di impiegare utilmente il loro tempo. L’auspicio è che dopo l’estate il progetto relativo all’offerta tratta mentale del nuovo padiglione possa compiutamente dispiegarsi.

Comunicato stampa 20/12/2013

Carcere. La Garante visita l’istituto di Modena e lancia un appello all’imprenditoria locale

La Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, il 13 dicembre scorso ha visitato la Casa circondariale di Modena.

La situazione si riassume innanzitutto in questi numeri: 568 i detenuti presenti, di cui 330 condannati in via definitiva, 112 in attesa di primo giudizio, 200 tossicodipendenti (15 in terapia metadonica), 22 gli ammessi al lavoro all’esterno, 7 i semiliberi. È sempre molto alta, prossima al 70%, la presenza di stranieri (392).

È attivo il servizio di accoglienza dei nuovi giunti con spazi dedicati (13 celle per due persone ognuna) per le persone condotte in carcere, in attesa di effettuare uno screening sanitario prima dell’assegnazione alle sezioni detentive; parimenti attiva, la sezione per dimittendi (con spazi dedicati alla scuola e ai corsi di formazione), dove vengono assegnate le persone quando resta da scontare un breve periodo detentivo.

La direzione del carcere di Modena aveva da tempo proceduto a “aprire” le celle, o meglio le camere di pernottamento: le sezioni detentive risultano ormai tutte “aperte”, a parte una (per motivi di incolumità personale, quella in cui sono allocati i detenuti cosiddetti “protetti promiscui”), e i detenuti passano parte della giornata fuori dalla cella. Nel vecchio edificio non ci sono

tendenzialmente più di due detenuti per cella, con gli imputati separati dai condannati.

Permangono le criticità legate al nuovo padiglione, sebbene si siano finalmente risolte le

problematiche relative al malfunzionamento dell’impianto idraulico, che non ha fornito per diverso tempo l’acqua calda.

Aperto circa un anno fa per migliorare le condizioni di sovraffollamento, il nuovo padiglione è più idoneo, con camere di pernottamento più ampie (ospitano quattro detenuti) e in regola con i parametri europei. Il controllo è garantito da un sistema di videosorveglianza esterno alla sezione, con l’intervento del personale a chiamata del detenuto, attraverso un citofono, ovvero quando se ne ravvisi l’opportunità.

Nel nuovo padiglione sono presenti circa 200 reclusi “comuni”, condannati in via definitiva, lì collocati con la speranza di poter svolgere attività lavorative. Molti di questi, infatti, hanno chiesto espressamente di essere trasferiti a Modena, auspicando che il progetto relativo all’offerta trattamentale del nuovo padiglione, con possibilità di partecipare a corsi di formazione e di espletare

Casa circondariale di Modena

attività lavorative, potesse compiutamente dispiegarsi. Ma la Garante registra che la situazione è ben diversa. Nonostante gli sforzi della Direzione, lavorano all’interno dell’Istituto 58 persone: 50 impegnati nei lavori domestici, per brevi periodi non continuativi, e per il disbrigo delle ordinarie occupazioni all’interno della struttura, e 8 nella tenuta agricola.

Desi Bruno rivolge un pressante appello all’imprenditoria locale, sul modello di quanto già avvenuto nel carcere di Bologna. Il lavoro in carcere rappresenta un investimento per tutti, anche per la collettività in termini di sicurezza: solo il lavoro, infatti, può abbattere la recidiva. Chiede agli imprenditori di scommettere su un progetto di lavoro in carcere: ci sono gli spazi, gli sgravi fiscali, una manodopera meno costosa e con voglia di fare… Ricorda che a Bologna si sono messi insieme tre grandi imprese industriali (Ima, Gd e Marchesini) e assieme alla Fondazione Aldini Valeriani hanno dato vita a un’impresa sociale, aprendo un’officina in carcere che sta dando ottimi risultati e impegna una dozzina di detenuti in lavori di carpenteria, assemblaggio e montaggio di componenti meccanici. L’auspicio è che qualche imprenditore modenese voglia fare altrettanto.

Nel documento relazione annuale delle attività svolte (pagine 113-118)