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La questione relativa al taglio dei dirigenti penitenziari anche in Emilia-Romagna

Nel documento relazione annuale delle attività svolte (pagine 141-147)

La Garante, attraverso comunicati stampa e note, anche a firma congiunta degli altri Garanti dei Detenuti, indirizzate, tra gli altri, ai Ministri della Giustizia e dell’Economia, ha espresso la forte contrarietà a provvedimenti che abbiano ad oggetto la riduzione del numero dei dirigenti penitenziari, paventandosi l’applicabilità della cd. spending review anche al personale della carriera dirigenziale.

Già allo stato c’è una carenza di personale direttivo, con anche il dato regionale che certifica che è in atto l’accorpamento di più istituti sotto una direzione unica.

Al riguardo, infatti, si ricordano in particolare le esperienze delle sedi penitenziarie di Bologna, Rimini, Ferrara, dove sono applicate figure dirigenziali che già avevano la pregressa titolarità di un altro istituto.

Ciò comporta disagi per chi riveste ruolo direttivo nell’organizzare la vita dell’istituto e assicurare la fondamentale presenza all’interno in termini di propulsione, controllo e coordinamento della varie aree, a maggior ragione nell’attuale momento storico in cui l’Amministrazione penitenziaria si sta adoperando per operare una razionalizzazione del sistema, con un auspicato miglioramento delle condizioni detentive e delle iniziative trattamentali per la popolazione detenuta.

Appare di tutta evidenza l’impatto negativo sulla riorganizzazione in corso che verrebbe ad avere una scelta politico-amministrativa volta alla riduzione del numero dei dirigenti – o al mantenimento dello status quo, quando invece il numero andrebbe aumentato, bandendo un nuovo concorso (l’ultimo risale ad oltre 20 anni fa).

I dirigenti penitenziari

La lettera a firma congiunta dei Garanti dei Detenuti sui tagli alla dirigenza penitenziaria

Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri Via Arenula, 70 00186 ROMA

Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni

Via XX settembre, 97 00187 ROMA

Presidente 2^ Commissione permanente (Giustizia) del Senato della Repubblica Nitto Francesco Palma

Piazza dei Caprettari, 79 00186 ROMA

Presidente II Commissione (Giustizia) della Camera dei deputati Donatella Ferranti

Palazzo Montecitorio – Piazza Montecitorio 00186 ROMA

Presidente Commissione ministeriale di studio in tema di interventi in materia penitenziaria istituita c/o l’Ufficio di Gabinetto del Ministro della Giustizia

Mauro Palma Via Arenula, 70 00186 ROMA

Bologna, 8 novembre 2013

Oggetto: tagli a dirigenza penitenziaria All’Autorità in indirizzo,

i Garanti dei diritti dei detenuti condividono le preoccupazioni delle sigle sindacali dei dirigenti di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna, paventandosi l’applicabilità della cd. spending review, così come prevista dall’art. 2 comma 1 del D.L. 6 luglio 2012, n. 95, anche al personale

I dirigenti penitenziari

della carriera dirigenziale penitenziaria, secondo quanto emerso nel dibattito politico delle ultime settimane.

Già durante il precedente Governo, i Garanti dei diritti dei detenuti, in un’apposita lettera a firma congiunta indirizzata al Ministro della Giustizia, avevano stigmatizzato il riesame della spesa

dell’Amministrazione Penitenziaria, ed oggi ribadiscono con forza la contrarietà a provvedimenti che abbiano ad oggetto la riduzione del numero dei dirigenti penitenziari.

Una scelta orientata in tal senso non sarebbe funzionale al progetto che nell’attuale momento storico l’Amministrazione Penitenziaria sta perseguendo, dandosi una nuova forma di

organizzazione, ed operando tanto in termini di razionalizzazione del sistema detentivo quanto in termini di umanizzazione della pena, con auspicato miglioramento delle condizioni detentive e delle iniziative trattamentali a favore della popolazione detenuta, anche per mettere a norma un sistema penitenziario ritenuto a più riprese contra legem in sede internazionale ad opera della Corte Edu.

Si consideri infatti che entro il 28 maggio 2014 l’Italia è tenuta a conformarsi alle indicazioni della Corte Edu, con riguardo alle condizioni inumane e degradanti che caratterizzano l’espiazione della pena negli istituti penitenziari, in particolare adottando misure e azioni in grado di porre rimedio al sovraffollamento carcerario.

E se entro tale termine l’Italia non avrà sanato la propria posizione, saranno inevitabili ulteriori condanne.

In un siffatto contesto operativo appare privo di razionalità, e destituito di ogni fondamento, un intervento che miri a porre in essere tagli alla dirigenza penitenziaria – già di per sé depauperata in termini di risorse professionali, essendo presenti su tutto il territorio nazionale casi di attribuzioni plurime di direzioni, con la tendenza in atto all’accorpamento di più istituti sotto una direzione unica -. Infatti la presenza quotidiana di un direttore titolare, le cui funzioni sono di propulsione, controllo e coordinamento tra le varie aree del carcere, è il perno essenziale attorno al quale ruota l’organizzazione della vita dell’istituto penitenziario, con il rischio concreto che l’assenza di singole titolarità delle direzioni possa comportare una caratterizzazione della detenzione in termini prevalentemente custodiali.

Così la paventata riduzione del personale della carriera dirigenziale penitenziaria non sarebbe strategica, ma disfunzionale, rispetto all’obiettivo che l’Amministrazione Penitenziaria si pone, venendosi, di fatto, a rendere non attuabili forme di riorganizzazione del sistema penitenziario.

Tutto ciò premesso, si auspica pertanto che il sistema penitenziario, la cui tenuta ha già dato patenti segni di compromissione, come ampiamente certificato in sede internazionale, non venga ulteriormente provato da discutibili, se non incaute, scelte politico-amministrative orientate alla riduzione dei dirigenti penitenziari, ma bensì che si inizi a valutare l’opportunità politica di porre in essere prioritariamente azioni volte al potenziamento dell’Amministrazione Penitenziaria in termini di nuove risorse professionali.

Ringraziando sin d’ora per l’attenzione, porgo distinti saluti.

I Garanti dei Detenuti:

Desi Bruno – Regione Emilia-Romagna Angiolo Marroni – Regione Lazio Armando Michelizza – Comune di Ivrea

Giorgio Bertazzini – Provincia di Monza Brianza Alberto Gromi – Comune di Piacenza

Piero Rossi – Regione Puglia

Sergio Steffenoni – Comune di Venezia Italo Tanoni – Regione Marche

Emilio Santoro per l’associazione “L’altro diritto”- Comune di San Gimignano Margherita Forestan – Comune di Verona

Carlo Mele – Provincia di Avellino

Francesco Racchetti – Comune di Sondrio Alessandra Naldi – Comune di Milano Franco Corleone – Regione Toscana Enrico Formento – Regione Valle d’Aosta Emilio Quaranta – Comune di Brescia Fabio Nieddu – Comune di Pescara Maria Pia Brunato – Comune di Torino

Marcello Marighelli – Provincia e Comune di Ferrara

I ringraziamenti del Sindacato Direttori Penitenziari

(giunti l’11.11.2013 via e-mail all’indirizzo di posta elettronica istituzionale)

La prego di voler presentare alla Garante Desi Bruno, a nome mio personale e dei dirigenti penitenziari, il più vivo ringraziamento per la sensibilità mostrata relativamente alla delicata questione, con preghiera di estendere il ringraziamento a tutti i Garanti delle persone private della libertà personale che vi hanno aderito.

Con i più cordiali saluti.

Rosario Tortorella

(Segretario Nazionale Si.Di.Pe. - Sindacato Direttori Penitenziari)

I dirigenti penitenziari

Comunicato stampa 20/02/2013

Carceri. Garante regionale detenuti: no al taglio dei dirigenti penitenziari anche in Emilia-Romagna

Una serie di sigle sindacali ha proclamato lo stato di agitazione dei dirigenti di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna. Sulla vicenda interviene Desi Bruno, Garante regionale per le persone private della libertà personale.

“Esprimo solidarietà alle OO.SS. del personale della carriera dirigenziale penitenziaria che hanno proclamato lo stato di agitazione in riferimento alle problematiche della categoria, con particolare riguardo alla prossima emanazione di un decreto del Governo volto ad operare una riduzione del numero dei dirigenti penitenziari.

Già nei mesi scorsi, insieme ai garanti dei diritti dei detenuti, in un’apposita lettera a firma congiunta indirizzata alla Ministra Severino, avevo stigmatizzato il riesame della spesa dell’Amministrazione penitenziaria, e oggi ribadisco con forza la contrarietà a provvedimenti che abbiano ad oggetto la riduzione del numero dei dirigenti penitenziari, paventando, in particolare, che in quelle carceri dove è assente la titolarità della direzione possa prevalere un’organizzazione della vita dell’istituto caratterizzata in termini di contenzione.

In verità, già allo stato c’è una carenza di personale direttivo, tanto in Emilia-Romagna quanto su tutto il territorio nazionale, il che comporta attribuzioni plurime delle direzioni. Anche nella nostra regione è in atto l’accorpamento di più istituti sotto una direzione unica. Ciò comporta disagi per chi riveste ruolo direttivo nell’organizzare la vita dell’istituto e assicurare la fondamentale presenza all’interno. Non va dimenticato che è il direttore che svolge funzione di sintesi e di coordinamento tra le varie aree (della sicurezza, educativa, contabile) che si occupano del carcere.

Nell’attuale momento storico in cui l’Amministrazione penitenziaria si accinge ad effettuare la sua

“rivoluzione normale” – così come è stata definita dal Capo Dipartimento la realizzazione dei circuiti regionali -, consistente in una razionalizzazione del sistema della detenzione per implementarne l’efficienza e l’efficacia, con un auspicato miglioramento delle iniziative trattamentali per la popolazione detenuta, appare privo di logicità un intervento orientato a privare alcuni istituti penitenziari della figura di un direttore titolare, la cui funzione fondamentale è di propulsione, controllo e coordinamento dell’istituto, venendosi così, di fatto, a rendere non attuabile la riorganizzazione”.

Desi Bruno conclude così la sua presa di posizione: “Si ritiene che il Governo, ad una manciata di giorni dal finire della legislatura, non possa ulteriormente provare un sistema penitenziario ridotto ai minimi termini, riducendo anche il numero dei direttori, ma debba prioritariamente valutare l’opportunità politica di bandire un nuovo concorso per l’assunzione di figure direttive, risalendo l’ultimo ad oltre 20 anni fa”.

Comunicato stampa 11/11/2013

Carcere. La Garante contro i paventati tagli alla dirigenza penitenziaria

I Garanti dei detenuti, fra cui Desi Bruno - che svolge questa funzione per la Regione Emilia-Romagna - hanno inviato una lettera ai ministri della Giustizia, Annamaria Cancellieri, e dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e ai presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. Oggetto: le forti preoccupazioni manifestate dai sindacati dei dirigenti di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna, in vista di una nuova spending review che possa ridurre il numero dei dirigenti penitenziari.

Nella lettera - indirizzata anche a Mauro Palma, Presidente della commissione ministeriale di studio in tema di interventi in materia penitenziaria - sta scritto che i Garanti condividono queste preoccupazioni. Una scelta di questo tipo, infatti, “non sarebbe funzionale al progetto che l’Amministrazione Penitenziaria sta perseguendo, dandosi una nuova forma di organizzazione ed operando tanto in termini di razionalizzazione del sistema detentivo quanto in termini di umanizzazione della pena”. Non si può dimenticare, scrivono i Garanti regionali, provinciali e comunali, che occorre mettere a norma un sistema penitenziario ripetutamente colpito da valutazioni europee per le condizioni inumane e degradanti che caratterizzano l’espiazione della pena negli istituti di reclusione. Entro il 28 maggio 2014, l’Italia è tenuta a conformarsi alle indicazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, adottando azioni in grado di porre rimedio al sovraffollamento;

se entro quel termine, l’Italia non avrà sanato la propria posizione, saranno inevitabili ulteriori condanne.

Perciò, eventuali tagli alla dirigenza penitenziaria - in un contesto già segnato da attribuzioni plurime di direzioni - non sarebbe strategica, ma disfunzionale, scrivono i Garanti a Ministri e presidenti delle Commissioni parlamentari. Sarebbe un fatto assai negativo, perché la presenza quotidiana di un direttore titolare “è il perno essenziale attorno al quale ruota l’organizzazione della vita dell’istituto penitenziario, con il rischio concreto che l’assenza di singole titolarità delle direzioni possa

comportare una caratterizzazione delle detenzione in termini prevalentemente custodiali”.

Sono tre le case di lavoro attualmente presenti in Italia: una a Vasto, una Favignana e la terza a Castelfranco Emilia, nel modenese.

Nella provincia di Modena era ospitata, fino alla primavera del 2012, anche un’altra casa di lavoro, quella di Saliceta San Giuliano: due delle quattro case di lavoro presenti sul territorio nazionale si trovavano, pertanto, nella sola Emilia-Romagna.

Gli eventi sismici del 2012 hanno però imposto l’evacuazione della struttura di Saliceta San Giuliano, dichiarata inagibile dai Vigili del Fuoco.

Castelfranco Emilia è tecnicamente una casa di Reclusione con annessa casa di Lavoro, ma attualmente ospita più di 90 persone in regime di internamento, mentre quelle detenute si contano sulle dita di una mano.

Il problema più rilevante riguarda la scarsissima possibilità di lavorare, nonostante il fatto che proprio il lavoro dovrebbe rappresentare il contenuto caratterizzante di questa misura di sicurezza.

Gli internati svolgono attività lavorativa a turno, solo per periodi limitati e con retribuzioni bassissime.

La struttura, però, presenterebbe notevoli potenzialità: basti pensare alle decine di ettari di terreno non curati e quindi non utilizzati per le colture, nonché ai 2.000 metri quadrati di spazi interni, praticamente inutilizzati.

Nel 2013 l’Ufficio del Garante si è inoltre a più riprese recato presso l’istituto penitenziario di Castelfranco Emilia al fine di sostenere colloqui con gli internati e/o detenuti.

Sono stati mantenuti buoni rapporti con il volontariato carcerario locale.

I resoconti nei comunicati stampa.

Nelle case di lavoro sono internate quelle persone che hanno commesso reati (la quasi totalità degli internati ha già scontato la pena detentiva) a cui il magistrato ha applicato questa ulteriore misura di sicurezza perché considerate socialmente pericolose18.

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18. Si vedano gli artt.216, 217, 218 C.P.

Art.216 – Assegnazione a una colonia agricola o a una casa di lavoro - Sono assegnati a una colonia agricola o a una casa di lavoro;

1. coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza (102 ss.);

2. coloro che, essendo stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza (102 ss.), e non essendo più sottoposti a misura di sicurezza, commettendo un nuovo delitto, non colposo (43), che sia nuova manifestazione della abitualità, della professionalità o della tendenza a delinquere;

3. le persone condannate o prosciolte, negli altri casi indicati espressamente nella legge (212, 215, 223, 226, 231)

Art.217 – Durata minima – La assegnazione a una colonia agricola o ad una casa di lavoro (216) ha la durata minima di un anno. Per i delinquenti

Nel documento relazione annuale delle attività svolte (pagine 141-147)