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La nuova disciplina in materia di espulsione degli stranieri

Nel documento relazione annuale delle attività svolte (pagine 177-193)

Le modifiche del D.L. 23 dicembre 2013 n.146, convertito con legge del 21 febbraio 2014 n.10, recante misure urgenti in tema di diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria, riguardano anche la materia dell’immigrazione di cui decreto legislativo n. 286/98 e succ. modifiche, ed in particolare l’espulsione dei detenuti stranieri come sanzione alternativa alla detenzione (art. 6).

Secondo i dati riportati nella relazione di accompagnamento del D.L. n. 146/2013, convertito con L. 10 del 21 febbraio 2014, il Ministero di Giustizia stima che al luglio 2013 erano presenti negli istituti penitenziari 22.812 detenuti stranieri non appartenenti all’UE, e pertanto potenzialmente espellibili in presenza delle condizioni richieste ai sensi dell’art. 16 comma 5 D.Lgs. n. 286/98.

Le modifiche apportate ampliano la categoria dei reati per cui deve essere disposta l’espulsione quando residuano anni due di reclusione da scontare, ricomprendendo anche quelli meno gravi previsti dal Testo Unico sull’immigrazione e anche quelli di rapina ed estorsione aggravata ex art. 628 co.3 e 629 co.2 c.p.p., prima esclusi.

Inoltre è prevista anche l’espulsione una volta scontati reati ostativi. Questo comporterebbe che, sempre alla data del 30 luglio 2013, il numero delle persone straniere davvero espellibili ammonterebbe a 5.018 unità, con un incremento di circa 1.300 persone in virtù delle modifiche apportate.

La disciplina, come modificata, è importante perché potrebbe incidere sulla presenza di detenuti stranieri non solo negli istituti penitenziari, ma anche nei CIE, soprattutto se andrà a regime la nuova disciplina in tema di identificazione degli stranieri espellibili, da effettuarsi sin dall’ingresso in carcere, in modo che i dati identificativi possano essere trasmessi alla magistratura di sorveglianza per l’adozione del provvedimento di espulsione.

Ovviamente resta fondamentale la collaborazione delle autorità diplomatiche, ma il meccanismo, benché non nuovo, ma previsto solo a livello di circolare, dovrebbe evitare il passaggio dei detenuti espellendi dai CIE, con riduzione di presenze e costi e di una di quelle situazione di grande tensione che ha caratterizzato la vita all’interno dei centri, costituita dalla presenza di persone provenienti dal carcere, da identificarsi compiutamente, in assenza di procedura di identificazione opportunamente attivata negli istituti penitenziari di provenienza.

La tabella di confronto tra il T.U e le modifiche apportate dalla L. n.10 del 21 febbraio 2014, di conversione del D.L. n.146 del 23 dicembre 2013 è riportata nella sezione “La questione carceri e gli stranieri” alla pag.

54.

3.05.2013

Nota al Provveditore regionale, Pietro Buffa in merito a procedure di identificazione dei detenuti extracomunitari in attesa di espulsione

Gentile Provveditore,

in qualità di Garante regionale mi occupo anche delle persone trattenute nei Centri di identificazione ed espulsione di Bologna e Modena, dove sono ristretti i cittadini non appartenenti all’Unione Europea in attesa di espulsione.

Come saprà, per effetto della legge n. 129/2011, il trattenimento può arrivare anche sino a 18 mesi, qualora non si riesca ad identificare tempestivamente la persona da allontanare.

Ad oggi circa la metà delle persone trattenute arrivano dal carcere senza precedente identificazione che, quando possibile, eliminerebbe il passaggio dai CIE, risparmiando a chi esce dal carcere un ulteriore periodo di privazione della libertà personale (difficilmente compreso) e meno difficile la situazione all’interno dei Centri, dove le tensioni sono continue e spesso sfociano in rivolte.

Le chiedo pertanto se è possibile richiedere alla Direzioni degli istituti, per la parte di competenza, di prestare la massima attenzione alle procedure di identificazione degli stranieri, soprattutto laddove le detenzioni sono significative, in tempo utile ad evitare quanto sopra, e secondo le coordinate operative contenute nelle circolari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria 20 luglio 2000, n.3529/5979 (Attività di identificazione dei detenuti extracomunitari finalizzata all’esecuzione delle misure di rimpatrio previste dal D.L.vo 286/1998) e nella direttiva interministeriale del 25 luglio 2007 Mastella-Amato in materia di procedure di identificazione dei detenuti extracomunitari in attesa di espulsione. Ringraziando sempre per l’attenzione, porgo cordiali saluti.

Avv. Desi Bruno - Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale - Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna

La risposta del Dipartimento dell’ AP – PRAP Regione Emilia-Romagna

Con riferimento alla nota avente prot. N. 0018808 del 3.5.2013, afferente l’oggetto, si comunica che gli istituti penitenziari del distretto di competenza di questo Provveditorato, operano in piena sintonia con le FF.OO. locali nel dare attuazione al D.L.vo 286/1998, in materia di identificazione dei detenuti extracomunitari, ed in osservanza alle disposizioni e direttive emanate dai competenti Uffici dipartimentali, che di seguito si elencano:

- Circolare n. prot. 576630.13 e n. 3529/5979 del 20.07.2000;

- Circolare n. prot. 502117 del 04.07.2001;

- Nota Ministeriale cod. id. n. 000680 del 07.08.2007 dell’Ufficio del Capo del Dipartimento;

- Nota Ministeriale cod. id. n. 0342379-2007 del 08.01.2008. Cordiali saluti

Il Provveditore regionale - Pietro Buffa

Comunicato stampa 11/01/2013

Carcere. Garante regionale detenuti al CIE di Bologna: situazione degradante, a rischio la salute pubblica. Struttura da chiudere

“Non è più rinviabile una visita ispettiva dell’Azienda Usl, la situazione è vistosamente degradante per le persone rinchiuse e può mettere a rischio la salute pubblica. Abbiamo riscontrato almeno tre casi di scabbia, in un contesto di forte promiscuità in cui mancano beni di prima necessità e appaiono necessari vari interventi strutturali, di natura idraulica, muraria, elettrica, igienico-sanitaria.

È poi inaccettabile l’insufficienza di beni di prima necessità – carta igienica, sapone, biancheria intima, abbigliamento – a cui sono sottoposte le persone trattenute nel Cie di Bologna”.

I centri di identificazione ed espulsione

Comunicato stampa del 09/01/2013

Carcere. Venerdì 11 la Garante visita il CIE di Bologna

Nella mattinata di venerdì 11 gennaio, Desi Bruno, Garante regionale per le persone private della libertà personale, visiterà il Cie (Centro di identificazione e di espulsione) di Bologna.

Si tratta della prima visita in via Mattei dopo l’avvio della nuova gestione: dal primo gennaio, il Consorzio Oasi ha sostituito la Confraternita della Misericordia. Nel corso del 2012, sono transitate nel Centro per immigrati circa 600 persone, di 43 nazionalità diverse; nel periodo in cui vengono trattenute – non di rado vicino ai dodici mesi – queste persone non vengono impegnate in attività formative o ricreative.

Dopo le ultime visite effettuate al Cie di Bologna, Desi Bruno ha segnalato situazioni a forte rischio igienico-sanitario, e anche la presenza di persone sieropositive. La Garante si è ripetutamente rivolta alle autorità sanitarie e alla Prefettura, chiedendo un rapido accertamento con ispezione igienico-sanitaria sulle condizioni di vivibilità del Cie.

L’Azienda Usl non ha mai effettuato visite ispettive, come avviene in carcere, perché il luogo veniva considerato sottratto ai poteri di controllo del servizio pubblico. Ma il 21 novembre scorso, la Prefettura di Bologna ha scritto al direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl di Bologna che nulla osta al compimento di questa visita, reputandone l’utilità anche ai fini delle verifiche di competenza della Prefettura.

Nella lettera si chiedeva di segnalare i nominativi del personale incaricato, al fine di poter

concordare la data di acceso alla struttura, ma non si hanno notizie di una programmazione della visita.

Lo dice Desi Bruno, Garante regionale per le persone private della libertà personale, che ha appena visitato il Centro di identificazione e di espulsione di via Mattei. Si tratta della prima verifica dopo l’avvio della nuova gestione del Centro (dal primo dicembre, il Consorzio Oasi ha sostituito la Confraternita della Misericordia). Oggi sono trattenuti nel Cie 51 persone, 21 donne e 30 uomini.

Già dopo le visite precedenti – settembre e novembre 2012 - la Garante aveva denunciato una situazione di forte degrado, con particolare riferimento agli incombenti rischi igienico-sanitari (è costante la presenza di persone sieropositive). Perciò si era rivolta alle autorità sanitarie, alla Prefettura, al sindaco di Bologna e all’assessorato della Regione, chiedendo un’ispezione finalizzata a verificare le condizioni di vivibilità del Cie. In passato, l’Azienda Usl non ha mai effettuato visite ispettive, come avviene solitamente in carcere, perché il luogo veniva considerato alla stregua di una zona militare, dunque sottratto ai poteri di controllo del servizio pubblico. Ma il 21 novembre scorso, la Prefettura di Bologna ha scritto al Direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl di Bologna che nulla osta al compimento di questa visita, ravvisandone l’utilità anche ai fini delle verifiche di competenza della Prefettura.

“Sono passati 50 giorni – sottolinea Desi Bruno – e questa visita non è ancora avvenuta”.

Oggi alla Garante è stata consegnata una lettera, sottoscritta da 31 persone trattenute nel Cie e già indirizzata alla Guardia di Finanza: nel testo si elencano le condizioni “disumane” a cui sono sottoposti i reclusi, definite assai peggiori del carcere. “Non abbiamo i nostri minimi diritti di base, per esempio, dentifricio, spazzolino, un cambio di indumenti puliti, un pasto decente, materassi igienici, un cambio di lenzuola, riscaldamento nelle camere e finestre rotte… Mancano medicinali importanti per la nostra salute e non ci sentiamo seguiti bene dal personale medico”. Va ricordato come la nuova società del gestione del Centro, che certo non porta responsabilità per le carenze strutturali, sia subentrata dopo aver vinto una gara al massimo ribasso, al termine della quale da più parti si era segnalata la preoccupazione sul rispetto dei requisiti minimi a garanzia delle persone trattenute nel Cie.

Comunicato stampa 01/02/2013

CIE Bologna. Risultati ispezione ASL, Bruno (Garante detenuti)

“Confermata gravità situazione igienico sanitaria, struttura da chiudere”

“La visita ispettiva della Asl del 14 gennaio conferma quanto già riscontrato in occasione delle mie precedenti visite, le condizioni igienico-strutturali sono inaccettabili e le persone trattenute vivono in una situazione degradante, con rischio per la loro salute e per quella degli operatori presenti”: è quanto afferma la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, alla luce di ciò che i funzionari della Asl di Bologna hanno riscontrato all’interno del Cie felsineo.

Consegna regolare di indumenti, biancheria e prodotti per l’igiene per evitare un “rischio gravissimo

di diffusione di patologie infettive”; la definizione di procedure per la corretta gestione dei nuovi ingressi; riunioni periodiche di coordinamento tra tutti i portatori di interesse; un registro di infortuni per un programma di prevenzione degli stessi e l’attivazione di attività ludico-ricreative degli ospiti, “al fine di garantire un clima sociale adeguato e ridurre la conflittualità”: è ciò che l’Asl chiede alla direzione del Centro di identificazione ed espulsione di Bologna nella relazione elaborata dopo la visita ispettiva a lungo richiesta dalla Garante Desi Bruno, che da tempo lamentava come in passato l’Azienda sanitaria non avesse mai effettuato alcun controllo sulla struttura, al contrario di ciò che avviene per il carcere.

Dal punto di vista della gestione delle persone trattenute, gli ispettori sanitari hanno rilevato tra le problematiche principali “l’esplicita richiesta di psicofarmaci da parte di oltre un terzo degli ospiti”, questo per proseguire terapie che avevano iniziato nei periodi di carcerazioni in penitenziario, e “quattro segnalazioni di sospetta scabbia”, per cui, ricorda l’Asl nella sua relazione, “è di fondamentale importanza la gestione corretta della biancheria personale e degli effetti letterecci”.

Per quanto riguarda le condizioni dell’edificio, nel documento si ravvisa come “la struttura necessita di significativi ed urgenti interventi di manutenzione”, dagli “interventi sull’impianto elettrico per il ripristino del funzionamento dei corpi illuminanti e delle parti di impianto non più efficienti” al

“rimettere in funzione le parti di raffrescamento disattivate” in previsione dell’estate, passando per “le porte nei bagni e nelle docce e i lavabi mancanti da rimontare”. A ciò si deve aggiungere poi “una pulizia straordinaria in tutto l’edificio”.

Secondo l’Asl, non bisogna poi sottovalutare il tema della gestione degli incendi: di fronte a roghi “a volte deliberatamente provocati all’interno delle stanze dormitorio” (nella relazione si segnala che al momento della visita il personale “stava spegnendo un falò di posate di plastica e pane imbustato che era stato acceso dagli ospiti”), è necessario “individuare procedure atte a consentire di effettuare gli interventi in modo celere e sicuro”, come ad esempio “manichette con sistema a pioggia dai condotti di aereazione”, oltre a “ripristinare le funzionalità dell’impianto di rilevazione fumo”.

“Di fronte alla mancanza di beni di prima necessità e di interventi strutturali di natura idraulica,

muraria, elettrica e igienico-sanitaria, ritengo che la struttura sia inidonea tanto per i ristretti quanto per gli operatori- conclude Bruno-, ed è questo quindi il momento opportuno per chiudere definitivamente una struttura ampiamente sottoutilizzata da tempo”.

I centri di identificazione ed espulsione

Comunicato stampa 05/03/2013

Immigrati. Desi Bruno (Garante regionale detenuti) “CIE inutili e dannosi, è tempo di chiuderli”

“Ho chiesto, ancora con più forza negli ultimi mesi, che il Centro di identificazione e di espulsione di Bologna fosse chiuso. Ma nei sessanta giorni che dovrebbero servire per i lavori necessari a ripristinare strutture e ambienti, occorre ripensare quello che fino a oggi è stato fatto con le trattenute e i trattenuti, rinchiusi senza aver commesso un reato all’interno di un posto che da tutti è considerato peggio di un carcere”.

Dopo il sollievo per la tanto richiesta chiusura del Cie, non si ammorbidisce la posizione della Garante regionale per le persone private della libertà personale, Desi Bruno.

Appena dieci giorni fa, la Garante aveva scritto al Prefetto, all’Asl e al sindaco Merola per denunciare che, dopo un mese dall’ultima visita, le condizioni di degrado in cui sono costretti a vivere i trattenuti erano rimaste immutate: “Magazzini vuoti mentre si cammina in ciabatte nella neve, coperte lasciate per mesi senza ricambio, assenza di biancheria intima, finestre rattoppate con cartone, cibo scadente, servizi igienici rotti, casi di scabbia, tossicodipendenti, persone affette da Hiv. Impossibile stupirsi quando, per protestare contro il trattenimento, un uomo e una donna si sono cuciti le labbra con fili tirati via da maglie e pezzetti di ferro acuminati”.

Sono tuttora presenti nel Centro di via Mattei 25 donne e 28 uomini, come ha potuto constatare il personale dell’ufficio del Garante nell’ultimo accesso di lunedì scorso. La chiusura, seppure temporanea, “costituisce una buona notizia”, ma adesso – ribadisce la Garante – “bisogna

ripensare l’intero sistema anche in attesa che a livello comunitario si trovi la strada per chiedere agli Stati più garanzie nei confronti dei cittadini stranieri da rimpatriare”.

La gravità della situazione è stata ripetutamente e costantemente monitorata dallo sportello di informazione giuridica attivato all’interno del Cie dalla Garante e dal Difensore civico; in alcuni casi, l’intervento del servizio ha consentito il rilascio di persone che non potevano essere trattenute.

All’interno del Cie non ci sono attività di volontariato tra i trattenuti. Corsi di italiano, attività sportive, piccole occasioni di lavoro, importanti soprattutto quando la permanenza può durare, di fatto, in alcuni casi anche un anno. La mancanza di servizi alle persone è legata anche alla scelta effettuata negli ultimi mesi di affidare la gestione del Centro secondo parametri al massimo ribasso, che certamente consentono di risparmiare, ma a danno della dignità delle persone. La Garante segnala, inoltre, come i decreti di espulsione che trovano compimento rappresentino solo la metà di quelli che dovrebbero essere effettuati, il calo progressivo delle presenze pone con sempre maggiore insistenza l’interrogativo sul significato di queste strutture nelle quali, con proroghe reiterate, la detenzione si può protrarre fino al limite dei 18 mesi, e spesso senza che alcuna identificazione si compia.

“Inutili per le identificazioni e inefficaci per le espulsioni, i Cie sono solo macchine che producono

insicurezza, tensioni, inumane condizioni di vita per le persone che vi sono ristrette, tagli traumatici dei legami familiari”, conclude la Garante. La stessa allerta viene lanciata per il Cie di Modena, che l’8 marzo la Garante tornerà a visitare, accogliendo l’appello lanciato pubblicamente dalla Cgil, in rappresentanza dei lavoratori da quattro mesi senza stipendio, e dal sindaco Pighi.

Comunicato stampa 06/03/2013

Immigrati. CIE Bologna, trasferimento persone trattenute.

Garante regionale detenuti: preoccupano condizioni donna che necessita cure importanti

“Si sta concludendo in queste ore il trasferimento dal Cie di Bologna delle trattenute e dei trattenuti.

Risulterebbe, infatti, che gli uomini sarebbero già stati inviati in altri Centri, mentre le donne verranno ricevute da altre strutture analoghe nel corso della giornata, conseguenza della decisione della Prefettura di chiudere il Centro per compiere lavori di manutenzione straordinaria e ordinaria. Tra coloro che sono in corso di trasferimento, vi è anche il cittadino straniero che da sabato, cucendosi la bocca con strumenti di fortuna, ha iniziato uno sciopero della fame per potere essere liberato, mentre la donna giunta a scegliere questo percorso di protesta, sembra abbia avuto un peggioramento delle condizioni generali proprio questa mattina”. A parlare è la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, in merito alla situazione che si sta determinando in seguito alla provvisoria chiusura del Centro di identificazione e di espulsione per immigrati di via Mattei, a Bologna.

“Esprimo preoccupazione- prosegue- per la situazione di una trattenuta per la quale come Garante ho cercato, al momento senza esito, la possibilità di un ricovero in una struttura per consentire di portare avanti cure delicate e importanti, in ragione delle quali si ha notizia che fosse stata fissata una visita di controllo la prossima settimana”. La cittadina straniera vista ieri dal referente lo sportello info giuridico era in attesa di un luogo in grado di ospitarla, per permettere l’inoltro della richiesta di permesso di soggiorno per motivi umanitari e il rilascio dal Cie. Per questo, la Garante, che segue da vicino l’evolversi della vicenda, sta valutando la situazione anche per comprendere se sono state assunte tutte le misure necessarie, affinché “l’invio in altre strutture non rechi alle persone trattenute disagi maggiori di quelli dovuti al semplice spostamento, e che siano fatte tutte le comunicazioni necessarie in riferimento alle condizioni di salute delle persone trasferite”.

I centri di identificazione ed espulsione

Comunicato stampa 11/03/2013

Immigrati. CIE Modena, gli effetti negativi del bando al massimo ribasso, aprire uno sportello per le persone trattenute

Dopo la visita di venerdì 8 marzo all’interno del CIE (Centro di Identificazione e di Espulsione) di Modena, il giudizio di Desi Bruno, Garante regionale per le persone private della libertà personale, appare più severo che in passato: “Nel complesso, la situazione del CIE di Modena è certamente migliore dell’analoga struttura di Bologna [appena chiusa per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ndr], ma è certamente peggiorata da luglio 2012”. Da allora, è diventato ente gestore del CIE il Consorzio Oasi, vincitore della gara al massimo ribasso indetta del Ministero degli Interni.

La scelta compiuta dal Ministero di indire bandi al massimo ribasso per queste strutture non si è rivelata positiva, come ha evidenziato anche il Sindaco di Modena, Pighi. Anziché risolversi, i problemi denunciati in passato, sono aumentati.

Venerdì si trovavano dentro il CIE di Modena 47 persone, alcune con gravi problemi di salute e per le quali sarebbero necessari accertamenti immediati. Si aggiungano le difficoltà degli operatori non pagati da mesi, lo stesso menù fornito da settimane e di qualità scadente, la presenza di un solo medico. Di una situazione così precaria, fanno le spese anche gli operatori di polizia e i militari costretti a gestire una situazione sempre più incandescente. Sono recenti la richiesta di chiusura del CIE di Modena da parte degli operatori di polizia penitenziaria, e lo sciopero (28 febbraio) dei dipendenti del Consorzio Oasi per il mancato pagamento degli stipendi.

Perciò, la Garante afferma: “Mentre aspettiamo una assunzione di responsabilità per la chiusura definitiva del CIE, dobbiamo intervenire quanto prima per impedire che il disagio diventi

velocemente degrado, mettendo a rischio le persone trattenute e i lavoratori”.

Una prima misura concreta sarebbe l’apertura dello sportello di informazione giuridica già attivato da maggio 2012 presso il CIE di Bologna. L’autorizzazione ad avviare questo servizio dipende dalla Prefettura; lo sportello consentirebbe di dare consulenza gratuita ai cittadini trattenuti, che spesso non capiscono perché si trovano reclusi senza aver commesso un reato. “Lo sportello di informazione giuridica - conclude Desi Bruno - agirebbe in sinergia con il Comune di Modena, come

Una prima misura concreta sarebbe l’apertura dello sportello di informazione giuridica già attivato da maggio 2012 presso il CIE di Bologna. L’autorizzazione ad avviare questo servizio dipende dalla Prefettura; lo sportello consentirebbe di dare consulenza gratuita ai cittadini trattenuti, che spesso non capiscono perché si trovano reclusi senza aver commesso un reato. “Lo sportello di informazione giuridica - conclude Desi Bruno - agirebbe in sinergia con il Comune di Modena, come

Nel documento relazione annuale delle attività svolte (pagine 177-193)