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Casino Royale (Martin Campbell, 2006)

Casino Royale è un film del 2006 diretto da Martin Campbell.

Basato sul primo romanzo del 1953 di Ian Fleming, non era, però, ancora mai stato “tradotto” sul grande schermo, poiché fino al 1999 la casa di produzione EON non ne deteneva ancora i diritti.

Ventunesimo capitolo della serie cinematografica di 007, è il primo con l’attore britannico Daniel Craig nel ruolo dell’agente segreto dell’MI6, James Bond.

75 La scelta, in apparenza controcorrente per il fascino dell’attore decisamente più rozzo rispetto all’immagine classica di Bond al cinema, si adatta perfettamente al nuovo contesto cinematografico, nel quale si preferisce un’azione più diretta e violenta con film come Mission Impossible (Brian De Palma, 1996) o The Bourn Identity (Doug Liman, 2002), ma anche al contesto storico e sociale, nel quale, come abbiamo già appurato, dopo l’undici settembre, il pubblico era pronto per un Bond più brutale, vulnerabile, più umano e capace di soffrire, che nel corso del film si tramuta gradualmente nell’icona cinematografica che tutti conosciamo. Questa pellicola viene considerata come un nuovo inizio, un “riavvio” della serie, o, per usare un termine più tecnico, un reboot, in quanto presenta uno 007 giovane e all’inizio della sua carriera come agente doppio 0 (con licenza di uccidere), con un comportamento inizialmente inesperto e vulnerabile rispetto ai film precedenti, ma anche più realistico, più tormentato e in seguito anche più violento.

Basta vederlo all’inizio del film, quando è visibilmente a disagio mentre commette il suo primo omicidio, e poi alla fine, quando gambizza il misterioso Mr. White e si presenta nell’unico modo possibile: “Il mio nome è Bond, James Bond”.

Si tratta di un film che mostra la genesi del personaggio e colma la lacuna intorno al suo passato, informandoci sugli antefatti.

La spia di Campbell è quindi inizialmente priva di Q e dei suoi gadget avveniristici (la sua dotazione prevede solo una radio e una pistola), dei motoscafi, della sua presentazione altisonante e viene del tutto esclusa la figura di Miss Moneypenny, la segretaria di M, se non per una criptica allusione al suo nome nella scena in cui compare per la prima volta Vesper (agente dei servizi

76 segreti) che si presenta dicendo: “I’m the Money” (“Sono il capitale”), e Bond aggiunge: “Every penny of it” (“E ne vali ogni penny”).

È un James Bond ancora acerbo, il cui gusto nel vestire viene messo in discussione, a cui non interessa se il suo Martini sia “agitato” o “mescolato”, che vediamo scosso e nervoso dopo essere sopravvissuto ad una lotta, insicuro, inesperto e caratterizzato da troppo ego.

Anche la colonna sonora, scritta da David Arnold, e la ballata rock You know my name di Chris Cornell che accompagna i titoli di testa, sono state pensate e realizzate per rappresentare un Bond più giovane e inesperto: Arnold utilizza le note della canzone come tema portante del film per quasi tutte le tracce della colonna sonora, facendo un minimo uso del classico tema The James Bond Theme, scritto da Monty Norman e John Barry, utilizzandone solo le caratteristiche note introduttive nei momenti che caratterizzano il personaggio, ad esempio a termine della partita a carte. La versione completa del tema si può sentire solo alla fine del film, quando Bond si conferma come l’agente segreto che conosciamo.

Il film si apre con un flashback in bianco e nero che per la prima volta integra la gunbarrel sequence: 007, in un bagno pubblico voltato di spalle, raccoglie la pistola e voltandosi di scatto spara al nemico, dando poi inizio ai titoli di testa del film in una caleidoscopica grafica giocata sui semi delle carte da gioco. In questa scena iniziale l’agente segreto ottiene i due zeri, ovvero la licenza di uccidere. La storia, poi, prende il via in Africa, dove Bond ha il compito di intercettare un costruttore di bombe ed interrogarlo. Bond affronta la sua prima missione e il suo primo inseguimento: un’incredibile corsa urbana a ostacoli a Nambutu, azione

77 che proietta il personaggio nelle ambasciate, negli aeroporti e nei luoghi aperti perennemente minacciati da attacchi terroristici.

Le cose ovviamente non vanno come previsto e il novello 007 è costretto dagli eventi a freddare l’artificiere. Il tutto viene ripreso dalle telecamere di sicurezza dell’ambasciatore e, pertanto, scoppia un caso internazionale.

Il bad guy cui James Bond risalirà (che, come ogni villain che si rispetti, presenta caratteristiche fisiche inconsuete e quasi diaboliche: lacrima sangue), è il banchiere Le Chiffre (Mads Mikkelsen), che finanzia le organizzazioni terroristiche di tutto il mondo e vende azioni finanziarie destinate a crollare a causa degli attentati da lui stesso organizzati. Uno di questi viene però sventato da Bond e le azioni salgono invece di scendere. Bond causa quindi al banchiere molte perdite e questo, per rifarsi dei debiti organizza una partita di poker con poste molto alte. 007 viene quindi inviato in Montenegro al Casino Royale a giocare in un torneo di Texas hold’em. Scopo della missione, finanziata dal governo britannico, qui rappresentato dalla bellissima Vesper Lynd (Eva Green), è quello di battere il banchiere così da metterlo in difficoltà davanti ai suoi clienti, ovvero i criminali da lui stesso finanziati per organizzare attentati, e costringerlo quindi a chiedere la protezione dei servizi segreti inglesi in cambio di informazioni.

Le Chiffre però è particolarmente abile e Bond perde tutti i soldi fornitigli dal tesoro britannico. Inaspettatamente però gli viene in aiuto un uomo della CIA, che gli fornisce il denaro necessario per continuare a giocare e farlo vincere.

Con le spalle al muro e senza altre opzioni, il banchiere cattura e tortura brutalmente 007 con l’intento di riprendersi il denaro, ma questi non cede.

78 Tuttavia prima che Bond possa riuscire a vendicarsi, Le Chiffre viene freddato da un misterioso sicario e lui viene risparmiato.

Bond si risveglia in una clinica sul lago di Como, dove stringe sempre di più i rapporti con Vesper e se ne innamora perdutamente tanto da decidere di ritirarsi dai servizi segreti per vivere con lei una vita “normale”. A Venezia però 007 è messo di fronte alla realtà, scoprendo il tradimento della donna, intenta a consegnare il ricavato della vincita al casinò agli uomini dell’organizzazione terroristica che tengono in ostaggio il suo fidanzato. Nell’intento di impedire la consegna, l’agente uccide tutti i mercenari, e Vesper perde la vita nonostante i suoi tentativi di salvarla. Ed ecco comparire un altro aspetto di questo 007 rinnovato: la fragilità. Lo vediamo infatti disperato per la perdita dell’amata, ma, ancora di più, adirato per il tradimento. Vesper è una femme fatale, donna capace di spezzare il cuore all’inguaribile sciupafemmine e lasciarlo devastato. Sarà una ferita che mai riuscirà a rimarginarsi (come vedremo poi anche nei successivi film) e che porterà Bond a uccidere anche simbolicamente l’unica donna che abbia mai amato, e quindi a precludersi ogni possibilità di un altro amore romantico, con la frase “la puttana è morta”.

I soldi sono quindi finiti nelle mani dell’uomo che lo risparmiò alla morte di Le Chiffre, Mr. White e, proprio grazie a un ultimo SMS di Vesper, scritto a Bond prima di morire, la spia riesce a localizzare il sicario. 007 ha imparato la lezione e, ormai conscio dei rischi della sua professione, si reca nella dimora di questi e lo affronta, dichiarando, infine: “Il mio nome è Bond, James Bond”.

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