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“ Il mio nome è Bond, James Bond.”

Una delle battute più memorabili della storia del cinema, frase cult, immutata da Agente 007. Licenza di uccidere a Spectre, tra le più ripetute e più amate, pronunciata da tutti gli attori che hanno interpretato James Bond, da Sean Connery a Daniel Craig, che si sono fatti carico dei diversi portati politici, storici e sociologici messi in campo di volta in volta nella serie di 007, che ha saputo rilanciarsi senza perdere grinta e smalto.

Nato dalla penna di Ian Fleming e reso celebre dal cinema, 007 è arrivato con Spectre (2015) alla sua ventiquattresima avventura, circolando a livello globale da più di mezzo secolo e attraversando intere generazioni.

Eroe di culto, mito, 007 è icona ed emblema di forza, di stile e di seduzione; è il personaggio più noto dell’era della comunicazione di massa, le cifre lo confermano: nel 1977, l’anno in cui uscì il film La spia che mi amava, il pubblico cinematografico di Bond ammontava a circa un miliardo di persone, ovvero una persona su quattro.

52 In questi ultimi anni la percentuale è aumentata e ora si ritiene che in tutto il mondo almeno una persona su due abbia visto almeno una volta nella vita un’avventura cinematografica dell’agente 007.56

La rivista americana Empire stila ogni anno una classifica dei cento personaggi cinematografici più amati. L’ultima prodotta, che risale al novembre 2015, vede tra i primi cinque proprio James Bond, accanto ad altri personaggi come Batman, Han Solo e superato solo da Indiana Jones.57

Ma Bond si può considerare di sicuro il più longevo e colui che ha contribuito a far intendere all’industria cinematografica l’importanza del franchise. Per tutti i personaggi appena elencati, infatti, la sala cinematografica è solo uno degli elementi del sistema produttivo in cui al film si aggiungono altri mercati come quello dei videogiochi, dei DVD e del merchandising di genere, con il doppio scopo di alimentare e sostenere l’interesse del pubblico e contemporaneamente diversificare la produzione di merci per aumentare gli incassi. Si tratta di un fenomeno globale: si parte dai libri per arrivare a dischi, giocattoli, abbigliamento; tutto quello che riguarda James Bond va a ruba, anche se ovviamente è il cinema a rimanere perno di questo franchise, che negli anni si è fatto sempre più articolato. Fin dai primi anni i produttori Harry Saltzman e Albert Broccoli permettono al loro personaggio di prestarsi a una lunga serie di campagne pubblicitarie, sia esplicite, al di fuori della stessa opera, sia interne al film, condizionanti da un punto di vista visivo (inquadrature su oggetti, marchi, paesaggi, automobili: si pensi solo alla presenza in campo, in più film, di bottiglie di Vodka Smirnoff), che

56 A. Cappi e E. Coffrini Dell’orto (a cura di), Mondo Bond 2007. Da Ian Fleming a Daniel Craig

tutti i segreti della spia più famosa del mondo, Milano, Alcràn, 2006.

53 narrativo (battute di dialogo menzionano esplicitamente marca e nome dell’oggetto di scena, come nel caso dell’orologio Omega in Casino Royale). Il cinema, si sa, come fenomeno visuale è terreno fertilissimo nel quale coltivare quella strategia pianificata che conosciamo come product placement, la cui efficacia sullo schermo è garantita dal flusso narrativo in cui il prodotto è contestualizzato, dal momento che la percezione e l’attenzione dello spettatore sono attive e costanti.

Guardare al fenomeno Bond vuol dire quindi guardare a una serie di film che compongono solamente lo scheletro di un corpo che si dirama in molteplici direzioni, verso prodotti dalla funzione promozionale come verso oggetti narrativi che intrattengono una relazione privilegiata, per quanto spesso contraddittoria, con la sala cinematografica.58

Esempio di brand che ritroviamo nel film Spectre (2015)

58 M. Pollone e S. della Casa (a cura di), James Bond. Fenomenologia di un mito (post)moderno,

54 Per più di cinquant’anni il personaggio ideato da Fleming si è imposto nel cinema quasi come genere a sé stante, capace di sdoganare il cinema inglese in tutto il mondo, rendendolo più accessibile e commerciale.

Una serie inesauribile e costante che ha avuto il merito di fondere l’action movie con la spy story, senza mai tralasciare un sottofondo di frivola ironia; una forma di intrattenimento perfetto, per diversi anni punto di riferimento anche per gli effetti speciali roboanti.

Giunto al ventiquattresimo film ufficiale e all’invidiabile traguardo dei sessantatré anni dalla prima apparizione, James Bond oggi appare più in salute che mai e molti si interrogano sul segreto della spia inglese, sulla formula che rende così longeva una figura nata letteralmente negli anni Cinquanta e in apparenza legata indissolubilmente a un mondo e a una società ormai scomparsi.

Il segreto è stato quello di sapersi evolvere con gli anni, modificandosi sapientemente in sintonia con l’evoluzione dello spettacolo hollywoodiano e delle trasformazioni sociopolitiche dell’occidente: ha saputo restare contemporaneo e adattarsi alle diverse culture dominanti.

A livello politico ha saputo traghettare il suo personaggio dalla Guerra fredda all’emergenza del terrorismo. A livello estetico è riuscito a passare dalla pop art al kitsch al dark, dagli effetti speciali tradizionali a quelli digitali.

Ha primeggiato con ogni mezzo di trasporto, ha prodotto un’infinità di luoghi comuni, è riuscito a unire le generazioni colpendo la fantasia dei bambini, sempre desiderato dalle donne e invidiato dagli uomini.59

55 Ha avuto imitatori, reiterazioni, ripescaggi e ricontestualizzazioni in ogni parte del mondo. Basti pensare agli pseudo–Bond cinematografici, da Austin Powers a Johnny English, da Neil Connery al James Tont di Buzzanca, che costituiscono uno dei poli più rilevanti nel complesso panorama intertestuale attivato dallo straordinario successo ottenuto dalle pellicole bondiane negli anni Sessanta. Si può far riferimento ad esempio al film inglese Casino Royale del 1967, da non confondere con quello di Martin Campbell del 2006: si tratta di un film “fuori serie” della saga 007 (nel senso che non è stato prodotto dalla EON e quindi non fa parte della serie ufficiale), che reinterpreta in chiave comica le avventure di James Bond.

In Francia poi negli anni Ottanta la serie Fantomas, diventò di pellicola in pellicola sempre più un ciclo di parodie bondiane, con Fantomas sempre più simile a un nuovo Blofeld.60

Perfino l’Italia rispose, a suo modo, alla “bondmania”.

Il cinema di spionaggio all’italiana infatti comprende tutti quei film prodotti principalmente nella metà degli anni Sessanta, che nascevano in Europa sulla scia del successo dei film di James Bond. La sigla 007 era stata vietata e per questo nascono gli agenti 077, 777 e via dicendo. Senza contare appunto le parodie come i due James Tont interpretati da Lando Buzzanca, il superagente Flint interpretato da Raimondo Vianello e gli 002 agenti segretissimi Franco e Ciccio.

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Da sinistra: James Tont, Austin Powers e Johnny English.

Bond può essere considerato generatore di cultura pop, attraverso il successo di un’immagine consolidata capace di farsi carico di prodotti che diventano di uso e fruizione comune (come nel caso delle canzoni), sia dal punto di vista di Bond come intercettatore delle tendenze contemporanee utili alla sopravvivenza del suo stesso marchio.

Il personaggio di 007 crea quello che può essere considerato un immaginario, ovvero un qualcosa in grado di legare in un sistema i simboli ricorrenti di una comunità.

James Bond ha sempre prodotto immaginario, e l’ha fatto sia per la sua collocazione storica – il suo esordio cinematografico durante la guerra fredda attraverso il corpo e il volto di Sean Connery, lo istituzionalizza come canone della mascolinità occidentale – sia per la sua capacità di diventare subito immagine divistica e, quindi, generatrice di senso. L’immagine di Bond è stata usata per veicolare molteplici cose: dai comportamenti maschili (l’uomo che beve

57 whisky, fuma sigari, guida auto veloci…), agli stili di vita (i modi in cui bere il cocktail Martini).

Il segreto sta quindi nel fatto che la serie è sempre riuscita a immergersi nella società occidentale, individuandone i maggiori trend, ma anche sintetizzandone l’immaginario comune in modo continuo, con una incredibile capacità di adattamento ai suoi cambiamenti pur rimanendo identica nelle sue peculiarità, perché il mondo Bond è un mondo sempre riconoscibile in cui lo spettatore riesce a immergersi agevolmente.

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